Le foto
che qui pubblichiamo - ringraziando un nostro lettore che ce le ha
mandate - ritraggono bambini e ragazzi sani: molti hanno entrambi i
genitori, vivono insieme a loro di pesca, sono sereni anche se
poveri.
Sono
bambini e ragazzi del Madagascar, la quarta isola più grande del
mondo dove, invece, tantissimi - tra donne e minori - soffrono di
malnutrizione acuta grave.
La
situazione, nell'isola africana è particolarmente grave in quanto -
secondo l'ultima Ricerca Demografica e Sanitaria Onu del 2009 e
secondo i dati Unicef 2012 - il 76,5% della popolazione vive in
condizioni di miseria. Sappiamo che i numeri sono fastidiosi,
soprattutto quando si parla di persone, ma in questo caso dobbiamo
far parlare le statistiche: il 26% delle donne in gravidanza soffre
di ritardo della crescita e il 19% è deperito; solo il 50% dei
bambini malgasci viene allattato al seno fino ai sei mesi e molti
bambini sotto i cinque anni soffrono di anemia; ogni anno circa
44.000 bambini muoiono a causa di malattie quali: la malaria, la
dissenteria, la polmonite e questo accade, soprattutto, nelle aree
più a rischio, come sugli altopiani e nelle zone meridionali e
sud-orientali dell'isola.
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La fase
critica della vita in cui si può agire per combattere la
malnutrizione va dall'inizio della gravidanza ai due anni per cui la
maggior parte degli investimenti dovrebbe essere destinata a questo
periodo per ottenere un risultato di lunga durata che possa aiutare
sia le madri sia i figli.
Dal 2012
l'UNICEF Italia
ha partecipato al progetto intitolato “Ridurre la malnutrizione
materna e infantile in 30 distretti”, un progetto che prevede la
fornitura alle strutture periferiche di alimenti terapeutici, farmaci
e attrezzature utili per il monitoraggio e la cura dei casi di
malnutrizione cronica; l'assistenza tecnica ai medici del posto;
campagne di sensibilizzazione e formazione di operatori sanitari. In
particolare - nei 30 distretti urbani delle 12 regioni a rischio -
l'intervento capillare dell'organizzazione ha portato ad alcuni
risultati positivi: l'allattamento al seno entro la prima ora del
parto e proseguito fino ai 24 mesi di vita dei neonati;
l'alimentazione integrativa adeguata a partire dai sei mesi con l'uso
dei micronutrienti; la riduzione del tasso di mortalità infantile.
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Interessante
notare, infine, che i progetti formativi sul tema della malnutrizione
sono rivolti anche agli stessi capi-villaggio per una maggiore
consapevolezza e autonomia nel gestire il problema e, magari col
tempo, risolverlo.