lunedì 8 settembre 2014

E si riaprono i CIE




Cari lettori,

riportiamo l'articolo di Alessandra Coppola uscito sabato 30 agosto 2014 sul Corriere della Sera.




Rifugiati, piano accoglienza
Cie aperto dal 15 settembre
Nel centro di via Corelli i primi 140 profughi. La struttura «prestata» per sei mesi dal Viminale al Comune. Allestita un’area dormitorio anche all’ex Palasharp
   


Comincia lunedì 15 settembre la nuova (provvisoria) vita del Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di via Corelli, «prestato» per sei mesi dal Viminale al Comune per far fronte all’«emergenza profughi».
Lunedì, in Prefettura, saranno definiti gli ultimi dettagli, tempo due settimane ed entreranno nella struttura appena rinnovata i primi 140 rifugiati (tanti quanti sono gli attuali posti letto). Quindi, sarà fatto spazio per altri ospiti ancora, sfruttando tutte le aree disponibili. Contemporaneamente, alle spalle dell’ex Palasharp, verrà allestito un nuovo centro-dormitorio per un centinaio di persone, poco lontano dalla struttura gestita dalla cooperativa Farsi Prossimo (Caritas) in via Padre Salerio. Qualche esperimento è stato fatto già in estate, da settembre diventerà questo il secondo principale pilastro della nuova strategia comunale sull’«emergenza».
«È in corso una riorganizzazione del sistema dei luoghi di accoglienza - spiega l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino -, che si baserà fondamentalmente sulle aree di via Corelli e dell’ex Palasharp. Questo darà la possibilità - continua - di chiudere progressivamente le strutture di via Fratelli Zoia o di via Aldini, per esempio, sulle quali ha gravato tantissimo l’emergenza quest’anno».

Accoglienza a famiglie siriane ed eritree
L’assessore l’aveva già annunciato prima della pausa estiva: un «turnover» degli spazi cittadini pensato in modo da alternare i quartieri sotto pressione. Da mesi, poi, Majorino era in trattativa con i rappresentanti del governo per ottenere che la struttura di via Corelli non riaprisse come Cie. Il Centro era stato chiuso lo scorso dicembre dopo numerose rivolte, incendi e danneggiamenti. Da gennaio era stata avviata la ristrutturazione e al tempo stesso era stata bandita una nuova gara per la gestione, scaduto il contratto con la Croce Rossa. Il nuovo corso è stato affidato a una società francese esperta di carceri, la Gepsa, che avrebbe dovuto far ripartire l’attività del Cie a settembre. A luglio, però, il Comune ha ottenuto a Roma la promessa di una destinazione d’uso provvisoria. E i nuovi gestori, assieme agli ex dipendenti della Croce Rossa riassunti, fino a marzo non si occuperanno di immigrati irregolari in attesa di espulsione, ma di famiglie prevalentemente siriane ed eritree, in fuga da guerra e dittatura.
«Aspettiamo il presidio dell’Asl in stazione»

Gli ultimi dati, appena calcolati a Palazzo Marino, contano tra il 18 ottobre 2013 e lo scorso 27 agosto un passaggio a Milano di 29.625 rifugiati, di cui la grandissima maggioranza siriani (21.145). L’ultimo mese è stato il più impegnativo, con una media di 272 arrivi al giorno e 1.153 ospiti a notte. Una situazione ancora complicata, segnalano al Comune, che richiede ancora la collaborazione del governo e degli altri enti locali. «Molte delle nostre richieste sono state accolte - dice ancora Majorino -, siamo però ancora in attesa di un presidio medico permanente dell’Asl in stazione. Ci sarebbe già il luogo adatto, nell’ex ambulatorio al binario 21. Manca la volontà di Asl, Grandi Stazioni e, soprattutto, della Regione, che a parole dice di avere a cuore la salute dei milanesi, ma poi non interviene».