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domenica 13 dicembre 2015

CHIUDE il campo Rom di Via Idro a Milano


NON MANCATE, come si dice. Anche se la coloratissima locandina prosegue proclamando E’ L’ULTIMA OCCASIONE PER VISITARE IL CAMPO ROM DI VIA IDRO.

Anche questo si dice, pur di richiamare l’attenzione e (mi raccomando!) la presenza.

O forse si tratta di scaramanzia: dirlo per allontanare la possibilità che succeda.

Invece, per quanto ci risulta, il campo comunale di via Idro, uno dei più antichi di Milano; il più bello, con le sue casette immerse nel verde; il più attrezzato, con il suo centro sociale, ormai in rovina per eccesso di manutenzione; quello con più speranze, avendo una volta una cooperativa interna che gestiva serre di piantine e fiori per il Comune di Milano; l’unico difeso dal suo Consiglio di Zona; ma, soprattutto e comunque il più ‘integrato’: non solo scuola, lavori, amicizie, ma parte della festa di via Padova, con mostre, installazioni d’arte, spettacoli, proiezioni, musica…be’, il Comune di Milano lo chiude.


Ci sarà un motivo, direte voi. Noi non lo abbiamo scoperto. Ad ogni buon conto, si ricorre al TAR.

Un risultato c’è: le persone che lì sono cresciute, donne uomini bambini, insieme alle loro case, andando nelle scuole del quartiere, stringendo amicizie, trovando qualche lavoro, finiranno in un CES (l’acronimo è municipale): in container con altre famiglie, separate da tende, con qualche doccia, qualche cucina più o meno funzionante, sradicati da tutto, in condizioni emergenziali e provvisorie. Non c’è altro da aggiungere.
 

martedì 24 novembre 2015

Déjà vu: un commento sui dati degli sgomberi dei ROM diffusi dal Comune di Milano



"I numeri sono eclatanti" spesso si dice di un atleta che ha fatto delle prestazioni notevoli in un certo periodo di tempo. La Repubblical'ha invece utilizzato ieri, sabato 7 novembre, per informare della performance del Comune di Milano, che ha eseguito "1284 allontanamenti
di nomadi" dal 2013 a oggi, circa 1,3 al giorno.

La cosa strana è che a Milano nel 2013 c'erano circa tremila cittadini rom e sinti e tremila ce ne sono anche oggi, tra cittadini italiani e non, regolari e non. Per la stragrande maggior parte in condizioni precarie. Dunque, non un grande risultato? Dipende.
La cosiddetta integrazione, che fa da paravento all'intera operazione, non c'è stata.
La muscolarità (ad altre latitudini politiche si parla di celodurismo) e la difesa della cosiddetta legalità, sì.
La polverizzazione dei gruppi e delle famiglie, anche.

Effettivamente (oltre all'effetto reale degli sgomberi: le case e i ripari sfasciati, la roba perduta, i bambini piangenti, le scarpe sparse), quello che infastidisce di più è la retorica buonista dell'inclusione sociale o del superamento della discriminazione. Tanto per cominciare sgomberiamone parecchi al giorno e molte più volte.
Se poi alcuni sono in campi autorizzati, come quello di Via Idro, chiudiamoli e offriamogli un' "alternativa abitativa provvisoria".
Peccato che il campo di Via Idro dal 1989 in avanti è stato concesso in uso a tempo indeterminato a un tot di nuclei familiari, che infatti ci risiedono.

Come se agli abitanti di una casa popolare degradata si dicesse di lasciarla, perché verrà abbattuta, e di andare a stare in un dormitorio, più o meno dignitoso, per tre o sei mesi.
Il Naga non è a favore del mantenimento dei campi, a prescindere, ma è fermamente contrario agli sgomberi forzati. I progetti interculturali si fanno insieme ai soggetti interessati oppure non esistono.

Afferma Pietro Massarotto, presidente del Naga: "Il quinquennio della giunta attuale era per noi cominciato con una causa nei confronti di Lega Nord e PDL per i manifesti affissi e le dichiarazioni fatte durante la campagna elettorale, in cui si paventava il rischio che la città potesse diventare una Zingaropoli in caso di vittoria del centro-sinistra, si conclude con 1284 sgomberi (più quelli che verranno) e una causa contro la chiusura coatta del campo autorizzato di Via Idro. Un déjà vu inaspettato."