E' ancora nelle sale italiane il film vincitore dell'ultima edizione del Festival di Cannes. Ripubblichiamo per voi la nostra recensione
“Ringrazio
la bella gioventù di Francia che ho incontrato durante la
lavorazione e che mi ha fatto sentire lo spirito di libertà e la
gioia di vivere e ringrazio la gioventù tunisina che ha fatto la sua
rivoluzione con la giusta aspirazione di vivere liberamente, pensare
liberamente e amare liberamente”: con queste parole il regista
Abdellatif Kechiche ha ritirato la Palma D'Oro all'ultima edizione
del Festival di Cannes, premio ottenuto per il suo film intitolato La
vie d'Adèle.
Kechiche,
nato a Tunisi, ma cittadino francese, porta sempre sul grande schermo
storie intense e complicate sullo sfondo di una società altrettanto
complessa e stratificata: ricordiamo, infatti, Tutta
colpa di Voltaire,
La schivata,
Cous Cous
e Venere Nera
in cui parla di immigrazione, dell'inclusione, di multiculralismo,
andando ad analizzare le radici, le conseguenze e le sfaccettature
degli argomenti trattati.
Con
il suo ultimo lavoro prende in considerazione, ancora una volta, un
tema molto attuale: l'amore omosessuale, declinato al femminile. Con
grande sensibilità, ma anche realismo visivo, racconta la storia di
Adèle, nell'arco di circa otto anni. Adèle è una quindicenne,
liceale, di famiglia operaia; studia, ama leggere e da grande
vorrebbe diventare una maestra. Vive la sua prima esperienza sessuale
con un coetaneo, Thomas, ma poco dopo prova a dare un bacio ad
un'amica che la respinge. Un giorno, la strada di Adèle incrocia
quella di Emma, una ragazza più grande, dai capelli blu e che studia
all'Accademia di Belle Arti e, da quel momento, Adèle scopre la
passione vera, la travolgente bellezza dell'intimità e la pienezza
dell'essere se stessi.
Anche
ne La vie d'Adèle
scorgiamo i tratti tipici dello stile narrativo di Kechiche: usa il
teleobiettivo per girare le scene di sesso da lontano e rendere
maggiormente la verosomiglianza degli amplessi, espliciti, insistiti,
coinvolgenti. Non fa sconti all'immaginazione: riporta i corpi nudi,
i movimenti, gli spasimi e i respiri. Perchè il sesso può e deve
essere vitale e libero. Come in tutte le storie d'amore forti e
profonde ci sono i momenti di rottura, per un tradimento, per qualche
incomprensione: e questo accade anche a Emma e ad Adèle che si
incontreranno di nuovo, ma ormai non sarà più come prima.
Il
presidente, Steven Spielberg, e la giuria della 66ma edizione del
Festival hanno sorpreso pubblico e giornalisti conferendo il premio
principale non solo al film, ma anche alle due attrici protagoniste,
Adele Exarchopoulos e Lea Seydoux, e hanno affermato: “...Come
giurati siamo rimasti stregati da queste attrici formidabili, e il
fatto che negli Stati Uniti il film potrebbe essere censurato non
poteva né doveva diventare un criterio del nostro giudizio”.
Il
film è stato premiato in un momento molto particolare: lo stesso
giorno in cui, a Parigi, sfilava la manifestazione contro la legge
che ha legalizzato i matrimoni di coppie omosessuali, decisione che
ha portato al suicidio dello scrittore e attivista di estrema destra,
Antoine Lerougetel.
Abdellatif
Kechiche ha dichiarato di aver realizzato un film “non militante”,
ma l'opera - di coproduzione francese, spagnola e tedesca - è già
al centro di un dibattito, almeno culturale.