Una
notizia passata in secondo piano, forse solo per gli “addetti ai
lavori”; un nome poco conosciuto. Ma bisogna, invece, parlarne:
parlare del caso di Bahar Kimyongur, un attivista turco-belga,
vittima della prima applicazione, su suolo europeo, del regime di
paura affermatosi dopo la tragedia delle Torri Gemelle, a New York,
nel 2001. L'accusa era quella di far parte di un gruppo comunista
turco legato ad organizzazioni terroristiche.
Arrestato
e rilasciato più volte, Kimyongur denuncia a viso aperto la politica
repressiva del Presidente turco Erdogan e l'ingerenza della NATO in
Siria.
Pochi
giorni fa, l'attivista è arrivato in Italia per partecipare a due
incontri pubblici, a Monza e a Padova, proprio per parlare
dell'ingerenza della Turchia nella complessa situazione siriana, ma –
atterrato all'aereoporto di Bergamo – è stato prelevato dalla
Digos e portato in carcere. Non sono ancora chiari i motivi.
Kimyongur
rischia l'estradizione in Turchia: per evitare questo, il Collettivo
Tazebao, che aveva organizzato gli incontri, ha scritto un comunicato
e molti si stanno attivando per cercare notizie e organizzare
iniziative di solidarietà.
Riportiamo,
di seguito, un articolo di Bahar Kimyongur (pubblicato anche su
ap0ti@blogspot.it)
Le shabbiha (*) di Fabius e Hollande hanno colpito ancora: nuovo attentato alla libertà d'espressione di cui la “patria dei diritti umani” è ormai la campionessa.
Sabato
scorso, 6 aprile, la sala comunale Philippe Noiret nel quartiere
Wazemmes di Lille, avrebbe dovuto ospitare una conferenza sulla
Siria, organizzata dalla Coordinazione Comunista e il Fronte di
Sinistra, con lo scienziato franco-siriano Ayssar Midani – e il
sottoscritto – come ospiti.
Qualche
giorno prima, un oscuro gruppo che si proclamava “antifascisti
senza patria o frontiera” ha lanciato un appello al sabotaggio
della conferenza.
Nel
loro lobbying a favore della censura, i sedicenti “antifa” ci
accusano di scendere a patti con il diavolo, ovvero i regimi di
Damasco e Tehran: in altre parole, i nemici principali d'Israele.
Visto
il numero di dittature detestabili che sterminano popolazioni intere
per consolidare il loro dominio – a cominciare dai “nostri”
capi di stato – noi riteniamo che la scelta di prendersela
esclusivamente con la Siria e con l'Iran non sia frutto del caso.
Per
confondere la pista, gli pseudo-antifasciti non esitano a tuffarsi
nella demagogia, accusando i partecipanti alla nostra conferenza di
essere “dei PR a servizio delle dittature”, dei “rosso-bruni”e
dei “nazbol”, contrazione di nazisti e bolscevichi. I martiri di
Stalingrado e i più di venti milioni dei loro compatrioti
apprezzeranno di essere amalgamati con i loro invasori e boia.
Alla
fine, la campagna diffamatoria lanciata da questi provocatori senza
né patria, né frontiera, né volto, né coraggio, né cervello ha
conseguito il suo traguardo.
La
signora Aubry, sindaco di Lille, ha in effetti probito la conferenza
“per ragioni di sicurezza”.
Volendo
assicurarsi che nessuna voce dissidente sulla Siria si esprimesse
nelle sue sale, la “maccarthyana” Aubry ha persino fatto
cambiare le serrature delle porte nella sala Philippe Noiret,
sapendo che gli organizzatori dell'evento avevano precedentemente
ricevuto un'autorizzazione e disponevano quindi delle chiavi.
Ma
grazie al senso pratico di alcuni militanti, e alla generosità di
un negoziante curdo, la nostra conferenza si è potuta finalmente
tenere, in un ristorante di kebab alla periferia di Lille.
Malgrado
le eccezionali condizioni d'organizzazione, circa 80 persone hanno
potuto comunque riunirsi, informarsi e intervenire sulle alternative
riguardo alla risoluzione del conflitto siriano.
Non
era la prima volta che un dibattito aperto, critico e
contraddittorio sulla Siria veniva censurato in questo modo
dall'Inquisizione di matrice sionista.
Venerdì
primo marzo 2013, gli amici svizzeri dei nostri indomiti
“antifa”avevano manifestato contro la nostra conferezna sulla
Siria a Ginevra sulla base di una grottesca diceria di collusione
con l'estrema destra (vedere:
http://www.silviacattori.net/article4287.html).
Non
molto tempo fa eravamo accusati di essere talibani per aver
denunciato la guerra in Afghanistan, agenti di Saddam per aver
parlato contro la guerra in Iraq e “gheddafisti” per aver
militato contro l'invasione della Libia.
Anche
la minima simpatia che manifestiamo nei confronti della resistenza
palestinese o libanese è tacciata di antisemitismo.
Al
debutto di ogni campagna guerrafondaia, siamo sempre accusati di
collusione con il nemico da gruppuscoli clandestini che se la
giocano da ribelli libertari, ma i cui atti e parole servono
indefinitiva solo a rafforzare la legge del piùforte.
Teniamo
ancora una volta ad avvertire i nostri detrattori che le minacce non
ci impediranno nédi denunciare le guerre che gli altri padroni
impongono alla Siria, nédi militare per una risoluzione pacifica e
politica del conflitto nel paese.
(*)
Il termine shabbiha designa gli ausiliari dell'esercito siriano che
combattono l'insurrezione anti-baathista. Il termine però sembra
convenire sempre più agli ausiliari degli eserciti NATO che
combattono contro i militanti anti-imperialisti.
Articolo originale: Lille : Martine Aubry censure un débat sur la Syrie
Bahar Kimyongür
Articolo originale: Lille : Martine Aubry censure un débat sur la Syrie
Bahar Kimyongür