Gihèn
Ben Mahmoud è una fumettista tunisina, da anni residente a Milano,
che ha deciso di darsi anche alla scrittura di un romanzo, con tanta
ironia e lucidità.
A
partire dal titolo, che è un gioco di parole: Extra
comunitaria. Diario della prima vera araba, pubblicato
come e-book, in cui racconta le vicende di Imen - anche lei immigrata
dalla Tunisia nella città meneghina - alle prese con le proprie
storie d'amore, di quotidianità e di appartenenza a due mondi, così
diversi, così simili.
Abbiamo
rivolto alcune domande a Gihèn Ben Mahmoud che ringraziamo.
Il
suo è un romanzo che permette di fare molte riflessioni sulla vita
reale...E' una storia in parte autobiografica ?
Si. In
parte. Di certo è troppo presto per scrivere una biografia! Ma
prende spunto da fatti anche accaduti realmente, sia di cronaca che
di percorso. Le riflessioni che ci sono, penso siano semplici e
ragionevoli. E’ il racconto di una vita come tante altre, con il
bello e cattivo tempo. Le esperienze che fanno male e quelle che
rendono più forti. Forse l’unica differenza è che l’insieme è
visto attraverso gli occhi di una persona ‘esterna’, di cultura e
background culturale diverso. Una persona che osserva attenta il
mondo e i vari personaggi che incontra. E come siano cambiati,
evoluti o regrediti. Una persona che viene anche da una realtà un
po’ difficile e si ritrova a cercare il riscatto, nonostante la
situazione italiana non sia idilliaca. Senza farsi illusioni e le
solite lacrime da versare quando si parla di “clandestini”.
Simpatico
il gioco di parole del titolo: cosa è cambiato nel suo Paese dopo la
cosiddetta “primavera araba” ?
Si,
l’idea del titolo era proprio ironica e l’avevo pensata per tanto
tempo prima di osare utilizzarla: EXTRA-comunitaria – diario della
prima vera araba.
Ma
questa primavera in realtà ha cambiato molte cose e ha fatto venire
a galla la corruzione pazzesca che ha instaurato il regime caduto di
Ben Ali. E che continua con i suoi successori. E’ cambiato chi
governa, ma la mentalità oramai è quella che è. Forse ci vorrà
una svolta o una seconda rivoluzione. In atto ci sono tentativi per
ottenere le dimissioni del governo provvisorio attuale. Ma ancora non
si vedono risultati concreti. E l’economia è in grave pericolo.
Quali
sono le manifestazioni più evidenti dell'islamizzazione in Tunisia?
Ma ci sono segnali anche di laicità nel Paese?
Sto
scrivendo sull’argomento, perché lo trovo molto sensibile e
addirittura allarmante. La Tunisia, per anni, è stata un Paese
quasi laico, moderno. La religone non era mai messa in questione
perché eravamo a maggioranza musulmana. La società non si era mai
prima di ora posta la questione sulla sua identità religiosa. I
tunisini sono cresciuti per decenni come secolari. Abbiamo
festaggiato, fatto scuola insieme ai ragazzi, nonostante rimaniamo
sempre una società tradizionalista, patriarcale e conservatrice.
Lavoriamo con gli uomini, e non abbiamo divieti assurdi come in altri
Paesi musulmani. Viviamo senza complessi la modernità, in molti
piccoli aspetti quotidiani e non ci siamo mai posti un problema, fino
a quando non è crollato il controllo della polizia.
L’islam
politico esisteva da sempre, ma mai come oggi ha preso piede in
Tunisia e Egitto. E specialmente in Tunisia. Per chi conosce bene il
mio Paese… tutto è cambiato. Anche le facce delle persone per la
strada, il loro abbigliamento, le abitudini. Faccio fatica oggi a
riconoscere un posto dove sono cresciuta e ho vissuto per ben 24
anni!
I laici
in realtà ci sono. O almeno, si dichiarano musulmani moderati. Ma se
muore la cultura, l’unica risorsa che rimane al popolo è l’Islam,
la religione mischiata alla politica in piccole pillole, come nel
Medioevo fu per la Chiesa. Controllo assoluto di tutti gli aspetti
della vita quotidiana. Le moschee da luoghi di culto stanno
diventando scuole, centri per incontri, attività politica, discorsi,
raccolta voti… e alcune volte azioni contro la legge.
Qual'è,
oggi, la condizione femminile in Tunisia e le donne sono consapevoli
della possibilità di un cambiamento?
La
condizione femminile è precaria. Non chiara. Per fortuna a livello
legislativo e costituzionale non è cambiato ancora nulla. Le leggi
di Bourguiba per le donne e la famiglia continuano ad essere in
vigore. Ma la loro pratica è difficile. Specie se sono le
donne stesse ad ignorare i loro requisiti, o addirittura, a
rinunciare ai propri diritti. Penso che le donne tunisine siano molto
più consapevoli, coraggiose e di grandi vedute degli uomini.
Nonostante tutto. Le donne hanno costruito la Tunisia. Le donne
hanno fatto tanta strada con i loro sogni e le loro speranze anche se oggi alcune di
loro, purtroppo, sono dirottate verso delle battaglie sbagliate. Ma
chi ha sempre richiamato dignità, rispetto e vita migliore era la
donna. Dalla più colta alla semplice contadina.
Cosa
direbbe Imen, la protagonista (sempre molto ironica) del suo romanzo,
agli uomini tunisini e anche a quelli italiani?
“Gentili
Signori all’ascolto… leggete questo piccolo libro, saggio (ma non
troppo) di una bella addormentata che non cerca il bacio di un
principe per svegliarla, ma si accontenta anche di un buon caffè
all’italiana.. Forse vi sarà più utile di quanto non crediate!
Ho anche
distribuito qualche consiglio a destra e a sinitra per chi non riesce
ancora a capire e si chiede: “perché in Amore va sempre tutto
storto?”
Perchè
lei ha scelto l'Italia come nuova patria?
Ho avuto
un rapporto di lunga data con l’Italia, prima anche di visitarla.
Nel libro ne parlo molto e a lungo. E’ legato principalmente alla
mia infanzia e giovinezza. E ho raccontato nel romanzo alcuni
aneddoti reali su questo bel paese, che quasi mi ha stregata. Io mi
ero innamorata dell’Italia… e come si sa, l’amore è cieco, e
al cuore non si comanda!
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