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mercoledì 7 maggio 2014

Un calcio alle favelas

Foto di Ohrem-Leclef

Meno quaranta, meno trentanove, meno trentotto...gli appassionati di calcio stanno sicuramente facendo il conto alla rovescia: mancano meno di 40 giorni all'inizio dei mondiali di calcio 2014 in Brasile. Ma il campionato e le Olimpiadi del 2016 rischiano di far perdere di vista i problemi seri che tengono sotto scacco milioni di persone, in particolare quelle che vivono nelle favelas arroccate vicino alle magalopoli.

A Rocinha, una delle più grandi bidonville di Rio de Janeiro, una notte della settimana scorsa, si è verificata una sparatoria violentissima tra poliziotti e narcotrafficanti che ha causato la morte di un criminale e il ferimento di altre persone; nel complesso di favelas di Alemao, occupato dalla polizia nel 2011, si sono verificati altri scontri che hanno avuto come conseguenza il ferimento di quattro agenti. Gli scontri vedono protagoniste anche le favelas che fanno parte del progetto dell' Unità di Policìa Pacificadora (UPP) adottato nel 2007 dal segretario della Sicurezza pubblica di Rio per espellere i narcotrafficanti ma questo, evidentemente, non è bastato e, inoltre, sono tantissime le vittime innocenti degli scontri tra polizia e trafficanti.
Foto di Oherem-Leclef

Risulta difficile scardinare il potere della criminalità, soprattutto all'interno delle aree più disagiate, nel momento in cui i poliziotti non sono riusciti a creare una relazione di fiducia con gli abitanti delle comunità e il governo non ha messo in piedi progetti di recupero sociale rivolti sia ai luoghi sia alle persone. Ecco, le persone appunto.

Per ospitare altre migliaia e migliaia di turisti - che andranno in Brasile per assistere alle manifestazioni sportive - si stanno sistemando strade, alberghi, edifici, ma tutto questo viene pagato, giorno dopo giorno, dai brasiliani più poveri. E' stata costruita, ad esempio, la “TransOlympic Highway” al posto di piccole case con giardino che sono state rase al suolo: lo sfratto degli inquilini è avvenuto con la forza e senza preavviso. Gli stadi “usa e getta” , che saranno usati solo per i due eventi sportivi, sono stati costruiti sulle aree di molte favelas i cui abitanti sono stati cacciati senza preoccuparsi di dare loro un alloggio alternativo.

Da una parte si stanno verificando, quindi, casi sempre più numerosi e gravi di violenza, dall'altra molti cittadini stanno mettendo in atto una vera e propria resistenza, innalzando una torcia olimpica davanti alle loro baracche per dire “Io da qui non mi muovo”. Il fotografo Oherem-Leclef ha ritratto queste persone nel bel libro Olympic favela, pubblicato da Damiani.

E intanto sui muri delle baracche degli sfrattati la polizia scrive con lo spray “Vai com deus”.


martedì 28 maggio 2013

La Uefa: stop al razzismo


Dal prossimo 1° giugno entreranno in vigore le nuove norme contro casi di razzismo.
Nei giorni scorsi si è riunito, a Londra, il congresso delle 53 federazioni nazionali il cui Comitato Esecutivo ha deciso che le norme riguarderanno le gare internazionali organizzate dall'UEFA e, per quanto riguarda l'Italia, il presidente della Figc, Abete, ha affermato che verranno inserite nel codice di giustizia sportiva, affermando: “ Porterò le indicazioni Uefa in Consiglio federale e il nostro codice di giustizia cambierà di conseguenza”.
In caso di cori, striscioni, slogan a sfondo razzista e di comportamenti discriminatori sugli spalti, l'Esecutivo ha deciso che, per la partita successiva all'accaduto, verrà chiuso il settore dello stadio coinvolto; per la recidiva è prevista la chiusura dell'impianto con una multa di 50mila euro. Un cambiamento di rotta, quindi, se si considera che, secondo il nostro codice attuale, è prevista un'ammenda nel primo caso, un'ammenda con diffida per la recidiva e, solo alla terza occasione, la chiusura dello stadio.
Inasprite anche le norme che vedono coinvolti i tesserati, compresi i dirigenti e i calciatori; se a compierli dovessero essere ufficiali di gara e incaricati della giustizia sportiva (che, nel nostro Paese, sono gli uomini della procura federale), la sanzione sarà di 10 turni di squalifica.
La Fifa, inoltre, fisserà regole generali contro il razzismo e i provvedimenti di cui già si parla sono: l'inserimento della figura di un commissario incaricata di individuare gli atti di razzismo presenti nello stadio; l' attribuzione di un'ammonizione o di una multa per la prima infrazione lieve e, a seguire, la decisione di giocare la partita a porte chiuse; per la recidiva sono previsti punti di penalizzazione, retrocessione e l'esclusione dalla competizione.
Politica di tolleranza zero, quindi, da parte della Uefa e di tutto il mondo del calcio, come era anche emerso attraverso la risoluzione adottata dal Consiglio Strategico per il Calcio Professionistico, del 27 marzo 2013, a Sofia tanto che, per approfondire l'operazione di “pulizia” del settore, agli organi disciplinari Uefa, inoltre, è stata accordata piena libertà di agire nel caso in cui fossero accertate di azioni di combine, di corruzione e di doping.
Infine, il Comune di Milano ha lanciato la proposta di un fondo nazionale antirazzismo: una proposta per prendere posizione contro i recenti fatti che hanno visto i calciatori, Mario Balotelli e Kevin Prince Boateng, vittime di insulti e cori offensivi. L'assessore allo Sport, Chiara Bisconti, ha sottolineato che il fondo potrebbe essere utilizzato: “per iniziative di sensibilizzazione e di educazione così che le ammende possano diventare utili risorse per il territorio, per finanziare attivitità di prevenzione”. Il fondo nazionale antirazzismo, infatti, verrebbe finanziato con le migliaia di euro che, ogni anno, le società calcistiche devono pagare per colpa di cori o comportamenti discriminatori.