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lunedì 14 settembre 2015

Una lettera aperta al Parlamento: salvate le vite che oggi lo stato italiano sta contribuendo ad estinguere




LA VISIONE DELLA GINESTRA



OPPORSI ALLE STRAGI, ALLA SCHIAVITU', ALL'APARTHEID. POCHE PAROLE AI PARLAMENTARI E AI MINISTRI DI QUESTO PAESE



Gentili deputate e gentili deputati,

gentili senatori e gentili senatrici,

gentili ministre e gentili ministri,

 
questa lettera si compendia in un semplice appello: salvate le vite che oggi lo stato italiano sta contribuendo ad estinguere. Deliberate il semplice provvedimento che solo puo' salvare innumerevoli innocenti: riconoscete il diritto di tutti gli esseri umani a salvare la propria vita, riconoscete il diritto di tutti gli esseri umani a giungere in Italia in modo legale e sicuro.

*

La strage nel Mediterraneo e' diretta conseguenza della sciagurata decisione dei governi europei di impedire alle vittime innocenti della fame e delle guerre di giungere in Europa in modo legale e sicuro.

E' questa sciagurata decisione che ha creato lo scellerato mercato di carne umana nelle mani - negli artigli - delle mafie dei trafficanti seviziatori e assassini.

Se i governi dell'Unione Europea, o anche uno solo di essi, decidesse di riconoscere il diritto di tutti gli esseri umani a giungere in Europa in modo legale e sicuro, ebbene scomparirebbe questo scellerato mercato criminale e omicida, e nessuno piu' morirebbe lungo la rotta che dall'inferno del sud del mondo porta alla salvezza nel nord del benessere (benessere peraltro frutto della plurisecolare e tuttora perdurante rapina coloniale e neocoloniale delle risorse di quello stesso devastato sud del mondo, ridotto a inferno proprio dalla plurisecolare rapina razzista, schiavista, imperialista).


L'Europa ha un debito immenso con i popoli del sud del mondo: cominci a restituire cio' che ha rapinato, e cominci salvando le vite degli innocenti in fuga dall'orrore e dalla morte.

*

Riconoscere il diritto di tutti gli esseri umani a giungere in Italia in modo legale e sicuro significherebbe anche far cessare nel nostro paese l'infame e mostruosa riduzione in schiavitu' di tanti uomini e di tante donne innocenti, consegnati nelle grinfie delle mafie: l'abominevole schiavitu' presente oggi con accecante visibilita' nelle campagne come nelle periferie e nel cuore delle citta', come sui margini delle strade d'Italia; l'abominevole schiavitu' che uno stato di diritto, che un ordinamento democratico, che un paese civile non puo' tollerare.

*

Riconoscere il diritto di tutti gli esseri umani a giungere in Italia in modo legale e sicuro significherebbe anche abolire i campi di concentramento e le deportazioni; fa orrore gia' solo dirle queste parole: "campi di concentramento", "deportazioni"; ma questo orrore che ci sconvolge al solo nominarlo e' effettuale realta' nel nostro paese.

L'infezione nazista e' gia' qui. Il razzismo e' gia' divenuto prassi istituzionale, misura amministrativa.

Ogni persona decente capisce che i campi di concentramento vanno aboliti; ogni persona decente capisce che le deportazioni vanno abolite; ogni persona decente capisce che un essere umano e' un essere umano.

Non esistono "clandestini": e' la politica razzista dei governi dell'Unione Europea che cosi' denomina - per poterle piu' agevolmente opprimere, sfruttare e perseguitare - persone innocenti che cercano solo di salvare e migliorare la propria vita: su questo pianeta siamo tutti cittadine e cittadini, nella famiglia umana siamo tutti fratelli e sorelle, nella vicenda dell'esistere siamo tutti compagne e compagni di vita, di un medesimo cammino la cui legge primaria e ineludibile e' il mutuo soccorso, il reciproco aiuto.


*

Riconosciamo il diritto di tutti gli esseri umani a giungere in Italia in modo legale e sicuro: e' l'unico modo per salvare innumerevoli vite, e' l'unico modo per restare - o tornare ad essere - umani noi stessi.


Ogni vittima ha il volto di Abele.


Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Il primo dovere di ogni persona, ed a maggior ragione di ogni istituto civile, e' salvare le vite.

Avete il potere di fare le leggi: rompere la complicita' con la strage, fate l'azione giusta: riconoscete il diritto di tutti gli esseri umani a giungere in Italia in modo legale e sicuro.

Un fraterno saluto, auspicando un impegno legislativo doveroso, necessario, urgente.




Peppe Sini,


responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

mercoledì 7 maggio 2014

Un calcio alle favelas

Foto di Ohrem-Leclef

Meno quaranta, meno trentanove, meno trentotto...gli appassionati di calcio stanno sicuramente facendo il conto alla rovescia: mancano meno di 40 giorni all'inizio dei mondiali di calcio 2014 in Brasile. Ma il campionato e le Olimpiadi del 2016 rischiano di far perdere di vista i problemi seri che tengono sotto scacco milioni di persone, in particolare quelle che vivono nelle favelas arroccate vicino alle magalopoli.

A Rocinha, una delle più grandi bidonville di Rio de Janeiro, una notte della settimana scorsa, si è verificata una sparatoria violentissima tra poliziotti e narcotrafficanti che ha causato la morte di un criminale e il ferimento di altre persone; nel complesso di favelas di Alemao, occupato dalla polizia nel 2011, si sono verificati altri scontri che hanno avuto come conseguenza il ferimento di quattro agenti. Gli scontri vedono protagoniste anche le favelas che fanno parte del progetto dell' Unità di Policìa Pacificadora (UPP) adottato nel 2007 dal segretario della Sicurezza pubblica di Rio per espellere i narcotrafficanti ma questo, evidentemente, non è bastato e, inoltre, sono tantissime le vittime innocenti degli scontri tra polizia e trafficanti.
Foto di Oherem-Leclef

Risulta difficile scardinare il potere della criminalità, soprattutto all'interno delle aree più disagiate, nel momento in cui i poliziotti non sono riusciti a creare una relazione di fiducia con gli abitanti delle comunità e il governo non ha messo in piedi progetti di recupero sociale rivolti sia ai luoghi sia alle persone. Ecco, le persone appunto.

Per ospitare altre migliaia e migliaia di turisti - che andranno in Brasile per assistere alle manifestazioni sportive - si stanno sistemando strade, alberghi, edifici, ma tutto questo viene pagato, giorno dopo giorno, dai brasiliani più poveri. E' stata costruita, ad esempio, la “TransOlympic Highway” al posto di piccole case con giardino che sono state rase al suolo: lo sfratto degli inquilini è avvenuto con la forza e senza preavviso. Gli stadi “usa e getta” , che saranno usati solo per i due eventi sportivi, sono stati costruiti sulle aree di molte favelas i cui abitanti sono stati cacciati senza preoccuparsi di dare loro un alloggio alternativo.

Da una parte si stanno verificando, quindi, casi sempre più numerosi e gravi di violenza, dall'altra molti cittadini stanno mettendo in atto una vera e propria resistenza, innalzando una torcia olimpica davanti alle loro baracche per dire “Io da qui non mi muovo”. Il fotografo Oherem-Leclef ha ritratto queste persone nel bel libro Olympic favela, pubblicato da Damiani.

E intanto sui muri delle baracche degli sfrattati la polizia scrive con lo spray “Vai com deus”.


lunedì 5 maggio 2014

Quando i poveri rovinano il decoro



Verona non è razzista, Verona non è escludente: è vero che non si deve mai generalizzare. Infatti a Verona c'è chi aiuta un senzatetto con cibo caldo e coperte e chi, invece, dice che non si fa. E questo lo afferma proprio chi dovrebbe dare l'esempio, ovvero il sindaco, il primo cittadino, nel caso specifico Flavio Tosi. E' anche vero che l'elemosina non ha mai risolto i problemi alla radice, ma qui si discute il messaggio che è stato mandato, nei giorni scorsi, dall'Amministrazione comunale.

Con un'ordinanza che rimarrà in vigore fino al prossimo 31 ottobre, infatti, è stato proibita: “ogni attività di distribuzione di alimenti e bevande nelle aree di piazza Viviani, piazza Indipendenza (compresa l'area dei giardini), cortile del Mercato Vecchio, cortile del Tribunale e piazza dei Signori” pena una multa che va da un minimo di 25 euro a un massimo di 500.

La motivazione sarebbe la seguente: “ Come rilevato dalle relazioni della Polizia municipale e da numerose segnalazioni anche fotografiche dei residenti di queste aree erano diventate negli ultimi mesi ritrovo e zona di bivacco permanente di numerose persone senza fissa dimora, alcune note alle forze dell'ordine e già colpite da da provvedimenti di espulsione dal territorio nazionale. Nella zona è, quindi, aumentato in modo preoccupante il degrado urbano, con veri e propri accampamenti formati da materassi, resti di cibo, sporcizia ed un crescente pericolo igienico-sanitario dovuto ai bisogni fisiologici di coloro che bivaccano nelle ore serali e notturne”.

La questione fondamentale, quindi, non è che, anche in una delle città più ricche d'Italia, vi sia un certo numero di persone senza lavoro, senza casa e in gravi difficoltà, ma che queste persone siano visibili e, per di più, nella zona centrale, magari quella abitata dai benestanti e visitata dai turisti. Certo, un povero è sempre brutto, sporco e cattivo: meglio non guardare e non sapere. Anzi, la soluzione giusta è sanzionare ed escludere.

lunedì 7 ottobre 2013

Cosa fare per i rifugiati



Secondo l'UNHCR (The UN Refugee Agency) sono più di 4000 soltanto i siriani che, negli ultimi mesi, sono approdati sulle coste della Sicilia e, tra loro, 230 minori non accompagnati. Molti, adulti e bambini, sono stati ricoverati per disidratazione.
L'agenzia ha rilevato un massiccio arrivo di persone anche dall'Africa sub-sahariana, ma soprattutto dalla Siria e, in particolare, dalla città di Damasco oppure rifugiati palestinesi nati in Siria. E si parla di persone ancora in vita.
Christopher Hein, Direttore del CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati Onlus) è preoccupato del fatto che “l'Italia non sia preparata ad affrontare questa nuova ondata migratoria che sta portando nel nostro Paese rifugiati a cui dobbiamo dare accoglienza e protezione. I centri di accoglienza sono al collasso, sono molti mesi ormai che l'ingresso di nuovi richiedenti asilo è difficoltoso”. Hein sostiene che debba essere ampliato il Sistema di protezione per i richiedenti asilo e che debbano essere istituite e aperte ulteriori sessioni delle commissioni territoriali per avere tempi di riconoscimento dello status più brevi.


Importanti, a questo proposito, le parole di Papa Bergoglio durante la sua visita al centro Astalli di qualche settimana fa: “ I poveri e la promozione della giustizia non devono essere affidati soltanto a degli “specialisti”, ma devono essere un'attenzione di tutta la Chiesa” e ha, quindi, ipotizzato l'apertura dei conventi vuoti per accogliere i rifugiati, sottolineando che non basta “limitarsi a una forma di elemosina, di garantire un panino, ma che occorre accompagnare con gesti concreti il percorso di integrazione di immigrati, profughi e rifugiati”.
Non è importante essere o non essere cattolici o professare una fede, i moniti del pontefice riguardano, o dovrebbero riguardare, le coscienze di tutti: “Non dobbiamo aver paura delle differenze...Ogni rifugiato porta soprattutto una ricchezza umana e religiosa, una ricchezza da accogliere, non da temere”. Infine, rivolgendosi alle persone in difficoltà, il Papa ha rivolto loro un ringraziamento: “Grazie perchè difendete la vostra e la nostra dignità umana”. E non è poco, di questi tempi.

venerdì 24 maggio 2013

Don Andrea Gallo: dalla parte degli emarginati



84 anni al servizio degli altri. Don Andrea Gallo è mancato dopo una lunga malattia, nella sua Genova, nella comunità di San Benedetto al Porto da lui fondata per dare accoglienza ai poveri e agli ultimi.
Scopre lavocazione a vent'anni e inizia il noviziato con i salesiani, proseguendo gli studi di Filosofia. Nel 1953 parte in missione per il Brasile, ma la dittatura lo costringe a far ritorno in Italia dove viene nominato cappellano alla nave scuola della Garaventa e, nel riformatorio per minorenni, utilizza un metodo educativo simile a quello di Don Milani, basato sulla fiducia e sulla libertà. Dal 1964 al 1970 entra nella diocesi genovese, presso la chiesa del Carmine: è un periodo storico, politico, sociale tumultuoso e le sue liturgie danno fastidio alla Curia in quanto vengono considerate “comuniste” e non abbastanza “cristiane”. Don Gallo resiste per alcuni anni, ma poi si rende conto di dover continuare la sua battaglia altrove. Nel '75 si trasferisce nella comunità di San Benedetto al Porto che, nel 1983, diventa un'associazione in difesa dei diritti umani e civili.
Da allora Don Gallo scrive molti libri e presenzia a molte manifestazioni a favore dei disoccupati, degli immigrati, degli omosessuali.
Sigaro tra le labbra, quelle labbra che pronunciavano parole di fuoco: questo era Don Gallo. Un sacerdote indomito, sempre dalla parte dell'onestà e della giustizia. Senza false ipocrisie.




lunedì 18 marzo 2013

Il nuovo Papa e il tema dei diritti


Barack Obama lo ha definito il “paladino dei poveri”: l'argentino Josè Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco, fa parte della Compagnia di Gesù e ha sempre affermato che “Cristo si cerca fra i poveri”. Quando era arcivescovo di Buenos Aires, si spostava n metropolitana oppure in autobus e, se i simboli hanno ancora un significato, ha rinunciato alla mozzetta rossa foderata di ermellino e ha indossato la croce pettorale di ferro e non quella dorata. Ma questi, appunto, sono oggetti e scelte simboliche. Più significative sicuramente le sue parole contro il capitalismo esasperato: “ La crisi economico-sociale e il conseguente aumento della povertà ha le sue radici in politiche ispirate da certe forme di neoliberismo che considerano i guadagni e le leggi del mercato come parametri assoluti, a danno delle persone e dei popoli...La povertà è un delitto sociale, anzi una violazione dei diritti umani perchè le grandi disuguaglianze nascono dalla estrema povertà e da condizioni economiche ingiuste”.
Alcuni sostengono che Bergoglio sia stato vicino alla dittatura militare argentina perchè non si è battuto per la liberazione di due sacerdoti rapiti quando era superiore della congregazione dei gesuiti, ma in sua difesa si è schierato Adolfo Perez Esquivel - militante dei diritti umani e Premio Nobel per la Pace - il quale ha affermato: “Io so personalmente che molti vescovi hanno chiesto alla giunta militare la liberazione di prigionieri e sacerdoti e non gliel'hanno concessa”, parole confermate anche da Graciela Fernandez Meijide, ex membro della Commissione nazionale sui desaparecidos, che ha detto: “ Non mi risulta che Bergoglio abbia collaborato con la dittatura. Ho sofferto la scomparsa di un figlio, Perez Esquivel lo hanno quasi fatto fuori e, dunque, per noi è una questione personale. Ma non si può dire che tutti quelli che esercitavano una qualche funzione durante la dittatura erano complici, è un'assurdità”.
Il nuovo papato è solo all'inizio, si intravedono segnali di innovazione di regole e principi anche se Papa Francesco conferma la sua ferma opposizione all'aborto e ai matrimoni tra persone dello stesso sesso.