In un precedente articolo vi avevamo già parlato del progetto The Gender Game, originale e utile iniziativa sul tema dei rapporti di genere. Il progetto si è classificato come unico vincitore all'interno della categoria Unconventional per Otm 2014-Pubblicità Progresso. Di seguito, il comunicato stampa:
In
seguito alla partecipazione al Contest
On The Move 2014,
organizzato dalla Fondazione
Pubblicità Progresso,
gli studenti del Corso
di Promozione d’Immagine,
del Prof.
Vittorio Montieri,
si sono classificati in prima posizione nell’ambito della
Categoria Unconventional.
I
ragazzi, iscritti al Corso
di Laurea Magistrale in Strategie di Comunicazione
(Università
degli studi di Padova), hanno
partecipato al concorso con l’azione di guerrilla: The
Gender Game.
L’evento,
avvenuto il 13
Giugno in
Prato
della Valle,
consisteva in una rivisitazione gigante del giro dell’oca: un
gioco interattivo al quale i passanti sono stati invitati a
partecipare come delle pedine viventi. Lo scopo non era la
vittoria, bensì la parità di genere, una condizione alla quale
si può arrivare solamente con la consapevolezza.
I
ragazzi infatti, hanno predisposto le varie caselle del tabellone
in modo che rappresentassero vantaggi e svantaggi dell’essere
uomo e dell’essere donna in questi anni. Un’occasione nata con
lo scopo di far provare sulla pelle dei partecipanti gli
stereotipi e i pregiudizi che entrambi i sessi possono incontrare
nelle situazioni di tutti i giorni.
Ciò
che ha caratterizzato l’evento è stata sicuramente una chiave
di lettura ironica che ha permesso ai partecipanti di riflettere
sulle situazioni di disparità uomo e donna in modo non
convenzionale e con il sorriso sulle labbra.
La
giuria, composta da: Alberto
Contri
(Presidente
della Fondazione Pubblicità Progresso),
Matteo
Righi
(Direttore
Creativo Hagakure),
Andrea
Di Turri
(Giornalista
di Avvenire e Blogger)
e Gaia
Alaimo
(Responsabile
Relazioni Esterne per AIESEC),
ha eletto i ragazzi dell’Università
di Padova
come unici
vincitori
all’interno della loro categoria, quella dell’Unconventional,
battendo oltre 250 progetti provenienti da 25 università
italiane.
Gli
studenti sono stati invitati a partecipare alla X
Conferenza Internazionale della Comunicazione Sociale
che si terrà a Milano
il 27
Ottobre,
dove verranno premiati e potranno raccontare brevemente il
percorso che li ha portati alla vittoria.
|

"...Non si potrà avere un globo pulito se gli uomini sporchi restano impuniti. E' un ideale che agli scettici potrà sembrare utopico, ma è su ideali come questo che la civiltà umana ha finora progredito (per quello che poteva). Morte le ideologie che hanno funestato il Novecento, la realizzazione di una giustizia più giusta distribuita agli abitanti di questa Terra è un sogno al quale vale la pena dedicare il nostro stato di veglia".
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sabato 2 agosto 2014
The gender game: l'Università di Padova vince il contest "Pubblicità Progresso"
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mercoledì 26 febbraio 2014
End Famale Genital Mutilation
Articolo di Monica Macchi
che ringraziamo sempre molto.
Erik
Ravelo è un artista cubano diventato famoso per alcune campagne
pubblicitarie
come Unhate,
progettata per Benetton, fotomontaggi fantapolitici tra leader che si
baciano (questo ha destato particolare scalpore…);
Erik ha voluto dare il suo contributo a questa campagna creando il logo presentato lo scorso fine settimana: una lametta arrugginita e affilata che evoca l’inequivocabile ma rotta, quindi inutilizzabile e per di più trafitta in diagonale dallo slogan della campagna: “End Female Genital Mutilation”.
Ed ecco il testo della petizione (che si può ancora firmare) a Micheal Gove sottosegretario
britannico all’educazione per formare insegnanti sul tema delle MGF prima dell’estate, “la stagione del taglio” quando approfittando delle vacanze scolastiche, molte ragazze vengono rimandate nei Paesi d’origine per essere sottoposte a questo rito che le priva del piacere sessuale e le condanna al dolore e a continue infezioni.
Warning: This petition is about FGM and may be distressing for some readers.
You wouldn't think school girls in the UK have to worry about female genital mutilation (FGM), but we do. Although it is illegal in the UK, it is still happening - 24,000 girls in the UK are currently at risk of FGM. People just don't talk about it, doctors don't check for it and teachers don't teach it.
FGM
is child abuse.
It forces girls into a future of pain from the moment they are cut.
They face the risk of infertility, pain during urination,
menstruation, childbirth and sexual intercourse. The pain doesn’t
go. It’s
a traumatic experience they have to live with every single day,
physically and emotionally.
That’s
why I’ve started this campaign with The Guardian.
I know of people who have been cut - anyone who knows girls from FGM affected communities will know girls who have been cut. We were told Ofsted would be asking schools what they are doing to protect these girls from FGM, but it never happened.
I know of people who have been cut - anyone who knows girls from FGM affected communities will know girls who have been cut. We were told Ofsted would be asking schools what they are doing to protect these girls from FGM, but it never happened.
Me
and my classmates campaigned for our school to do more on FGM. Now
all the girls at school know the risks of FGM and feel able to talk
about it.
But this is one school. We need this to happen at every school in the
country - so that no girl is missed.
We
need to act now. Many girls are sent away to be cut over the summer
holidays. Some are cut at home. They
call it the 'cutting season'.
If every headteacher was given the information they need to talk
about FGM to students and parents we could reach every girl who is at
risk before the holidays. We could convince families not to send
their daughters to be cut and we can help girls who are at risk. We
could break the cycle so the next generation is safe.
That’s why I’m
calling for Michael Gove to get schools to teach about FGM before the
summer holidays.
Michael
Gove -- we’re serious, we’re not going to back down and we won’t
go away.
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sabato 25 maggio 2013
Notizie e storie dal Centroamerica: quando Presente e Passato si intrecciano
Pablo
Larràin è un regista cileno: figlio dell' ex Presidente dell'Unione
Democratica Indipendente e di un ministro nel governo Piñera,
torna a parlare delle vicende politiche del suo Paese con il film NO!
I giorni dell'arcobaleno,
terza opera che compone una trilogia iniziata con
Tony Manero
e continuata con Post
mortem.
Siamo
nel 1988: sono trascorsi quindici anni dal colpo di stato militare
che ha deposto il governo socialista di Salvador Allende e
dall'insediamento della giunta di Augusto Pinochet. Il blocco
societico si è disfatto, non si avverte più la minaccia comunista
e, per Pinochet, forse, è giunto il momento di dare una parvenza di
costituzionalità al potere militare attraverso un referendum
regolare: ma le cose non vanno secondo i piani del regime. Il
referendum vede vincere l'opposizione con il 54,7% dei voti e, da
quel momento, il Cile comincia un percorso, tortuoso, verso la
democrazia.
Il
film di Pablo Lorràin racconta i giorni in cui si è svolta la
campagna referendaria, portata avanti con pochi mezzi, ma con idee
geniali, grazie alle intuizioni di Renè Saavedra, un giovane
copywriter formatosi negli Stati Uniti. Saavedra, infatti, dice “NO!”
, e con quella piccola parola lancia un messaggio: NO al ricordo
continuo della atrocità del regime, NO alla cultura della paura, NO
alla violenza. E questo per quanto riguarda il contenuto della
campagna. Per quanto riguarda, invece, lo stile di comunicazione
Saavedrà avrà un'altra intuizione felice: accosta il concetto di
“democrazia” ai codici della pubblicità commerciale.
E,
allora, anche Lorràin mescola il materiale di repertorio (gli spot
di un quarto d'ora realizzati dalle parti politiche avverse) al
racconto filmico, usando una cinepresa degli anni '80, ricreano le
ambientazioni dell'epoca, lavorando sui colori per immergere lo
spettatore nella cultura di allora, frivola e ammantata di ottimismo.
Interessante, ad esempio, lo scarto tra i seriosi comunicati del
regime incastrati tra le telenovelas e gli spot che inneggiano al
progresso...
Per
la distribuzione italiana al titolo originale del film è stato
aggiunto il sottotitolo che recita: “I giorni dell'arcobaleno”
per sottolineare la speranza nel passaggio dalla dittatura alla
democrazia: ma, osservando la situazione (in Italia come in altri
Paesi), il dubbio nasce spontaneo.
Intanto,
sempre dal Centro e Sudamerica, giungono altre notizie, purtroppo
negative: 16.000 corpi attendono di essere identificati. Ed è la
stessa cifra - svelata dal sottosegretario messicano per i Diritti
Umani, Lìa Lìmon – delle persone scomparse durante il genocidio
perpetrato dai militari argentini tra il 1976 e il 1983.
Si
tratta, oggi, dei desaparecidos della guerra ai narcos: sulle strade
del Messico diversi migranti sono scomparsi o sono stati
assassinati, proprio negli ultimi sei anni, da quando è cominciata
la guerra alla criminalità organizzata.
Ad
ottobre, è partita la “Carovana delle madri”, composta da
genitori di El salvador, Honduras, Nicaragua e Guatemala che,
percorrendo 14 Stati e circa 4.600 chilometri, chiedono notizie,
cercano indizi. Sono aiutati, in questo loro pellegrinaggio, da enti
locali, istituti di migrazione, università, sostenitori dei diritti
e l'iniziativa mira a richiamare l'attenzione sul trattamento che le
autorità messicane riserva agli immigrati centroamericani. Un
cartello recita, infatti, la scritta: “Tutto il Messico è un
cimitero di migranti”: e le madri chiedono anche l'esumazione dei
corpi che si trovano nelle fosse comuni.
Sono
da qualche parte, nube o tomba
cercandoci,
riordinando i loro sogni,
le
loro dimenticanze,
forse
convalescenti
dalla
loro morte privata
versi
tratti da “Desaparecidos” di Mario Benedetti
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