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mercoledì 13 maggio 2015

La proposta di legge per il riconoscimento dei Rom e dei Sinti

Anche l'Associazione per i Diritti Umani aderisce al seguente appello:




APPELLO





Rom e Sinti sono la più grande minoranza europea – oltre 12 milioni distribuiti in tutti i Paesi; non hanno una terra di riferimento, neppure l’India delle lontane origini, non hanno, come altre minoranze, rivendicazioni territoriali, quindi non hanno mai fatto guerre per rivendicare una patria, non hanno sedi di rappresentanza, sono cittadini del luogo nel quale vivono. Rappresentano quindi il perfetto popolo europeo, ma ciononostante sono il popolo più discriminato d’Europa.



In Italia sin dal 1400 Rom e Sinti sono la minoranza storico-linguistica più svantaggiata e più stigmatizzata nonostante gli obblighi internazionali e comunitari dell’Italia e gli interventi di numerose organizzazioni internazionali, tra cui il Consiglio d’Europa, l’OSCE e l’Unione europea. In Italia Rom e Sinti sono circa 150.000, oltre metà cittadini italiani, ma ciononostante continuiamo ad essere considerati fondamentalmente come “estranei” e “nomadi”. Il “nomadismo” moderno è piuttosto rappresentato dall’essere ancora un popolo che vive ai “confini”, non solo fisici, nel tentativo di costruire dei rapporti di pacifica convivenza e di mantenimento della propria identità, che consiste anche in una concezione di vita, che si può anche definire uno stato dell’anima, un modo di vedere il mondo, lo spazio e il tempo che non si possono omologare.



Anche per questa “irriducibilità” all’omologazione, le amministrazioni pubbliche non hanno mai fatto una politica che non fosse quella del contenimento e della marginalizzazione delegandone la gestione al privato sociale. Eppure la partecipazione di rom e sinti alla vita collettiva con il proprio contributo umano e culturale è fondamentale per superare l’esclusione, la marginalizzazione di un popolo che ha attraversato secoli di discriminazione fino allo sterminio razziale e che non deve rimanere confinato nei ghetti fisici e spirituali, nei quali troppo spesso viene relegato destinandolo all’assistenza e non alla propria responsabilità.



La proposta di legge di iniziativa popolare “NORME PER LA TUTELA E LE PARI OPPORTUNITA’ DELLA MINORANZA STORICO-LINGUISTICA DEI ROM E DEI SINTI “ presentata da 14 cittadini italiani in rappresentanza di 47 associazioni rom e sinte il 15 maggio 2014 presso la Corte di Cassazione vuole realizzare gli articoli 3 e 6 della Costituzione che prevedono la pari dignità sociale e l’eguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di etnia, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali; la tutela di tutte le minoranze storico-linguistiche con apposite norme; contrastare discriminazione e pregiudizio nei confronti della minoranza rom e sinta che sono causa della scarsa integrazione nella società e soprattutto della marginalizzazione sociale ed economica anche per il loro mancato riconoscimento istituzionale come minoranza.



Il disegno di legge di iniziativa popolare si articola in diversi punti:



1. la specifica tutela del patrimonio linguistico-culturale della minoranza rom e sinta, con istituti analoghi a quelli previsti dalla legge n. 482/1999 per tutte le altre minoranze (diritto allo studio e all’insegnamento della lingua, diffusione della cultura e delle tradizioni storico-letterarie e musicali);



2. l’incentivo e la tutela delle associazioni composte da Rom e Sinti, conforme alla libertà di associazione prevista dall’articolo 18 della Costituzione per favorire la partecipazione attiva e propositiva alla vita sociale, culturale e politica del Paese;



3. il diritto di vivere nella condizione liberamente scelta di sedentarietà o di itineranza, di abitare in alloggi secondo una pluralità di scelte secondo le norme della Convenzione-quadro per la tutela delle minoranze nazionali di Strasburgo dell’1 febbraio 1995, le raccomandazioni del Consiglio d’Europa, dell’OCSE e della Commissione europea e la Strategia nazionale d'inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti;



4. norme che sanzionino le discriminazioni fondate sull'appartenenza ad una minoranza linguistica in attuazione del principio costituzionale di eguaglianza senza distinzione di lingua e di etnia.



Chi condivide questo appello condivide la convinzione che il riconoscimento della minoranza rom e sinta, della sua storia, della sua cultura, insomma della sua identità consente di a



ccogliere rom e sinti nella comunità più generale insieme con tutte le altre identità che costituiscono il nostro patrimonio nazionale.



Promotori della proposta di legge di iniziativa popolare:



Dijana Pavlovic, Davide Casadio, Saska Jovanovic, Ernesto Grandini, Manuel Solani, Cen Rinaldi, Yose Bianchi, Giorgio Bezzecchi, Concetta Sarachella, Donatella Ascari, Massimo Lucchesi, Carlo Berini, Paolo Cagna Ninchi, Alessandro Valentino



Adesioni:

Alma Adzovic (mediatrice), Osmani Bairan (AIZO), Rita Bernardini (segretaria nazionale Radicali Italiani), Antun Blazevic (Associazione TheaterRom), Paolo Bonetti (Università Bicocca di Milano), Luca Bravi (storico), Marco Brazzoduro (Associazione Cittadinanza e Minoranze), Alberto Buttaglieri (SOS razzismo), Giuseppe Casucci (Dipartimento immigrazione UIL), Roland Ciulin (giornalista), Giuseppe Civati (parlamentare), Furio Colombo (giornalista), Giacomo Costa (Fondazione San Fedele), (Kurosh Danesh (Dipartimento immigrazione CGIL), Chiara Daniele (ricercatrice), Giancarlo De Cataldo (scrittore), Michele Di Rocco (campione europeo pesi leggeri), Roberto Escobar (Università Statale Milano), Paolo Ferrero (segretario Partito della Rifondazione comunista), Eleonora Forenza (europarlamentare), Mercedes Frias (Associazione Prendiamo la parola), Dori Ghezzi (Fondazione Fabrizio De André), Alfonso Gianni (Fondazione Cercare Ancora), Graziano Halilovic (Associazione Roma onlus), Laura Halilovic (regista), Selly Kane (Dipartimento immigrazione CGIL), Curzio Maltese (europarlamentare), Luigi Manconi (presidente Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani), Filippo Miraglia (ARCI), Moni Ovadia (autore-attore), Francesco Palermo (parlamentare), Marco Pannella (Presidente del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito), David Parenzo (giornalista), Loris Panzeri (GRT), Pino Petruzzelli (autore-attore), Marco Revelli (storico e sociologo), Paolo Rossi (autore-attore), Giuseppe Sangiorgi (Istituto Luigi Sturzo), Angela Scalzo (Dipartimento immigrazione UIL), Pietro Soldini (CGIL nazionale), Giovanna Sorbelli (Associazione EU Donna), Barbara Spinelli (europarlamentare), Santino Spinelli (docente, musicista), Gennaro Spinelli (Associazione FutuRom), Carlo Stassolla (Associazione 21 luglio), Voijslav Stojanovic (Associazione Nonsolorom), Vladimiro Torre (Associazione Them Romanò), Antonio Tosi (Politecnico di Milano), Elena Valdini (Fondazione Fabrizio De André), Tommaso Vitale (Direttore scientifico Master “Governing the Large Metropolis” Sciences Po, Parigi), Alex Zanotelli (missionario comboniano).







Per adesioni: semiriconiscimirispetti@gmail.com

sabato 6 dicembre 2014

Per i siriani in Grecia


 


Anche l'Associazione per i Diritti Umani si unisce al seguente appello:






“SOSTENIAMO LA PROTESTA DEI CITTADINI SIRIANI A PIAZZA SYNTAGMA”




Atene 5 dicembre 2014. Prosegue ad oltranza, davanti al Parlamento greco il presidio e lo sciopero della fame di trecento siriani, in gran parte famiglie con bambini piccoli, che reclamano il diritto ad essere accolti in condizioni dignitose e chiedono di potere lasciare la Grecia per raggiungere un altro paese europeo. Una protesta che mette in evidenza tutti gli effetti negativi del Regolamento Dublino III che inchioda nel primo paese di ingresso i potenziali richiedenti asilo, al punto che molti preferiscono essere respinti in frontiera, o proseguire il viaggio affidandosi agli “scafisti” di terra alimentando di fatto il business dell’immigrazione clandestina, piuttosto che essere costretti a rilasciare le impronte digitali in un paese, come la Grecia, che non può essere definito "sicuro" per i richiedenti asilo per le carenze sistematiche dei suoi centri di accoglienza e per l'inadempimento conclamato delle Direttive e dei Regolamenti europei in materia di protezione internazionale.



http://www.balcanicaucaso.org/aree/Grecia/Centri-di-detenzione-in-Grecia-benvenuti-all-inferno-157449



Rapporti internazionali confermano da anni gli abusi delle autorità greche nei confronti dei profughi, ma non si riesce a trovare una soluzione per coloro che rimangono intrappolati in un paese che presenta una carenza sistematica del sistema di accoglienza, tanto che le Corti internazionali hanno sospeso i rinvii Dublino verso la Grecia.



Fino ad oggi i profughi siriani si sono rivolti esclusivamente alle autorità greche senza alcuno esito.

Nessuna speranza di lasciare la Grecia verso altri stati europei anche perchè l'Unione Europea continua a blindare le frontiere, anche quelle interne, per impedire i cd. movimenti secondari da uno stato all'altro, con una applicazione sempre più rigida del Regolamento Dublino III, decisa anche a livello di forze di polizia, con accordi multilaterali come le ultime intese tra Italia, Austria e Germania.



Rinnoviamo ancora una volta la richiesta per la immediata apertura di canali umanitari per i profughi di paesi terzi, oggi in prevalenza siriani, presenti in Grecia.




L'Unione Europea non può limitarsi a sospendere i rinvii Dublino verso la Grecia e poi non aprire canali legali di ingresso in altri paesi dell’Unione Europea per i profughi che rimangono intrappolati in quel paese. Chi riesce a sfuggire raggiungendo altri paesi EU subisce abusi altrettanto gravi e finisce anche per essere arrestato, come si sta verificando in Bulgaria ed in Polonia.




L’arrivo di un numero sempre più consistente di profughi siriani in Europa ha ormai tutte le caratteristiche di un "afflusso massiccio di sfollati" . Per questo l'Unione Europea deve attivare gli strumenti ed i canali della protezione temporanea previsti dalla Direttiva 2001/55/CE, per decongestionare il sistema dell'asilo e consentire una mobilità secondaria nei diversi paesi UE senza sottostare ai ricatti dei trafficanti di terra. Una volta dotati di un documento provvisorio di soggiorno legale, e dunque della libertà di circolazione, i profughi dovranno avere riconosciuto il diritto di chiedere asilo dove hanno già legami familiari o sociali ed in paesi che abbiano sistemi di accoglienza che rispettino la dignità umana ed il diritto al ricongiungimento familiare.



I nuovi Commissari Europei, il Parlamento, così come Ministri degli Esteri e degli Interni dei Paesi membri devono rispondere delle continue carneficine che avvengono nei mari di fronte all’Europa, delle condizioni disumane di assistenza, prima accoglienza e di detenzione dei profughi, dei migranti richiedenti asilo e dei migranti economici. Devono prendere atto del fallimento di dispositivi come quello di Dublino, e lavorare nell’ottica di politiche di integrazione realmente efficaci così come garantire il diritto alla libertà di circolazione.



La società civile in Italia ed in Europa chiede che si prendano azioni urgenti di monitoraggio della sicurezza ed incolumità dei cittadini siriani ora presenti in Grecia, che venga loro garantito di potersi trasferire in altri paesi EU per ricongiungimenti familiari o per richiedere la protezione internazionale.




***Per firmare contattare Gabriella Guido di lasciateCIEntrare:
ggabrielle65@yahoo.it

sabato 15 novembre 2014

Per i 43 studenti uccisi in Messico



L'Associazione per i Diritti Umani vi invita a leggere e poi a firmare il seguente appello, per la memoria di quei 43 studenti ammazzati in Messico e per i loro familiari. Ricordiamo cosa è accaduto: la notte del 26 settembre un gruppo di studenti si sono impossessati di tre autobus per protestare, la polizia locale ha aperto il fuoco contro i manifestanti e ha ucciso uno studente. Nelle ore successive, mentre gli studenti denunciavano l’accaduto, un gruppo armato li ha attaccati. Allo stesso tempo un altro gruppo ha aperto il fuoco contro un autobus che trasportava una squadra di calcio, uccidendo un giocatore. È stato dimostrato che le armi usate dal commando erano della polizia.



L'iniziativa è stata lanciata da Amnesty: www.amnesty.it



Dopo la conferma che i 43 studenti dell'istituto per maestri di Ayotzinapa scomparsi il 26 settembre a Iguala sono stati uccisi e bruciati e i loro resti gettati in un fiume, Amnesty International ha accusato il procuratore generale del Messico, Jesus Murillo Karam, di non aver evidenziato le complicità del governo in questa tragedia.
Le indagini sono state limitate e incomplete e non hanno messo in luce la radicata collusione tra lo stato e la criminalità organizzata, che spiega le gravi violazioni dei diritti umani che hanno luogo in Messico.

Il sindaco di Iguala, il principale imputato per la sparizione dei 43 studenti, è stato a lungo sospettato di corruzione e gravi crimini. Nel giugno 2013 un sopravvissuto a un attacco contro otto attivisti aveva accusato il sindaco di aver preso direttamente parte all'azione, nel corso della quale tre degli attivisti furono uccisi. Il sopravvissuto fornì un resoconto dettagliato, che fu consegnato a un notaio per paura della corruzione della polizia. Il procuratore dello stato di Guerrero non indagò sulla sua denuncia e, nonostante le schiaccianti prove contro il sindaco, l'indagine è stata chiusa nel maggio 2014.

Nel corso delle ricerche sui 43 studenti scomparsi il 26 settembre a Iguala, nella zona sono state rinvenute 19 fosse comuni. Finora sono state arrestate 74 persone. Durante l'attacco agli studenti, sono state uccise sei persone.

Quarantatré studenti scomparsi risultano ancora dispersi dopo che la polizia ha aperto il fuoco contro di loro e dopo essere stati attaccati da sconosciuti a Iguala, stato di Guerrero. Ventotto corpi, non identificati, sono stati ritrovati in una fossa comune vicino a Iguala; la ricerca delle persone scomparse continua.

I 43 studenti non sono stati ritrovati dalla loro sparizione, il 26 settembre nella città di Iguala, nello stato di Guerrero, nel Messico meridionale. Circa 25 di loro erano stati arrestati dalla polizia municipale, mentre gli altri sono stati rapiti da uomini armati non identificati che hanno operato con l'acquiescenza delle autorità locali, poche ore dopo. Tutti gli studenti scomparsi sono vittime di sparizione forzata.

Il 5 ottobre funzionari dello stato di Guerrero hanno ritrovano sei fosse comuni nei pressi di Iguala, a quanto pare a seguito di informazioni fornite da alcuni dei 22 agenti della polizia municipale attualmente in stato di arresto. Almeno 28 corpi sono stati esumati, ma devono  essere effettuati esami medico-legali per identificare i cadaveri. Non è ancora chiaro se si tratta  degli studenti rapiti. Sulla base di una petizione dei rappresentanti di parenti delle vittime, esperti forensi internazionali indipendenti stanno aiutando nel processo di identificazione.

L'Ufficio del procuratore generale federale (Procuraduria General de la República, Pgr) si è assunto l'incarico di gestire l'indagine sulle fosse comuni e l'identificazione dei cadaveri. Tuttavia, l'indagine sulle sparizioni e sugli omicidi di altre sei persone, il 26 settembre - tra l'altro funzionale a determinare dove siano i 43 studenti - rimane all'Ufficio del procuratore generale dello stato di Guerrero, nonostante le accuse di possibili legami con gruppi criminali e la sua ripetuta incapacità di svolgere indagini efficaci su gravi violazioni dei diritti umani.

La gravità di queste sparizioni forzate e omicidi, associata al coinvolgimento del crimine organizzato, è sufficiente perché la Pgr rivendichi la competenza su questi casi, ma finora non è riuscita a farlo.



sabato 25 ottobre 2014

Un appello urgente, richiesta di avvocato



Riceviamo e giriamo questo appello!  Se potete fare qualcosa, vi preghiamo di contattare Basir Ahang su FB. Grazie !
Urgent help needed!
A Hazara asylum seeker in Norway is going to be deported to Afghanistan tomorrow morning. Gholam Nabi arrived in Norway in 2008 when he was 17. In Norway in 2008 a car run over him on the pedestrian crossing. His back got broken and now he is paralyzed. Norwegian authorities now want to deport him. He didn't get justice for the incident and now he risks his life returning in Afghanistan. He needs urgently a lawyer. Please contact me if you can help. Thanks






 

lunedì 30 giugno 2014

La Palestina è sotto attacco

L'Associazione per i Diritti Umani aderisce al seguente appello:




La Palestina non solo è sotto attacco militare, il che preoccupa moltissimo per le vite dei palestinesi e la ulteriore perdite delle loro strutture.

La Palestina è sotto attacco da parte di Israele nella sua resistenza come realtà autonoma....

La Palestina è sotto attacco allo scopo di dimostrare la sua “impossibilità di esistenza”. Nel momento della riconciliazione tra le fazioni che governano nella Cisgiordania e a Gaza, un tentativo di unificare il territorio politico della Palestina, di trovare un’ autorappresentazione politica presso l’ONU, di liberare Gaza dall’assedio (reso ancor più insostenibile dal blocco alla circolazione di persone e beni da parte dell’Egitto di Sissi), di reclamare la illegalità della detenzione ed abduzione amministrativa di prigionieri e di difendere il territorio in Gerusalemme e nella Cisgiordania, di sviluppare una autonomia economica, Israele dispiega attacchi militari con forze di terra e uso spropositato della forza verso i civili nella Cisgiordania, con più di 400 detenzioni amministrative, infinite malversazioni a Gerusalemme e bombardamenti e sconfinamenti a Gaza. Questa operazione dello stato Israeliano, battezzata “guardiani dei nostri fratelli “ è “giustificata” dalla scomparsa di 3 giovani riservisti Israeliani in territorio sotto completo controllo Israeliano in Cisgiordania. Non c’è prova di chi abbia collaborato alla sparizione, non rivendicata da alcuna fazione Palestinese. In qualsiasi paese civile una sparizione è un caso di polizia investigativa e non la ragione per imprigionamenti di massa su base politica, di invasione e permanenza in migliaia di abitazioni di civili, dell’abbattimento di case, degli omicidi di persone disarmate, di bombardamenti su zone del territorio Palestinese sotto blocco e fuori e da quella in cui la scomparsa è avvenuta. Questa operazione non è altro che una operazione, probabilmente preordinata, di punizione collettiva per i Palestinesi nel momento in cui hanno raggiunto un accordo politico e si presentano come stato nella comunità internazionale. Serve per annientare fisicamente una fazione-partito (Hamas) e richiedere la resa dell’altra fazione-partito (Fatha), protagoniste precedentemente del dissenso interno che aveva creato due governi separati in Gaza ed in Cisgiordania. Serve ad imporre con la forza la opposizione del governo Israeliano alla riconciliazione nazionale Palestinese. E’ un’ operazione la cui entità e sviluppo si può pensare che continuino ad accrescersi nel livello e con la violenza. In Cisgiordania le uccisioni, la invasione da parte delle forze di terra con carri armati, i sorvoli di F16, le violente invasioni delle case, gli arresti indiscriminati di civili, il ri-arresto di prigionieri liberati, la nutrizione forzata di quelli in sciopero della fame, la mano libera lasciata alla violenza dei coloni, si accompagnano ai bombardamenti quotidiani su Gaza, all’attacco ai suoi pescatori, al sorvolo con F16, che ben ricordano l’inizio degli attacchi del 2008 e del 2012. Vogliamo essere vicini ai Palestinesi che ne sono vittime, e che si sono impegnati come attori nel difficile processo di costruire una unità nazionale, e diciamo al nostro Governo ed a quello Europeo che ci opponiamo alla loro connivenza con Israele e speriamo di rompere il silenzio che regna sulle aggressioni in corso. Il silenzio e/o la connivenza della comunità internazionale è la luce verde che Israele aspetta per imporre sul terreno col la paura e l’esercito la sua richiesta all’Autorità Nazionale di Ramallah di rompere l’accordo di riunificazione.

E’ un lasciapassare per continuare la illegale detenzione amministrativa e le vessazioni sui prigionieri, per continuare il blocco di Gaza e la politica di insediamenti e vessazioni in Cisgiordania e Gerusalemme.

Temiamo che sia anche la luce verde per realizzare vecchie e nuove minacce su Gaza: ” vi ridurremo al medio evo”, “la prossima volta vi attaccheremo in modo che non avrete il tempo di rispondere” (dopo il novembre 2012) e per tutta la Palestina: “elimineremo tutto il verde (Hamas ha bandiere verdi) dalla regione”.

I palestinesi stanno resistendo uniti – ma l'immagine della gente in solidarietà proveniente da tutto il mondo, in piedi accanto a loro, sarà incoraggiante e darà forza al popolo palestinese, nella sua lotta contro un occupante crudele.

Per sostenere il popolo palestinese sotto attacco, anche il silenzio dei Governi e della Istituzioni Europee deve finire ed il messaggio delle Chiese deve giungere limpido e chiaro.

*Chiediamo che i rappresentanti delle Istituzioni Italiane e quelle Europee si facciano responsabili in tutte le sedi della sicurezza e dello sviluppo della nazione e dello stato Palestinese riunificato, secondo le leggi internazionali.*

*Che nelle sedi internazionali queste si schierino per l’ autonomia dello Stato Palestinese e contro la occupazione della Cisgiordania e la continua espansione degli insediamenti Israeliani, per la liberazione dal blocco di terra e mare di Gaza, per la fine della detenzione amministrativa dei Palestinesi e loro abduzione in Israele, per uno statuto chiaro e condiviso per Gerusalemme.*

*Chiediamo che i governi Europei mettano in campo finalmente sanzioni economiche per Israele che continua a non rispettare la legislazione internazionale, le risoluzioni ONU e la convenzione di Ginevra.*

*Chiediamo ai rappresentanti delle religioni che si pronuncino contro i crimini verso la umanità e le persone che Israele compie con impunità verso il popolo Palestinese e diffondano la loro solidarietà verso le sofferenze di un popolo interno.*

Aderisci mandando una mail a
palestinasottoattacco@outlook.it

per vedere le firme:
https://sites.google.com/site/parallelopalestina/firme-la-palestina-e-sotto-attacco



Mercoledì prossimo, 2 luglio, si terrà una manifestazione a Milano, ore 17.30. Pazza della Scala

sabato 19 aprile 2014

Riapre Corelli: riapre la stagione del controllo!



L'Associazione per i Diritti Umani si aggiunge al seguente appello lanciato dal Naga e chiede, per cortesia, di far girare la comunicazione.

Vi aspettiamo anche al presidio che si terrà martedì 6 maggio, alle ore 18.30, in Corso Monforte, 31 a Milano, davanti alla Prefettura.



Milano 15/4/2014 Nonostante sia dannoso, inutile, disfunzionale, diseconomico, un buco nero dove vengono ogni giorno violati i diritti dei cittadini stranieri reclusi, riapre il Centro di Identificazione ed Espulsione (CIE) di Milano in Via Corelli.
O meglio, il fatto che sia dannoso, inutile, disfunzionale, diseconomico, un buco nero dove vengono ogni giorno violati i diritti dei cittadini stranieri reclusi, non ha nessuna rilevanza perché l’obiettivo del centro non è né l’identificazione, né l’espulsione, né tantomeno l’accoglienza, ma il controllo.
Nella stessa logica è prevista anche l’apertura del Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA) entro la fine dell’anno.

Con la riapertura del CIE e del CARA di Milano riapre, in grande stile, la stagione del controllo, l’unica risposta che, da sempre, la politica riesce a dare al fenomeno migratorio.” Dichiara Luca Cusani, presidente del Naga. “Dato che la ristrutturazione è avvenuta a seguito di una distruzione da parte dei detenuti e visto che le ribellioni interne sono state l’unica vera forma di contrasto ai CIE, immaginiamo che la nuova versione del CIE conterrà strumenti e dispositivi che tenteranno di neutralizzare ogni forma di rivolta attraverso meccanismi di sottomissione e costrizione” prosegue il presidente del Naga. “Nel vuoto abissale della politica è evidente, una volta di più, che l'ordine pubblico e le carceri rimangono i soli strumenti per non- affrontare l’immigrazione: un fenomeno della realtà e non un’emergenza da dover controllare!” conclude Luca Cusani.
Il Naga si augura che con la riapertura del CIE di via Corelli si riaprirà non solo la stagione del controllo, ma anche quella delle risposte forti da parte della città che, ci auguriamo anche con la voce del suo sindaco, ripudia ogni forma di discriminazione, reclusione e razzismo.


Info: Naga Cell 3491603305 -
www.naga.it - naga@naga.it




mercoledì 26 febbraio 2014

End Famale Genital Mutilation



Articolo di Monica Macchi che ringraziamo sempre molto.



Erik Ravelo è un artista cubano diventato famoso per alcune campagne pubblicitarie come Unhate, progettata per Benetton, fotomontaggi fantapolitici tra leader che si baciano (questo ha destato particolare scalpore…);
 
 
Fahma Mohammed è invece una studentessa somala di Bristol di 17 anni che ha lanciato tramite Change.org una petizione ripresa poi dal “The Guardian” per azioni capillari di sensibilizzazione nelle scuole britanniche sulle mutilazioni genitali femminili. Secondo gli ultimi dati OMS questa pratica colpisce ancora più di 130 milioni di bambine nel mondo: nel solo Regno Unito, nonostante sia illegale dal 1985, si calcola che ogni anno vengano infibulate o escisse circa 66.000 bambine e ragazze e ce ne siano più di 20.000 “a rischio”.
Erik ha voluto dare il suo contributo a questa campagna creando il logo presentato lo scorso fine settimana: una lametta arrugginita e affilata che evoca l’inequivocabile ma rotta, quindi inutilizzabile e per di più trafitta in diagonale dallo slogan della campagna: “End Female Genital Mutilation”.  
Ed ecco il testo della petizione (che si può ancora firmare) a Micheal Gove sottosegretario
 
britannico all’educazione per formare insegnanti sul tema delle MGF prima dell’estate, “la stagione del taglio” quando approfittando delle vacanze scolastiche, molte ragazze vengono rimandate nei Paesi d’origine per essere sottoposte a questo rito che le priva del piacere sessuale e le condanna al dolore e a continue infezioni.



Warning: This petition is about FGM and may be distressing for some readers.


You wouldn't think school girls in the UK have to worry about female genital mutilation (FGM), but we do. Although it is illegal in the UK, it is still happening - 24,000 girls in the UK are currently at risk of FGM. People just don't talk about it, doctors don't check for it and teachers don't teach it.
FGM is child abuse. It forces girls into a future of pain from the moment they are cut. They face the risk of infertility, pain during urination, menstruation, childbirth and sexual intercourse. The pain doesn’t go. It’s a traumatic experience they have to live with every single day, physically and emotionally.

That’s why I’ve started this campaign with The Guardian.

I know of people who have been cut - anyone who knows girls from FGM affected communities will know girls who have been cut. We were told Ofsted would be asking schools what they are doing to protect these girls from FGM, but it never happened.

Me and my classmates campaigned for our school to do more on FGM. Now all the girls at school know the risks of FGM and feel able to talk about it. But this is one school. We need this to happen at every school in the country - so that no girl is missed.

We need to act now. Many girls are sent away to be cut over the summer holidays. Some are cut at home. They call it the 'cutting season'. If every headteacher was given the information they need to talk about FGM to students and parents we could reach every girl who is at risk before the holidays. We could convince families not to send their daughters to be cut and we can help girls who are at risk. We could break the cycle so the next generation is safe.

That’s why I’m calling for Michael Gove to get schools to teach about FGM before the summer holidays.

Michael Gove -- we’re serious, we’re not going to back down and we won’t go away.





lunedì 25 novembre 2013

Un appello per Omid Kokabee



Durante un incontro della manifestazione di Bookcity, che si è tenuta dal 21 al 24 novembre a Milano, incontro di cui vi parlaremo a breve, ci è stato consegnato il seguente appello, che abbiamo deciso di pubblicare nella sua interezza e in inglese, così come è stato scritto.


Omid Kokabee was born in 1982 and is an Iranian experimental laser physicist at the University of Texas in Austin. He was arrested in Iran after returning from the United States to visit his family in February 2011. He was charged with “communicating with a hostile government” and “illegitimate/illegal earnings”, and was sentenced to ten years in prison.

Kokabee is from Iran's Turkmen ethnic group, the majority of whom are Sunni Muslim, a religious minority in Iran. He was ranked 29th in the Iranian universities' entrance exam, which is held annualy with more than one million partecipants. He entered Sharif University of Tecnology in Teheran in 2000 and completed a double major undergraduate program in applied physics and mechanical engineering.
He later obtained his Master's degree in photonics at the Polytechnic University of Catalonia and his PhD at the Institute oh Photonic Sciences, ICFO, in Barcelona. Omid started his second PhD at the University of Texas in Austin in 2010. He has published more than twenty collaborative papers including seven journal publications.

During winter break in 2011, Kokabee traveled to Iran to visit his family. He was arrested at Imam Khomeini International Airport on his return trip to the United States in February 2011. he was subject to solitary confinement for 36 days after his arrest. In an open letter, Kokabee wrote that the authorities were trying to obtain his collaboration for the Iranian nuclear program by threatening him and his family.

After 15 months of detention without trial and postponement of two trials in July and October 2011, kokabee was put in trial in Teheran in May 2012. According to his lawyer, Saeed Khalili, Kokabee was charged with having relations with a hostile country and receiving illegitimate funds. Kokabee was tried before judge Abolghasem Salavati with a group of 10 to 15 others in the same sassion, under the collective charge of collaborating with Israeli authorities. While other prisoners confessed to their guilt in a TV broadcast, Kokabee consistently denied all charges and did not speak in court. He was sentenced to 10 years in prison. The sentence was confirmed in an appeal trial in August 2012.

Several physics associations, including the American Physical Society, the International Optics Society SPIE, the Otical Society of America, and the European Optical Society, have protested his imprisonment by writing open letters to Iran's Supreme Leader, Ayatollah Ali Khamenei. In its letter, the American Physical Society states that:

Mr. Kobabee has no training in nuclear physics, is not politically active, and is not associated with any political movement in Iran. Rather, his primary concerns were his science studies in the field of optics. This area of physics has essentially no overlap with nuclear technology”.

In a letter written in March 2013 from Section 350 of Evin Prison, Kokabee writes that he was asked to collaborate with the military before and during his detention but has always refused.

On september 23, 2013, the American Physical Society, the principal professional society of physicists in the United States, announced that Kokabee has been selected as a co-recipient of its 2014 Andrei Sakharov Prize, which recognizes outstanding leadership of scientists upholding human rights. He was cited for “his courage in refusing to use his physics knowledge to work on projects that he deemed harmful to humanity in the face of extreme physical and psychological pressure”.

Omid is not in good health. He suffers from kidney and stomach problems, which he had from childhood but have severely worsened in prison. His requests to be sent to a hospital outside of the prison have been denied.

Omid teaches English, Spanish and French to his cellmates and has translated two books from English to Persian in the prison. Recently, he submitted a paper on laser to Iran's annual physics conference and, after acceptance, he was invited for an oral presentation, but the prison authorities did not allow him to attend the conference.

Please help bring Omid home by writing a letter to Iran's Justice Minister, Mostafa Pour-Mohammadi, at this address:

Mostafa Pour-Mohammadi
Minister of Justice
Valie asr Avenue, north of Pastor Intersection
Bonbaste Azizi 4
Theran, Iran

giovedì 7 febbraio 2013

Amnesty: 10 punti ai candidati premier sui diritti da garantire



La campagna elettorale, in Italia, è in pieno svolgimento per le votazioni che si svolgeranno i prossimi 24 e 25 febbraio e Amnesty International ha pensato di sottoporre ai candidati premier dieci punti, dieci questioni di fondamentale importanza per la tutela e la garanzia dei diritti.
Il progetto si intitola "Ricordati che devi rispondere. L'Italia e i diritti umani" e Amnesty lo ha proposto perchè: "Il benessere di un Paese si misura anche dal rispetto dei diritti umani", come ricorda Christine Weisem Presidente di Amnesty International Italia, la quale ha aggiunto: " Oggi, alla luce dei fatti, in Italia questo rispetto non è assicurato. Essere donne, partecipare a una manifestazione, essere migranti, rom, gay, detenuti significa rischiare di subire violazioni dei diritti umani. In tempi di crisi finanziarie, con l'aumento delle tensioni sociali da una parte e l'accento della politica solo sulle questioni finanziarie dall'altra, questa situazione potrebbe aggravarsi ".
I 10 punti sono stati inviati ufficialmente ai leaders delle coalizioni politiche e la campagna proseguirà anche dopo l'inizio della legislatura.

Di seguito riportiamo il testo dell'appello. Se volete partecipare e firmarlo potete farlo, su: http://www.ricordatichedevirispondere.it/