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venerdì 30 maggio 2014

Residenza negata ai rifugiati



E' stato da poco approvato, in Italia, il decreto legge denominato “Piano Casa” secondo il quale è vietato l'accesso alla registrazione della residenza per coloro che occupano illegalmente un edificio.

Secondo l'UNHCR (L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) questo comporterebbe un ostacolo maggiore nell'inclusione dei rifugiati in Italia che causarebbe anche una spirale di isolamento: sarebbe difficile, per i richiedenti asilo, accedere alle cure sanitarie, iscrivere i bambini a scuola, trovare un lavoro legale.

L'UNHCR ricorda quante migliaia di persone siano costrette a sopravvivere in palazzi abbandonati nelle più grandi città (Milano, Torino, Roma ad esempio), sia per una mancanza di attenzione nei loro riguardi sia per le contraddizioni burocratiche: senza la resindenza, infatti, non è possibile ottenere una carta di identità e senza questo documento è, ovviamente, impossibile accedere ai servizi socio-sanitari di base con una conseguente privazione dei diritti fondamentali.

Dall'Italia alla Turchia.         


www.baruda.net
L' Alto commissariato delle Nazioni Unite è protagonsita anche ad Ankara, ma in un altro senso: oltre 45 giorni di una resistenza tenace che si sta svolgendo in un parcheggio, in Via Tiflis, proprio davanti alla sede dell'UNHCR. Si tratta di rifugiati afghani - donne, uomini e anche bambini - che protestatno per i gravi ritardi nelle risposte alle loro richieste di asilo politico.  

La comunità afghana in Turchia si è riunita grazie a Internet e a Skype per poi radunarsi nel parcheggio, con tendopoli e cartelli scritti in persiano, turco e inglese. Tutti chiedono che venga dato risalto alla protesta perchè temono di essere deportati di nuovo in Afghanistan e di dover tornare sotto l'incubo del regime talebano, ma nello stesso tempo, sono stremati dal fatto di dover rimanere bloccati in un “limbo”, senza destinazione, senza lavoro, senza casa e senza nessun tipo di assistenza, anche perchè per molti di loro, privi della cittadinanza UE, la Turchia può essere soltanto un Paese di transito.

C'è chi ha iniziato lo sciopero della fame e c'è chi si è cucito le labbra: ma siamo noi a dover dare voce a chi ha provato a chiedere più volte e poco è stato ascoltato.

mercoledì 10 aprile 2013

L'emergenza Nord Africa continua...nel Villaggio olimpico di Torino


Dapprima 150 profughi e rifugiati, tra cui molte donne con figli e minori non accompagnati. Poi sono diventati 400 e aumenteranno. Si tratta delle persone che – con la fine del piano “Emergenza Nord Africa, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo, finanziato dal Ministero dell'Interno e arrivato allo scorso dicembre con la fine dei fondi e la chiusura dei centri di accoglienza – si sono ritrovate in mezzo a una strada, con soli 500 euro per rimpatriare oppure rimanere in Italia, senza lavoro, senza assistenza, senza dimora.
Molti di questi richiedenti asilo hanno, allora, cercato rifugio nei locali dell'ex Villaggio Olimpico di Torino: si tratta di tre palazzine rimaste invendute dopo le Olimpiadi del 2006.
La percentuale dei profughi e dei migranti che hanno occupato questi spazi è bassa rispetto alle mille e cinquecento persone che sono arrivate in Piemonte, dal 2011 ad oggi, in seguito soprattutto alla crisi in Libia e che sono in attesa di una risposta alla loro domanda di asilo politico. Con la fine del piano predisposto dal Ministero, ora la competenza degli interventi appartiene, non più alla Protezione civile, ma alle prefetture e alle amministrazioni locali. Il questore del capoluogo piemontese, Antonino Cufalo, ha dichiarato che: “ E' una questione che non si risolve in termini di ordine pubblico, ma è una situazione complessa, oggetto di approfondimento ed è in via prioritaria una questione umanitaria”. E l'assessore alle Politiche sociali, Elide Tisi, ha aggiunto: “ Alcune strutture hanno gestito bene l'accoglienza, altre meno: non è stato fatto alcun controllo” e ha promesso che la sua attenzione sarà rivolta a tutti, ma in particolare alle persone più vulnerabili: donne, bambini, anziani, famiglie e persone con problemi psichici o fisici.
Nessuno, per adesso, ha chiesto lo sgombero delle palazzine: né la proprietà, né la prefettura, né la città.
I profughi chiedono, innanzitutto, la regolarizzazione della loro posizione, la residenza e la possibilità di avere una casa. E, mentre i politici cercano soluzioni, la società civile dà un segnale positivo. Molti cittadini, infatti, hanno portato aiuti: borse con indumenti, materassi, cibo e due televisori.
Il prossimo 19 aprile, infine, il Movimento rifugiati e profughi ha organizzato, sempre a Torino, un'assemblea per continuare ad esprimere solidarietà ai migranti e per attirare l'attenzione sui problemi dell'accoglienza di chi è costretto a lasciare il proprio Paese a causa di guerre e di violenze.