Visualizzazione post con etichetta Pkk. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Pkk. Mostra tutti i post

mercoledì 26 agosto 2015

Turchia / Kurdistan: aiutare i Kurdi contro lo "Stato Islamico"




Ankara deve interrompere immediatamente il bombardamento della popolazione civile kurda!




(da Associazione per i popoli minacciati)





Sabato 8 agosto 2015 alle ore 16 in piazza del Grano a Bolzano, la comunità kurda di Bolzano e provincia protesterà contro i bombardamenti dell'aviazione turca contro i villaggi kurdi. L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) appoggia questa ennesima protesta pacifica: da tempo ormai la popolazione kurda sta pagando il prezzo della politica di Ankara, che mostra più interesse ad un appoggio allo Stato Islamico piuttosto che a una soluzione pacifica e concordata della questione kurda.

Con il pretesto della lotta al terrorismo, Ankara, più che impegnarsi nella lotta all'IS, bombarda le postazioni del PKK e di fatto tenta di soffocare le ambizioni di autonomia della popolazione kurda. Come riportano anche molti media, i bombardamenti indiscriminati dell'aviazione turca sui villaggi sono costati la vita a 260 persone, per lo più civili, in soli 7 giorni.

Mentre lo scorso 24 luglio 75 jet dell'aviazione turca bombardavano postazioni del PKK in Iraq solo 3 aerei turchi bombardavano le postazioni dello Stato Islamico (IS) in Siria. Secondo testimonianze dirette ricevute dall'APM di Göttingen, nelle prime ore del mattino del 25 luglio, l'artiglieria turca ha attaccato anche le postazioni delle unità di autodifesa popolari kurdo-siriane opposte alle milizie dell'IS del villaggio di Zornmaghr, situato a ovest di Kobane. Sempre secondo le testimonianze, il 31 luglio l'aviazione turca avrebbe attaccato il villaggio siriano di Hillel, solo poco dopo che le milizie kurde l'avevano liberato dalle milizie dello Stato Islamico. Bombardando coloro che finora sono gli unici ad essere riusciti a limitare e respingere le milizie dell'IS, il governo turco di fatto sostiene proprio l'IS.

L'esercito turco ha attaccato anche molteplici villaggi nell'Iraq del Nord, da Zakho a ovest fino alle montagne di Qandil a est. I villaggi e le località bombardate sono state Mergasor, Khakurk, Piran, Keshan, Mizdor, Kato, Swel, Kesta, Balok e Sidekan. I bombardamenti del villaggio kurdo-irakeno di Zarggele hanno causato dieci vittime civili e undici feriti.

Gli attacchi dell'esercito turco sono stati accompagnati in Turchia da un'ondata senza precedenti di arresti di presunti simpatizzanti del PKK. In seguito agli attacchi turchi il PKK ha dichiarato conclusa la tregua firmata con il governo turco nel 2013 e ha quindi sferrato diversi attacchi a postazioni militari turche causando a sua volta vittime e feriti.

Selahattin Demirtas, leader del Partito Democratico del Popolo (HDP), formazione pro-kurda che alle ultime elezioni in Turchia ha ottenuto uno storico 13%, ha lanciato un appello al governo di Ankara e ai membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) chiedendo loro di cessare immediatamente le ostilità e invitando entrambe le parti al dialogo. L'APM non può che associarsi a questa richiesta.

La comunità kurda di Bolzano e provincia invita tutti a partecipare alla manifestazione contro i bombardamenti turchi al PKK sabato 8 agosto, a partire dalle ore 16 in piazza del Grano a Bolzano.

Vedi anche in
gfbv.it: www.gfbv.it/2c-stampa/2015/150730it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2015/150727it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2015/150624it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2015/150611it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2015/150609it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2015/150522it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2015/150320it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2015/150128it.html | www.gfbv.it/3dossier/kurdi/indexkur.html | www.gfbv.it/3dossier/kurdi/kurtur-it.html
in www:
http://it.wikipedia.org/wiki/Yazidi | http://it.wikipedia.org/wiki/Kurdistan

lunedì 3 agosto 2015

Le contraddizioni del Kurdistan analizzate da un giovane giornalista







Il mio nome è Kurdistan (Villaggio Macrì Edizioni) è il lavoro del giornalista Lorenzo Giroffi: un diario di viaggio, attraverso luoghi di guerre e controsensi, di confini labili e vite incerte, che diventa testimonianza diretta di un popolo che lotta per il riconoscimento della sua stessa esistenza e che ha dovuto difendersi nei secoli per custodire la propria lingua e cultura.
Paesaggi urbani pervasi dall’odore di petrolio e anonimato; piazze e mercati dove lampeggiano fuochi e aleggia profumo di chai; miscugli di lingue e bandiere che disegnano la storia controversa di chi rivendica allo stesso tempo autonomia e desiderio di protezione.
Nei frammenti di esistenza e di sguardi rubati con la telecamera, tra muri troppo alti e fili spinati che diventano parte integrante del paesaggio, si tenta di ricostruire un territorio impervio, stridente di paradossi e contraddizioni insanabili, dove le umiliazioni storiche hanno rafforzato la voglia di combattere per la propria identità, troppo spesso omessa, sussurrata sottovoce, insegnando ad alcuni a fare della lotta un’esigenza di vita.



Abbiamo rivolto alcune domande a Lorenzo Giroffi che ringraziamo molto.


Una terra, quella del Kurdistan, ricca di contraddizioni. Puoi raccontarci quelle più evidenti?




Le contraddizioni sono tutte di natura politica. Se grossolanamente si mette assieme la gente che si sente curda, allora le tradizioni, il culto della montagna, del fuoco e dei canti possono essere comuni, mentre da un punto di vista dei rappresentanti politici, bene, si scopre un calderone di contraddizioni. Il Kurdistan è sparso in quattro regioni: Iraq, Turchia, Siria ed Iran. L’unica però zona, a parte gli esperimenti propositivi in atto nel Kurdistan siriano (Rojava), che sarebbe però meglio valutare col tempo necessario e non in uno scenario di guerra, che ha un suo parlamento autonomo e che lavora in quanto curdo è in Iraq. Infatti nella capitale del Kurdistan iracheno, ad Erbil, c’è anche il parlamento della regione autonoma curda. Il Pkk, partito curdo dei lavoratori, simbolo di una lunga lotta da parte di tutti i curdi residenti nella regione turca, con tanto di trattative, con il governo di Ankara, ha le sue basi di combattimento a Qandil, che si trova nel Kurdistan iracheno. Si potrebbe pensare dunque ad una sorta di asse tra quest’organizzazione ed i partiti curdi che gestiscono autonomamente l’area. Non è affatto così, a parte per i dissidi di tipo ideologico, anche per le alleanze transnazionali. Infatti le autorità politiche del Kurdistan iracheno hanno rapporti commerciali con la Turchia, che non è invece assolutamente interlocutrice con il Pkk, che si batte per i diritti dei curdi nell’area appunto turca.




Quali sono i punti di forza di questo Paese?




Considerando le differenze ormai connaturate delle quattro aree e che, dopo la prima guerra mondiale, è stata tradita la grande promessa di un unico Stato che potesse riunire le quattro regioni, pensare al Kurdistan in quanto Paese potrebbe risultare addirittura riduttivo. La forza resta il popolo, con tutte le sue lingue ed i suoi moti, che lo hanno portato a resistere, andando oltre le censure e la repressione. Parlare curdo è stato per anni proibito ed a livello istituzionale lo è ancora in Turchia, ma i canti e le poesie sono sempre rimaste un’abitudine. In Siria a molti curdi non veniva riconosciuta alcun tipo d’identità, non solo culturale, ma anche amministrativa: privi di carte d’identità, assistenza sanitaria e diritto all’istruzione. Oggi giorno il Kurdistan siriano (Rojava) sta dimostrando uno dei più discussi esempi di autogoverno. Anche in questo caso quindi il punto di forza è la resistenza.




Che forza ha il Kurdistan nello scenario attuale dell'area mediorientale?




Il Kurdistan in Medioriente oggi può essere l’evidenza del crollo del modello dello stato-nazione, proponendo qualcosa di inclusivo, che possa andare oltre i nazionalismi che abbiamo conosciuto. Il Pkk (partito curdo dei lavoratori) non lotta più per la creazione di uno Stato curdo, perché loro stessi, come mi hanno raccontato durante le interviste del libro, si stanno spendendo per l’unione di tutti i popoli del medioriente, così che questi possano lottare contro modelli oppressivi. Queste dunque le novità e la forza: non un unione di Stati, come l’Europa insegna, ma una vera unione dei popoli.




Quali sono gli elementi importanti dell'identità curda?



La bellezza è tutta nei simboli del fuoco, attorno al quale riunirsi e festeggiare, magari il capodanno o un incontro, e soprattutto la montagna, presente in tutte le fiabe curde, ma anche nei sogni di lotta, in cui imparare la resistenza ed il cambiamento.




Terminiamo con un ricordo di questo "diario di viaggio”...



Il ricordo è legato tutto all’ammirazione per chi fa dell’ideologia un respiro quotidiano. La lotta curda non è solo armata, è fatta soprattutto da studio, dalla voglia di cambiare pure i paradigmi passati con cui è iniziata, riconsiderando ad esempio il ruolo della donna. Andare a Qandil mi ha rivelato come l’addestramento militare ed il suo sacrificio, con tanto di rinunce, come ad esempio ad una libera vita sessuale, sia solo un pezzo di una vita vissuta assieme ad un ideale, che non è solo da discutere, ma appunto da macinare.

 
   


domenica 13 gennaio 2013

Tre attiviste curde uccise a Parigi

Sakine Cansız, Fidan Doğan e Leyla Söyleme: questi i nomi delle tre attiviste curde uccise a Parigi il 10 gennaio davanti al Centro d'informazione curdo, mentre in Turchia sono in corso le trattative con il Pkk, il Partito delle lavoratrici e dei lavoratori del Kurdistan.
Le dichiarazioni da parte di Ankara fanno riferimento a un regolamento di conti tra fazioni - di cui la Turchia non si ritiene responsabile - che non interferirà con il processo di pace.
A Parigi il Presidente, Francois Hollande, ha condannato gli omicidi, ma la comunità curda (composta, in Francia, da circa 150.000 persone) punta il dito contro i Lupi grigi o i servizi segreti turchi.
Che si tratti  di un delitto politico per sabotare il processo di pace tra il governo turco e il partito nazionalista curdo o per eliminare tre rappresentanti della resistenza curda, è stata, comunque, un'esecuzione che farà vacillare proprio la trattativa, diretta da Ocalan, che si pone tre obiettivi: garantire autonomia ai curdi, alleggerire la detenzione del fondatore del partito curdo e disarmare il Pkk, in guerra contro Ankara dal 1984.
Ieri, sabato 12 gennaio 2013, i curdi di tutta Europa si sono dati appuntamento a Place de la Bastille, a Parigi, per manifestare contro l'uccisione delle tre attiviste perchè, come ha dichiarato Renee Le Mignot, copresidente del Movimento contro il razzismo e per l'amicizia tra i popoli: " Bisogna che giustizia sia fatta", chiedendo anche la protezione del popolo curdo e dei negoziati in corso.