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lunedì 14 dicembre 2015

A Perfect day: la strana normalità nel dopoguerra balcanico






A dieci anni dall'uscita del bel lavoro intitolato I lunedì al sole, torna nelle sale italiane l'ultimo film del regista spagnolo Fernando Leòn De Aranoa: A Perfect day, presentato alla Quinzaine des Rèalisateurs al 68mo Festival di Cannes.

Torniamo nella No men's land (per citare un'altra bellissima pellicola di Danis Tanovic) della terra balcanica, nel 1995. Siamo agli inizi degli accordi di pace, ma la situazione è ancora complessa. Ecco, allora, l'importanza dell'attività dei cooperanti volontari, chiamati per bonificare il territorio, dopo lo scempio di una guerra.

Il gruppo protagonista del racconto è composto dal capo della spedizione – il burbero e romantico Mambrù – dall' idealista Sophie, dalla spregiudicata Katya, dal disancantato B. Insomma, un campionario di tipi umani, con un bel bagaglio di virtù e debolezze. La loro missione consiste nel rimuovere, da un pozzo, il cadavere di un uomo che inquina l'acqua destinata ai sopravvissuti del luogo: vecchi, donne e bambini. Per portare a termine l'obiettivo sarebbe necessario trovare una corda. Tutto qui? Sì, ma l'impresa non sarà così facile.  

Aranoa si affida ad un ritmo lento, a scene dilatate e a dialoghi sferzanti per raccontare una vicenda comune, quasi banale che, proprio nella sua banalità, fa emergere prepotentemente l'assurdità dei conflitti e delle loro conseguenze. I nostri “eroi” alla ricerca della corda, infatti, si imbattono in una burocrazia a dir poco infernale, in un girone dantesco da cui emergono personaggi grotteschi, burattini e burattinai accecati da un senso del dovere privo di qualsiasi ragionamento, dove leggi e cavilli sono le uniche àncore di salvezza in un mondo saltato in aria, anche dal punto di vista etico.

Non è espressamente un film di denuncia o antimilitarista, ma è una storia che passa dal registro della commedia e delle piccole cose, per far riflettere su temi più universali: i personaggi sono ben caratterizzati, forse anche troppo, ma rimangono interessanti le relazioni che si vengono a creare tra loro e che pongono agli spettatori alcune domande: “Cosa avrei fatto io, al posto suo?”, ad esempio. Il meccanismo di proiezione o di identificazione è importante, al cinema, soprattutto quando si lavora con una materia esplosiva come quella di una guerra, che sia quella di ieri o quelle di oggi; così come è importante il tema della Memoria perchè, come dimostra la stessa sceneggiatura, la Storia tende a ripetersi e quasi mai nei suoi aspetti migliori.


Protagonista del film risulta essere anche la colonna sonora. Lou Reed, i Velvet Undergroud, Marilyn Manson, sottolineano le scene drammatiche ambientate in Spagna, ma che ricordano i paesaggi desolati e severi dei Balcani e riportano il pensiero agli argomenti più seri: l'operatività contorta dell'ONU, le difficoltà continue delle operazioni umanitarie, la devastazione di una guerra, che permane anche a distanza di anni. E allora concediamoci un sorriso (seppur amaro), suggerisce il regista, tanto fuori piove e, comunque, bisogna continuare a lavorare.

martedì 10 novembre 2015

Promozione teatrale per i nostri lettori





PROMO PERIDIRITTIUMANI.COM

Biglietti a € 12 (anziché € 18) sulle repliche dal 19 al 30 novembre 2015

Prenota online utilizzando il codice promo D1RC01






dal 18 novembre al 14 dicembre 2015

PRIMA NAZIONALE

MILANO – TEATRO i



C’Ѐ UN DIRITTO DELL’UOMO ALLA CODARDIA

omaggio a Heiner Müller   
 
 



regia Renzo Martinelli

dramaturg Francesca Garollatesti di Francesco Alberici, Stefano Cordella,

Héléna Rumyantseva, Giulia Tollis
con Liliana Benini, Cristina Cappelli, Daniele Crasti,

Marco De Francesca, Giulia Mancini, Mauro Sole

produzione Teatro i – TO PLAYcon il sostegno di Regione Lombardia / NEXT

si ringrazia Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi




Qual è il rapporto tra individuo e storia? In che modo il singolo individuo è condizionato da una storia a cui non ha in effetti partecipato? Cosa si intende per memoria individuale e collettiva? Perché, da sempre, l’uomo è al contempo terrorizzato e attratto dalla catastrofe, dall’orrore, dall’osceno? Quale responsabilità nasce da una scelta individuale che diventa intimamente e innegabilmente politica?



Heiner Müller, uno dei drammaturghi più taglienti e visionari del novecento, ha detto spesso che le sue opere sono come un iceberg o un ippopotamo in cui la parte invisibile, sommersa, è più importante della parte visibile (dall’introduzione di Jean Jourdheuil a Teatro IV edizione Ubulibri). Germania 3. Spettri sull’uomo morto, l’ultimo testo di Müller, concluso a pochi mesi dalla morte, è stato dunque studiato e analizzato da un gruppo di quattro drammaturghi (Francesco Alberici, Stefano Cordella, Héléna Rumyantseva, Giulia Tollis) guidati dalla dramaturg Francesca Garolla. Un’opera teatrale irrealizzabile, magmatica, profondamente tedesca e intrisa della storia del Novecento, eppure attualissima nei temi e nei conflitti che racconta; il risultato è un testo autonomo ma che strutturalmente rispetta l’originale del drammaturgo tedesco.  

 



Lo spettacolo è la prima tappa del progetto TO PLAY. To play come giocare, affrontare e ripensare un’opera teatrale irrealizzabile, magmatica, profondamente tedesca e intrisa della storia del novecento, eppure attualissima nei temi e nei conflitti che racconta.

Il progetto TO PLAY proseguirà nelle prossime stagioni in un nuovo e aperto confronto con giovani professionisti, tra alta formazione, ricerca e realizzazione spettacolare, una commistione di esperienze e linguaggi differenti.




PROMO PERIDIRITTIUMANI.COM

Biglietti a € 12 (anziché € 18) sulle repliche dal 19 al 30 novembre 2015

Prenota online utilizzando il codice promo D1RC01


Gli under 26 hanno diritto alla riduzione a € 11,50, mentre se si organizzano gruppi di studenti (dai 10 in su) possiamo fare ulteriori riduzioni a € 9,00 cad.




domenica 4 ottobre 2015

Proposte di incontri per le scuole MEDIE


L'ASSOCIAZIONE PER I DIRITTI UMANI





INCONTRI CON GLI AUTORI:

proposte per le classi seconde e terze medie




IL ROMANZO: “In piedi nella neve” di Nicoletta Bortolotti, edito da Einaudi



IL LIBRO:






Sasha ha quasi tredici anni e una passione bruciante: il calcio. Come potrebbe essere altrimenti? Suo padre è Nikolai Trusevyc, portiere della squadra più forte del Paese: la Dynamo Kiev. Ma in Ucraina, nel 1942, il pallone non è cosa per ragazze. E dopo l'invasione da parte del Reich non è cosa nemmeno per i campioni della Dynamo: accusati dai nazisti di collaborare con i sovietici e ridotti per questo alla fame e all'inattività, i giocatori hanno perso la voglia di vivere. Quando, a sorpresa, i tedeschi organizzano un campionato cittadino, non lo fanno certo per perdere; Sasha, d'altra parte, sa che suo padre e i compagni giocano sempre per vincere... Stavolta, però, vincere significherebbe morire. E qual è la vera vittoria? Lottare fino all'ultima azione, come chiede il pallone, o sabotare la partita, come le ha intimato un misterioso spettro, nel buio di un sottopasso? Mentre il fiume Dnepr, gelido, si porta via l'infanzia di Sasha, la Storia segue il proprio corso: il match avrà un esito cosi incredibile che nessuno, per lungo tempo, potrà raccontarlo.




IL ROMANZO: “Sulle onde della libertà” di Nicoletta Bortolotti , edito da Mondadori

Il LIBRO:

"Mi chiamo Mahmud e abito in un posto che dicono terra di tutti e di nessuno.
O anche prigione a cielo aperto. Ma il suo vero nome è Gaza City. Ho un'unica passione, un unico sogno, un'unica fissa: il surf."
Mahmud vive a Gaza City, una città colpita ogni giorno dai bombardamenti, e adora il surf. Anche Samir adora il surf. Ma il primo è palestinese e l'altro israeliano. Ma che differenza fa? Hanno tutti e due gli stessi sogni e aspettano tutti e due la stessa onda da cavalcare. E non importa se quell'onda sarà israeliana o palestinese...

Nicoletta Bortolotti, nata in Svizzera, vive in provincia di Milano. Lavora come redattrice e ghost writer nell’editoria per ragazzi, e ha firmato diversi libri di successo per adulti, tra i quali E qualcosa rimane (Sperling&Kupfer). Mamma di due bambini trova il tempo di scrivere in treno, che è la sua “casa viaggiante”.



RACCOLTA DI RACCONTI: “CHIAMARLO AMORE NON SI PUO'. La violenza di genere”, di 23 autrici, edito da MAMMEONLINE



IL LIBRO:

Cari ragazzi e care ragazze che vi affacciate al mondo dei grandi, questo libro è per voi. Perché impariate dai nostri errori, impariate che amore vuol dire rispetto e non sopraffazione, che amare vuol dire permettere all'altro/a di essere se stessi. Insomma l'amore non può essere egoista, altrimenti non lo si può chiamare amore.
23 scrittrici per ragazzi vi offrono questi racconti per aiutarvi a riflettere e a dialogare, perché non rimaniate in silenzio di fronte ai tremendi fatti di cronaca. Ma anche perchè sappiate reagire a ciò che può succedere intorno a voi, non solo quando si tratta di violenza fisica, ma anche di gesti e comportamenti che comunque feriscono profondamente.
Non è facile crescere, né diventare uomini né diventare donne, e noi adulti non vi stiamo offrendo dei grandi modelli. I messaggi proposti dai nostri media spesso denigrano il corpo e il ruolo di voi ragazze e così facendo offendono e confondono anche voi ragazzi. E tutto diventa più difficile se ai modelli dei media si sovrappongono quelli familiari, poi quelli educativi e ancora quelli delle diverse culture che vanno mescolandosi nella nostra società sempre più multiculturale ma ancora non interculturale.
Per tutti questi motivi contiamo sull'enorme importanza dell'educazione affettiva e sentimentale. E nell'educazione al genere, di cui tutti ci dobbiamo fare carico, come famiglia, come scuola, come società.
Ed è per questo motivo che il nostro libro è per tutti.


Romanzo/Diario: Il diario di Edo. Un adolescente in tempesta, di Fabiana Sarcuno, La spina Edizioni

Il LIBRO:

La storia parla di un ragazzo di nome Edo, il quale sta attraversando un periodo difficile ma molto importante per il resto della sua vita.
Reduce dalla separazione dei suoi genitori, il protagonista deve affrontare un altro faticoso anno scolastico nel quale ci saranno molti cambiamenti: l’arrivo del Prof Verano e il cambio di scuola di un suo compagno.
Il nuovo anno è difficile anche per Aurora, una grande amica e anche “l’amore” del protagonista, la quale ha scoperto di avere una malattia grave.
Tra mille avventure i ragazzi (il protagonista ed i suoi amici), tra le quali il viaggio a Praga, alla fine dell’anno si vedono molto diversi da i ragazzi che erano il settembre dell’anno precedente; queste esperienze infatti hanno aiutato loro a crescere.


Fabiana Sarcuno, Contestualmente al lavoro scolastico, svolgo l'attività di autrice, rivolgendomi soprattutto al pubblico degli adolescenti e dei preadolescenti. Inoltre, sempre nell'ambito della narrativa per ragazzi, eseguo curatele di classici, curandone la redazione e l'apparato didattico.

DOCUMENTARIO: “LEVARSI LA CISPA DAGLI OCCHI”, di Carlo Concina e Cristina Maurelli

IL FILM/DOC: dalla presentazione di Vito Mancuso

La realtà del progetto "leggere libera-mente" la sto seguendo da qualche mese ma dopo essere stato all'interno delle mura di Opera mi sono reso conto che quest'idea meravigliosa sarebbe potuta diventare patrimonio di molte persone attraverso l'invito del film.
"Levatevi la cispa dagli occhi" viene rivolto in primo luogo a chi è fuori dalle mura: liberatevi dall'idea comune che avete dal carcere perchè ad Opera sta succedendo qualcosa che può diventare modello per altri sistemi carcerari.
I detenuti che si vedono in questo film sono persone libere nello spirito, hanno ritrovato un nuova libertà, un motivo di vita all'interno del carcere attraverso i percorsi di lettura e scrittura creativa. In secondo luogo l'invito è rivolto a chi è dentro e non vuole vedere l'opportunità che gli è davanti agli occhi.
L'immagine che più mi ha colpito della giornata all'interno del carcere è quella dopo la proiezione: i protagonisti del film sono saliti su palco e si sono rivolti a tutti gli altri detenuti che probabilmente non credono all'importanza del progetto. E allora l'invito più forte è rivolto a loro con le parole di Dino: "Leggere e scrivere all'interno del carcere è importantissimo per non essere fagocitati da questa realtà".
Mi auguro che questo film possa far conoscere questo progetto a più persone possibili, a partire dai giovani, che sono la nuova generazione, all'interno della quale deve formarsi l'idea che il carcere non deve solo essere "punitivo" ma anche "costruttivo".





INFORMAZIONI

Coordina gli incontri: Alessandra Montesanto, Vicepresidente dell'Associazione per i Diritti Umani



Gli alunni possono realizzare un loro lavoro sulle tematiche proposte: un video, un reportage fotografico, un contributo scritto che:



sarà pubblicato su www.peridirittiumani.com

sarà presentato durante l'incontro con gli autori



COSTI:



Contributo di 4 euro per alunno partecipante



Eventuali spese di viaggio per i relatori



Gli incontri potranno svolgersi al mattino oppure al pomeriggio, in base alle esigenze scolastiche. Si terranno direttamente nelle scuole, anche a classi accorpate.



Per ulteriori informazioni e prenotazioni, scrivere a: peridirittiumani@gmail.com

sabato 3 ottobre 2015

INTERNAZIONALE a Roma: documentari di attualità e sui diritti umani

Internazionale a Roma

I migliori documentari su attualità e diritti umani

un progetto a cura di CineAgenzia per Internazionale

Torna l’atteso appuntamento con i documentari d’attualità selezionati in tutto il mondo per il festival di giornalismo Internazionale a Ferrara e che, dopo Roma, saranno presentati in molte altre città italiane. Dopo ormai sei edizioni del festival e centinaia di proiezioni, quando a CineAgenzia e a Internazionale ci mettiamo alla ricerca dei film candidati a una nuova edizione della rassegna, quel che cerchiamo ci è ben chiaro: documentari su questioni urgenti, su contesti geopolitici di massima attualità, che però somiglino il meno possibile a dei reportage, e sappiano invece elevare i testimoni al ruolo di indimenticabili protagonisti. Anche quest'anno è attraverso le loro storie che invitiamo il pubblico a confrontarsi con temi che spesso i media osservano da lontano, mentre qui la prospettiva si inverte, e diventa quella di registi che guardano al mondo insieme ai loro soggetti. Vi invitiamo a scoprire otto nuovi film, otto vicende illuminanti: in Cina l'esemplare parabola dell'ambizioso e sfuggente sindaco Geng Yanbo e in Colombia quella del coraggioso e visionario leader politico Antanas Mockus, negli Stati Uniti una paradossale operazione contro l'islamismo radicale e in Iran la spietata repressione contro la libertà di informazione, in Spagna il dramma della crisi e della nuova migrazione, in Messico la controversa reazione dei gruppi di autodifesa alla violenza del narcotraffico, in Zimbabwe il complesso ma appassionante cammino verso la democrazia. Resta un film: Voyage en barbarie è la rivelazione dell'ennesima tragedia lungo una delle più segrete rotte della migrazione, e l'esempio più evidente che ognuna di queste è una storia che ci riguarda.

Info
Palazzo delle Esposizioni - Sala Cinema
scalinata di via Milano 9 a, Roma
INGRESSO LIBERO FINO A ESAURIMENTO POSTI
I posti verranno assegnati a partire da un’ora prima dell’inizio di ogni proiezione. Possibilità di prenotare riservata ai soli possessori della membership card. L’ingresso non sarà consentito a evento iniziato.

Dal: 06/10/2015
Al: 11/10/2015







06/10/2015 21:00
Cartel land - Cinema
ingresso libero
di Matthew Heineman, Messico, Stati Uniti, 2015 (98’), v.o. con sottotitoli in italiano
Anteprima italiana
presentano Alessio Marchionna (Internazionale) e Sergio Fant (CineAgenzia)
In Messico il medico José Mireles comanda la rivolta contro il cartello della droga dei Cavalieri Templari. Nel frattempo, lungo la valle Altar dell’Arizona, Tim “Nailer” Foley, veterano statunitense, è a capo degli Arizona Border Recon, per impedire alla guerra tra i narcotrafficanti messicani di oltrepassare il confine. Quando il governo non è in grado di proteggere le persone dalla violenza delle organizzazioni criminali, se ne occupano privati cittadini.
 




07/10/2015 21:00
We are journalists - Cinema
ingresso libero
di Ahmad Jalali Farahani, Danimarca, Iran, 2014 (85’), v.o. con sottotitoli in italiano
Anteprima italiana
presenta Catherine Cornet (Internazionale)
Ahmad Jalali Farahani è un giornalista iraniano costretto all’esilio. Il film rivela non solo le sue sofferenze personali in una instancabile lotta per la libertà di espressione in Iran, ma anche la situazione di tanti suoi colleghi: quelli che hanno perso il lavoro in seguito alla chiusura dei loro giornali e quelli che da un esilio forzato continuano a battersi per la libertà e la democrazia nel loro paese.
 




08/10/2015 21:00
The Chinese mayor - Cinema
ingresso libero

di Zhou Hao, Cina, 2015 (86’), v.o. con sottotitoli in italiano
presenta Junko Terao (Internazionale)
Un tempo florida capitale della Cina imperiale, la città di Datong è oggi quasi in rovina. Il sindaco Geng Yanbo è convinto di poter invertire la rotta e ha piani ambiziosi per restituire alla città la gloria passata, ma a caro prezzo: abbattere migliaia di case e trasferire mezzo milione di persone. Le possibilità di successo dipendono dalla sua abilità di tenere a bada cittadini inferociti e una élite di partito infastidita dalla sua ambizione.
 




09/10/2015 21:00
Life is sacred - Cinema
ingresso libero
di Andreas M. Dalsgaard, Danimarca, Irlanda, Norvegia, Colombia, 2014 (104’), v.o. con sottotitoli in italiano
Anteprima italiana
presenta Camilla Desideri (Internazionale)
La Colombia è spesso citata per le sue storie di narcotrafficanti, paramilitari e corruzione. Ma il paese ha anche un altro volto, quello di chi lavora duramente e combatte per una vera democrazia, come Antanas Mockus, un leader eccentrico e senza paura che usando mimi, matite, flashmob e costumi da supereroe ha dichiarato guerra alle ingiustizie e alla violenza, scoprendo quanto è difficile cambiare una società contaminata dall’illegalità.
 




10/10/2015 18:30
Voyage en barbarie - Cinema
ingresso libero
di Cécile Allegra e Delphine Deloget, Francia, 2014 (72’), v.o. con sottotitoli in italiano
Anteprima italiana
Il Sinai è diventato teatro di una vera tratta degli schiavi: a partire dal 2009 cinquantamila eritrei sono passati da qui e diecimila non ne sono mai usciti. Giovani, di buona famiglia, cristiani e in fuga da una dittatura, vengono rapiti durante la marcia verso il Sudan e torturati da beduini per ottenere un riscatto dalle famiglie. Tre sopravvissuti svelano una vicenda avvolta ancora dal silenzio, l’ennesimo dramma sulle rotte della migrazione.
 




10/10/2015 21:00
Democrats - Cinema
ingresso libero
di Camilla Nielsson, Danimarca, 2014 (100’), v.o. con sottotitoli in italiano
presenta Stefania Mascetti (Internazionale)
Il destino dello Zimbabwe è stato per oltre tre decenni legato a quello del presidente Robert Mugabe. Nel 2008 il partito di Mugabe ha perso la maggioranza e i paesi vicini hanno costretto il presidente e l’opposizione a un governo di unità nazionale. In questa atmosfera tesa, due giovani politici di opposte fazioni sono incaricati di gestire il delicato processo di stesura della nuova costituzione, coinvolgendo tutta la cittadinanza, per uno Zimbabwe democratico.
 




11/10/2015 18:30
En tierra extraña - Cinema
ingresso libero
di Iciar Bollaín, Spagna, 2014 (73’), v.o. con sottotitoli in italiano
Anteprima italiana
presenta Annalisa Camilli (Internazionale)
Gloria è una dei duecentomila spagnoli emigrati a Edimburgo per sfuggire alla crisi economica e costruirsi una vita migliore. Per raccontare la condizione di migrante, ha deciso di creare un’opera d’arte collettiva dal titolo Ni perdidos, ni callados. È solo una delle tante storie, comuni o straordinarie, incoraggianti o sconfortanti, per raccontare la migrazione interna europea verso il nord del continente.
 




11/10/2015 21:00
(T)error - Cinema
ingresso libero
di Lyric R. Cabral e David Felix Sutcliffe, Stati Uniti, 2015 (93’), v.o. con sottotitoli in italiano
Anteprima italiana
Il diario dietro le quinte, girato nel corso di due anni, di un agente segreto dell’Fbi che si muove sul labile confine tra la prevenzione dei reati e la loro invenzione e che per più di vent’anni si è infiltrato nelle reti del terrorismo e ha fatto amicizia con persone sospettate di farne parte. Un tentativo di far luce sull’ossessione per la sorveglianza nell’America di oggi, e rispondere all’inquietante domanda: chi controlla chi ci controlla?

 
- See more at: http://www.palazzoesposizioni.it/events/Rassegna.aspx?idr=138#sthash.azctkIYE.dpuf

martedì 22 settembre 2015

Corso: CINEMA e DIRITTI


L'Associazione per i Diritti Umani

in collaborazione con Arci Scuotivento di MONZA

presenta il corso di cinematografia:

CINEMA e DIRITTI



TEMI

Un corso di cinema – declinato in vari modi: tecniche, generi, approfondimenti tematici, etc. - riguarda la capacità di leggere un film come se fosse un testo scritto. La domanda principale è : “Da quali elementi è costituito un film?”. Il Cinema può essere usato come momento di approfondimento per alcune materie di studio e di argomenti di grande attualità (Storia, Intercultura, Geografia/Geopolitica, Filosofia, Sociologia) .

Il linguaggio cinematografico è, infatti, caratterizzato da un codice , come un testo letterario, che va decifrato per coglierne i significati profondi, i messaggi diretti e indiretti in modo che, chi guarda e ascolta un'opera filmica (come un'altra opera d'ARTE) sia consapevole del contenuto della stessa.

Ecco, quindi, che proponiamo un corso che coniuga l'aspetto tecnico con il contenuto. Verranno analizzati cortometraggi, documentari sui temi dei diritti umani, verranno analizzati spezzondi di film che hanno segnato la Cinematografia per una riflessione partecipata sugli argomenti trattati e sulle tecniche di comunicazione degli stessi.

Siamo – soprattutto i giovani- costantemente bombardati da immagini e dal linguaggio dei mass-media che è composto da immagini, appunto, suoni, parole. Pensiamo alla tv, al computer con Internet, al Cinema, ai videogames...In questa giungla di sollecitazioni è necessario saper scegliere il prodotto utile alla crescita, alla giusta e corretta informazione, alla buona conoscenza di sé e di ciò che accade intorno a noi.



FINALITA’ e OBIETTIVI

La finalità principale è quella di dare agli utenti tutti gli strumenti per decodificare il linguaggio delle immagini, da cui siamo costantemente stimolati. Ogni prodotto audiovisivo, infatti, è veicolo di comunicazione di un messaggio: ma di quali messaggi ? E come tali messaggi vengono comunicati ?

Come già detto, i percorsi si pongono gli obiettivi di insegnare a scegliere, tra i vari messaggi,quelli positivi; di stabilire quale sia un buon prodotto filmico; di “difendersi” dalle informazioni, opinioni e altro che pilotano le nostre scelte all’interno della società contemporanea, società dell’immagine e non del contenuto.

METODOLOGIA

Il progetto prevede 4 incontri in cui l’esperto parlerà, con lezioni frontali, delle tecniche cinematografiche di base ( a cui potranno seguire approfondimenti). Ogni lezione sarà accompagnata dalla visione guidata di spezzoni tratti dai film più importanti della cinematografia mondiale, passata e recente. Analisi critica degli spezzoni insieme ai partecipanti.

Alla fine del percorso, si lavorerà insieme sulla decodifica di un cortometraggio. Verranno consegnate dispense sui termini tecnici più usati.



DURATA e COSTI

4 incontri di 90 minuti ciascuno

Quota per partecipante: 60 euro



DATE e ORARI



venerdì 30 ottobre, ore 21.00

venerdì 6 novembre, ore 21.00

venerdì 13 novembre, ore 21.00

venerdì 20 novembre, ore 21.00






Il corso verrà attivato con un minimo di 10 partecipanti e si terrà presso Arci Scuotivento, Via Monte Grappa 4B, Monza
 

Per prenotazioni, scrivere a : peridirittiumani@gmail.com
 


ESPERTO

Alessandra Montesanto, critico cinematografico, formatrice presso vari istituti scolastici, cultore della materia presso l’Università di Urbino, autrice del volume “Visioni urbane – Cinema tra viaggi e architetture”, Arcipelago edizioni. Curatrice del volume “Immigrazione e Mass-media. Per una corretta informazione” Arcipelago Edizioni





mercoledì 16 settembre 2015


Associazione per i Diritti Umani




PRESENTA



UN SECOLO DI STORIA ITALIANA VISTA DALLE DONNE






MERCOLEDI 30 SETTEMBRE, ore 19

presso



BISTROT DEL TEMPO RITROVATO

Via Foppa, 4 (MM Sant'Agostino)
Milano





Milano, 8/9/2015 L’Associazione per i Diritti Umani organizza l'incontro dal titolo “Un secolo di storia italiana vista dalle donne” nell'ambito della manifestazione “D(i)ritti al centro!”. Verrà presentato, per l'occasione, il romanzo RITRATTO DI FAMIGLIA CON BAMBINA GRASSA, alla presenza dell'autrice Margherita Giacobino. Presso Bistrot del tempo ritrovato, Via Foppa 4 (MM Sant'Agostino) a Milano alle ore 19.



Il ROMANZO:



C'è Maria, la madre amatissima, astro nel cielo dell'infanzia, e il padre Gilin, l'uomo di vento; c'è Michin, la caustica e brillante prozia zitella, mai conosciuta ma vicina come una gemella d'anima; e poi Polonia, la zia ostetrica dolce e gaudente... Ma soprattutto c'è magna Ninin, la zia con cui Margherita è cresciuta, brusca e brontolona, sempre presente e insostituibile, «l'origine e l'archetipo. Ninin l'instancabile, Mulier Fabricans». Sì, perché Margherita Giacobino, classe 1952, è cresciuta in una famiglia di donne, e sente più che mai vive le proprie radici silenziose e forti. Il sangue che le scorre nelle vene è denso di storia e di storie che solo la scrittura può salvare: «Si dice che offrire cibo ai morti serva a placarli, perché non tornino a disturbare i vivi. Ma a me piacerebbe che tornassero, non sarebbe affatto un disturbo; e scrivendo ho cercato di persuaderli a venirmi a trovare». Nel ripercorrere le ramificazioni della propria famiglia, attraversa oltre un secolo di storia italiana: dalle campagne del Canavese alla fine dell'Ottocento alla Germania in cui il padre viene fatto prigioniero durante la Seconda guerra, dal boom economico fino a oggi. Dall'arcaica e implacabile gerarchia degli avi, con le storie raccontate nella stalla mentre i bambini aiutano a cardare la lana, alla felice convivenza delle magne, che negli anni Venti scelgono il lavoro in fabbrica liberandosi dall'oppressione della famiglia d'origine. Dalla incredibile vicenda di una bimba che da sola attraversa l'oceano fino al negozio di alimentari di cui la madre dell'autrice è signora incontrastata e si conquista giorno dopo giorno l'indipendenza e la libertà.



Coordina: Alessandra Montesanto, Vicepresidente Associazione per i Diritti Umani






martedì 15 settembre 2015

Corso di narrazione sociale - Libreria LES MOTS Milano




L'Associazione per i Diritti Umani



in collaborazione con Libreria LES MOTS



via Carmagnola angolo via Pepe - Milano (MM2 e MM5 Garibaldi)






presenta

corso di narrazione civile

con STEFANO VALENTI, autore del romanzo “La fabbrica del panico”, vincitore del Premio Campiello – Opera prima



LA NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA: DAL RACCONTO ORALE AL RACCONTO SCRITTO

In particolare: narrazione sociale e civile



La narrazione è un affidabile metodo di condivisione in quanto permette al soggetto narrante di esporre fatti reali inerenti la propria vita. Nel raccontarla, il narratore tende a intensificare la conoscenza pratica che ha di sé stesso e del mondo perché, attraverso la trasposizione in forma orale e scritta degli eventi che ha vissuto, scopre un significato più profondo della sua esistenza. Fin da epoche remote, e indistintamente ai quattro angoli del mondo, le storie tramandate sono state veicolo di trasmissione culturale e di costruzione civile.

La narrazione è una metodologia che permette di raccontare sé stessi e il proprio vissuto, ma trasformando l’esperienza personale e il proprio punto di vista in un racconto interessante e fruibile da un pubblico vasto e variegato. In particolare nel caso di vicende drammatiche e dolorose, o quando ci si trova in momenti di grande cambiamento personale e sociale, l’esigenza di raccontare si fa impellente, sia che si tratti di costruire memoria per quelli che verranno sia che si tratti di verbalizzarla per riuscire a chiarire quello che accade.

Per narrazione s’intende quindi sia l’arte di usare il linguaggio, la vocalità e la gestualità, sia quella di verbalizzarlo, per rivelare a un pubblico specifico gli elementi o le immagini di una storia la cui fruizione primaria è in tempo reale e da persona a persona.

La narrazione trova il proprio raggio d’azione non solo in ambito performativo ma anche nel settore dell’istruzione, della mediazione culturale, e del racconto civile.

RACCONTARE SE STESSI E RACCONTARE GLI ALTRI

Obiettivi: aprirsi e condividere con altri un racconto personale significa sapere esprimere il proprio punto di vista e la propria sensibilità attraverso simboli archetipi universali e tradurre il proprio vissuto in un linguaggio artistico filtrato dalla realtà.

Regalando e condividendo una storia personale si può raggiungere la giusta distanza dall’esperienza o dall’emozione vissuta, che consente di oggettivarla e relativizzarla, facilitando così il superamento dei conflitti.

Condividere e scambiarsi storie, consentendo ad altri di collaborare alla creazione del racconto, crea un forte sentimento di gruppo, di fiducia reciproca e di intimità. Chi impara a raccontare impara anche ad ascoltare meglio, a cogliere nella voce, nelle parole e nei gesti di chi si incontra lo spirito, il senso profondo della narrazione. Essere capaci di ascoltare attivamente, di raccogliere le storie che incontriamo o che ci vengono regalate, ci apre agli altri, ci avvicina a loro in uno scambio piacevole e gratificante per entrambi.

SCRIVERE IL RACCONTO



Obiettivi: il Laboratorio mira a risvegliare la capacità narrativa e ad esercitarla e arricchirla attraverso il confronto con altre narrazioni. Raccontare è ricordare e trasmettere, affidare all’immaginario dell’altro e condividere con l’altro la propria vita. Narrare è anche una necessità civile, e attraverso la narrazione l’adulto rielabora e conserva il proprio vissuto, così come il ragazzo impara a rappresentarsi il mondo.



La lettura di brani di narrativa italiana moderna e contemporanea, con particolare riferimento al romanzo civile, alla narrativa d'inchiesta, al reportage narrativo – le forme che ha assunto la più interessante narrativa italiana – stimolerà la fantasia e permetterò il confronto su diversi generi di narrazione arricchendo l'immaginario civile dei partecipanti e determinando l’affabulazione, l'Intreccio dei fatti e degli eventi che costituiscono la trama di un'opera narrativa facilitandone la produzione.

Partendo dagli stimoli ricevuti i partecipanti svilupperanno racconti e il laboratorio diventerà una officina di narrativa in costruzione. I racconti saranno analizzati e rielaborati insieme, per sperimentare come nella verbalizzazione tutto si trasforma e si tradisce.

Temi: tecnica base della narrazione, metodo delle immagini, memorizzazione e narrazione, raccolta del materiale, costruzione dello stile personale.

Destinatari: studenti, insegnanti, professionisti, operatori culturali, sociali e sociosanitari.

Durata minima sei ore. 4 incontri di due ore ciascuno.

Costi: ( totale per 6 ore : 120 euro



DATE e ORARI:

mercoledì 7 ottobre, ore 19

mercoledì 21 ottobre, ore 19

mercoledì 4 novembre, ore 19





Il laboratorio parte con una partecipazione minima di 10 persone

Per adesioni scrivere a: peridirittiumani@gmail.com

Vi aspettiamo numerosi! fate passaparola, grazie!!




mercoledì 2 settembre 2015

Proposte di incontri con gli autori per le scuole (e altro)

Carissimi docenti,
speriamo che abbiate trascorso delle buone vacanze e che siate pronti, come noi, a ricominciare!
Oggi pubblichiamo le proposte dell'Associazione per i Diritti Umani rivolte agli alunni delle scuole MEDIE.

Nei prossimi giorni pubblicheremo anche le proposte per le scuole SUPERIORI, le UNIVERSITA' e il PROGRAMMA degli incontri pubblici che si terranno a Milano, ma che potrebbero essere organizzati anche in altri luoghi.

Per qualsiasi informazione, potete scriverci all'indirizzo mail: peridirittiumani@gmail.com

A presto e buona lettura!




INCONTRI CON GLI AUTORI:

proposte per le classi seconde e terze medie




IL ROMANZO: “In piedi nella neve” di Nicoletta Bortolotti, edito da Einaudi



IL LIBRO:


Sasha ha quasi tredici anni e una passione bruciante: il calcio. Come potrebbe

essere altrimenti? Suo padre è Nikolai Trusevyc, portiere della squadra più forte del Paese: la Dynamo Kiev. Ma in Ucraina, nel 1942, il pallone non è cosa per ragazze.

E dopo l'invasione da parte del Reich non è cosa nemmeno per i campioni della Dynamo: accusati dai nazisti di collaborare con i sovietici e ridotti per questo alla fame e all'inattività, i giocatori hanno perso la voglia di vivere. Quando, a sorpresa, i tedeschi organizzano

un campionato cittadino, non lo fanno certo per perdere; Sasha, d'altra parte, sa che suo padre e i compagni giocano sempre per vincere... Stavolta, però, vincere significherebbe morire. E qual è la vera vittoria? Lottare fino all'ultima azione, come chiede il pallone,

o sabotare la partita, come le ha intimato un misterioso spettro, nel buio di un sottopasso? Mentre il fiume Dnepr, gelido, si porta via l'infanzia di Sasha, la Storia segue il proprio corso: il match avrà un esito cosi incredibile che nessuno, per lungo tempo, potrà raccontarlo. 





IL ROMANZO: “Sulle onde della libertà” di Nicoletta Bortolotti , edito da Mondadori

Il LIBRO:

"Mi chiamo Mahmud e abito in un posto che dicono terra di tutti e di nessuno.
O anche prigione a cielo aperto. Ma il suo vero nome è Gaza City. Ho un'unica passione, un unico sogno, un'unica fissa: il surf."
Mahmud vive a Gaza City, una città colpita ogni giorno dai bombardamenti, e adora il surf. Anche Samir adora il surf. Ma il primo è palestinese e l'altro israeliano. Ma che differenza fa? Hanno tutti e due gli stessi sogni e aspettano tutti e due la stessa onda da cavalcare. E non importa se quell'onda sarà israeliana o palestinese...

Nicoletta Bortolotti, nata in Svizzera, vive in provincia di Milano. Lavora come redattrice e ghost writer nell’editoria per ragazzi, e ha firmato diversi libri di successo per adulti, tra i quali E qualcosa rimane (Sperling&Kupfer). Mamma di due bambini trova il tempo di scrivere in treno, che è la sua “casa viaggiante”.



RACCOLTA DI RACCONTI: “CHIAMARLO AMORE NON SI PUO'. La violenza di genere”, di 23 autrici, edito da MAMMEONLINE



IL LIBRO:

Cari ragazzi e care ragazze che vi affacciate al mondo dei grandi, questo libro è per voi. Perché impariate dai nostri errori, impariate che amore vuol dire rispetto e non sopraffazione, che amare vuol dire permettere all'altro/a di essere se stessi. Insomma l'amore non può essere egoista, altrimenti non lo si può chiamare amore.
23 scrittrici per ragazzi vi offrono questi racconti per aiutarvi a riflettere e a dialogare, perché non rimaniate in silenzio di fronte ai tremendi fatti di cronaca. Ma anche perchè sappiate reagire a ciò che può succedere intorno a voi, non solo quando si tratta di violenza fisica, ma anche di gesti e comportamenti che comunque feriscono profondamente.
Non è facile crescere, né diventare uomini né diventare donne, e noi adulti non vi stiamo offrendo dei grandi modelli. I messaggi proposti dai nostri media spesso denigrano il corpo e il ruolo di voi ragazze e così facendo offendono e confondono anche voi ragazzi. E tutto diventa più difficile se ai modelli dei media si sovrappongono quelli familiari, poi quelli educativi e ancora quelli delle diverse culture che vanno mescolandosi nella nostra società sempre più multiculturale ma ancora non interculturale.
Per tutti questi motivi contiamo sull'enorme importanza dell'educazione affettiva e sentimentale. E nell'educazione al genere, di cui tutti ci dobbiamo fare carico, come famiglia, come scuola, come società.
Ed è per questo motivo che il nostro libro è per tutti.


Romanzo/Diario: Il diario di Edo. Un adolescente in tempesta, di Fabiana Sarcuno, La spina Edizioni

Il LIBRO:

La storia parla di un ragazzo di nome Edo, il quale sta attraversando un periodo difficile ma molto importante per il resto della sua vita.
Reduce dalla separazione dei suoi genitori, il protagonista deve affrontare un altro faticoso anno scolastico nel quale ci saranno molti cambiamenti: l’arrivo del Prof Verano e il cambio di scuola di un suo compagno.
Il nuovo anno è difficile anche per Aurora, una grande amica e anche “l’amore” del protagonista, la quale ha scoperto di avere una malattia grave.
Tra mille avventure i ragazzi (il protagonista ed i suoi amici), tra le quali il viaggio a Praga, alla fine dell’anno si vedono molto diversi da i ragazzi che erano il settembre dell’anno precedente; queste esperienze infatti hanno aiutato loro a crescere.


Fabiana Sarcuno, Contestualmente al lavoro scolastico, svolgo l'attività di autrice, rivolgendomi soprattutto al pubblico degli adolescenti e dei preadolescenti. Inoltre, sempre nell'ambito della narrativa per ragazzi, eseguo curatele di classici, curandone la redazione e l'apparato didattico.

DOCUMENTARIO: “LEVARSI LA CISPA DAGLI OCCHI”, di Carlo Concina e Cristina Maurelli

IL FILM/DOC: dalla presentazione di Vito Mancuso

La realtà del progetto "leggere libera-mente" la sto seguendo da qualche mese ma dopo essere stato all'interno delle mura di Opera mi sono reso conto che quest'idea meravigliosa sarebbe potuta diventare patrimonio di molte persone attraverso l'invito del film.
"Levatevi la cispa dagli occhi" viene rivolto in primo luogo a chi è fuori dalle mura: liberatevi dall'idea comune che avete dal carcere perchè ad Opera sta succedendo qualcosa che può diventare modello per altri sistemi carcerari.
I detenuti che si vedono in questo film sono persone libere nello spirito, hanno ritrovato un nuova libertà, un motivo di vita all'interno del carcere attraverso i percorsi di lettura e scrittura creativa. In secondo luogo l'invito è rivolto a chi è dentro e non vuole vedere l'opportunità che gli è davanti agli occhi.
L'immagine che più mi ha colpito della giornata all'interno del carcere è quella dopo la proiezione: i protagonisti del film sono saliti su palco e si sono rivolti a tutti gli altri detenuti che probabilmente non credono all'importanza del progetto. E allora l'invito più forte è rivolto a loro con le parole di Dino: "Leggere e scrivere all'interno del carcere è importantissimo per non essere fagocitati da questa realtà".
Mi auguro che questo film possa far conoscere questo progetto a più persone possibili, a partire dai giovani, che sono la nuova generazione, all'interno della quale deve formarsi l'idea che il carcere non deve solo essere "punitivo" ma anche "costruttivo".





INFORMAZIONI

Coordina gli incontri: Alessandra Montesanto, Vicepresidente dell'Associazione per i Diritti Umani



Gli alunni possono realizzare un loro lavoro sulle tematiche proposte: un video, un reportage fotografico, un contributo scritto che:



sarà pubblicato su www.peridirittiumani.com

sarà presentato durante l'incontro con gli autori



COSTI:



Contributo di 4 euro per alunno partecipante



Eventuali spese di viaggio per i relatori



Gli incontri potranno svolgersi al mattino oppure al pomeriggio, in base alle esigenze scolastiche. Si terranno direttamente nelle scuole, anche a classi accorpate.



Per ulteriori informazioni e prenotazioni, scrivere a: peridirittiumani@gmail.com

Srebrenica, la giustizia negata

 
 
 
 



Srebrenica, Bosnia Erzegovina, 11 luglio 1995: oltre diecimila maschi tra i 12 e i 76 anni vengono catturati, torturati, uccisi e inumati in fosse di massa. Stesso destino hanno alcune giovani donne abusate dalla soldataglia. Le vittime sono bosniaci musulmani, da oltre tre anni assediati dalle forze ultranazionaliste serbo-bosniache agli ordini di Ratko Mladić e dai paramilitari serbi.Quattro lustri dopo, rimane un profondo senso di ingiustizia e di impotenza nei sopravvissuti e un pericoloso messaggio di impunità per i carnefici di allora, in buona parte ancora a piede libero e considerati da alcuni persino degli “eroi”.
Questo libro è un reportage nel buco nero della guerra e del dopoguerra bosniaco e nel vuoto totale di giustizia che ha seguito il genocidio di Srebrenica, una delle pagine più nere della storia europea del Novecento e sicuramente la peggiore dalla fine della seconda guerra mondiale.





Il libro: Srebrenica, la giustizia negata, di Luca Leone e Riccardo Noury.
Prefazione di Moni Ovadia per Infinito Edizioni.




            
L'Associazione per i Diritti Umani ha rivolto alcune domande a Luca Leone e lo ringrazia molto per la disponibilità.





Le parole di Moni Ovadia, nell'introduzione al testo, sono molto dure. Perché l’Occidente ha voluto fallire? Quali sono i motivi per cui L’Ue non è intervenuta adeguatamente?

 

La metterei in quest’altro modo: l’Europa occidentale non ha voluto fallire, semplicemente non ha ritenuto di voler intervenire nel modo auspicato – tardivamente – dall’opinione pubblica. O, se vogliamo vederla dal punto di vista del fallimento: a suo tempo è stato un fallimento programmato e voluto, quindi non vero fallimento, dunque piano perfettamente riuscito. La Comunità europea dell’epoca – divisa in politica estera esattamente quanto l’Unione europea di oggi – ha visto la crisi jugoslava e le guerre balcaniche non come un pericolo e una tragedia umanitaria, ma come una chance economica e strategica. L’intervento, dunque, c’è stato eccome, ma non per impedire le stragi e le devastazioni, bensì per sostenere ciascuno la propria parte di riferimento sul campo di battaglia e ottenere almeno due importanti risultati: la scomparsa di un soggetto di diritto internazionale scomodo e in crisi come la Jugoslavia e l’appropriazione di pezzi di quel Paese attraverso una discutibile politica di sostegno a una delle parti in causa. Alla partita di sono uniti, pressoché subito, anche Stati Uniti, Russia, Turchia e Paesi del mondo arabo sunnita, rendendo il disastro jugoslavo ancora più complicato, pericoloso e incomprensibile. Alla fine, a modo loro, gli europei e gli altri sono intervenuti eccome, e i loro obiettivi li hanno raggiunti. All’opinione pubblica è rimasto l’amaro indelebile in bocca delle tragedie umanitarie e del genocidio di Srebrenica, oltre che pagine mostruose come lo scannatoio di Višegrad, l’azzeramento di Vukovar, Omarska e gli altri campi di prigionia e di sterminio, l’assedio di Sarajevo, il più lungo della storia bellica europea, e un numero di morti e di desaparecidos ancor oggi non definitivo. Le cancellerie e le grandi aziende, invece, sono intervenute eccome e hanno riportato, ciascuna per suo conto, parecchi risultati. Si veda il controllo politico e strategico della Federazione di Bosnia Erzegovina da parte degli Stati Uniti e il controllo egemonico dell’economia da parte della Turchia; si veda, in Republika Srpska di Bosnia – entità basata largamente sullo stupro etnico e sulla pulizia etnica – lo stesso fenomeno, ma nei panni degli attori esterni Russia e Francia.




I criminali sono considerati ancora, da alcuni, come degli “eroi”: su cosa si basa questa opinione?


Non so, in effetti, se si tratti di un’opinione o di un disvalore predicato così a fondo attraverso slogan efficaci e mandato a memoria dalla parte più rozza e grezza non solo del popolo serbo, ma anche di quello croato e di quello musulmano bosniaco. Non ci sono solo gli “eroi” serbi, assassini di massa le cui facce orripilanti sono acquistabili stampate su tazze e tovaglie nelle fiere popolari, ma ci sono anche quelli delle altre parti. L’ignoranza, la povertà, talvolta la fame, l’abbandono e l’odio sono le leve su cui premono i teorici della divisione, attraverso non solo la televisione e i giornali ma, prepotentemente, attraverso la radio – l’unico mezzo di diffusione di massa che ancora oggi arriva ovunque – internet e persino le scuole e le università. C’è tanto lavoro da fare per far cadere nella polvere questi falsi “dèi” dell’odio, della violenza e della menzogna e per riportare sull’altare di un’umanità laica e tollerante le uniche cose che possono davvero salvare i Balcani: una scuola condivisa e non più dell’apartheid, la ragione e la pietà umana.



Cosa chiedono le donne di Srebrenica? E qual è stata la loro esperienza durante e anche dopo la guerra?

 

Le donne e le madri di Srebrenica chiedono solo ed esclusivamente GIUSTIZIA, tutta maiuscola, così come l’ho scritto. Non vogliono vendetta, non chiedono più alcun tipo di dolore. Vogliono poter recuperare dalle fosse comuni i loro cari, dar loro civile e umana sepoltura e avere finalmente giustizia, ovvero i nomi e i cognomi degli aguzzini loro e dei loro cari e la loro condanna in un tribunale. Sorprenderà il lettore, spero, apprendere questo dato: in Bosnia Erzegovina ci sono circa 16.000 presunti criminali di guerra ancora a piede libero e, per converso, ancora circa 8.000 desaparecidos, metà dei quali si stima siano ex cittadini di Srebrenica ammazzati nel luglio 1995 e sepolti in fosse comuni la cui ubicazione è al momento ancora sconosciuta.

L’esperienza di queste donne è stata di oltre tre anni di assedio, patendo la mancanza di ogni cosa, e poi dell’abbandono da parte della comunità internazionale nelle grinfie dell’esercito serbo-bosniaco e dei paramilitari serbi, che hanno fatto scempio di 10.701 loro cari di età compresa tra i 12 e i 76 anni e non di rado del corpo di parecchie di queste donne, soggette allo stupro etnico come altre decine di migliaia di loro in tutto il Paese. E alla fine, dopo vent’anni, si trovano a dover combattere contro un nuovo cancro, quello dei negazionisti, coloro che vogliono convincere chi non c’era che a Srebrenica non è successo nulla. Una lotta impari, per quelle povere donne… Una lotta in cui vanno aiutate.

 

Le conseguenze degli errori (più o meno voluti) e dell'immobilità politica e militare, hanno avuto ripercussioni sugli altri Paesi?

 

Se si intende la questione kosovara, la pulizia e la contro-pulizia etnica nella Krajina croata, il prossimo disastro che sarà quello macedone, direi proprio di sì.



In che modo si può aiutare la Bosnia-Erzegovina nel percorso di democrazia e di pace?



Non credendo alle fandonie negazioniste, informandosi e andando a visitare quel Paese, che rischia a breve di spaccarsi in due, esposto com’è agli estremismi incrociati, quelli islamici e cattolici in Federazione, quelli russo e serbo in Republika Srpska. E non ricordandoci della Bosnia solo ogni dieci anni, ma proviamo a capire una lezione importantissima, almeno per noi italiani: conoscere la Bosnia ci permette di conoscere e comprendere meglio dinamiche identiche presenti nel nostro Paese e di trovare i giusti antidoti, prima che arrivino a “bussare” coi tank e i kalashnikov alle nostre porte di casa gli Mladić, i Karadžić, i Lukić, i Boban, i Tuđman, gli Izetbegović italiani e tutta questa varia umanità che purtroppo popola persino il nostro parlamento e il parlamento europeo.