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lunedì 14 luglio 2014

Altro che mondiali !



E' terminato anche il campionato mondiale di calcio 2014 con una pessima figura da parte della squadra e dei dirigenti italiani. Ma non tutto è perduto! Vi vogliamo far conoscere, infatti, un'altra piccola-grande squadra...CasaSport: un team speciale, formato da ragazzi stranieri che cercano, nel gioco di squadra, un momento di svago, di condivisione, di gioia. E chissà...magari anche di riscatto. Sosteniamoli insieme.

Ecco le parole di CasaSport:  




Siamo nati a settembre 2013 per partecipare al Campionato Provinciale di US Acli Milano, che ringraziamo per la grande opportunità che ci ha dato e per la disponibilità con cui ci è venuto incontro.

Siamo una squadra di calcio che vuole essere all'altezza del torneo e delle altre partecipanti. Vogliamo giocare e migliorarci, competere con tutti, fare bene in campo ed essere leali nei comportamenti.
Siamo una squadra di calcio come le altre, che però ha alcune caratteristiche particolari.


Per cominciare, solo di uno di noi è nato in Italia. Tutti gli altri provengono da molti paesi, soprattutto africani: Togo, Egitto, Niger, Marocco, Camerun, Gambia, Ghana, Nigeria, Costa d'Avorio, solo per citarne alcuni. Viviamo in Italia chi da anni, chi da pochi mesi.

Un'altra caratteristica particolare è che tra noi non tutti abitiamo in una casa. O meglio, viviamo in una struttura di accoglienza che per noi è una vera e propria abitazione e che si chiama Casa della carità. Ha sede in via Brambilla, a Crescenzago, accanto al campo dove giochiamo e insieme a noi ci sono anche altri ospiti, italiani e stranieri, giovani e anziani, uomini, donne e famiglie. E' una struttura che accoglie persone in difficoltà aiutandole anche a trovare un lavoro e una casa. Quelli di noi che invece risiedono in un'abitazione sono comunque transitati, in questi anni, dalla Casa della carità. Perché tutti abbiamo alle spalle storie difficili, di guerre e di povertà, da cui siamo fuggiti.

Casasport è oggi rivolto a ragazzi ed adulti, italiani e stranieri, che vedono nello sport e nel calcio una possibilità di integrazione, condivisione e divertimento.

Giochiamo insieme a pallone dal 2009. Ci siamo allenati con tecnici di Inter Campus e partecipiamo regolarmente al Torneo estivo dei centri sociali e delle comunità straniere (nel 2011 lo abbiamo anche vinto!!!) organizzato da Olinda. Però quel torneo dura poco: un girone con tre gare e poi eliminazione diretta dagli ottavi in avanti. Se perdiamo ci tocca aspettare un anno per ritornare in campo.

Per questo abbiamo deciso di iscriverci al campionato di US Acli Milano. Per questo nato è nato il Casasport: perché ci piace molto giocare a pallone e vogliamo farlo per tante partite. Con voglia, passione, coraggio e divertimento. Grazie, dunque, a tutti quelli che condivideranno con noi questa bella avventura!

Alessandro, Camilla, Generoso, Giovanni, Guido, Marco, Paolo, Peppe.


Casasport vuole diventare una realtà sportiva a sottoscrizione popolare.

Cosa significa? Che i soci sostenitori siano a tutti gli effetti i motori di Casasport; questo avviene anche in società sportive molto importanti come il Barcellona F.C.

Cosa significa essere socio? Riceverete a casa la tessera associativa con un numero identificativo: ogni settimana per mailing list potrete avere tutti gli aggiornamenti su risultati e classifiche, potrete venire in prima persona a tifarci nelle gare ufficiali ed inoltre attivarvi sul nostro blog partecipando da tifosi alla vita di Casasport.



Per ulteriori informazioni e per aderire alla campagna di CasaSport: www.limoney.it

domenica 17 febbraio 2013

La squadra di calcio israeliana contro l'acquisto di due giocatori musulmani

La squadra israeliana è il Beitar Gerusalemme: i suoi tifosi sono stai protagonisti, negli anni, di episodi e aggressioni razziste nei confronti delle minoranze etniche e religiose, al grido di “Il Beitar sempre puro” e , domenica scorsa, hanno ripreso con le pratiche discriminatorie, durante la partita con il Bnei Sakhnin, un'altra squadra israeliana a maggioranza araba: 400 poliziotti e 200 guardie private , schierati al Teddy Stadium, hanno impedito la scoppio della violenza tra le due tifoserie.
Ma non è bastato. Il giocatore Gabriel Kadiev – nuovo acquisto del Beitar e primo non ebreo nella storia del club – è stato oggetto di insulti e cori razzisti fin dal suo ingresso in campo.
Il Beitar e la squadra del quartiere sudoccidentale di Gerusalemme e si è sempre “vantata” di non avere , tra le sue fila, né arabi né musulmani, ma l'annuncio, da parte dei dirigenti, dell'acquisto di Kadiev e di Zaur Sadaev (anche lui ceceno e musulmano) ha fatto scoppiare il risentimento dei tifosi.
Ma chi è il presidente della società israeliana? Si tratta di Arcadi Gaydamak, trafficante d'armi di origine russa e presidente anche del partito di estrema destra - il Social Justice (!) - e amico del presidente ceceno Kadyrov, accusato di ripetute violazioni dei diritti umani. Nonostante queste premesse, Gaydamak ha confermato l'acquisto, per la sua squadra, dei due giocatori ceceni e musulmani i quali sono accolti, a ogni allenamento, da sputi e parolacce e sono costretti a vivere sotto scorta per paura di essere aggrediti dalla loro stessa tifoseria.
Il Presidente israeliano, Shimon Peres, ha scritto una lettera alla Football Association in cui si legge che: “Il razzismo ha colpito il popolo ebraico in un modo più invasivo rispetto a qualsiasi altra nazione nel mondo. Tutto il paese è sconvolto da questo fenomeno e non sarà mai d'accrdo nel venire a patti con esso”. Anche l'ex primo Ministro ha detto di non voler più assistere a questi episodi e ha aggiunto che: “ Si tratta di una questione che riguarda tutti noi. O riusciremo a tagliar fuori questo gruppo di razzisti o siamo tutti come loro”. 



lunedì 21 gennaio 2013

Ancora razzismo nel mondo del calcio

Dopo l'episodio accaduto qualche giorno fa, dobbiamo ancora parlare di calcio e razzismo.
Ed è ancora coinvolta la Pro Patria.
Sabato scorso, infatti, durante un incontro tra le formazioni giovanili della Berretti, la partita Casale-Pro Patria è stata interrotta a causa di un insulto razzista nei confronti di un giocatore, Fabiano Ribeiro.
La Pro Patria esclude l'episodio razzista, mentre il tecnico della formazione di casa ha dichiarato: “ Quello che è accaduto questa sera è un fatto grave e vergognoso, che va preso nelle sue giuste proporzioni e lo è ancora di più se si pensa che è avvenuto all'interno di una partita giocata tra ragazzi. E' tempo di dare un segnale forte considerato che già ci era capitato in precedenza di sentire insulti razzisti. Un fenomeno che va arginato.
La Lega Pro ha, intanto, deciso di rivolgersi alla Procura federale. Il presidente della Lega Pro, Mario Macalli, ha sostenuto che “se dall'inchiesta risultasse che si è compiuto un atto di razzismo, La Lega Pro prenderà tutti i provvedimenti necessari per condannare il gesto. Tali comportamenti razzisti non possono essere più ammessi e tollerati. Andremo fino in fondo all'indagine, porteremo avanti una lotta senza quartiere, non sono questi i valori che il calcio e la società devono trasmettere”.