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giovedì 17 settembre 2015

Anche a Milano parte la rassegna "Le vie del cinema"

 
 
 






Nell’ambito della manifestazione Le vie del cinema, Agis Lombarda e Associazione per i Diritti Umani sono liete di segnalare le proiezioni dei film:




BEHEMOT di Zhao Liang



Documentario che, nel panorama delle distese erbose della Mongolia, racconta la dialettica tra paesaggio, miniere di carbone, condizioni di vita dei lavoratori e abnorme sviluppo urbano. Una meditazione critica sulla civiltà moderna, in cui si accumula ricchezza mentre l’uomo perisce.



Le proiezioni in lingua originale con i sottotitoli in italiano si terranno:



Lunedì 21 settembre, alle ore 19.50, presso Apollo spazioCinema di Galleria De Cristoforis, 3;



Martedì 22 settembre, alle ore 13.00, presso Apollo spazioCinema di Galleria De Cristoforis, 3;



Mercoledì 23 settembre, alle ore 15.30, presso Anteo spazioCinema di Via Milazzo, 9.






A COPY OF MY MIND di Joko Anwar



Film che racconta gli ultimi due difficili anni in Indonesia, tra corruzione politica e traffici illegali.



Le proiezioni in lingua originale con i sottotitoli in italiano si terranno:



Lunedì 21 settembre, alle ore 20.45, presso il Cinema Plinius di Viale Abruzzi, 28, Milano;



Mercoledì 23 settembre, alle ore 15.30, presso Apollo spazioCinema di Galleria De Cristoforis, 3, Milano.




THE RETURN di Green Zeng


Film in cui un detenuto politico di Singapore, accusato di presunto “comunismo”, torna a casa, ormai anziano, ma fatica a ritrovare un rapporto con i figli.



Le proiezioni in lingua originale con i sottotitoli in italiano si terranno:



Lunedì 21 settembre, alle ore 19.00, presso il Cinema Plinius di Viale Abruzzi, 28, Milano;



Mercoledì 23 settembre, alle ore 22.10, presso Apollo spazioCinema di Galleria De Cristoforis, 3, Milano.





Biglietti € 7.50



Info e prevendite sul sito lombardiaspettacolo.com

mercoledì 16 ottobre 2013

Nuove opportunità per registi africani. Al festival del film di Locarno

Per la prossima edizione del film di Locarno - che si terrà dal 6 al 16 agosto 2014 - la sezione “Open Doors” tornerà a dedicarsi all'Africa subsahariana.
Con il sostegno della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) del Dipartimento federale degli affari esteri (Svizzera), Open Doors mira a sostenere e mettere in luce registi e film di paesi del Sud e dell’Est del mondo dal fragile cinema indipendente, coinvolgendo ogni anno una regione diversa. La prossima edizione tornerà a dedicarsi all'Africa subsahariana, già protagonista nel 2012 con i paesi francofoni.
L’edizione 2014 sarà dedicata ai seguenti paesi, che non hanno partecipato nel 2012:
Angola, Botswana, Capo Verde, Eritrea, Etiopia, Gambia, Ghana, Kenya, Lesotho, Liberia, Malawi, Mozambico, Namibia, Nigeria, São Tomé e Príncipe, Sierra Leone, Somalia, Sud Africa, Sudan del Sud, Sudan, Swaziland, Tanzania, Uganda, Zambia, Zimbabwe.
Il Festival selezionerà fra le candidature ricevute una dozzina di progetti che parteciperanno all’edizione 2014 di Open Doors. Il laboratorio di coproduzione (9-12 agosto) ha lo scopo di mettere in contatto i registi e produttori finalisti con potenziali partner, al fine di favorire il sostegno necessario al finanziamento dei progetti.
Viene confermata la formula introdotta nel 2013, in cui oltre a permettere ai registi e produttori selezionati di incontrare possibili partner, l'iniziativa propone degli atelier per gli addetti ai lavori legati alle problematiche dell’industria cinematografica, con incontri individuali e panel sulla formazione e l’informazione. A conclusione di questi quattro giorni verranno premiati i migliori progetti. Il premio Open Doors, del valore di 50’000 CHF (ca. 40'000 EUR), è finanziato dall’iniziativa Open Doors in collaborazione con la Città di Bellinzona e il fondo svizzero di sostegno alla produzione Visions Sud Est, anch’esso sostenuto dalla DSC. Due ulteriori premi saranno offerti rispettivamente dal CNC (Centre national du cinéma et de l’image animée) e da ARTE.
Oltre a queste iniziative per i professionisti, la sezione si compone anche di una parte dedicata al pubblico del Festival, gli Open Doors Screenings, che presentano una selezione di film rappresentativi della cinematografia dei paesi coinvolti.



L'edizione 2014 di Open Doors è a cura di Ananda Scepka. Laureata in filosofia e storia all'Università Sorbona di Parigi, Ananda Scepka collabora con il Festival dal 2009. La sezione si avvale inoltre per questa edizione del contributo di Alex Moussa Sawadogo, esperto di cinema africano e direttore del festival Afrikamera a Berlino.

Le iscrizioni per l’edizione 2014 sono aperte da oggi sul sito www.opendoors.pardo.ch e sono riservate ai progetti provenienti dai 25 paesi sopra elencati.



mercoledì 4 settembre 2013

Focus Siria al Festival di Locarno



Zabad

Non è facile parlare della situazione siriana in questo ultimo periodo ed è ancora meno facile cercare la speranza in una situazione drammatica e complessa, a ridosso di una guerra che vede coinvolte fazioni interne diverse e ambigui interessi internazionali. Ma alla 66ma edizione del Festival di Locarno, che si è conclusa il 16 agosto scorso, il direttore artistico, Carlo Chatrian, ha voluto dedicare un focus alla Siria e alla creatività dei suoi registi.
Cinque film documentari mostrano aspetti e sfumature, anche della quotidianità, di un popolo che non si arrende, che soffre, che lotta; aspetti e sfumature che non vengono raccontati dai mass-media, soprattutto occidentali, ma che vengono colti dagli sguardi attenti e sensibili di chi vuole capire davvero l'attualità.
Durante la guerra ho visto tre fratelli morire, uno dopo l'altro sotto i colpi di mortaio, portando una bandiera (non importa quale). La madre li applaudiva: questa è follia”; “ una celletta di legno che custodisce il Corano e una bambola con evidenti segni di violenza, a rappresentare i bambini imprigionati e torturati dalla polizia perchè prendevano parte, anche loro, alla rivoluzione, scandendo slogan di protesta: queste alcune parole e immagini di Hekayat an elhob walhayat walmawt del regista siriano Nidal Hassan e della sua collega danese Lilibeth Rasmussen che focalizzano la loro attenzione sulle donne siriane di oggi, quelle donne che desiderano vivere, amare ed essere libere.
Ancora una donna è protagonista dell'interessante lavoro di Randa Maddah (qui alla sua opera prima), film dal titolo Light Horizon - che affascina gli spettatori con un audace, lungo piano sequenza: per sette minuti osserviamo - di nascosto e in silenzio da dietro gli infissi di una finestra - una figura femminile compiere gesti semplici nel rassettare la propria casa distrutta, una piccola sala da pranzo fatiscente e crivellata di colpi come a volersi attaccare, caparbiamente, a una normalità perduta, ma mai dimenticata. Poi le tende copriranno quella figura (una madre? Una moglie? Una figlia?) e gli spettatori sperano, con lei, che un giorno quei gesti possano essere accompagnati da un sorriso.
Black Stone
Donne e bambini: la guerra non risparmia nessuno. Nidal Al Dibs, nel suo Black stone, muovela cinepresa in un quartiere povero di damasco e segue l'esistenza di quattro bambini, costretti, per sopravvivere, a raccogliere rottami metallici da rivendere: ma, anche in questo caso la speranza si mantiene viva: le strade che i bimbi percorrono possono rappresentare la possibilità di realizzare un sogno.
La repressione, senza pietà: in Zabad (Foam),Reem Ali si spinge oltre nel raccontare le difficoltà di un popolo in guerra e racconta di una famiglia mentre si prepara ad emigrare dalla Siria in Canada, ma che deve, al contempo, prendersi cura di un parente che soffre di una disabilità mentale: il lavoro e la fatica si intrecciano ai ricordi della prigionia politica e alla necessità di un cambiamento, lontano dall'orrore.
E, infine, ancora storie di lotta in Untold stories di Hisham al-Zouki: quelle storie “non dette” di chi ha tentato di attuare una resistenza pacifica, ma si è poi trovato costretto a cedere alle armi.
Untold stories
Alcuni registi non hanno potuto accompagnare la proiezione in sala dei film a causa di problemi di censura o di passaporto, ma gli autori presenti hanno rivolto un appello al pubblico: informarsi con attenzione, confrontando le fonti delle informazioni; continuare a capire e a chiedere; approfondire, quando è possibile, gli argomenti con le persone che vivono direttamente la situazione sulla propria pelle.

Light Horizon