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lunedì 14 dicembre 2015

A Perfect day: la strana normalità nel dopoguerra balcanico






A dieci anni dall'uscita del bel lavoro intitolato I lunedì al sole, torna nelle sale italiane l'ultimo film del regista spagnolo Fernando Leòn De Aranoa: A Perfect day, presentato alla Quinzaine des Rèalisateurs al 68mo Festival di Cannes.

Torniamo nella No men's land (per citare un'altra bellissima pellicola di Danis Tanovic) della terra balcanica, nel 1995. Siamo agli inizi degli accordi di pace, ma la situazione è ancora complessa. Ecco, allora, l'importanza dell'attività dei cooperanti volontari, chiamati per bonificare il territorio, dopo lo scempio di una guerra.

Il gruppo protagonista del racconto è composto dal capo della spedizione – il burbero e romantico Mambrù – dall' idealista Sophie, dalla spregiudicata Katya, dal disancantato B. Insomma, un campionario di tipi umani, con un bel bagaglio di virtù e debolezze. La loro missione consiste nel rimuovere, da un pozzo, il cadavere di un uomo che inquina l'acqua destinata ai sopravvissuti del luogo: vecchi, donne e bambini. Per portare a termine l'obiettivo sarebbe necessario trovare una corda. Tutto qui? Sì, ma l'impresa non sarà così facile.  

Aranoa si affida ad un ritmo lento, a scene dilatate e a dialoghi sferzanti per raccontare una vicenda comune, quasi banale che, proprio nella sua banalità, fa emergere prepotentemente l'assurdità dei conflitti e delle loro conseguenze. I nostri “eroi” alla ricerca della corda, infatti, si imbattono in una burocrazia a dir poco infernale, in un girone dantesco da cui emergono personaggi grotteschi, burattini e burattinai accecati da un senso del dovere privo di qualsiasi ragionamento, dove leggi e cavilli sono le uniche àncore di salvezza in un mondo saltato in aria, anche dal punto di vista etico.

Non è espressamente un film di denuncia o antimilitarista, ma è una storia che passa dal registro della commedia e delle piccole cose, per far riflettere su temi più universali: i personaggi sono ben caratterizzati, forse anche troppo, ma rimangono interessanti le relazioni che si vengono a creare tra loro e che pongono agli spettatori alcune domande: “Cosa avrei fatto io, al posto suo?”, ad esempio. Il meccanismo di proiezione o di identificazione è importante, al cinema, soprattutto quando si lavora con una materia esplosiva come quella di una guerra, che sia quella di ieri o quelle di oggi; così come è importante il tema della Memoria perchè, come dimostra la stessa sceneggiatura, la Storia tende a ripetersi e quasi mai nei suoi aspetti migliori.


Protagonista del film risulta essere anche la colonna sonora. Lou Reed, i Velvet Undergroud, Marilyn Manson, sottolineano le scene drammatiche ambientate in Spagna, ma che ricordano i paesaggi desolati e severi dei Balcani e riportano il pensiero agli argomenti più seri: l'operatività contorta dell'ONU, le difficoltà continue delle operazioni umanitarie, la devastazione di una guerra, che permane anche a distanza di anni. E allora concediamoci un sorriso (seppur amaro), suggerisce il regista, tanto fuori piove e, comunque, bisogna continuare a lavorare.

venerdì 20 novembre 2015

martedì 24 novembre ore 17.30
 
presso il MUDEC (Museo delle culture di Milano - VIA TORTONA 56)


Dare un calcio alla povertà… in Brasile



Proiezione del documentario “Avenida Maracanà” con l’intervento degli autori.







a cura di Associazione per i Diritti Umani 


Rio de Janeiro. Mentre gli occhi del mondo sono puntati sul Mondiale di calcio e le proteste ad esso legate, le gioie e i dolori di un paese per la propria Nazionale fanno da sfondo alle sofferenze e agli affetti di una famiglia che vive in una favela. L’occhio della macchina da presa documenta quello che accade, lo riprende, lo registra e ce lo mostra, senza filtri, senza parteggiare.
A presentare e commentare il documentario intervengono Stefano Bertolino, Anna Cordioli, Francesco Moroni Spidalieri, filmaker, registi e produttori. Coordina Alessandra Montesanto, vicepresidente dell’Associazione per i diritti umani e critico cinematografico.

mercoledì 18 novembre 2015

La sacralità di Lea Garofalo secondo Marco Tullio Giordana







 



Questa sera, alle 21.20, su RAI 1 il film di Marco Tullio Giordana sulla vita di Lea Garofalo.



di Maurizio Porro (da La 27maOra)
 
 
Altri 100 passi di Marco Tullio Giordana in direzione del cinema civile. Se nel film di 15 anni fa con Lo Cascio si ricordava Peppino Impastato in lotta contro la mafia in cui militava il padre, Lea , che apre l’11 novembre il RomaFiction Fest coordinato da Piera Detassis, è la storia di una vittima della ‘ndrangheta in cui milita tutta la famiglia. Dice il regista: «Lei aveva fatto vedere I cento passi alla figlia, dicendo che avrebbe fatto la stessa fine: quel film è stato un punto di riferimento. Questo ricorda uno dei fatti di cronaca più spaventosi, un omicidio tribale e orrendo che viene da un mondo remoto».
Ancora anime nere: la Calabria in trasferta al Nord e una donna che non vuole accettare il malaffare atavico e cerca di resistere con la figlia Denise, sotto scorta. Quando il programma di protezione viene revocato, Lea scompare, il 24 novembre 2009. Spetta a Denise infiltratasi nella cosca familiare per denunciare i veri colpevoli, fratello e padre, smascherati da un pentito, finché il corpo viene trovato: ergastolo per tutti, anche per la 24enne Denise che vive da sorvegliata speciale.
Una vera tragedia greca. «Gli elementi ci sono tutti — dice Giordana —. Il film è in ordine cronologico: la adolescenza calabrese di Lea, inseguendo un romanzo di formazione, girando a Milano, ricostruendo aule del tribunale e telecamere di sorveglianza. Solo alla fine ho inserito veri documenti del funerale con la città intera mobilitata. L’eloquenza di quelle facce ed espressioni non si poteva replicare, volevo fosse chiaro che avevamo raccontato una storia vera».
Tornando alla tv, dove piantò un paletto d’autore con La meglio gioventù , Giordana la vede come un supporto importante: «Proposta l’idea, ho girato come un fulmine in 6 settimane». Lea (produzione Rai e Angelo Barbagallo con l’Associazione Produttori Tv e la Fondazione Cinema per Roma, col sostegno di Regione Lazio, Camera di commercio) passerà su Rai1 il 18 novembre. «Non è solo un film-tv di rara forza, ma è anche un‘opera di grande valore civile, anzi di denuncia. Un impegno che per noi è prioritario», sottolinea il direttore Rai Fiction Tinny Andreatta.
Tensioni sul set? «No — riprende Giordana — ho avuto appoggi basilari, come quello di don Ciotti, interpretato da Diego Ribon. Lui e l’avvocato Vincenza Rando hanno spiegato che la denuncia contro l’omertà, la rottura con le famiglie, è il passo che mette in crisi i meccanismi automatici di obbedienza, le leggi non scritte della ‘ndrangheta».
E qui è la madre Lea a ribellarsi: «Quando le donne rompono la linea di continuità si apre la frattura, la crisi vera. Don Ciotti rivela che, dopo Lea, è stato avvicinato da molte donne terrorizzate, il fenomeno è in crescita, è l’unico modo per rompere il blocco, la fortezza impenetrabile». Per Lea un cast di volti nuovi di cui Giordana è entusiasta, partendo dalle due eroine, Vanessa Scalera (Lea) e Linda Caridi (Denise).
Ma fra quei cento passi e questi c’è continuità: «È sempre l’universo familiare, clan a delinquere fondato sul sacro vincolo di sangue. Lea si ribella e cambia vita perché pensa ai figli, cioè al futuro. Gli uomini hanno perso credibilità, le donne sono concrete, a loro spetta educazione e trasmissione di valori. L’elemento rivoluzionario è femminile».
La prova? È nel testo che Giordana prepara dell’irlandese Colm Tòibìn, Il testamento di Maria con Michela Cescon, dal 17 novembre allo Stabile di Torino. «Le due figure archetipe di madri, una laica, l’altra sacra, la Madonna, due ribelli che protestano contro il ruolo attribuito, vogliono esser se stesse».
Anche Lea ha una sua religione in fondo? «In lei c’è sacralità. Ex agnostico e incredulo, oggi ho la massima curiosità e invidia per chi ha la fede. Penso che Lea credesse: quel sentimento di maternità l’avvicina alla religione. Perciò metto il film a disposizione della società civile. Ma di politica non ne voglio più nemmeno sentir parlare».


venerdì 13 novembre 2015

La legge del mercato: un nuovo film dalla Francia riflette sulla crisi del lavoro





In Italia è uscito con il titolo La legge del mercato, il titolo anglofono è The measure of a man e quello internazionale recita A simple man: tutti titoli adatti per descrivere, in poche parole, quello che sarà il contenuto dell'ultimo lavoro di Stèphane Brizé grazie al quale Vincent Lindon ha vinto il premio per la migliore interpretazione maschile all'ultima edizione del festival di Cannes. Lindon è qui Thierry Taugordeau, un uomo sulla cinquantina, sposato e con un figlio disabile. L'attore presta il suo volto e il suo sguardo ad una persona che procede per inerzia, che ha perso il lavoro presso un'impresa in cui ha svolto l'attività per venticinque anni, ha poi frequentato molti corsi di formazione, ma non riesce a ricollocarsi nel mondo professionale. Fino a che, un giorno finalmente, trova un impiego come addetto alla sicurezza in un supermercato. Accetta, anche se si tratta di fare un passo indietro di carriera, ma il problema non sarà questo: il vero problema si porrà nel momento in cui Thierry dovrà denunciare i suoi stessi colleghi oppure le persone che non hanno abbastanza denaro per pagare i prodotti che vorrebbero acquistare.

Lo spettatore entra lentamente nella vita del protagonista e nella società capitalistica: la quotidianità di Thierry si va a scontrare con la crisi economica che colpisce, in maniera indistinta, giovani e meno giovani, professionisti e operai. Una lentezza quasi agonizzante che si allinea alla freddezza delle inquadrature, delle luci e dei paesaggi, tipici di quelle aree metropolitane in cui la povertà si sta divulgando, portando via sogni, sicurezze e voglia di vivere.

Grigio è il volto di Thierry, grigi i volti delle altre persone, tutti attori non professionisti per ricreare sullo schermo la verosomiglianza delle situazioni che si vogliono denunciare; i luoghi fisici sono spesso strade in cui l'uomo cerca un lavoro, le agenzia di collocamento, il supermercato, tutti “non-luoghi” come li definisce Marc Augè, ovvero luoghi di transito dove gli individui camminano, si spostano in cerca di qualcosa oppure dove trascinano la propria esistenza senza creare legami affettivi profondi. Nemmeno in famiglia, Thierry può garantire la propria presenza, o per lo meno una presenza serena: prima perchè è rimasto senza sostentamento e poi perchè si trova a dover affrontare un dilemma etico molto grave.

Il dilemma è, ovviamente, posto anche al pubblico: cosa faremmo al posto di Thierry di fronte a una persona povera che ruba la merce al supermercato? Come dire a un nostro collega che verrà lincenziato, quando sappiamo bene cosa significhi rimanere senza un posto?

L'empatia e l'dentificazione sono meccanismi che dovrebbero scattare grazie all'Arte cinematografica: e forse il regista ha usato il proprio mezzo per far riflettere sulla tragedia che molti, troppi stanno vivendo sulla priopria pelle, anche se i proclama dei governi raccontano una storia molto diversa. Nel film viene rappresentata la solidarietà tra poveri e la guerra tra poveri e, al di sopra di tutti, il Mercato, il Denaro, le nuove divinità a cui siamo costretti ad immolarci anche a scapito della nostra dignità: le telecamere sono appostate ovunque, spiano e registrano ogni parola e ogni movimento, estensione di un Potere occulto, strisciante e imperante. Niente più tempo libero, svaghi, giochi: tutto è ridotto alla sfida, all'eliminazione, alla concorrenza. Perchè in questo tipo di società non c'è più spazio per le relazioni dirette, per i sentimenti e neanche per la salute. Una persona è davvero soltanto considerata come “capitale umano”, per citare un film di Paolo Virzì, e non c'è bisogno di scomodare teorie marxiste o di ricordare Chaplin: basta guardarsi intorno.

Il finale della pellicola rimane aperto perchè siamo nel pieno della crisi, perchè ancora non è migliorato nulla e, perchè, forse nessuno di noi ha la risposta giusta alla domanda: sarei vittima o carnefice?




lunedì 9 novembre 2015

Sarà un Paese: l'alfabeto dei diritti

 
 





Sulle tracce dell’eroe fenicio Cadmo, cui il mito attribuisce l’introduzione in Grecia dell’alfabeto, Nicola, trentenne incerto sul futuro, e il fratello Elia, dieci anni, intraprendono un viaggio in Italia alla ricerca di un nuovo linguaggio, per ridare alle cose il loro giusto nome. In questo peregrinare, fatto di volti e luoghi, realtà dolorose e memorie storiche, la strada diventa percorso di formazione e insieme di esplorazione immaginaria. Nicola Campiotti, giovane figlio d'arte, riflette sul nostro Paese e vede nelle giovani generazioni la speranza per il futuro.



Il film Sarà un Paese è stato sostenuto dall'UNICEF e presentato lo scorso anno in occasione della 25mo anniversario della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, avvenuta il 20 novembre 1989. La giornata mondiale dei diritti dell'Infanzia e dell'adolescenza cade il 20 novembre di ogni anno.

 




L'Associazione per i Diritti umani ha rivolto alcune domande a Nicola Campiotti e lo ringrazia.



La narrazione segue un alfabeto dei diritti: quali sono quelli dell'infanzia maggiormente negati nel nostro Paese?


Il film è una sorta di mappa di quelli che, secondo me, sono i temi imprescindibili per un Paese civile e il filo che unisce questo percorso sono gli occhi di un bambino perchè il problema non è solo quello di delineare i diritti dell'infanzia, ma di rendersi conto che tutti i diritti devono essere rispettosi, anche dei bambini. Ad esempio, nel film si parla dell'aria che respiriamo, delle regole che ci diamo come comunità, del paesaggio che attraversiamo...Questo mondo si appresta ad essere delle nuove generazioni, per questo è importante il punto di vista di un bambino. L'episodio del'inquinamento è, infatti, il racconto di un bimbo ad altri coetanei.


Un altro argomento trattato è quello che riguarda la sicurezza sul lavoro...


Per quanto riguarda le morti bianche, l'Italia, purtroppo, ha il primato europeo. Nel film si racconta la storia di un ragazzo delle Marche che lavorava in una fabbrica dove un macchinario era stato manomesso, il dispositivo di sicurezza era stato tolto affinchè producesse più pezzi e, quindi, facesse un maggior profitto con tutte le conseguenze del caso.


E poi: i migranti e i loro figli che fanno fatica ad integrarsi...

 

L'Italia ha una legislazionemolto dura nel legittimare la cittadinanza ai figli di seconda generazione. Ho affrontato anche i temi dell' integrazione, della multiculturalità e della possibilità di immaginare un Paese che sia veramente il frutto di esperienze diverse, dal punto di vista culturale o religioso.

C'è una bella scena, ad esempio, di puro documentario in cui un ragazzino di 15 anni, nato in Egitto ma trasferitosi in Italia, dice a sua madre di sentirsi più romano che egiziano. In un'altra parte del film, invece, si racconta di un persorso di integrazione multireligioso e si dimostra che esponenti di Chiese differenti, in un Paese civile, potrebbero convivere.


Come ha sviluppato il soggetto del film dato che affronta, come abbiamo visto, molti argomenti?


Il film è un'esperienza umana e professionale molto lunga, durata tre anni e mezzo, con un girato di circa 150 ore.

La troupe è composta da sei persone e il motivo che sottende al film è una duplice esperienza: da una parte alcuni miei amici partivano per lavorare all'estero (per la difficoltà di farlo in Italia) e, parallelamente, ho due fratellini che mi costringevano a pormi delle domande.

Il film è dedicato a coloro che sono costretti a lasciare questo Paese e a chi lo sta per vivere.

mercoledì 4 novembre 2015


L'ASSOCIAZIONE PER I DIRITTI UMANI





Associazione per i Diritti Umani




PRESENTA



La resistenza attiva di un immigrato



Presentazione del documentario: “SEXY SHOPPING”

di Adam Selo e Antonio Benedetto





giovedì 5 NOVEMBRE, ore 19

presso



CENTRO ASTERIA

Piazza Carrara 17.1 (ang Via G. da Cermenate, 2 MM ROMOLO) MILANO





L’Associazione per i Diritti Umani organizza l'incontro nell'ambito della manifestazione “D(I)RITTI AL CENTRO!”.



Presentazione del documentario “SEXY SHOPPING” di Adam Selo e Antonio Benedetto alla presenza dei registi e di Veronica Tedeschi, avvocato ed esperta del tema delle migrazioni.




sabato 31 ottobre 2015


L'ASSOCIAZIONE PER I DIRITTI UMANI





Associazione per i Diritti Umani




PRESENTA



La resistenza attiva di un immigrato



Presentazione del documentario: “SEXY SHOPPING”

di Adam Selo e Antonio Benedetto





giovedì 5 NOVEMBRE, ore 19

presso



CENTRO ASTERIA

Piazza Carrara 17.1 (ang Via G. da Cermenate, 2 MM ROMOLO) MILANO





L’Associazione per i Diritti Umani organizza l'incontro nell'ambito della manifestazione “D(I)RITTI AL CENTRO!”.



Presentazione del documentario “SEXY SHOPPING” di Adam Selo e Antonio Benedetto alla presenza dei registi e di Veronica Tedeschi, avvocato ed esperta del tema delle migrazioni.










giovedì 29 ottobre 2015

Le nostre proposte al MUDEC, Museo delle Culture di Milano


martedì 3 novembre ore 17.30
"Pallidi segni di quiete": la quotidianità in terra di Palestina
con Monica Macchi, Cristina Dozio, Elena Santomauro, Alessandra Montesanto
a cura dell’Associazione per i Diritti Umani
www.peridirittiumani.com

“Pallidi segni di quiete” raccoglie i più bei racconti di Adania Shibli, la giovane scrittrice palestinese il cui primo romanzo (“Sensi”, Argo 2007) è già noto al pubblico italiano. Calando l’asciutta enunciazione di piccoli fatti quotidiani in un’atmosfera oscillante fra stupore e sgomento, Adania Shibli consegna al lettore un mondo drammaticamente incomprensibile. Da “Senza rami” a “Necrologio di un bravo professore del quartiere armeno” a “Pallidi segni di quiete” che dà il titolo alla raccolta, è un incessante succedersi di finestre che si spalancano su un universo bello e terribile, fissato da occhi inermi e spietati. I racconti sono stati tradotti dall’arabo sotto la cura di Monica Ruocco; il libro è stato pubblicato nel 2014 da Argo editrice.
Ne parlano Monica Macchi e Cristina Dozio, esperte del mondo arabo. Coordina Alessandra Montesanto, vicepresidente dell’associazione per i Diritti Umani.
L’attrice Elena Santomauro leggerà alcuni brani del testo in lingua araba e in italiano.
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martedì 24 novembre ore 17.30
Dare un calcio alla povertà… in Brasile
Proiezione del documentario “Avenida Maracanà” con l’intervento degli autori.
a cura di Associazione per i Diritti Umani 
www.peridirittiumani.com

Rio de Janeiro. Mentre gli occhi del mondo sono puntati sul Mondiale di calcio e le proteste ad esso legate, le gioie e i dolori di un paese per la propria Nazionale fanno da sfondo alle sofferenze e agli affetti di una famiglia che vive in una favela. L’occhio della macchina da presa documenta quello che accade, lo riprende, lo registra e ce lo mostra, senza filtri, senza parteggiare.
A presentare e commentare il documentario intervengono Stefano Bertolino, Anna Cordioli, Francesco Moroni Spidalieri, filmaker, registi e produttori. Coordina Alessandra Montesanto, vicepresidente dell’Associazione per i diritti umani e critico cinematografico.
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martedì 1 dicembre ore 17,30
Migrazioni: dall’attualità alla graphic novel
con Chiarastella Campanelli, Edda Pando, Alessandra Montesanto
a cura di Associazione per i Diritti Umani
www.peridirittiumani.com

Presentazione del libro di Jérôme Riullier “Se ti chiami Mohamed”, edizioni Il Sirente. Ispirandosi al giornalismo investigativo, Jérôme Riullier racconta di vite precarie, di frequenti umiliazioni, di una complessa tessitura di rapporti che i tanti Mohamed hanno mantenuto con il paese d’origine e con quello d’accoglienza. Racconti autentici, lontani dai cliché, di grande forza emotiva, che abbracciano vari temi, dalla ricerca identitaria all’integrazione, dall’esclusione sociale al razzismo, proponendo dubbi e interrogativi che coinvolgono oggi più che mai ogni cittadino europeo. “Se ti chiami Mohamed” ha ottenuto nel 2012 il dBD Award per il miglior fumetto reportage.
Chiarastella Campanelli, responsabile della casa editrice Il Sirente, spiegherà la scelta di tradurre e pubblicare questo testo che affronta i temi descritti attraverso la forma letteraria della graphic novel. Edda Pando, responsabile dell’associazione Arci Todo Cambia e attivista, si occuperà degli  aspetti più politici e giuridici legati ai temi delle migrazioni. Introduce e coordina Alessandra Montesanto, vicepresidente dell’Associazione per i Diritti Umani.

martedì 27 ottobre 2015

Carlos Pronzato: un regista militante in Sudamerica



L'Associazione per i Diritti Umani ha intervistato per voi il regista Carlos Pronzato: figlio di piemontesi, si è trasferito con la sua famiglia in Argentina. Viaggiatore e documentarista indipendente racconta, con i suoi lavori, l'America latina di oggi, i cambiamenti, le crisi, le conseguenze sulle popolazioni delle scelte economico-politiche del Nord del mondo. 
 
 



Ecco le sue parole. Ringraziamo moltissimo Carlos Pronzato per la sua disponibilità.



Il suo è stato definito un cinema "militante": è corretta questa definizione?

 

Questa definizione è in un certo senso corretta se riferita alla parte più rappresentativa della mia opera cioè la descrizione dei movimenti sociali attuali in costante lotta contro l’oppressione del capitale e degli Stati. Un cinema documentale fatto di interventi sociali e politici a lato dei movimenti insurrezionali in America Latina i cui protagonisti sono in maggioranza i militanti; da questo deriva l’espressione “cinema militante”, un cinema che beve alle fonti ispiratrici degli anni ‘60 ed è un riflesso di questa lotta che si estende fino ai giorni nostri, soprattutto nelle strade. Si può dire che è anche militante da un punto di vista economico giacchè è realizzato con un risorse minime attraverso l’appoggio di enti, organizzazioni e contributi di singole persone; e direi anche che forse è ancora più militante per l'abbandono consapevole di altre possibilità estetiche, diciamo così, di lavorare in un ambiente economicamente più vantaggioso, ma in questo modo il regista si prende un impegno politico con il suo tempo.



La sua è una famiglia di artisti: l'arte dei suoi genitori ha influito sulle scelte per il uo lavoro? L'estetica, gli argomenti, etc...



Certamente! L'influenza è stata totale, innanzitutto nel campo artistico, nella conoscenza e nel mondo dell’estetica alleata sempre alla sua funzione etica e sociale e come possibilità estetica e funzionale. Soprattutto nel campo del teatro, della letteratura e del cinema. In particolare nella questione cinematografica che sviluppo io, sono stati cruciali gli anni delle mie esperienze in molti Paesi dell'America Latina prima di stabilirmi in Brasile e anche l'influenza di uno dei film interpretato da mio padre, Victor Proncet, che è stato anche sceneggiatore e autore del racconto che ha dato origine al film: “I traditori” del regista desapararecido Raymundo Gleizer, regista e film icona del cinema politico di tutto il mondo.



E' vero che il Brasile sta vivendo una fase di crescita economica? E allora perché molti criticano il governo attuale?



Il Brasile ha attraversato un periodo di crescita economica spettacolare negli ultimi anni, ed è riuscito a superare i tempi duri dopo il 2008, ma adesso è entrato in una fase di recessione e nella crisi globale. Questo è un dato fondamentale anche per capire il rifiuto nella popolazione contro le indicazioni del governo del PT e la sua alleanza di mera governabilità con altri partiti (tra cui anche figure storiche della politica brasiliana) e non solo di centro-sinistra. Un governo socialdemocratico che ha saputo distribuire le prestazioni sociali durante i periodi positivi (ma in parallelo a questo è necessario registrare i profitti record delle banche e delle multinazionali presenti nel Paese), ma che si è allontanato dalle sue basi sociali e dai movimenti che gli hanno dato la possibilità di accedere al potere politico, mentre il potere economico resta intoccabile. Le critiche e le grandi mobilitazioni che ci sono ora in Brasile contro il governo sono espressioni di una disputa elettorale che punta al 2018, di contenuto politico molto basso, interpretato dai settori di una élite che ha perso i settori chiave dello Stato per il loro business e che ora sono manipolati da un altro gruppo politico. Nel mese di giugno 2013 ci sono state mobilitazioni molto più potenti ed esplosive nel contenuto socio-politico che puntavano molto oltre al governo di turno, puntavano a un sistema, a un ordine capitalistico che sembra immutabile e continua a distruggere il pianeta, come già successo in varie parti del mondo. Ma quelle manifestazioni di ribellione legittime e autentiche alla ricerca di qualcosa di nuovo continuano ad essere offuscate dalle marce costanti e padronali dal profilo elettorale. Qui si fa riferimento a una “elezione Fla-Flu” (squadre di calcio brasiliane molto popolari), come fosse una disputa calcistica.



In generale, quali sono i rapporti tra l'America latina e il Nordamerica (soprattutto per quanto riguarda l'accoglienza dei migranti) ?



Le relazioni tra l'America Latina e il Nord America, in termini di migrazione, sia obbligatoria che volontaria, sono molte. Entrambe le aree geografiche hanno ricevuto milioni di schiavi dall’ Africa, uomini e donne, che hanno costruito questi Paesi, e al di là dei loro contributi culturali e delle relazioni sociali, il razzismo ha avuto risposte diverse ma tutte terribili fino ad oggi, per la loro dignità. A proposito di gruppi provenienti da altri luoghi, me compreso, come discendente di italiani (padre italiano) e galiziani (madre nipote di galiziani), la loro presenza è stata determinante nella costruzione di un'identità (ancora in formazione) realizzata sulla distruzione dei popoli indigeni di entrambe le regioni. Questo è stato un incendio, letteralmente, ma bisogna prendere in considerazione anche gli aspetti culturali positivi. Qui, nel sud, ci sono tanti che difendono un’unificazione latino-indo-afro, unificando tutte le radici, le origini e le terre in cui vivono, ma ci sono anche altri che si palesano proprio nel campo economico e nel raggio d’azione americano. A seconda della vicinanza geografica agli Stati Uniti, questa influenza sarà maggiore o minore. Per alcuni, questa vicinanza, come ha detto una volta lo scrittore messicano Carlos Fuentes, non è così benefica: “Tanto lontani da Dio e tanto vicini agli Stati Uniti".



Perché ha deciso di raccontare, nei suoi film, le trasformazioni sociali del sudamerica?


Credo di aver risposto a questa domanda sopra quando ho fatto riferimento agli anni in cui sono vissuto in altri Paesi dell'America Latina. A quel tempo non mi dedicavo alle mie occupazioni attuali, ma certamente è stato un periodo di formazione, di osservazione sul campo, fondamentale per il mio processo di sviluppo estetico e penso soprattutto per la ricerca di un’etica che si trasformi in proposta di lavoro e di vita. Queste trasformazioni stanno procedendo con una dinamica esaustiva e col riconoscimento di determinati obiettivi specifici, la scelta di temi specifici da essere affrontati dal genere documentario è una decisione praticamente quotidiana. E soprattutto oggi, quando ogni azione politica è immediatamente postata sul web, il nostro mestiere e professione di documentaristi è affinare gli strumenti di originalità creativa per continuare a costruire narrazioni, esempi di lotta per tutti e soprattutto per coloro che dedicano la loro vita per salvaguardare i diritti inalienabili dell’Umanità, costantemente vilipesi dal capitale e dai suoi portavoce della politica istituzionale.

domenica 25 ottobre 2015

Un cortometraggio per parlare del tumore al seno




L’idea di Segni, nasce dalla voglia di raccontare delle storie di dolore nella fase di“rinascita”. Protagoniste del delicato racconto sono tre donne (Donatella Gimigliano, Monica Periccioli e Arianna Stabile), una narratrice e un’artista del mondo della musica.

La narratrice (Rita Dalla Chiesa), è colei che raccoglie la testimonianza di tre donne coraggiose, che hanno affrontato la violenza psicofisica del tumore al seno, il tutto con le musiche e le incursioni della cantante (Fiordaliso). Attraverso i loro racconti, in chiave di conversazione/confessione, scopriamo quello che le donne raramente dicono: il percorso che hanno dovuto affrontare (o che stanno affrontando), spesso da sole, per superare la dirompente violenza che il cancro esercita sul loro corpo, sulla loro mente e sulla loro vita. Cinque i punti cardine: combattere il male per riappropriarsi del proprio corpo e dell'equilibrio psichico, dei rapporti interpersonali (che spesso vengono meno), col resto della società e col mondo del lavoro. Riappropriarsi anche dei piccoli gesti quotidiani che fanno parte del mondo femminile, come truccarsi, scegliere un bel vestito per uscire, sistemarsi i capelli. Riprendere consapevolezza della propria femminilità, della bellezza che fa parte di ogni donna. Il simbolo che accompagna le nostre quattro protagoniste nei loro racconti è il fiore di camomilla. La camomilla rappresenta la forza e il coraggio nei momenti difficili, ma viene anche utilizzata in natura con un nobile scopo: travasandola accanto a piante malate, ha il potere di rinvigorirle.
Il cortometraggio si chiude con un'immagine allegra e serena: le donne protagoniste e la narratrice stringono in mano ognuna dei mazzolini di camomilla, e decidono di offrirli a noi, come gesto di forza e solidarietà per chiunque ne avesse bisogno.

Per un'anticipazione del corto:




mercoledì 21 ottobre 2015

Promozione per lo spettacolo: "Gorla, fermata Gorla" di Renato Sarti










PER GLI AMICI DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE PER I DIRITTI UMANI!





LO SPETTACOLO “GORLA FERMATA GORLA” AL TEATRO ELFO PUCCINI IN PROMOZIONE SPECIALE PER VOI:




BIGLIETTI RIDOTTI a 16,50 EURO cad. (anziché 30,50 euro) per le repliche da lunedì 23 a domenica 29 novembre (fino esaurimento posti disponibili).




Prenotazioni: scrivere una mail a promozione@elfo.org indicando cognome, nome, numero di telefono, data e numero di posti e specificando nell'oggetto PROMO GORLA.




SALA SHAKESPEARE | 23 – 29 NOVEMBRE 2015 | LUN-SAB: 20:30 / DOM: 16:00


GORLA FERMATA GORLA

di Renato Sarti


regia Renato Sarti


con Giulia Lazzarini, Federica Fabiani, Matthieu Pastore


produzione Teatro della Cooperativa



Dopo il successo personale per la sua interpretazione della Madre nel film di Nanni Moretti, Giulia Lazzarini torna all’Elfo con un piccolo spettacolo dalla grande anima che merita di essere condiviso con quanti più spettatori possibile.




Il mattino del 20 ottobre del 1944, alcuni aerei della Air Force, dopo aver bombardato l’area nord di Milano, scaricarono le bombe residue colpendo, per una tragica combinazione, la Scuola Francesco Crispi di Gorla, dove erano rifugiati gli alunni, uccidendone 184. Fu uno degli episodi più terribili di tutta la Seconda Guerra Mondiale, ma rischia di svanire dalla memoria della città: oggi, per i più, Gorla è solo una fermata della metropolitana.




Il drammaturgo e regista Renato Sarti ha rievocato, con linguaggio teatrale, quel terribile evento, basando il suo lavoro sulle pubblicazioni, i documenti militari, i libri, gli articoli e, soprattutto, sulle testimonianze.




Due giovani attori, Federica Fabiani e Matthieu Pastore, danno voce ai bambini che quel giorno persero la vita, mentre a Giulia Lazzarini, attrice di grande sensibilità, che al tempo viveva proprio vicino al quartiere di Gorla e ricorda perfettamente quei momenti drammatici, è affidata la testimonianza dei sopravvissuti. «Credo nel valore della memoria», afferma l'attrice. «Ricordare quella strage, simile a tante altre all'ordine del giorno anche oggi in molti posti del mondo, è importante».




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TEATRO ELFO PUCCINI - CORSO BUENOS AIRES 33, MILANO - www.elfo.org

venerdì 16 ottobre 2015

Donne arabe e prostituzione: il film MUCH LOVED rompe il tabù








Noha, Soukaina, Randa e Halima: nomi di donne, di donne marocchine. Cala la notte e loro iniziano a lavorare: nell'oscurità possono confondersi con le ombre di una vita clandestina, quella delle prostitute. Le quattro giovani donne, infatti – belle e spregiudicate – hanno scelto di fare il mestiere più antico del mondo per essere o sentirsi libere. Forse.

Una scelta che, in fondo, non è mai una vera decisione libera, neanche per le donne occidentali. E' una scelta, purtroppo, spesso obbligata, accettata con la violenza o per disperazione. Nel caso delle protagoniste del film Much loved – film del regista di origini tunisine Nabil Ayouch, vincitore della Palma d'oro all'ultimo festival di Cannes e nelle sale italiane in questo periodola scelta è apparentemente libera: i moralisti potrebbero dire: “Sì, ma potevano decidere di fare un altro mestiere” e potrebbe essere vero; ma esasperate da una società patriarcale e maschilista, spesso molestate verbalmente e fisicamente, soggette alle prese di posizione, culturali o religiose, da parte di persone altre, queste ragazze passano alla provocazione più grande: vendere il proprio corpo. Quel corpo spesso maltrattato, usato, imprigionato, qui diventa di “proprietà” solo dell'individuo, della donna. E qui sta l'originalità di questa storia, perchè si tratta di un racconto di una forma di emancipazione (i temi hanno già fatto del back ground culturale e sociale dell'Occidente) in un Paese magrebino. E' l'occasione per mostrare il comportamento abbietto degli uomini: viscidi clienti o poliziotti corrotti, da cui emerge un tratto dell'intera società poco edificante. “Mentono tutte, puttane e sante. Le nostre sono come la carne sui questi piatti. Morte”, afferma un cliente saudita e questa frase fa intuire anche quanto il linguaggio, femminile e maschile, sia crudo e diretto: gesti e parole non fanno sconti nel denunciare un aspetto nascosto e misero dietro alle luci sfavillanti della bellissima Marrakesh. La città, infatti, si mostra come le sue prostitute: affascinate, profumata e capace di regalare sogni e piacere, ma dietro al bel vestito si cela la malinconia.      


Sulla carta il Marocco ha una Costitituzione che vieta, nel nuovo diritto di famiglia, le nozze forzate , la poligamia e impedisce il matrimonio fino al compimento dei 18 anni: sulla carta, perchè nelle zone rurali e nei villaggi, la situazione culturale è ancora molto arretrata e vigono le leggi della tradizione, che penalizzano le donne, le ragazze e le bambine.

Noha, Soukaina, Randa e Halima sono costrette anche a strisciare per raccogliere il denaro gettato per terra dai clienti; sono state ripudiate dalle famiglie; vivono la solitudine e l'impotenza di chi è entrato in un circolo chiuso da cui è impossibile uscire. Solo loro quattro e, unite, finiranno per costituire una piccola famiglia perchè condividono la mancanza di amore.

Il film è stato censurato in Marocco, ma ha diviso ugualmente l'opinione pubblica. Il regista, per un certo periodo, ha dovuto vivere sotto scorta. Noi non vogliamo condizionare gli spettatori per cui ci limitiamo a consigliarne la visione per continuare il dibattito sul tema.
 
 
 
 

mercoledì 14 ottobre 2015


L'Associazione per i Diritti Umani

in collaborazione con Arci Scuotivento di MONZA

presenta il corso di cinematografia:

CINEMA e DIRITTI



TEMI

Un corso di cinema – declinato in vari modi: tecniche, generi, approfondimenti tematici, etc. - riguarda la capacità di leggere un film come se fosse un testo scritto. La domanda principale è : “Da quali elementi è costituito un film?”. Il Cinema può essere usato come momento di approfondimento per alcune materie di studio e di argomenti di grande attualità (Storia, Intercultura, Geografia/Geopolitica, Filosofia, Sociologia) .

Il linguaggio cinematografico è, infatti, caratterizzato da un codice , come un testo letterario, che va decifrato per coglierne i significati profondi, i messaggi diretti e indiretti in modo che, chi guarda e ascolta un'opera filmica (come un'altra opera d'ARTE) sia consapevole del contenuto della stessa.

Ecco, quindi, che proponiamo un corso che coniuga l'aspetto tecnico con il contenuto. Verranno analizzati cortometraggi, documentari sui temi dei diritti umani, verranno analizzati spezzondi di film che hanno segnato la Cinematografia per una riflessione partecipata sugli argomenti trattati e sulle tecniche di comunicazione degli stessi.

Siamo – soprattutto i giovani- costantemente bombardati da immagini e dal linguaggio dei mass-media che è composto da immagini, appunto, suoni, parole. Pensiamo alla tv, al computer con Internet, al Cinema, ai videogames...In questa giungla di sollecitazioni è necessario saper scegliere il prodotto utile alla crescita, alla giusta e corretta informazione, alla buona conoscenza di sé e di ciò che accade intorno a noi.



FINALITA’ e OBIETTIVI

La finalità principale è quella di dare agli utenti tutti gli strumenti per decodificare il linguaggio delle immagini, da cui siamo costantemente stimolati. Ogni prodotto audiovisivo, infatti, è veicolo di comunicazione di un messaggio: ma di quali messaggi ? E come tali messaggi vengono comunicati ?

Come già detto, i percorsi si pongono gli obiettivi di insegnare a scegliere, tra i vari messaggi,quelli positivi; di stabilire quale sia un buon prodotto filmico; di “difendersi” dalle informazioni, opinioni e altro che pilotano le nostre scelte all’interno della società contemporanea, società dell’immagine e non del contenuto.

METODOLOGIA

Il progetto prevede 4 incontri in cui l’esperto parlerà, con lezioni frontali, delle tecniche cinematografiche di base ( a cui potranno seguire approfondimenti). Ogni lezione sarà accompagnata dalla visione guidata di spezzoni tratti dai film più importanti della cinematografia mondiale, passata e recente. Analisi critica degli spezzoni insieme ai partecipanti.

Alla fine del percorso, si lavorerà insieme sulla decodifica di un cortometraggio. Verranno consegnate dispense sui termini tecnici più usati.



DURATA e COSTI

4 incontri di 90 minuti ciascuno

Quota per partecipante: 60 euro



DATE e ORARI



venerdì 30 ottobre, ore 21.00

venerdì 6 novembre, ore 21.00

venerdì 13 novembre, ore 21.00

venerdì 20 novembre, ore 21.00






Il corso verrà attivato con un minimo di 10 partecipanti e si terrà presso Arci Scuotivento, Via Monte Grappa 4B a Monza



ESPERTO

Alessandra Montesanto, critico cinematografico, formatrice presso vari istituti scolastici, cultore della materia presso l’Università di Urbino, autrice del volume “Visioni urbane – Cinema tra viaggi e architetture”, Arcipelago edizioni. Curatrice del volume “Immigrazione e Mass-media. Per una corretta informazione” Arcipelago Edizioni

domenica 11 ottobre 2015

Corso: CINEMA e DIRITTI


L'Associazione per i Diritti Umani

in collaborazione con Arci Scuotivento di MONZA

presenta il corso di cinematografia:

CINEMA e DIRITTI



TEMI

Un corso di cinema – declinato in vari modi: tecniche, generi, approfondimenti tematici, etc. - riguarda la capacità di leggere un film come se fosse un testo scritto. La domanda principale è : “Da quali elementi è costituito un film?”. Il Cinema può essere usato come momento di approfondimento per alcune materie di studio e di argomenti di grande attualità (Storia, Intercultura, Geografia/Geopolitica, Filosofia, Sociologia) .

Il linguaggio cinematografico è, infatti, caratterizzato da un codice , come un testo letterario, che va decifrato per coglierne i significati profondi, i messaggi diretti e indiretti in modo che, chi guarda e ascolta un'opera filmica (come un'altra opera d'ARTE) sia consapevole del contenuto della stessa.

Ecco, quindi, che proponiamo un corso che coniuga l'aspetto tecnico con il contenuto. Verranno analizzati cortometraggi, documentari sui temi dei diritti umani, verranno analizzati spezzondi di film che hanno segnato la Cinematografia per una riflessione partecipata sugli argomenti trattati e sulle tecniche di comunicazione degli stessi.

Siamo – soprattutto i giovani- costantemente bombardati da immagini e dal linguaggio dei mass-media che è composto da immagini, appunto, suoni, parole. Pensiamo alla tv, al computer con Internet, al Cinema, ai videogames...In questa giungla di sollecitazioni è necessario saper scegliere il prodotto utile alla crescita, alla giusta e corretta informazione, alla buona conoscenza di sé e di ciò che accade intorno a noi.



FINALITA’ e OBIETTIVI

La finalità principale è quella di dare agli utenti tutti gli strumenti per decodificare il linguaggio delle immagini, da cui siamo costantemente stimolati. Ogni prodotto audiovisivo, infatti, è veicolo di comunicazione di un messaggio: ma di quali messaggi ? E come tali messaggi vengono comunicati ?

Come già detto, i percorsi si pongono gli obiettivi di insegnare a scegliere, tra i vari messaggi,quelli positivi; di stabilire quale sia un buon prodotto filmico; di “difendersi” dalle informazioni, opinioni e altro che pilotano le nostre scelte all’interno della società contemporanea, società dell’immagine e non del contenuto.

METODOLOGIA

Il progetto prevede 4 incontri in cui l’esperto parlerà, con lezioni frontali, delle tecniche cinematografiche di base ( a cui potranno seguire approfondimenti). Ogni lezione sarà accompagnata dalla visione guidata di spezzoni tratti dai film più importanti della cinematografia mondiale, passata e recente. Analisi critica degli spezzoni insieme ai partecipanti.

Alla fine del percorso, si lavorerà insieme sulla decodifica di un cortometraggio. Verranno consegnate dispense sui termini tecnici più usati.



DURATA e COSTI

4 incontri di 90 minuti ciascuno

Quota per partecipante: 60 euro



DATE e ORARI

 

venerdì 30 ottobre, ore 21.00

venerdì 6 novembre, ore 21.00

venerdì 13 novembre, ore 21.00

venerdì 20 novembre, ore 21.00


venerdì 9 ottobre 2015

La missione europea contro gli scafisti


La seconda fase della missione europea contro gli scafisti, che prevede il sequestro e la distruzione dei barconi in acque internazionali, "partirà il 7 ottobre" la seconda fase della missione europea contro gli scafisti, che prevede il sequestro e la distruzione dei barconi in acque internazionali: lo ha annunciato nei giorni scorsi l'Alto rappresentante della politica estera Ue, Federica Mogherini,in visita alla sede della missione,a Roma. "La decisione politica è presa,gli assetti sono pronti". L'operazione si chiamerà "Sofia,come la bimba nata su una nave" per "dare un segnale di speranza".


In questa occasione ripubblichiamo una nostro contributo con gli interventi di Mario Poeta e Stefano Liberti, autori del documentario Maybe Tomorrow che ci aiuta ad approfondire la situazione.

Il prodotto dei due giornalisti si inserisce nel progetto Access to Protection del Consiglio Italiano dei Rifugiati . Maybe tomorrow vuol dire “Forse domani” ed è la frase che i migranti si sentono continuamente ripetere, per mesi e mesi, mentre aspettano il “foglio di via”.


Come nasce il progetto di Maybe tomorrow?



Il progetto nasce all'interno di un progetto europeo sull'accoglienza e il salvataggio in mare e, nell'ambito di questo progetto, abbiamo realizzato un documentario breve che cerca di raccontare l'operazione Mare Nostrum, iniziata nel 2013 e condotta per tutto il 2014 dalla Marina militare: abbiamo seguito come vengono intercettati i barconi, come vengono svolti i soccorsi e anche cosa avviene dopo.

Quale può essere il bilancio dell'operazione Mare Nostrum?

Per quello che abbiamo visto noi è un bilancio positivo perchè, nel corso di tutta l'operazione, sono stati soccorsi e portati a terra 170.000 rifugiati e, se non ci fosse stata l'operazione, i morti sarebbero stati di maggior numero; ricordiamo che Mare Nostrum è stata lanciata subito dopo la duplice tragedia dell'ottobre 2013, con un totale di 600 migranti deceduti in mare.

L'operazione ha anche ovviato a un problema fondamentale, ovvero al fatto che – quando si vanno a vedere le nazionalità delle persone che partono e vengono tratte in salvo – si capisce che quelle persone provengono da Paesi in guerra o sono perseguitate per questioni politiche per cui, una volta arrivate in Italia, ottengono la protezione internazionale. Mare Nostrum ha, quindi, svolto le funzioni di una specie di canale umanitario per questi profughi di guerra.

Il sistema di richiesta di asilo, in Italia, funziona?

l'Italia è un Paese di transito e gli immigrati preferiscono andare in Nord Europa dove viene garantita una migliore qualità della vita.



Quindi non si può e non si dovrebbe parlare di “emergenza”...



Non proprio; la gran parte delle persone che arriva in Italia, infatti, non chiede asilo perchè, una volta ottenuto, non c'è un follow up: non vengono garantiti percorsi di inserimento, formazione, coabitazione come, invece, avviene in altri Paesi.

Chi arriva tende a non farsi prendere le impronte digitali e a cercare di richiedere l'asilo politico in Paesi dove il sistema è più accogliente.

Parlare di “emergenza immigrazione” consente di non realizzare mai un sistema strutturato di accoglienza. L'emergenza è qualcosa che avviene e che non è prevedibile. In realtà i flussi migratori verso l'Italia esistono da più di vent'anni e sono facilmente prevedibili anche i numeri che interessano questi flussi per cui parlare di emrgenza consente anche di speculare su questo fenomeno: dare appalti in deroga, superare le normative. Quindi poter lucrare.




Come si svolge la prima accoglienza in Italia?



Sempre per quello che abbiamo visto, chi ha i mezzi finanziari per andarsene, cerca di andare via prima di essere identificato; chi non li ha (come i cittadini dell'Africa subsahariana) viene inserito in un sistema di prima accoglienza molto carente nel quale, per mesi e mesi, non viene informato dei propri diritti e delle tempistiche che riguardano la sua situazione.

Pensiamo anche ai minori stranieri non accompagnati (MSNA): vengono trasferiti in strutture temporanee, in attesa di essere affidati a un tutore per poi iniziare la procedura di richiesta di asilo, cosa che richiede almeno sei mesi di tempo. Questi minorenni vivono in una specie di limbo, di indeterminatezza e non ne capiscono il motivo perchè pensano di essere arrivati in un posto dove i loro diritti vengono garantiti e invece non è così.





giovedì 8 ottobre 2015

Incontri con autori ed esperti di materia per scuole medie


L'ASSOCIAZIONE PER I DIRITTI UMANI





INCONTRI CON GLI AUTORI:

proposte per le classi seconde e terze medie




IL ROMANZO: “In piedi nella neve” di Nicoletta Bortolotti, edito da Einaudi



IL LIBRO:

Sasha ha quasi tredici anni e una passione bruciante: il calcio. Come potrebbe essere altrimenti? Suo padre è Nikolai Trusevyc, portiere della squadra più forte del Paese: la Dynamo Kiev. Ma in Ucraina, nel 1942, il pallone non è cosa per ragazze. E dopo l'invasione da parte del Reich non è cosa nemmeno per i campioni della Dynamo: accusati dai nazisti di collaborare con i sovietici e ridotti per questo alla fame e all'inattività, i giocatori hanno perso la voglia di vivere. Quando, a sorpresa, i tedeschi organizzano un campionato cittadino, non lo fanno certo per perdere; Sasha, d'altra parte, sa che suo padre e i compagni giocano sempre per vincere... Stavolta, però, vincere significherebbe morire. E qual è la vera vittoria? Lottare fino all'ultima azione, come chiede il pallone, o sabotare la partita, come le ha intimato un misterioso spettro, nel buio di un sottopasso? Mentre il fiume Dnepr, gelido, si porta via l'infanzia di Sasha, la Storia segue il proprio corso: il match avrà un esito cosi incredibile che nessuno, per lungo tempo, potrà raccontarlo.



IL ROMANZO: “Sulle onde della libertà” di Nicoletta Bortolotti , edito da Mondadori

Il LIBRO:

"Mi chiamo Mahmud e abito in un posto che dicono terra di tutti e di nessuno.
O anche prigione a cielo aperto. Ma il suo vero nome è Gaza City. Ho un'unica passione, un unico sogno, un'unica fissa: il surf."
Mahmud vive a Gaza City, una città colpita ogni giorno dai bombardamenti, e adora il surf. Anche Samir adora il surf. Ma il primo è palestinese e l'altro israeliano. Ma che differenza fa? Hanno tutti e due gli stessi sogni e aspettano tutti e due la stessa onda da cavalcare. E non importa se quell'onda sarà israeliana o palestinese...

Nicoletta Bortolotti, nata in Svizzera, vive in provincia di Milano. Lavora come redattrice e ghost writer nell’editoria per ragazzi, e ha firmato diversi libri di successo per adulti, tra i quali E qualcosa rimane (Sperling&Kupfer). Mamma di due bambini trova il tempo di scrivere in treno, che è la sua “casa viaggiante”.



RACCOLTA DI RACCONTI: “CHIAMARLO AMORE NON SI PUO'. La violenza di genere”, di 23 autrici, edito da MAMMEONLINE



IL LIBRO:

Cari ragazzi e care ragazze che vi affacciate al mondo dei grandi, questo libro è per voi. Perché impariate dai nostri errori, impariate che amore vuol dire rispetto e non sopraffazione, che amare vuol dire permettere all'altro/a di essere se stessi. Insomma l'amore non può essere egoista, altrimenti non lo si può chiamare amore.
23 scrittrici per ragazzi vi offrono questi racconti per aiutarvi a riflettere e a dialogare, perché non rimaniate in silenzio di fronte ai tremendi fatti di cronaca. Ma anche perchè sappiate reagire a ciò che può succedere intorno a voi, non solo quando si tratta di violenza fisica, ma anche di gesti e comportamenti che comunque feriscono profondamente.
Non è facile crescere, né diventare uomini né diventare donne, e noi adulti non vi stiamo offrendo dei grandi modelli. I messaggi proposti dai nostri media spesso denigrano il corpo e il ruolo di voi ragazze e così facendo offendono e confondono anche voi ragazzi. E tutto diventa più difficile se ai modelli dei media si sovrappongono quelli familiari, poi quelli educativi e ancora quelli delle diverse culture che vanno mescolandosi nella nostra società sempre più multiculturale ma ancora non interculturale.
Per tutti questi motivi contiamo sull'enorme importanza dell'educazione affettiva e sentimentale. E nell'educazione al genere, di cui tutti ci dobbiamo fare carico, come famiglia, come scuola, come società.
Ed è per questo motivo che il nostro libro è per tutti.


Romanzo/Diario: Il diario di Edo. Un adolescente in tempesta, di Fabiana Sarcuno, La spina Edizioni

Il LIBRO:

La storia parla di un ragazzo di nome Edo, il quale sta attraversando un periodo difficile ma molto importante per il resto della sua vita.
Reduce dalla separazione dei suoi genitori, il protagonista deve affrontare un altro faticoso anno scolastico nel quale ci saranno molti cambiamenti: l’arrivo del Prof Verano e il cambio di scuola di un suo compagno.
Il nuovo anno è difficile anche per Aurora, una grande amica e anche “l’amore” del protagonista, la quale ha scoperto di avere una malattia grave.
Tra mille avventure i ragazzi (il protagonista ed i suoi amici), tra le quali il viaggio a Praga, alla fine dell’anno si vedono molto diversi da i ragazzi che erano il settembre dell’anno precedente; queste esperienze infatti hanno aiutato loro a crescere.


Fabiana Sarcuno, Contestualmente al lavoro scolastico, svolgo l'attività di autrice, rivolgendomi soprattutto al pubblico degli adolescenti e dei preadolescenti. Inoltre, sempre nell'ambito della narrativa per ragazzi, eseguo curatele di classici, curandone la redazione e l'apparato didattico.

DOCUMENTARIO: “LEVARSI LA CISPA DAGLI OCCHI”, di Carlo Concina e Cristina Maurelli

IL FILM/DOC: dalla presentazione di Vito Mancuso

La realtà del progetto "leggere libera-mente" la sto seguendo da qualche mese ma dopo essere stato all'interno delle mura di Opera mi sono reso conto che quest'idea meravigliosa sarebbe potuta diventare patrimonio di molte persone attraverso l'invito del film.
"Levatevi la cispa dagli occhi" viene rivolto in primo luogo a chi è fuori dalle mura: liberatevi dall'idea comune che avete dal carcere perchè ad Opera sta succedendo qualcosa che può diventare modello per altri sistemi carcerari.
I detenuti che si vedono in questo film sono persone libere nello spirito, hanno ritrovato un nuova libertà, un motivo di vita all'interno del carcere attraverso i percorsi di lettura e scrittura creativa. In secondo luogo l'invito è rivolto a chi è dentro e non vuole vedere l'opportunità che gli è davanti agli occhi.
L'immagine che più mi ha colpito della giornata all'interno del carcere è quella dopo la proiezione: i protagonisti del film sono saliti su palco e si sono rivolti a tutti gli altri detenuti che probabilmente non credono all'importanza del progetto. E allora l'invito più forte è rivolto a loro con le parole di Dino: "Leggere e scrivere all'interno del carcere è importantissimo per non essere fagocitati da questa realtà".
Mi auguro che questo film possa far conoscere questo progetto a più persone possibili, a partire dai giovani, che sono la nuova generazione, all'interno della quale deve formarsi l'idea che il carcere non deve solo essere "punitivo" ma anche "costruttivo".





INFORMAZIONI

Coordina gli incontri: Alessandra Montesanto, Vicepresidente dell'Associazione per i Diritti Umani



Gli alunni possono realizzare un loro lavoro sulle tematiche proposte: un video, un reportage fotografico, un contributo scritto che:



sarà pubblicato su www.peridirittiumani.com

sarà presentato durante l'incontro con gli autori



COSTI:



Contributo di 4 euro per alunno partecipante



Eventuali spese di viaggio per i relatori



Gli incontri potranno svolgersi al mattino oppure al pomeriggio, in base alle esigenze scolastiche. Si terranno direttamente nelle scuole, anche a classi accorpate.



Per ulteriori informazioni e prenotazioni, scrivere a: peridirittiumani@gmail.com