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martedì 2 giugno 2015

Salvini e i rom: più che ruspe, informazione


L'Associazione per i Diritti Umani ringrazia l'Associazione 21 luglio per questo documento.




La tragedia di due giorni fa nella Capitale – un gravissimo fatto di cronaca trasformato in una campagna d’odio anti-rom – ha dato il la al leader della Lega Nord Matteo Salvini per avventarsi su quanto accaduto e reiterare, a pochi giorni dal voto regionale, la sua personale crociata a base di discorsi d’odio (hate speech) nei confronti dei rom e sinti in Italia.

Una campagna, che ha come effetto quello di soffiare sul fuoco dell’ostilità e dell’intolleranza verso tali comunità, partita già lo scorso dicembre, quando Salvini presentò la lista “Noi con Salvini” in vista della campagna elettorale per le elezioni regionali 2015.

Abbiamo analizzato i discorsi di Salvini, individuandone le tesi principali (vedi sotto). Ne emerge un quadro di frasi, slogan propagandistici e retorica stigmatizzante che amplifica e replica stereotipi e pregiudizi negativi, sfociando nel rischio concreto di una graduale sedimentazione ed escalation dell’antiziganismo, il sentimento d’odio verso rom e sinti.

Gli effetti di una tale diffusione e di un tale grado di accettazione dell’antiziganismo sono vari, ma si possono riassumere in tre principali ripercussioni:

  • Ripercussioni materiali, in termini di trattamenti o atteggiamenti discriminatori, sulla vita quotidiana di rom e sinti, in particolare nella sfera dell’impiego e dell’abitare;
  • Un graduale innalzamento della soglia di accettazione nei confronti di discorsi e retoriche apertamente ed esplicitamente penalizzanti e stigmatizzanti, con il rischio di facilitare occasionali derive violente;
  • Un enorme ostacolo per l’applicazione di politiche effettivamente inclusive rivolte a rom e sinti, dovuto al fatto che un’elevata diffusione di sentimenti antizigani funge da enorme fattore deterrente per l’attuazione di politiche di inclusione sociale da parte delle amministrazioni locali.



Per contrastare il fenomeno dell’hate speech, occorrerebbe anzitutto un cambiamento culturale che coinvolga l’insieme della società: dai politici agli insegnanti, ai professionisti dell’informazione fino all’insieme dell’opinione pubblica. Per facilitare tale processo, sono più che mai necessari strumenti dissuasivi efficaci per arginare tali derive del discorso politico, di cui tuttavia il nostro Paese non dispone in maniera sufficiente rendendosi così terreno fertile per la diffusione dell’hate speech e ritardando il momento in cui l’utilizzo della retorica dell’odio nelle sue diverse declinazioni smetterà di essere proficua e comporterà anzi un caro prezzo da pagare, ad esempio in termini di isolamento politico.

«Gli Stati parte devono dedicare la dovuta attenzione a tutte le manifestazioni di discorsi d’odio di stampo razzista e adottare misure efficaci per combatterli», si legge nella Raccomandazione Generale sui discorsi d’odio diffusa a fine 2013 dal Comitato delle Nazioni Unite per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale (CERD).

Di fronte alla valanga di dichiarazioni rilasciate negli ultimi mesi, settimane e giorni dal leader leghista Matteo Salvini, di fronte alla constatazione della scarsità di strumenti, in Italia, per mettere un argine ai discorsi d’odio, di fronte alle ricadute devastanti che tali discorsi hanno sulle vite di rom e sinti e sulla percezione pubblica nei loro confronti, il rischio, per chi vorrebbe un’Italia libera da discriminazioni e pregiudizi, è di lasciarsi travolgere dal senso di rassegnazione e dalla constatazione del vanificarsi dei propri sforzi. Si verrebbe così tentati dall’alzare bandiera bianca, non provare più a scardinare stereotipi e luoghi comuni, restare in silenzio.

Eppure sappiamo bene che non possiamo, e mai potremo farlo, perché quella dei diritti umani è una sfida che si gioca e che si vince a poco a poco, un tassello dopo l’altro. Per questo la nostra Associazione – insieme, ne siamo certi, a tutti gli uomini e le donne in Italia che condividono le nostre preoccupazioni e la nostra sfida – continuerà a denunciare e a raccontare fatti e storie nell’intento di decostruire gli stereotipi negativi e i pregiudizi diffusi nei confronti di rom e sinti. Quell’onda antizigana che Matteo Salvini ha cavalcato pur di guadagnarsi il consenso elettorale. Sulla pelle dei rom.










domenica 21 dicembre 2014

Slogan e immigrazione


18 DICEMBRE. GIORNATA DEL MiIGRANTE
GLI SLOGAN NON AIUTANO A CAPIRE E GOVERNARE LA COMPLESSITA’ DEI FENOMENI MIGRATORI

COMUNICATO
delle ONG di sviluppo e umanitarie di Link 2007-Cooperazione in Rete



La mobilità umana esiste da sempre e, in un mondo globalizzato e connesso, è destinata ad assumere dimensioni sempre più ampie. Negare questa realtà o banalizzarla, riducendola a slogan riduttivi, semplificativi, basati su chiusure e paure, non aiuta le nostre società ad affrontare e governare l’insieme delle migrazioni. Esse infatti non potranno essere fermate né dagli slogan né dalle paure. Come è accaduto, in particolare in Italia, continueranno ad essere affrontate con politiche emergenziali e di corta visione, se non viene assunta una decisa volontà politica di governarle guardandole per quello che sono: inevitabili, inarrestabili, problematiche e al tempo stesso necessarie e fonte di opportunità. Solo conoscendone e affrontandone la complessità, le migrazioni umane possono essere governate.

La rete di Ong “LINK 2007” ha diffuso, lo scorso ottobre, un approfondito
documento
che evidenzia tale complessità, con le problematicità ma anche le opportunità che possono prodursi. Il documento spazia dai fattori che causano le migrazioni ai dati sulla popolazione mondiale in rapida crescita e su quella europea in progressiva diminuzione, alle politiche internazionali ed europee finora adottate, ai differenti interessi degli Stati e dei migranti e alle opportunità che potrebbero derivarne per entrambi, al possibile ruolo degli immigrati nello sviluppo sia dei paesi di accoglienza che di quelli di origine, al decisivo ruolo della cooperazione internazionale allo sviluppo, ai fruttuosi partenariati territoriali che possono essere stabiliti tra territori e comunità nei due paesi di accoglienza e di origine.

Quest’anno, la giornata del migrante è stata preceduta dal Consiglio europeo del 12 dicembre 2014 in cui i ministri degli esteri e della cooperazione internazionale hanno definito, per la prima volta e con lungimiranza, un cammino per massimizzare l’impatto positivo delle migrazioni anche sullo sviluppo dei paesi più poveri. L’Unione Europea intende gestire al meglio i flussi migratori e la presenza dei migranti in Europa e, con lo strumento della cooperazione allo sviluppo, si propone di apportare un contributo significativo per far fronte all’instabilità economica e politica e affrontare temi quali le violazioni dei diritti umani, la fragilità, i conflitti, la vulnerabilità dell’ambiente, la disoccupazione e la povertà estrema che causano spesso l’emigrazione. Si tratta di un segnale importante, ancora limitato ma di significativa valenza politica, anche perché va decisamente nel senso di una maggiore coerenza tra le politiche europee: relazioni internazionali, migrazioni, diritti umani, ambiente, cooperazione allo sviluppo, percependo le migrazioni in modo positivo e come opportunità.

sabato 27 aprile 2013

21-27 aprile 2013: una settimana all'insegna dell' “Educazione per tutti"


In tutte le sedi mondiali dell' UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l' Educazione, la Scienza e la Cultura), dal 21 al 27 aprile 2013, vengono organizzati eventi - seminari, conferenze, mostre, dibattiti - per sensibilizzare tutte le società civili e i governi sul tema dell'educazione e dell'istruzione: la settimana è promossa dalla Campagna globale per l'educazione (GCE) e lo slogan, scelto per questa edizione, è: “Ogni bambino ha bisogno di un insegnante”.
La GCE è un network di organizzazioni non-governative, associazioni di attivisti e di insegnanti, nata nel 1999 che, già in occasione del Forum Mondiale sull'Educazione - tenutosi a Dakar, in Senegal, nel 2000 - aveva proposto i sei obiettivi che vanno a formare la campagna intitolata “Education for all”, campagna prevista fino al 2015 e che si pone l'obiettivo di garantire il diritto all'istruzione e la qualità didattica a tutti i bambini della terra.
Le sfide a lungo termine sono: la garanzia dell'istruzione primaria e la riduzione massiccia dell'analfabetismo.
All'interno della manifestazione, si segnala, in particolare, la giornata del 23 aprile, chiamata “ La più grande lezione del mondo” durante la quale le scuole hanno avuto l'occasione di invitare un esponente della politica e inviare, anche tramite gli organi di stampa, messaggi sul tema dell'istruzione ai membri delle istituzioni.
Gli organizzatori della settimana dedicata all'educazione si rivolgono, soprattutto, alle persone più povere e svantaggiate: ai bambini e ai giovani che vivono in zone rurali o che appartengono a minoranze etniche e linguistiche; e si vogliono occupare, ovviamente, anche di tutti coloro che sono colpiti da disastri naturali, da conflitti e da malattie psico-fisiche nella difesa di una cultura di pace, della diversità e dei diritti umani.