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domenica 21 dicembre 2014

Slogan e immigrazione


18 DICEMBRE. GIORNATA DEL MiIGRANTE
GLI SLOGAN NON AIUTANO A CAPIRE E GOVERNARE LA COMPLESSITA’ DEI FENOMENI MIGRATORI

COMUNICATO
delle ONG di sviluppo e umanitarie di Link 2007-Cooperazione in Rete



La mobilità umana esiste da sempre e, in un mondo globalizzato e connesso, è destinata ad assumere dimensioni sempre più ampie. Negare questa realtà o banalizzarla, riducendola a slogan riduttivi, semplificativi, basati su chiusure e paure, non aiuta le nostre società ad affrontare e governare l’insieme delle migrazioni. Esse infatti non potranno essere fermate né dagli slogan né dalle paure. Come è accaduto, in particolare in Italia, continueranno ad essere affrontate con politiche emergenziali e di corta visione, se non viene assunta una decisa volontà politica di governarle guardandole per quello che sono: inevitabili, inarrestabili, problematiche e al tempo stesso necessarie e fonte di opportunità. Solo conoscendone e affrontandone la complessità, le migrazioni umane possono essere governate.

La rete di Ong “LINK 2007” ha diffuso, lo scorso ottobre, un approfondito
documento
che evidenzia tale complessità, con le problematicità ma anche le opportunità che possono prodursi. Il documento spazia dai fattori che causano le migrazioni ai dati sulla popolazione mondiale in rapida crescita e su quella europea in progressiva diminuzione, alle politiche internazionali ed europee finora adottate, ai differenti interessi degli Stati e dei migranti e alle opportunità che potrebbero derivarne per entrambi, al possibile ruolo degli immigrati nello sviluppo sia dei paesi di accoglienza che di quelli di origine, al decisivo ruolo della cooperazione internazionale allo sviluppo, ai fruttuosi partenariati territoriali che possono essere stabiliti tra territori e comunità nei due paesi di accoglienza e di origine.

Quest’anno, la giornata del migrante è stata preceduta dal Consiglio europeo del 12 dicembre 2014 in cui i ministri degli esteri e della cooperazione internazionale hanno definito, per la prima volta e con lungimiranza, un cammino per massimizzare l’impatto positivo delle migrazioni anche sullo sviluppo dei paesi più poveri. L’Unione Europea intende gestire al meglio i flussi migratori e la presenza dei migranti in Europa e, con lo strumento della cooperazione allo sviluppo, si propone di apportare un contributo significativo per far fronte all’instabilità economica e politica e affrontare temi quali le violazioni dei diritti umani, la fragilità, i conflitti, la vulnerabilità dell’ambiente, la disoccupazione e la povertà estrema che causano spesso l’emigrazione. Si tratta di un segnale importante, ancora limitato ma di significativa valenza politica, anche perché va decisamente nel senso di una maggiore coerenza tra le politiche europee: relazioni internazionali, migrazioni, diritti umani, ambiente, cooperazione allo sviluppo, percependo le migrazioni in modo positivo e come opportunità.

domenica 28 settembre 2014

I conflitti raccontati dalle donne



di Monica Macchi

 

E’ un dato innegabile che le donne abbiano raccontato la guerra, sia come giornaliste che come fotografe, a partire dalla secessione americana, ma come? Portando le loro specificità consolidando così un’ottica di genere oppure no? Questo è stato il tema di una tavola rotonda che si è tenuta il 24 settembre scorso, a Milano, presso l'Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) dedicata, appunto, ai conflitti raccontati dalle donne.

Da un punto di vista storico, come sottolineato da Valeria Palumbo, la partecipazione delle donne alla Prima Guerra Mondiale ha portato a un enorme cambiamento in quanto si è smesso di declinare il concetto di violenza in termini eroici. Attualmente, invece, la presenza delle donne permette una maggiore accessibilità alla componente femminile: per esempio, Lucia Goracci ha raccontato un episodio accaduto a Misurata, in Libia, in cui era l’unica giornalista e l’unica che ha potuto realizzare interviste perché gli uomini hanno concesso l’autorizzazione a parlare solo auna giornalista donna con un'altra donna. Tra donne, infatti, è sicuramente più facile entrare in confidenza e raccogliere storie.

Ma il vero discrimine sta nella scelta delle all-news perché gli aggiornamenti costanti portano a inseguire la cronaca e a non approfondire le conseguenze e l’impatto sulla quotidianità dei civili e sui diritti acquisiti; e del resto quando la crisi si cronicizza i media italiani latitano...forse perchè mentre sempre più donne vanno sui fronti di guerra, a capo delle redazioni ci sono sempre e comunque uomini ?!?



venerdì 21 giugno 2013

World press photo: quando la fotografia si fa testimonianza




52 fotografi provenienti da 32 Paesi diversi: anche per l'edizione 2013 il World Press Photo - il più prestigioso concorso di fotogirnalismo mondiale - si conferma come un importante momento culturale. Un atlante di Storia e di Geopolitica realizzato dalla creatività, dalla sensibilità e dal coraggio di autori che, attraverso il linguaggio universale della fotografia, tesimoniano il Presente.
Diverse le categorie del concorso: Spot news, Notizie generali, Storie di attualità, Vita quotidiana, Ritratti in presa diretta, Ritratti in posa, Natura e Sport, per raccontare un mondo lacerato e, allo stesso tempo, bellissimo.
Il premio “Foto dell'anno” è stato assegnato allo svedese Paul Hansen per il suo scatto intitolato “Gaza Burial” in cui viene ripresa la cerimonia funebre di Suhaib e Muhammad Hijazi, di due e di quattro anni, uccisi durante l'operazione “Pilastro di Difesa” a Gaza, lo scorso novembre, a causa di un missile israeliano che ha distrutto la loro abitazione. Un gruppo di uomini trasporta, a spalla, i corpi dei due fratellini uccisi, avvolti in lenzuola bianche, mentre si dirige verso la moschea. Mayu Mohanna, uno dei membri della giuria, ha dichiarato che: “La forza della foto sta nel modo in cui mostra il contrasto tra rabbia e dolore degli adulti da una parte, innocenza dei bambini dall'altra”.
Molti riconoscimenti sono andati alle fotografie relative alla Siria. Javier Manzano ha vinto con “Siege of Aleppo”, così come la stessa città è lo scenario dello scatto di un bambino ferito nell'immagine di Sebastiano Tomada; un italiano, Fabio Bucciarelli, è arrivato al secondo posto nella sezione Spot News-Storie con “Battle to death” in cui inquadra un combattente dell'Esercito siriano libero mentre si posiziona durante gli scontri contro le forze governative, nel distretto di Suleiman Halabi. E, infine, Rodrigo Abd che, nella sua foto intitolata “Aida”, mostra il pianto di una donna che si copre,in parte, il volto con la mano: un viso lesionato e che piange perchè l'esercito siriano ha, di nuovo, distrutto una casa e ucciso. Ha ucciso il marito e i figli della donna ritratta.
Ancora una protagonista femminile nel lavoro dell'americano Micah Albert: una donna keniota mentre legge un libro recuperato nella discarica di Dandora; e poi, il cielo riflesso in una pozza di petrolio dove galleggia il cadavere di un soldato del Sudan Armed Forces, nello scatto di Dominic Nahr.
Ma, dopo tutto questo, si respira anche aria di speranza: la bellezza della Natura nelle movenze dei Pinguini Imperatori mentre attraversano il mare ghiacciato.








sabato 16 marzo 2013

Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo, IV edizione


Ideato da Raffaele Crocco – giornalista RAI, scrittore e documentarista – e creato dall'Associazione 46° Parallelo, in collaborazione con il Premio Ilaria Alpi, l'Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo è giunto, quest'anno, alla sua quarta edizione.
Le guerre ci sono, ci coinvolgono direttamente o indirettamente e, comunque, non si può fare finta di non sapere. Spesso le notizie sono deformate da filtri che alterano la realtà o, ancora più di frequente, manca del tutto una corretta informazione: l' Atlante si pone l'obiettivo di colmare questi vuoti e queste lacune.
Si tratta di un annuario aggiornato sui conflitti in atto in tutto il mondo, con la spiegazione dei motivi che li hanno scatenati e con l'individuazione degli attori che li hanno innescati.
Il libro,infatti contiene foto e illustrazioni ma, soprattutto, le “schede conflitto” suddivise per continente, arricchite da una cartografia, da una tavola riassuntiva della situazione dei profughi (a cura dell'UNHCR) e da una sintesi dei dati del territorio preso in considerazione. Le schede sono compilate da giornalisti e reporters di varie testate italiane e sono corredate dagli approfondimenti di Amnesty internazional sullo stato dei diritti civili e umani e dai rapporti sulle missioni ONU in corso.
Per la quarta edizione – uscita nel gennaio scorso – viene allegato, alla pubblicazione, anche un mini-atlante sulla pirateria e alcuni approfondimenti riguardanti la situazione nei Paesi islamici ad un anno dalle rivolte, il fenomeno del “land grabbing” e il rapporto tra guerre e finanza, a cura di Banca Etica.
Infine, quest'anno l'Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo si fa promotore della campagna “Emergenza Siria”: per ogni copia venduta, un euro sarà destinato al sostegno e alla protezione dei rifugiati siriani.
Si può acquistare la IV edizione dell'Atlante sui siti:
www.atlanteguerre.it e www.aamterranuova.it