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venerdì 28 novembre 2014

Intervento di Barbara Spinelli su Mos Maiorum




BRUTALITA’ SISTEMICHE CONTRO I MIGRANTI



Sessione plenaria del Parlamento europeo, 22 ottobre 2014



Senza che il Parlamento europeo sia stato informato, sono in corso nello spazio Schengen retate brutali contro migranti e persone in fuga da zone di guerra, carestie, disastri climatici. La più importante di queste operazioni poliziesche porta un nome classicheggiante, Mos Maiorum. Iniziata il 13 ottobre, finirà il 26. È stata proposta il 10 luglio dalla Presidenza italiana ai partner europei in un Consiglio dei ministri dell’Interno e della Giustizia. Lo scopo che si pretende di raggiungere con l’operazione: debellare il traffico di immigrati. Il risultato rischia di essere ben diverso: i fuggitivi senza documenti saranno più che mai spinti nella clandestinità e nella dipendenza da reti malavitose.

Abbiamo appreso nel frattempo che le forze dell’ordine italiane vengono incaricate nell’ambito di operazioni simili di identificare con la violenza i migranti privi di documenti. Una circolare di cui siamo in possesso, anche se non sappiamo la data esatta, ordina alla polizia italiana di procedere - cito - all’”acquisizione di foto e di impronte digitali anche con l’uso della forza se necessario”.

È evidente la violazione dei diritti della persona, del principio di non discriminazione etnica, del non respingimento dei migranti. Mos Maiorum si iscrive in una violenza ormai sistemica di cui chiedo conto al Consiglio. Chiedo anche alla nuova Commissione se non sia il caso, come già rivendicato l’estate scorsa dall’europarlamentare Harlem Désir – quando il governo francese annunciò lo smantellamento di alcuni campi Rom, il 5 agosto scorso – di attivare procedure d’infrazione a seguito di queste operazioni.”


giovedì 13 novembre 2014

Leroy Merlin e il ghetto Rom





 L’Associazione 21 luglio lancia una campagna di pressione pubblica contro Leroy Merlin Italia. «Non costruire un nuovo campo per soli rom a Roma!»



L’Italia, “il Paese dei campi”, rischia una procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea per via delle politiche abitative segregative che le autorità italiane continuano ad attuare nei confronti dei rom.

È quanto emerge da una lettera inviata dalla Direzione Generale Giustizia della Commissione Europea al Governo italiano. «La Commissione potrà decidere di avviare una procedura di infrazione ai sensi dell’art. 258 del TFUE nei confronti dell’Italia inviando una lettera di messa in mora per violazione della direttiva 2000/43/CE», è la conclusione della lettera.

Nella missiva, avente per oggetto: «Richiesta di informazioni aggiuntive riguardo a questioni di alloggio dei rom in Italia ai fini della direttiva 2000/43/CE sull’uguaglianza razziale», la Commissione Europea punta il dito sulla condizione abitativa dei rom nel nostro Paese richiedendo alle autorità italiane informazioni aggiuntive. Nella lettera, la Commissione si sofferma sul “campo” per soli rom in località La Barbuta, a Roma: «I servizi della Commissione – viene comunicato – condividono le preoccupazioni espresse dal Commissario per i diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa circa questo tipo di “alloggio” fornito ai rom in un sito molto remoto e non accessibile, e dotato di recinti e impianti di sorveglianza. Dispositivi di “alloggio” di questo tipo risultano limitare gravemente i diritti fondamentali degli interessati, isolandoli completamente dal mondo circostante e privandoli di adeguate possibilità di occupazione e istruzione».

Malgrado il rischio di una procedura di infrazione paventato dall’Europa, il Comune di Roma sembra voler continuare con una politica che rafforza il “sistema campi” programmandone la progettazione e la costruzione di nuovi. Proprio nel sito La Barbuta, indicato dall’Europa come lesivo dei diritti fondamentali dei rom, potrebbe vedersi realizzata la costruzione di un nuovo “campo” per soli rom che sostituirebbe quello esistente oggi, che verrebbe così abbattuto.

Per la prima volta nel nostro Paese sarebbe una multinazionale, Leroy Merlin Italia, a farsi carico della realizzazione di un “campo rom”, grazie alla costituzione di un’Associazione temporanea di impresa (ATI) alla quale parteciperebbe anche la Comunità di Capodarco di Roma. In cambio dell’investimento, pari a 11,5 milioni di euro, interamente a carico di Leroy Merlin Italia, la multinazionale francese del bricolage riceverebbe dal Comune la concessione gratuita per 99 anni del terreno su cui oggi sorge il campo La Barbuta, per installarci così le proprie attività commerciali (vedi
Rapporto “Terminal Barbuta”). Per scoraggiare la multinazionale del bricolage dal realizzare l’ennesimo ghetto per soli rom nella Capitale, oggi l’Associazione 21 luglio ha lanciato una campagna di mobilitazione pubblica e di pressione nei confronti di Leroy Merlin Italia.

«Leroy Merlin: un campo rom è un ghetto. Non costruirlo!», è l’appello dell’Associazione 21 luglio che invita cittadini e utenti del web a inviare un’email, con un semplice clic dal
sito della campagna, direttamente a Leroy Merlin Italia per chiedere alla multinazionale di non sporcarsi la faccia e di non farsi coinvolgere nella creazione dell’ennesimo ghetto per rom a Roma.«Diffonderemo la campagna anche all’estero, chiederemo alle persone di condividerla sui social media e di unirsi così alla nostra battaglia per dire basta alla creazione di nuovi ghetti per soli rom», afferma l’Associazione 21 luglio.

«I “campi” sono luoghi di sospensione dei diritti umani, che rendono impossibile l’inclusione sociale, che creano disagi al resto della cittadinanza e che alimentano nella pubblica opinione un clima di ostilità verso le comunità rom. L’unica soluzione percorribile è dunque quella di superare i “campi rom”, come prevede la Strategia Nazionale d’Inclusione dei Rom redatta dal governo italiano nel 2012. Convincere Leroy Merlin Italia a ritirare il progetto sarebbe un passo molto importante in questa direzione», conclude l’Associazione 21 luglio.
 

mercoledì 5 febbraio 2014

L'Europa in aiuto ai siriani

 
In Europa siamo stati i più generosi: i nostri popoli hanno fornito, attraverso i bilanci nazionali e la Commissione europea, tre miliardi di dollari e mezzo in aiuti umanitari. Ma il denaro non significa nulla per i bambini, le donne e gli uomini che sono privati dell'assistenza da forze governative o da combattenti dell'opposizione. E l'appello di tutti noi nella comunità internazionale ha avuto lo scopo di fare pressioni sulle parti in lotta per un maggior accesso alle vittime innocenti di questa guerra. Abbiamo visto che l'impegno può portare risultati: per esempio, vaccinazioni anti-polio hanno raggiunto oltre tre milioni di bambini, e abbiamo visto, localmente, anche dei cessate il fuoco che hanno permesso agli aiuti di arrivare. Le questione è come fare questo in modo più profondo, su scala molto più larga...”: queste le parole della commissaria europea Kristalina Georgieva durante il vertice che si è tenuto, pochi giorni fa, sulla crisi umanitaria in Siria, tavolo di lavoro a cui hanno preso parte, oltre a 19 Paesi, anche il vicesegretario dell'ONU, Valerie Amos, e il Ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino.

Mentre negli ultimi tre giorni i raid aerei, condotti dal regime sui quartieri residenziali di Aleppo, hanno fatto oltre 138 vittime, la Commissione europea ha deciso di stanziare altri 85 milioni di euro in favore della popolazione, denaro ripartito in tre macrosettori: aiuti interni, aiuti per la mobilità e aiuti per i rifugiati in Giordania.

In particolare, quaranta milioni saranno destinati per i sevizi di base all'interno del Paese; altri quaranta milioni per favorire l'educazione e l'istruzione per i circa 500mila rifugiati; cinque milioni per dare anche la possibilità, ad alcuni studenti libanesi, di accedere alle università e a studiare in Europa grazie al programma Erasmus-Mundus.

Per quanto riguarda gli aiuti all'interno della Siria, una parte dei fondi saranno destinati a finanziare la campagna dell'Unicef (di cui parleremo a breve) per l'educazione dei più piccoli, le iniziative dell'Unesco per preservare il patrimonio culturale del Paese e le iniziative dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso ai profughi palestinesi in Siria.

Stefan Fule, commissario europeo per l'Allargamento e le politiche del vicinato, ha così commentato lo stanziamento dei fondi da parte della Commissione: “ La messa a disposizione di queste nuove risorse è la prova che la Commissione europea è impegnata non solo a parole. Continuiamo a rimanere a fianco della popolazione siriana e oggi dimostriamo una volta di più che non solo facciamo promesse, ma le manteniamo anche. Con questa tranche di aiuti l'esecutivo comunitario si concentra sul sostegno per l'educazione all'infanzia e i servizi quali cure mediche e sanitarie e gestione di rifiuti, attività,, quest'ultima, fondamentale per evitare la diffusione di malattie”.
 

sabato 15 giugno 2013

Sovraffollamento delle carceri: il decreto del Ministro Cancellieri


A pochi giorni dalla campagna di raccolta firme sulle TRE LEGGI POPOLARI che riguardano la tortura, le droghe e le carceri (leggi popolari proposte per tentare di risolvere il problema dell'affollamento degli istituti di detenzione), il Ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha proposto un decreto per svuotare le prigioni.
Il decreto Cancellieri viene presentato in Parlamento proprio oggi, sabato 15 giugno 2013, e il 24 è atteso anche il provvedimento Severino in cui si ipotizza l'uscita dalla prigione per quelle persone che hanno mostrato di esserselo meritato e, inoltre, si propongono gli arresti domicilari o i lavori socialmente utili per alcune tipologie di reati.
Il Ministro Canecellieri ha ribadito di non pensare all'indulto, ma di applicare misure alternative solo per le persone non pericolose e per “coloro che hanno commesso reati che prevedono pene basse”. Oltre a questo, nel decreto Cancellieri, è previsto un ampliamento delle strutture, più “leggere, più aperte e più semplici da costruire”. Un piano, quello del Ministro, che dovrebbe risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri entro maggio 2104.
Ma, probabilmente, queste soluzioni non saranno sufficienti.
E' importante, infatti, migliorare anche le condizioni della permanenza del detenuto in carcere che deve poter lavorare, dentro o fuori l'edificio, per scongiurare la possibilità di recidiva. E, infine, è ancora più importante risolvere il problema della lentezza dei processi: il 18,6 % della polazione carceraria è ancora in attesa della sentenza di primo grado. “Su questo tema bisogna inventarsi qualcosa”, ha dichiarato la Cancellieri, aggiungendo: “Qualche progetto ce l'ho”.


In occasione della campagna per la raccolta firme sulle tre leggi popolari, l 'Associazione per i Diritti Umani, in collaborazione con l'Associazione Spazio Tadini, organizza

giovedì 27 giungo, alle ore 18.00, a Milano

l'incontro dal titolo: GIUSTIZIA E DIRITTI: TRE LEGGI POPOLARI SU TORTURA, CARCERI E DROGHE

Lunedì pubblicheremo il programma per esteso.