Visualizzazione post con etichetta etnia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta etnia. Mostra tutti i post

mercoledì 30 dicembre 2015

L'Associazione 21 luglio e la chiusura del Best House ROM

L’Associazione 21 luglio esprime profonda soddisfazione per la chiusura, nella Capitale, del Best House Rom, la struttura senza finestre, da due anni oggetto di numerose denunce dell’Associazione, dove negli ultimi mesi 135 persone, di cui oltre la metà minori, vivevano in condizioni drammatiche, al di sotto degli standard minimi di tutela dei diritti umani.
«A Roma è iniziato un processo irreversibile: non soltanto dal 2012 si è impedito la costruzione di nuovi “campi rom”, ma si inizia finalmente a mettere i sigilli su questi ghetti e luoghi di discriminazione istituzionale, che rappresentano un’anomalia italiana nel contesto europeo», afferma il presidente dell’Associazione 21 luglio Carlo Stasolla.
La chiusura del Best House Rom, situato in via Visso, nella periferia est della Capitale, è stata predisposta dal Comune di Roma in seguito a una “interdittiva antimafia” nei confronti della Cooperativa Inopera, l’ente gestore della struttura che nel 2014, come documentato dal rapporto dell’Associazione 21 luglioCentri di raccolta S.p.a.”, è costata 2,8 milioni di euro, di cui quasi 2,6 milioni affidati senza bando pubblico alla stessa Cooperativa Inopera. Alle famiglie che vivevano nella struttura è stata offerta una sistemazione alternativa da loro giudicata adeguata, come hanno potuto constatare rappresentanti dell'Associazione 21 luglio che in questi giorni hanno seguito la vicenda sul posto.
Nato nel 2012, il Best House Rom si è consolidato tra dicembre 2013 e marzo 2014 in seguito al collocamento nella struttura di 137 persone provenienti dallo smantellamento del “villaggio attrezzato” della Cesarina e di altre 64 sgomberate da alcuni insediamenti informali.
L’Associazione 21 luglio, per prima, ha denunciato le condizioni di vita drammatiche all’interno del centro. Nel report “Senza Luce”, pubblicato a marzo 2014, l’Associazione ha puntato i riflettori sulle condizioni strutturali del Best House Rom, caratterizzato da stanze anguste, prive di finestre e punti di areazione naturale; sulla sua incompatibilità con i requisiti previsti dalla normativa regionale che regola il funzionamento di strutture di accoglienza; e sugli altissimi costi della sua gestione, a fronte di stanziamenti nulli per l’inclusione sociale degli uomini, delle donne e dei bambini rom residenti.
Alle numerose denunce dell’Associazione 21 luglio sul Best House Rom, sono seguite l’apertura di un’istruttoria sul centro da parte dell’Autorità Anticorruzione, dopo un esposto presentato dall’area legale dell’Associazione lo scorso febbraio, e varie visite ispettive con rappresentanti delle istituzioni locali, nazionali e internazionali: con il consigliere di Roma Capitale Riccardo Magi, con la Commissione Diritti Umani del Senato, con il presidente del Comitato Europeo dei Diritti Sociali Luis Quimena Quesada, con una delegazione della Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza (ECRI).
La chiusura del Best House Rom va così ad aggiungersi a due importanti battaglie che hanno visto, nei mesi scorsi, l’Associazione 21 luglio in prima linea contro la costruzione di due nuovi “campi per soli rom” nella Capitale: il nuovo “villaggio attrezzato” della Cesarina, che nelle intenzioni dell’allora Assessore alle Politiche Sociali Rita Cutini avrebbe dovuto sostituire quello raso al suolo a dicembre 2013, e il nuovo “villaggio attrezzato” La Barbuta, che sarebbe dovuto essere realizzato dalla multinazionale Leroy Merlin in base a un progetto su cui, come emerso dalle intercettazioni su Mafia Capitale, aveva messo gli occhi anche il cosiddetto “ras delle cooperative” Salvatore Buzzi.
Entrambi i progetti furono bloccati in seguito al lancio di due campagne di mail bombing e mobilitazione on line (“#DiscriminareCosta” e “Leroy Merlin, un campo rom è un ghetto: non costruirlo!”) sul sito dell’Associazione 21 luglio. Lo scorso maggio, per di più, era stato il Tribunale di Roma, con una sentenza storica, in seguito a un’azione legale promossa da Associazione 21 luglio e Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, a riconoscere per la prima volta in Italia e in Europa il carattere discriminatorio dei “campi rom”, con specifico riferimento al “villaggio attrezzato” La Barbuta.
«La chiusura del Best House Rom, sebbene non sia stata accompagnata dall’individuazione di soluzioni che favoriscano l’inclusione sociale delle comunità rom, rappresenta comunque un punto di svolta cruciale per Roma: nella Capitale non si costruiscono più nuovi “campi” e si è iniziato a mettere la parola fine ai ghetti esistenti – conclude il presidente dell’Associazione 21 luglio Carlo Stasolla -. Oggi è evidentemente cominciato un percorso dal quale non sarà più possibile tornare indietro: il sistema campi va definitivamente superato e l’inclusione sociale dei rom deve far parte dell’agenda politica della nuova Amministrazione che sarà guidata a governare la città». 
 
PER APPROFONDIRE:
 

giovedì 23 luglio 2015

Sit in di solidarietà alle famiglie rom sgomberate


Donne e bambini, anziani e malati. Sotto il sole, a quasi 40 gradi, senz'acqua. Sono trascore più di due ore e l'Assessore Danese non ha ancora ricevuto le famiglie rom sgomberate. L'incontro era previsto per le ore 12 ma dall'Assessorato ancora nessun segnale. La tensione sta montando e tra le persone si registrano i primi malori.

Lo rendono noto Associazione 21 luglio e Popica Onlus che da questa mattina stanno partecipando a un sit in davanti all’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Roma, assieme alle famiglie rom sgomberate due giorni fa dall’insediamento informale di Val d’Ala, le famiglie a rischio sgombero nei centri di via San Cipirello, via Torre Morena e via Toraldo, nonché cittadini che hanno voluto mostrare la loro solidarietà.

Cinquantanove sgomberi forzati dall’inizio dell’anno, con una decisa impennata dopo l’annuncio del Giubileo Straordinario da parte di Papa Francesco, assenza di una strategia concreta per il superamento del “sistema campi”, nonostante i continui proclami, e promesse non mantenute.

Così Associazione 21 luglio e Popica Onlus descrivono lo stato dell’arte della politica sui rom dell’Amministrazione capitolina.

Lo sgombero forzato di Val d’Ala, che ha coinvolto le medesime persone sgomberate esattamente un anno fa dallo stesso insediamento in seguito a un’operazione dal costo complessiva di oltre 168 mila euro, si configura in violazione degli standard internazionali in materia di sgomberi previsti dal Comitato sui Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite. Lo sgombero improvviso, peraltro, ha mandato all’aria le consultazioni e il dialogo che lo stesso Assessorato aveva iniziato a intavolare con le famiglie, nella speranza che il caso Val d’Ala potesse diventare un modello virtuoso per affrontare la questione degli insediamenti informali a Roma. Nella giornata di ieri, anche Amnesty International Italia ha espresso forte preoccupazione sull’ennesimo sgombero forzato realizzato dall’inizio dell’anno nella Capitale.

Nel 2015, infatti, sono stati 59 gli sgomberi forzati a Roma, una cifra che ha già ampiamente superato i 34 totali realizzati nell’intero 2014. Il loro numero – sottolineano Associazione 21 luglio e Popica Onlus – ha subito una netta impennata dal 13 marzo in poi, giorno dell’annuncio del Giubileo Straordinario. Fino ad allora, gli sgomberi erano stati sette. Allo stesso modo, denunciano le due associazioni, non si intravvede nessun passo significativo, nell’azione dell’Amministrazione, verso il superamento del “sistema campi” nella Capitale, sul quale si sono alimentati gli affari di oro emersi dall’inchiesta su Mafia Capitale.

«Chiediamo all’assessore Danese di produrre finalmente un piano sociale credibile e sostenibile per il superamento dei “campi”», afferma l’Associazione 21 luglio.

Secondo l’Associazione 21 luglio, la questione rom a Roma è intimamente legata a quella della illegalità istituzionale che ha il suo fulcro nell’Ufficio Rom, Sinti e Caminanti presente all’interno dell’Assessorato alle Politiche Sociali di Roma Capitale. È dall’azzeramento di tale Ufficio che occorre ripartire per una politica diversa.

Non possiamo dimenticare come il primo a dirigere quindici anni fa l’“Ufficio Nomadi” di Roma fu Luigi Lusi, oggi in carcere con la condanna di essersi appropriato di 25 milioni di euro, continua l’Associazione. Poi, sotto l’Amministrazione Veltroni fu la volta del suo capo-gabinetto Luca Odevaine a condizionare fortemente le scelte dell’Ufficio. Anche lui è oggi in carcere per corruzione aggravata nell’inchiesta denominata “Mondo di Mezzo”. Quando il governo della città passò al sindaco Alemanno fu la volta del soggetto attuatore del Piano Nomadi, Angelo Scozzafava, a commissariare l’Ufficio prendendolo nelle sue mani. Oggi sul suo capo pende l’accusa di associazione mafiosa e corruzione aggravata. Nel dicembre 2014 la responsabile dell’”Ufficio Nomadi”, nel frattempo diventato “Ufficio Rom, Sinti e Caminanti”, Emanuela Salvatori, è stata arrestata per corruzione aggravata. Il suo posto è stato preso da Ivana Bigari, il cui nome, secondo la stampa, sembrerebbe nella lista dei dirigenti che per il prefetto Gabrielli dovrebbero essere rimossi perché troppo vicini al sistema di stampo mafioso ideato da Buzzi e Carminati.

«Chiediamo oggi con forza la chiusura di questo Ufficio e la rimozione della dirigente che lo coordina», è la richiesta urgente al sindaco Marino da parte di Associazione 21 luglio e Popica Onlus».

«Chiediamo inoltre – proseguono le due organizzazioni - una moratoria sugli sgomberi forzati da oggi e per tutta la durata del Giubileo indetto da papa Francesco. In assenza di risposte adeguate a tali richieste continueremo a considerare le politiche di Roma Capitale nei confronti dei rom costose, lesive dei diritti umani, discriminatorie e offensive nei confronti della cittadinanza che vive in maniera più o meno diretta le problematiche legate alla vicinanza ad insediamenti formali e informali.

Sul rischio sgombero delle famiglie rom che attualmente vivono nei centri di via San Cipirello, via Torre Morena e via Toraldo, infine, si esprime così Popica Onlus: «La chiusura dei centri in cui abitano famiglie che da tempo avevano intrapreso percorsi abitativi degni segna un passo indietro inaccettabile. L'Amministrazione, che da un lato persegue solo a parole la politica della chiusura dei campi, dall'altro costringe decine di nuclei a tornarci, dopo che da questo mondo si erano allontanati autonomamente recuperando spazi in disuso».

«A Roma – conclude Popica Onlus - il problema abitativo sta esplodendo per tutti e il Comune di Roma, dopo aver banchettato per anni con Mafia Capitale, oggi non solo non risolve il problema ma continua a generarne di nuovi».

mercoledì 10 giugno 2015

Punire il reato, non l'etnia


Pochi giorni fa, a Roma, un Rom di diciasette anni, senza patente, mentre si trovava alla guida di un'auto ha ucciso una donna e ferito altre nove persone. Un fatto gravissimo, che va punito severamente. Questo, però, non deve far cadere nell'errore di considerare TUTTI i Rom allo stesso modo, ovvero come delinquenti assassini; non bisogna fare l'errore di scadere nello stereotipo. Colpire i colpevoli sì, colpire tutti indistintamente, no.




A questo proposito, pubblichiamo la nota dell'Associazione 21 luglio:



La notizia della tragedia avvenuta ieri a Roma in prossimità della fermata metro Battistini, nella quale una donna di 44 anni ha perso la vita e otto persone sono state ferite, travolte da un’auto che viaggiava a folle velocità, addolora e sconvolge.

Con l’auspicio che il corso delle indagini conduca all’individuazione dei responsabili di tale gesto, l’Associazione 21 luglio non può non constatare, tuttavia, che la notizia, come è stata riportata da molti media locali e nazionali, rischia di sfociare in una pericolosa deriva etnica dei fatti accaduti, in quanto ad essere sottolineata con forza è la presunta origine etnica dell’autista dell’autovettura che ha provocato la strage.

Le colpe di un gesto di tale gravità non possono e non debbono ricadere sull’insieme di persone appartenenti alla stessa comunità degli autori della strage, a Roma e nel resto d'Italia. E gli organi di informazione dovrebbero prendere tutte le opportune precauzioni perché questo non accada, evitando per esempio titoli, articoli e servizi che diano rilevanza maggiore all’origine etnica dei responsabili piuttosto che al fatto - gravissimo - in sé.

L’etnicizzazione delle notizie, infatti, rischia di esacerbare il già esasperato clima di ostilità e odio diffuso nell’opinione pubblica nei confronti di rom e sinti. Simili trattamenti delle notizie portarono già, ad esempio, a derive fortemente violente, in passato, a Ponticelli (Napoli) nel 2008 e a Torino nel 2011, quando contro i “campi rom” si svilupparono, in seguito alla diffusione di notizie poi rivelatesi infondate, veri e propri raid incendiari.

Per chi sarà chiamato ad indagare e per i giudici, nella ricostruzione dei fatti e nella successiva auspicabile condanna, poco importa l’origine etnica della persona colpevole, o la sua cittadinanza o il colore della sua pelle. Alla guida di quella macchina c’era una persona che va perseguita. Questo basta e avanza.

Se dovesse scoprirsi che dietro quel volante omicida c’era una persona di origini islamiche dovremmo tornare a invocare le misure del post 11 settembre 2011? O se c’era una persona di origini campane o venete dovremmo aprire una discussione sulla presenza di tali comunità nella nostra città?

L’isteria mediatica, declinata in una “etnicizzazione del reato” fa danni. Così come lo fa il razzismo. E razzismo è anche ricondurre il DNA di un popolo al crimine di un individuo.

mercoledì 8 aprile 2015

Giornata Internazionale dei rom e sinti: l'Associazione 21 luglio presenta il primo rapporto nazionale sulla condizione di rom e sinti in Italia

Ripetuti sgomberi forzati, politiche che violano i diritti umani, soprattutto dei bambini, e nuovi “campi nomadi” in fase di progettazione a fronte di finanziamenti superiori ai 20 milioni di euro. Tra annunci e proclami sul superamento dei “campi”, a cui tardano a seguire fatti concreti, tra speranze e contraddizioni, la condizione di rom e sinti in Italia continua ad essere caratterizzata da politiche discriminatorie e segregative, basate su un approccio emergenziale, che relegano tali comunità ai margini della società e alimentano nei loro confronti i germi dell’antiziganismo, del razzismo e degli stereotipi negativi. È il quadro che emerge dal primo rapporto nazionale sulla condizione di rom e sinti in Italia, che l’Associazione 21 luglio presenterà l’8 aprile 2015 alle ore 12.30 – presso la sede dei csv del Lazio, in via Liberiana 17, a Roma –, in occasione della Giornata internazionale dei rom e dei sinti. Il rapporto, che nella mattinata sarà consegnato alla Presidente della Camera Laura Boldrini che riceverà un gruppo di donne rom accompagnate da una delegazione dell’Associazione 21 luglio, mette in evidenza come, nonostante i richiami degli organismi internazionali e il rischio di apertura di una procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea, nel nostro Paese la pratica degli sgomberi forzati, soprattutto nelle città di Roma e Milano, risulta ben lungi dall’essere accantonata. Inoltre, in molte città italiane, da nord a sud, si continuano a costruire e a progettare nuovi “campi nomadi” e a far confluire ingenti finanziamenti pubblici all’interno di un sistema – quello dei “campi” – che produce esclusione sociale e gravi violazioni dei diritti umani, in particolare dei minori, dal diritto all’istruzione al diritto a un alloggio adeguato, dal diritto alla salute al diritto al gioco. Dal rapporto, inoltre, emerge come tra le politiche discriminatorie nei confronti di rom e sinti e la presenza, nel nostro Paese, di un radicato antiziganismo, nella maggior parte dei casi dovuto a discorsi d’odio pronunciati da esponenti politici, vi sia un nesso imprescindibile. Il rapporto dell’Associazione 21 luglio, infine, opera un focus sulla situazione nella Capitale, considerata la “cartina di tornasole” di ciò che accade nel Paese. Emblematico, a tal proposito, è il “gioco dell’oca” degli sgomberi romani che spingono le comunità rom da un punto all’altro della città senza ottenere alcun risultato se non la violazione dei diritti umani e lo sperpero del denaro pubblico. Il presidente del Parlamento ha anche ricordato l’uccisione di più di 500mila rom ad opera della Germania nazista, “in alcuni Paesi oltre l’80 per cento della popolazione rom fu sterminata”, ha affermato, aggiungendo: “Dobbiamo insegnare ai nostri figli cosa è stato Porrajmos”, la shoah rom. “Finché il razzismo contro i rom non sarà affrontato in maniera efficace – ha concluso Shulz – la discriminazione persisterà e le politiche sociali non saranno un successo come dovrebbero”.

giovedì 5 marzo 2015

La risposta del Naga alle parole di Buonanno contro Djiana Pavlovic e un corso per attivisti Rom a Roma


Rom: un pregiudizio ontologico

A seguito delle parole ingiuriose che Buonanno ha rivolto nei confronti di Djiana Pavlovic, giornalista e attivista Rom, durante la scorsa puntata di “Piazza Pulita”, pubblichiamo la dichiarazione del Naga e del suo presidente:

Le dichiarazioni, o meglio, gli insulti dell'onorevole Buonanno durante la trasmissione Piazza Pulita-La7 ci amareggiano, ma non ci stupiscono.
Tanto meno ci stupisce l'applauso spontaneo del pubblico.
Ci assorda però il silenzio della politica che non prende posizione di fronte ad atti così gravi, se non per sostenerli.
"Da più di 25 anni forniamo assistenza sanitaria, sociale e legale anche ai cittadini rom e sinti e ci impegniamo nella difesa dei loro diritti e, quindi, di quelli di tutti.  Sempre di più ci rendiamo conto che le affermazioni discriminatorie nei confronti dei rom vengono lasciate scorrere senza che suscitino alcuna reazione né personale né collettiva. Anzi, spesso con reazioni di sostengo, come in questo caso." afferma Luca Cusani, presidente del Naga. "
Evidentemente il pregiudizio verso i rom è talmente radicato nella cultura nella quale viviamo da non essere neanche più riconosciuto e da aver raggiunto il livello ontologico: è sufficiente essere rom per essere qualcosa di negativo, non serve compiere nessuna azione. Questa è la realtà in cui viviamo, nell'indifferenza generalizzata. Come Naga continueremo a batterci perché si aprano orizzonti diversi oltre pregiudizi e stereotipi e, nell'immediato, esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Dijana Pavlovic" conclude Cusani. L'Associazione per i Diritti Umani sottoscrive queste parole.

Il Naga è un'associazione di volontariato laica e apartitica che si è costituita a Milano nel 1987 allo scopo di promuovere e di tutelare i diritti di tutti i cittadini stranieri, rom e sinti senza discriminazione alcuna.
 

CORSO PER ATTIVISTI ROM e SINTI

Associazione 21 luglio, Amnesty International Sezione Italiana e il Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC) invitano tutti gli interessati a presentare la propria candidatura per la terza edizione del Corso di formazione per attivisti rom e sinti.

Il Corso di formazione per attivisti rom e sinti è rivolto a giovani rom e sinti, studenti o attivisti, di tutta Italia. Il Corso rappresenta un’eccellente occasione di scambio, confronto di idee ed esperienze, spunti di dibattito e di azione per i partecipanti.

Il Corso avrà una durata complessiva di 56h, suddivise in lezioni frontali che forniranno ai partecipanti le nozioni base, e in laboratori, dove i concetti teorici verranno messi in pratica.
Il programma comprenderà i seguenti argomenti:


1) I diritti umani: concetto, principi e strumenti;
2) La percezione dei rom in Italia: pregiudizi e stereotipi;
3) Il diritto a un alloggio adeguato;
4) La discriminazione;
5) Il genere;
6) La comunicazione: strumenti utili per gli attivisti;
7) Il campaigning: ideare e attuare una campagna per ottenere un cambiamento;
8) L’attivismo: organizzare e coinvolgere la comunità;
9) L’advocacy: strategie di pressione sulle autorità a livello locale, nazionale e internazionale;
10) La creazione di una organizzazione/associazione rom.


Lo scopo principale del Corso è la formazione di giovani rom e sinti che siano attivi e consapevoli, e che possano utilizzare gli strumenti e i meccanismi nazionali, regionali e internazionali per tutelare i loro diritti umani come singoli e quelli delle loro comunità, e lottare contro ogni forma di discriminazione.

Le selezione dei 12 corsisti che seguiranno l’intero percorso formativo avverrà a inizio aprile. I 12 candidati selezionati parteciperanno a una settimana di incontri formativi, in modalità residenziale
dal 25 aprile al 03 maggio 2015 a Roma.


I costi di viaggio, vitto e alloggio per i 12 corsisti selezionati sono totalmente a carico degli organizzatori.

Al termine del corso, i partecipanti riceveranno un attestato di partecipazione e i più meritevoli avranno la possibilità di svolgere un tirocinio retribuito della durata di 3 mesi presso la sede dell’Associazione 21 luglio a Roma. I restanti verranno assistiti e supportati nella ricerca e nella candidatura per altre posizioni di stage presso organizzazioni e/o enti.

Obiettivi del Corso:
Il Corso di formazione per attivisti rom e sinti fa parte del programma dell’Associazione 21 luglio, di Amnesty International Sezione Italiana e dell’ERRC per sostenere e promuovere la cittadinanza attiva all’interno delle comunità rom e sinte in Italia. Gli obiettivi primari del corso sono:
• creare consapevolezza nei giovani rom e sinti riguardo i loro diritti come individui e come parte di una minoranza;
• sviluppare le loro conoscenze sugli strumenti di protezione e promozione dei diritti umani e di lotta contro la discriminazione a livello nazionale (legislazione nazionale), regionale (Trattati Europei, altri meccanismi del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea) e internazionale (Trattati e meccanismi delle Nazioni Unite);
• rafforzare le capacità di monitoraggio, denuncia e difesa contro le violazioni dei diritti umani al fine di essere in grado di reagire immediatamente in caso di violazioni dei diritti umani delle comunità rom e sinte;
• aumentare le abilità di mettere in pratica i concetti appresi all’interno delle organizzazioni e delle comunità;
• promuovere una rete di giovani attivisti rom e sinti in Italia che possa agire attivamente all’interno delle comunità e nei rapporti tra queste e l’esterno, sia tramite il rafforzamento dei legami con la società civile e con le organizzazioni rom/non rom, sia attraverso la creazione di azioni che coinvolgano le comunità nella lotta per i loro diritti.


Requisiti:
I candidati dovranno:
• possedere una buona conoscenza della lingua italiana orale e scritta (il corso prevede la lettura di documenti e materiale didattico);
• avere un’età compresa tra i 18 e i 35 anni;
• possedere almeno un diploma di scuola media;
• dimostrare di essere individui attivi all’interno delle rispettive comunità;
• essere molto motivati e interessati alle tematiche trattate.


Si consiglia vivamente anche ai candidati che non dovessero soddisfare uno dei requisiti relativi all’età e alla formazione scolastica, ma che fossero molto motivati, di inoltrare la domanda di iscrizione. La loro domanda verrà comunque accettata con riserva e valutata attentamente dal comitato selezionatore.

Associazione 21 luglio, Amnesty International Sezione Italiana e ERRC attribuiscono particolare valore e importanza alle candidature provenienti da membri delle comunità rom e sinte in Italia, in particolare ragazze e donne.

Procedura per la presentazione delle domande:
I candidati dovranno presentare quanto segue per poter partecipare al Corso:
1. Modulo di iscrizione compilato – Clicca
QUI
2. Curriculum Vitae (
MAX 2 Pagg);
3. Lettera di presentazione da parte di un insegnante, professore, presidente o esponente di un’organizzazione, datore di lavoro o leader religioso che sia a conoscenza del lavoro del candidato e del suo impegno nel campo dei diritti di rom e sinti. La lettera dovrà spiegare la natura della relazione con il candidato, la durata della conoscenza reciproca ed evidenziare i principali motivi che rendono il candidato adatto a partecipare al Corso di formazione per attivisti rom e sinti.


Tutte le domande di iscrizione, corredate della documentazione di supporto completa, dovranno essere presentate tassativamente entro il 31 marzo 2015. Si invitano cordialmente i candidati a presentare le proprie domande di partecipazione prima di tale scadenza.

Le domande di iscrizione complete dovranno essere inviate per e-mail, come allegato, all’indirizzo attivismo@21luglio.org con oggetto: Corso di formazione attivisti rom/sinti – Nome Cognome

Oppure consegnate a mano, dopo aver contattato l’Associazione 21 luglio al numero 329 86 97 929, entro le ore 12 del 31 marzo 2015.

Le domande di iscrizione incomplete o pervenute in ritardo NON verranno prese in considerazione.

A causa dell’alto numero di candidature normalmente riscontrate, ci scusiamo di non potere fornire una risposta individuale a tutti. Qualora non si fosse contattati nell’arco di due settimane successive alla data indicata per il termine del bando, si prega di considerare ciò quale riscontro non positivo alla candidatura stessa. Si assicura infine il rispetto del trattamento dati sensibili a norma del Decreto Legislativo 196/2003.

Scarica il bando in pdf

giovedì 29 gennaio 2015

Esposto all'autorità nazionale anticorruzione: contro il Centro di raccolta Rom


L’Associazione 21 luglio ha presentato un esposto all’Autorità Nazionale Anticorruzione, guidata dal presidente Raffaele Cantone, per accertare la trasparenza degli atti che hanno portato all’apertura e al funzionamento del Centro di raccolta rom “Best House Rom”, situato a Roma in via Visso 12.



Il centro, classificato dall’Agenzia del territorio come struttura riservata per deposito di merci, è gestito dalla Cooperativa Inopera, nata alla fine del 2008.



Il 6 luglio 2012, con una determinazione dirigenziale a firma di Angelo Scozzafava, ex direttore del Dipartimento Promozione delle Politiche Sociali e della Salute di Roma Capitale, oggi indagato per associazione di tipo mafioso e corruzione aggravata, il Comune di Roma, con affidamento diretto, ha assegnato alla Cooperativa il servizio di accoglienza dei rom sgomberati dall’insediamento di via del Baiardo e di Castel Romano.



Il 16 dicembre 2013, con una nuova determinazione dirigenziale, l’Assessorato alle Politiche Sociali di Roma Capitale ha disposto un ampliamento dell’accoglienza per consentire l’ingresso dei 150 rom sgomberati dal «villaggio attrezzato» di via della Cesarina.



I locali del “Best House Rom”, dove in questi anni sono stati accolti giornalmente circa 300 rom – tra cui 160 minori – oltre a non garantire la metratura minima prevista dalla legge, non sono dotati di finestre o punti luce dai quali possano filtrare l’aria e la luce naturale.



Il 12 novembre 2014 la senatrice Manuela Serra, membro della Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani del Senato, dopo aver visitato la struttura aveva dichiarato alla stampa: «Qui mancano i diritti umani, è un anno che ci occupiamo di campi rom, e non ho mai visto niente del genere. Qui le persone sono terrorizzate dal parlare con l'esterno».



Nonostante il “Best House Rom” non rispetti i requisiti strutturali e organizzativi previsti dalla normativa regionale che regola l’apertura e il funzionamento delle strutture socio-assistenziali nella Regione Lazio, la struttura continua ad accogliere famiglie rom con costi elevatissimi. Nel 2014 la gestione del Centro è costata all’Amministrazione Comunale una cifra stimata superiore ai 3 milioni di euro.



«Alla luce della documentazione allegata all’esposto – afferma l’Associazione 21 luglio - spetterà all’Ufficio diretto da Raffaele Cantone stabilire se procedere con un’attività di vigilanza sul “Best House Rom”, una struttura priva delle adeguate autorizzazioni, dal costo economico apparentemente spropositato per il servizio offerto, in cui sono violati sistematicamente i diritti umani delle donne, degli uomini e dei bambini rom che vi vivono».





«Nel centro di accoglienza “Best House Rom" è in atto una sistematica violazione dei diritti umani. Circa 300 rom, di cui più della metà minori, vivono in una condizione di segregazione abitativa e sociale. La struttura, priva di finestre e punti luce, va chiusa così come vanno superati i “campi rom” attraverso l’individuazione dei percorsi di inclusione sociale previsti dalla Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti in Italia".



Lo affermano, in una nota congiunta, Luigi Manconi e Manuela Serra, della Commissione Diritti Umani del Senato, Carlo Stasolla, dell’Associazione 21 luglio, e il consigliere di Roma Capitale Riccardo Magi, dopo essere tornati oggi al “Best House Rom”, nella periferia est della Capitale.



Alla visita ha preso parte anche l’Assessore alle Politiche Sociali di Roma Capitale Francesca Danese che ha definito il centro «un mostro, una bruttura figlia delle proroghe dietro le quali si è insediato il malaffare».



«In questo edifico, in stanze piccolissime dove vivono anche fino a dodici persone, ammassate, ci sono bambini che non possono vedere la luce del sole perché non esistono finestre – ha detto Francesca Danese -. Il centro, che ha costi altissimi per l’amministrazione comunale, oltre 700 euro al mese a persona e che non possiede i requisiti igienico-sanitari, deve essere chiuso. Mi sto preoccupando di trovare un sistema di accoglienza rispettoso dei diritti delle persone e stiamo effettuando un monitoraggio al riguardo. Entro un paio di mesi conto di sistemare tutto».



Il “Best House Rom” è uno dei quattro centri di raccolta, riservati a soli rom, gestiti dal Comune di Roma. Inaugurato nel 2012 per accogliere le famiglie rom sgomberate dagli insediamenti informali, nel dicembre 2013 è stato ampliato per consentire l’ingresso dei 150 rom sgomberati dall’ex “villaggio attrezzato” di via della Cesarina. Il centro presenta spazi angusti e inadeguati, non ci sono finestre né punti luce per il passaggio dell’aria e della luce naturale all’interno di stanze dove vivono in media cinque persone. Il Comune di Roma ha speso nel 2014 per questa struttura quasi 3 milioni di euro.



Sul “Best House Rom” si era di recente espresso anche il sindaco Ignazio Marino, in una lettera indirizzata a Carlo Stasolla e a Riccardo Magi, che avevano iniziato uno sciopero della fame, impegnandosi «a trovare una soluzione alternativa per le donne, gli uomini e i bambini che oggi vivono in condizioni non dignitose».



«È più che mai urgente - affermano Manconi, Serra, Stasolla e Magi - chiudere al più presto questa struttura e avviare percorsi di inclusione sociale rivolti alle persone che lì vivono. Si tratterebbe del primo, concreto passo verso una nuova politica della città di Roma nei confronti delle comunità rom, private finora di ogni opportunità e segregate nei campi».


giovedì 4 dicembre 2014

Leroy Merlin fa un passo indietro sul ghetto rom





A seguito del nostro articolo sulla battaglia riguardo al ghetto rom e l'azienda Leroy Merlin, pubblichiamo con piacere il risultato della battaglia e ringraziamo l'Associazione 21 luglio.







L’Associazione 21 luglio accoglie con grande soddisfazione la disponibilità di Leroy Merlin a valutare eventuali modifiche - disposte dal Comune di Roma - al progetto che prevede la costruzione di un nuovo campo per soli rom in sostituzione di quello esistente in località “La Barbuta”. La decisione della multinazionale giunge a pochi giorni dall’annuncio del sindaco Ignazio Marino che nel programma tv Anno Uno aveva escluso l’ipotesi del nuovo campo.

In riferimento al progetto, la multinazionale del bricolage ha confermato «la propria disponibilità a realizzare opere di pubblica utilità, nell’ambito di tale progetto, finalizzate, tra l’altro, a cercare soluzioni costruttive ed alternative alla situazione attuale in cui versano i beneficiari finali di tali opere, nel rispetto di tutte le norme di Legge e degli standard internazionali sui Diritti Umani».

La decisione di Leroy Merlin è stata presa in seguito a un dialogo sereno e costruttivo intercorso nelle scorse settimane tra l’Associazione e i dirigenti della multinazionale del bricolage.

L’Associazione 21 luglio considera pertanto chiusa la CampagnaLeroy Merlin: un campo rom è un ghetto. Non costruirlo!” lanciata lo scorso 4 novembre per chiedere alla multinazionale di non sporcarsi la faccia e di non farsi coinvolgere dal Comune di Roma nella costruzione dell’ennesimo ghetto per soli rom nella Capitale.

«Non abbiamo mai avuto dubbi circa la buona fede e i valori incentrati sulla persona che caratterizzano l’azienda Leroy Merlin. Ma avevamo bisogno di mettere in campo tutti gli strumenti a nostra disposizione, compresa una campagna di pressione pubblica, per convincere la multinazionale ad ascoltare la nostra voce e quella delle centinaia di persone che hanno aderito all’azione», afferma l’Associazione 21 luglio.

Con la Campagna, l’Associazione 21 luglio ha voluto mettere al corrente la pubblica opinione circa le violazioni dei diritti umani, soprattutto dei bambini, che la costruzione di un nuovo campo rom a Roma avrebbe comportato. I campi rom – denuncia da tempo l’Associazione 21 luglio - sono un’anomalia tutta italiana, sono luoghi di segregazione su base etnica, che rendono impossibile l’inclusione sociale, e vanno superati, non costruiti ex novo, come del resto scritto nero su bianco nella Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, approvata in sede europea dal Governo italiano nel febbraio 2012.

In seguito alla decisione di Leroy Merlin che «si augura una pronta risoluzione e comunicazione circa la destinazione di tali opere , ovvero la modificazione dell’intervento, che spetta all’autonoma determinazione del Comune stesso» -, la palla, ora, passa al Comune di Roma.

«Chiediamo al Comune - spiega l’Associazione 21 luglio - di accogliere senza alcuna esitazione la disponibilità di Leroy Merlin di valutare possibili modifiche del progetto e di dare seguito alle parole del sindaco Marino che il 20 novembre, in prima serata su La7, ad Anno Uno, aveva categoricamente escluso l’ipotesi di un nuovo campo rom a La Barbuta affermando l’intenzione dell’amministrazione di mettere in pratica un piano per il superamento dei campi».

«Sarebbe davvero grave se il Comune di Roma continuasse a perseguire la politica dei campi nella Capitale – conclude l’Associazione - specialmente in un periodo di forti tensioni sociali alle quali è opportuno rispondere promuovendo interventi di inclusione e mettendo una volta per tutte la parola fine alla segregazione e alla ghettizzazione che finora hanno caratterizzato le politiche nei confronti dei rom».



domenica 30 novembre 2014

Primo convegno ombra sui rom

Riceviamo la seguente comunicazione dall'Associazione 21 luglio che ringraziamo. "I rom sono qui, erano qui e rimarranno qui": si chiude Roma il primo “convegno ombra” della società civile europea rom e pro rom Si è da poco concluso, a Roma, il primo "convegno ombra" delle organizzazioni della società civile europee rom e pro rom, ospitato dall'Associazione 21 luglio. Gli attivisti, provenienti da vari Paesi europei, si sono radunati nella Capitale, in concomitanza con due eventi di alto livello sul tema organizzati dalla Presidenza Italiana dell'Unione europea: l’incontro dei Punti di Contatto Nazionali per l’attuazione delle Strategie di Inclusione dei rom e l’Equality Summit europeo. Il loro obiettivo è stato quello di porre all'attenzione dei decision makers proposte alternative riguardo a politiche di inclusione sociale di rom e sinti e alla non-discriminazione. I rom erano qui, sono qui e rimarranno qui Questa settimana, la presidenza italiana dell’UE ha organizzato due incontri sull’eguaglianza e sui rom in Europa. Ancora una volta, questi summit sono a porte chiuse. Nella stessa settimana, noi, leaders delle organizzazioni rom e a favore dei rom ci siamo riuniti in un meeting alternativo per esprimere le nostre esigenze. Siamo stufi. Noi rom non vogliamo essere usati come oggetti disumanizzati dai governi e dall’UE, ma valorizzati come parte costituente nelle decisioni che hanno un impatto sulle nostre vite e sulle vite delle altre persone. Oggi, l’UE e i governi adottano politiche che sono il risultato della manipolazione di paure a lungo radicate sull’“invasione degli zingari” o sulla “criminalità degli zingari”, che aumentano il numero dei voti invece che essere basate sui valori che sono rispettati per tutte le altre persone. Noi rom rimarremo qui, siamo cittadini degli stati europei, siamo parte dell’Europa. Siamo tutti, rom e gli altri europei, nella stessa barca. Decisioni sbagliate, corruzione e governi incapaci peggiorano la situazione per tutti i popoli d’Europa. Siamo tutti trattati come un problema sociale da sanare e non come persone con delle identità, dei diritti e del potenziale. L’arroganza di un sistema politico che si vuole la “culla della civiltà” ci ha traditi tutti. Facciamo appello a tutte le persone oppresse affinchè manifestino solidarietà, unità e forza per fermare l’ipocrisia dei governi.

domenica 23 novembre 2014

Comunicato sui rom e per i rom







Roma, tre presunti ordigni esplosivi in una struttura che ospita i rom. Artificieri dei carabinieri intervenuti per rimuoverli. Associazione 21 luglio: «Gesto grave per creare panico e intimidazione»






Roma, 17 novembre 2014 – Tre presunti ordigni esplosivi sono stati rinvenuti nel primo pomeriggio di oggi nel cortile esterno del “Centro di raccolta rom” di via Salaria, a Roma. A denunciarlo sono stati gli stessi abitanti del centro, dove vivono 380 rom, tra cui circa 200 minori.

I tre presunti ordigni sono stati individuati da uno dei residenti all’interno e nei pressi di un cassone adibito alla raccolta dei rifiuti che si trova nei pressi della recinzione esterna della struttura. In seguito alla segnalazione, uomini della polizia e dei carabinieri sono intervenuti sul posto e hanno immediatamente presidiato e chiuso l’accesso alla porzione di cortile dove sono stati ritrovati i presunti ordigni, che sono stati quindi rimossi dagli artificieri dei carabinieri.

Secondo gli osservatori dell’Associazione 21 luglio, che si sono subito recati nel centro di via Salaria e hanno assistito all’intervento di rimozione da parte delle forze dell’ordine, gli oggetti presentavano effettivamente l’aspetto di “bombe a mano”, come denunciato dai rom residenti nella struttura, pur non essendovi ancora la certezza se si trattasse di ordigni veri o di manufatti finti con lo scopo di intimidire.

«I rom che vivono nel centro di via Salaria erano tutti molto spaventati da quanto accaduto – afferma l’Associazione 21 luglio -. A prescindere dalla veridicità o meno degli ordigni, siamo di fronte a un gesto grave e inaccettabile che sembra assumere i contorni di un crimine motivato dall’odio e volto a creare panico e intimidazione».

Secondo l’Associazione 21 luglio, il ritrovamento dei presunti ordigni in una struttura abitata da rom non fa che aggiungere ulteriore tensione al clima difficile che la periferia della Capitale sta vivendo in questi giorni, in seguito ai ben noti fatti di Tor Sapienza.

«Auspichiamo una immediata e ferma condanna, da parte delle istituzioni locali e nazionali, rispetto a quanto accaduto questo pomeriggio e rispetto al panico e alla paura che la presenza dei tre presunti ordigni è riuscita a creare soprattutto nelle donne e nei bambini che vivono nel centro di via Salaria – conclude l’Associazione 21 luglio -. È quanto mai opportuno evitare, prodigando ogni sforzo possibile, che la tensione che in questi giorni ha riguardato rifugiati, immigrati e rom nel quartiere di Tor Sapienza si sposti in altre zone della città alimentato da un pericoloso spirito di emulazione».

giovedì 13 novembre 2014

Leroy Merlin e il ghetto Rom





 L’Associazione 21 luglio lancia una campagna di pressione pubblica contro Leroy Merlin Italia. «Non costruire un nuovo campo per soli rom a Roma!»



L’Italia, “il Paese dei campi”, rischia una procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea per via delle politiche abitative segregative che le autorità italiane continuano ad attuare nei confronti dei rom.

È quanto emerge da una lettera inviata dalla Direzione Generale Giustizia della Commissione Europea al Governo italiano. «La Commissione potrà decidere di avviare una procedura di infrazione ai sensi dell’art. 258 del TFUE nei confronti dell’Italia inviando una lettera di messa in mora per violazione della direttiva 2000/43/CE», è la conclusione della lettera.

Nella missiva, avente per oggetto: «Richiesta di informazioni aggiuntive riguardo a questioni di alloggio dei rom in Italia ai fini della direttiva 2000/43/CE sull’uguaglianza razziale», la Commissione Europea punta il dito sulla condizione abitativa dei rom nel nostro Paese richiedendo alle autorità italiane informazioni aggiuntive. Nella lettera, la Commissione si sofferma sul “campo” per soli rom in località La Barbuta, a Roma: «I servizi della Commissione – viene comunicato – condividono le preoccupazioni espresse dal Commissario per i diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa circa questo tipo di “alloggio” fornito ai rom in un sito molto remoto e non accessibile, e dotato di recinti e impianti di sorveglianza. Dispositivi di “alloggio” di questo tipo risultano limitare gravemente i diritti fondamentali degli interessati, isolandoli completamente dal mondo circostante e privandoli di adeguate possibilità di occupazione e istruzione».

Malgrado il rischio di una procedura di infrazione paventato dall’Europa, il Comune di Roma sembra voler continuare con una politica che rafforza il “sistema campi” programmandone la progettazione e la costruzione di nuovi. Proprio nel sito La Barbuta, indicato dall’Europa come lesivo dei diritti fondamentali dei rom, potrebbe vedersi realizzata la costruzione di un nuovo “campo” per soli rom che sostituirebbe quello esistente oggi, che verrebbe così abbattuto.

Per la prima volta nel nostro Paese sarebbe una multinazionale, Leroy Merlin Italia, a farsi carico della realizzazione di un “campo rom”, grazie alla costituzione di un’Associazione temporanea di impresa (ATI) alla quale parteciperebbe anche la Comunità di Capodarco di Roma. In cambio dell’investimento, pari a 11,5 milioni di euro, interamente a carico di Leroy Merlin Italia, la multinazionale francese del bricolage riceverebbe dal Comune la concessione gratuita per 99 anni del terreno su cui oggi sorge il campo La Barbuta, per installarci così le proprie attività commerciali (vedi
Rapporto “Terminal Barbuta”). Per scoraggiare la multinazionale del bricolage dal realizzare l’ennesimo ghetto per soli rom nella Capitale, oggi l’Associazione 21 luglio ha lanciato una campagna di mobilitazione pubblica e di pressione nei confronti di Leroy Merlin Italia.

«Leroy Merlin: un campo rom è un ghetto. Non costruirlo!», è l’appello dell’Associazione 21 luglio che invita cittadini e utenti del web a inviare un’email, con un semplice clic dal
sito della campagna, direttamente a Leroy Merlin Italia per chiedere alla multinazionale di non sporcarsi la faccia e di non farsi coinvolgere nella creazione dell’ennesimo ghetto per rom a Roma.«Diffonderemo la campagna anche all’estero, chiederemo alle persone di condividerla sui social media e di unirsi così alla nostra battaglia per dire basta alla creazione di nuovi ghetti per soli rom», afferma l’Associazione 21 luglio.

«I “campi” sono luoghi di sospensione dei diritti umani, che rendono impossibile l’inclusione sociale, che creano disagi al resto della cittadinanza e che alimentano nella pubblica opinione un clima di ostilità verso le comunità rom. L’unica soluzione percorribile è dunque quella di superare i “campi rom”, come prevede la Strategia Nazionale d’Inclusione dei Rom redatta dal governo italiano nel 2012. Convincere Leroy Merlin Italia a ritirare il progetto sarebbe un passo molto importante in questa direzione», conclude l’Associazione 21 luglio.
 

domenica 26 ottobre 2014

La Norvegia si appresta a deportare un richiedente asilo disabile verso l'Afghanistan




Di Basir Ahang



Oggi, 25 ottobre 2014 il governo norvegese si appresta a deportare Gholam Nabi, un richiedente asilo hazara proveniente dalla provincia di Baghlan nel nord dell’Afghanistan. In questa provincia secondo Human Rights Watch nel maggio del 2000 sono state massacrate decine di persone da parte dei talebani solo perché appartenevano all’etnia hazara. Quattro di queste persone uccise erano parenti di Gholam Nabi. Nabi in questo momento si trova all’aeroporto di Gardermoen, ad Oslo. La sua deportazione è prevista per le sei di questa sera.

Nabi è arrivato in Norvegia nel febbraio del 2008 all’età di 17 anni. Il suo unico desiderio era quello di avere una vita normale, lontana dalla violenza e dalla morte. Appena arrivato ha inoltrato la richiesta di protezione internazionale. Pochi mesi dopo, mentre stava uscendo da un café nel centro di Oslo con alcuni suoi amici, è stato investito da una macchina sulle strisce pedonali. La notizia è stata pubblicata su molti giornali di Oslo e alcuni clienti del cafè hanno persino fotografato l’accaduto.

Per due giorni Nabi è rimasto in coma all’ospedale e quando si è risvegliato i medici gli hanno detto che alcune vertebre della spina dorsale si erano rotte e che se non avesse subito un’operazione sarebbe rimasto paralizzato per sempre.

Mentre si trovava in ospedale, Nabi ha ricevuto il diniego di protezione internazionale da parte dell’UDI (the Norwegian Directorate of Immigration). Secondo l’UDI infatti Nabi in Afghanistan non correrebbe alcun pericolo. In seguito l’ospedale ha comunicato a Nabi che non avrebbero potuto effettuare l’operazione in quanto il governo norvegese non avrebbe sostenuto le spese ospedaliere per un immigrato al quale era stata rifiutata la protezione internazionale. Nabi si è quindi rivolto alla polizia per denunciare la persona che lo aveva investito.

Alla centrale però si è sentito rispondere che visto che la sua richiesta di protezione era stata rifiutata non si sarebbero potuti occupare della denuncia. L’unica possibilità, gli dissero i poliziotti, era quella di tornare in Afghanistan, trovare un avvocato e da lì sporgere denuncia. Ho conosciuto Gholam Nabi nel mese di aprile durante un mio viaggio in Norvegia.

Quando ho sentito la sua storia sono rimasto molto colpito ed amareggiato. Ho fotocopiato alcuni suoi documenti e ho ascoltato il suo dolore.

Nabi prende ancora oggi sei tipi di medicinali diversi per non sentire il dolore. Nabi mi ha detto di aver bussato a tutte le porte per ottenere aiuto ma nulla gli è valso ad ottenere giustizia. Invece di aiutarlo, il suo avvocato, senza vergogna, gli ha detto che probabilmente la sua spina dorsale era rotta ancora prima di arrivare in Norvegia. La Norvegia viene presentata all’opinione pubblica come la patria dei diritti umani.




Norway is preparing to deport asylum seeker with disabilities to Afghanistan



by Basir Ahang




Today, October 25, 2014, the Norvegian government is preparing to deport Gholam Nabi, a hazara asylum seeker coming from Baghlan province in northern Afghanistan. In this province, according to Human Rights Watch, in May 2000 dozens of people were massacred by taliban just because they belonged to ethnic hazaras. Four of those killed were relatives of Gholam Nabi. Nabi at this time is located at the airport in Gardermoen, Oslo. This deportation is scheduled for six o'clock this evening.

Nabi has arrived in Norway in February 2008 at the age of 17 years. His only desire was to have a normal life, away from violence and death. Just get the requesting international protection. A few months later, while he was leaving a cafe in the center of Oslo with some friends, was hit by a car in the crosswalk. The news was published in many newspapers in Oslo and some customers of the cafe have even photographed the incident.

For two days Nabi was in coma and when he woke up in the hospital the doctor told him that some vertebrae of the spine were broken and that if he had not had an operation would be paralyzed forever.

While in hospital, Nabi received the denial of intrnational protection from UDI (the norwegian Directorate of Immigration). According to the UDI fact Nabi in Afghanistan would face any danger. Later, the hospital announced in Nabi that they could not support the hospital charges for an immigrant who had been denied intrnational protection. Nabi was then called the police to report the person who had invested.

At the center, however, he was told that because his request for protection was rejected, would not have been able to take up the complaint. The only possibility, they said the police, had to go back to Afghanistan, find a lawyer and file a complaint here.

I met Gholam Nabi in April during my trip in Norway. When I heard his story I was very impressed and disappointed. I copied some of his papers and listened to his pain.

Nabi still takes six types of different drugs to not feel the pain. Nabi told me that he had knocked on every door to get help, but nothing brought him to justice. Rather than help him, his lawyer, without shame, told him that perhaps his spine was broken even before he arrived in Norway.

Norway is presented to public opinion as the home of human rights.

sabato 25 ottobre 2014

Un appello urgente, richiesta di avvocato



Riceviamo e giriamo questo appello!  Se potete fare qualcosa, vi preghiamo di contattare Basir Ahang su FB. Grazie !
Urgent help needed!
A Hazara asylum seeker in Norway is going to be deported to Afghanistan tomorrow morning. Gholam Nabi arrived in Norway in 2008 when he was 17. In Norway in 2008 a car run over him on the pedestrian crossing. His back got broken and now he is paralyzed. Norwegian authorities now want to deport him. He didn't get justice for the incident and now he risks his life returning in Afghanistan. He needs urgently a lawyer. Please contact me if you can help. Thanks






 

mercoledì 22 ottobre 2014

Antiziganismo 2.0


 


Antiziganismo 2.0 è il titolo del rapporto stilato dall' Osservatorio 21 luglio, tra il 16 maggio 2013 e il 15 maggio 2014, sull'incitamento alla discriminazione e all'odio nei confronti dei rom e dei sinti da parte, in particolare, dei politici. Il rapporto è giunto alla seconda edizione ed è stato finanziato da Open Society Foundations.

Le fonti utilizzate per redigere il testo sono state: i quotidiani nazionali e locali, cartacei e on-line, agenzie di stampa e social media che hanno rilevato 428 casi complessivi (più di uno al giorno): il 56,3% sono stati classificati come casi gravi di incitamento all'odio e il restante 43,7% come discorsi stereotipati, ovvero dichiarazioni che confermano un'immagine negativa e penalizzante per le due minoranze.

Purtroppo emerge, dal rapporto, che nella maggior parte dei casi i discorsi penalizzanti sono pronunciati da esponenti politici: il 70% appartenenti all'area di destra o di centro – destra, con un buon 28% attribuibile alla Lega Nord.

Il monitoraggio ha riguardato tutta Italia ed è emerso anche che le città in cui si registrano i casi più numerosi di uso di un linguaggio poco obiettivo e corretto sono: Roma, con il 21%, Milano con il 15%, a seguire Genova, Torino, Vicenza, Lucca.

I responsabili dell'Associazione 21 luglio, che ha curato il rapporto, commentano così: “ I dati del rapporto confermano come l'antiziganismo sia una piaga altamente diffusa nel nostro Paese, che è urgente contrastare attraverso un'azione di denuncia e intervento nei confronti di chi si rende irresponsabilmente promotore di discorsi d'odio, in particolar modo se investito di una carica pubblica e/o elettiva, nei confronti di una minoranza vulnerabile cui viene costantemente privata la possibilità di replicare...La pericolosità di tali discorsi è insita soprattutto nel fatto che essa rende maggiormente accettabili se non addirittura condivisibili,da parte dell'opinione pubblica, posizioni etreme e apertamente razziste e risulta, quindi, un terreno fertile per un'eventuale ulteriore escalation di odio nei confronti di rom e sinti”.

In seguito ai dati emersi, il settore legale dell'associazione ha intrapreso 88 azioni correttive, con 53 segnalazioni all'UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), 6 segnalazioni all'Ordine dei Giornalisti e 2 all'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori delle forze dell'Ordine.



E' possibile scaricare il rapporto “Antiziganismo 2.0” dal sito www.21luglio.org

venerdì 22 agosto 2014

Corso di formazione per attivisti rom e sinti



Ci è pervenuta questa comunicazione che pubblichiamo con piacere. Può interessare soprattutto chi vive a Roma.



Dopo l’esperienza di successo della prima edizione del Corso di formazione per attivisti rom e sinti, conclusasi lo scorso aprile con un’azione urbana di sensibilizzazione davanti al Colosseo, a Roma, ideata dagli stessi partecipanti, Associazione 21 luglio e il Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC) aprono le iscrizioni alla seconda edizione del Corso e invitano tutti gli interessati a presentare la propria candidatura.
Il Corso di formazione per attivisti rom e sinti, finanziato con l’otto per mille della Chiesa valdese, è rivolto a giovani rom e sinti, studenti o attivisti, di tutta Italia. Il Corso rappresenta un’eccellente occasione di scambio, confronto di idee ed esperienze, spunti di dibattito e di azione per i partecipanti.
Il Corso avrà una durata complessiva di 56 ore, suddivise in lezioni frontali che forniranno ai partecipanti le nozioni base, e in laboratori, dove i concetti teorici verranno messi in pratica. Il programma comprenderà i seguenti argomenti:
1) I diritti umani: concetto, principi e strumenti;
2) La
discriminazione;
3) La
comunicazione: strumenti utili per gli attivisti;
4) L’
attivismo: organizzare e coinvolgere la comunità;
5) Il
campaigning: ideare e attuare una campagna per ottenere un cambiamento;
6) L’
advocacy: strategie di pressione sulle autorità a livello locale, nazionale e internazionale;
7) La creazione di una
organizzazione/associazione rom;
8) Il diritto a un
alloggio adeguato;
9) Il
genere.
Lo scopo principale del Corso è la formazione di giovani rom e sinti che siano attivi e consapevoli, e che possano utilizzare gli strumenti e i meccanismi nazionali, regionali e internazionali per tutelare i loro diritti umani come singoli e quelli delle loro comunità, e lottare contro ogni forma di discriminazione.
Nel mese di settembre 2014 i candidati selezionati parteciperanno a un primo incontro di formazione, dove verrà verificata la loro motivazione e verrà fatta un’ulteriore selezione. Tra i partecipanti a questo incontro verranno selezionati 12 corsisti che proseguiranno il percorso formativo.
Gli incontri formativi in totale saranno 4, strutturati su due giornate (un weekend al mese), da settembre a dicembre 2014 e si terranno tutti a Roma.
I costi di viaggio, vitto e alloggio per i 12 corsisti selezionati sono totalmente a carico degli organizzatori.
Al termine del corso, i partecipanti riceveranno un attestato di partecipazione e i più meritevoli avranno la possibilità di svolgere un tirocinio retribuito della durata di 3 mesi presso la sede dell’Associazione 21 luglio a Roma. I restanti verranno assistiti e supportati nella ricerca e nella candidatura per altre posizioni di stage presso organizzazioni e/o enti.
Obiettivi del Corso
Il Corso di formazione per attivisti rom e sinti fa parte del programma dell’Associazione 21 luglio e dell’ERRC per sostenere e promuovere la
cittadinanza attiva all’interno delle comunità rom e sinte in Italia. Gli obiettivi primari del corso sono:
creare consapevolezza nei giovani rom e sinti riguardo i loro diritti come individui e come parte di una minoranza;
• sviluppare le loro conoscenze sugli
strumenti di protezione e promozione dei diritti umani e di lotta contro la discriminazione a livello nazionale (legislazione nazionale), regionale (Trattati Europei, altri meccanismi del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea) e internazionale (Trattati e meccanismi delle Nazioni Unite);
• rafforzare le capacità di monitoraggio, denuncia e difesa contro le violazioni dei diritti umani al fine di essere in grado di reagire immediatamente in caso di
violazioni dei diritti umani delle comunità rom e sinte;
• aumentare le abilità di
mettere in pratica i concetti appresi all’interno delle organizzazioni e delle comunità;
• promuovere una
rete di giovani attivisti rom e sinti in Italia che possa agire attivamente all’interno delle comunità e nei rapporti tra queste e l’esterno, sia tramite il rafforzamento dei legami con la società civile e con le organizzazioni rom/non rom, sia attraverso la creazione di azioni che coinvolgano le comunità nella lotta per i loro diritti.
Requisiti
I candidati dovranno:
• possedere una buona conoscenza della lingua italiana orale e scritta (il corso prevede la lettura di documenti e materiale didattico);
• avere un’età compresa tra i 18 e i 35 anni;
• possedere almeno un diploma di scuola media;
• dimostrare di essere individui attivi all’interno delle rispettive comunità;
• essere molto motivati e interessati alle tematiche trattate.

Si consiglia vivamente anche ai candidati che non dovessero soddisfare uno dei requisiti relativi all’età e alla formazione scolastica, ma che fossero molto motivati, di inoltrare la domanda di iscrizione. La loro domanda verrà comunque accettata con riserva e valutata attentamente dal comitato selezionatore.
L’Associazione 21 luglio e l’ERRC attribuiscono particolare valore e importanza alle candidature provenienti da membri delle comunità rom e sinte in Italia, in particolare ragazze e donne.
Procedura per la presentazione delle domande
I candidati dovranno presentare quanto segue per poter partecipare al Corso:
1. Modulo di iscrizione compilato -
Clicca QUI;
2. Curriculum Vitae (MAX 2 Pagg);
3. Lettera di presentazione da parte di un insegnante, professore, presidente o esponente di un’organizzazione, datore di lavoro o leader religioso che sia a conoscenza del lavoro del candidato e del suo impegno nel campo dei diritti di rom e sinti. La lettera dovrà spiegare la natura della relazione con il candidato, la durata della conoscenza reciproca ed evidenziare i principali motivi che rendono il candidato adatto a partecipare al Corso di formazione per attivisti rom e sinti.

Tutte le domande di iscrizione, corredate della documentazione di supporto completa, dovranno essere presentate tassativamente entro il 31 agosto 2014. Si invitano cordialmente i candidati a presentare le proprie domande di partecipazione prima di tale scadenza.
Le domande di iscrizione complete dovranno essere inviate per e-mail, come allegato, all’indirizzo attivismo@21luglio.org con oggetto: Corso di formazione attivisti rom/sinti – Nome Cognome. Oppure consegnate a mano, dopo aver contattato l’Associazione 21 luglio al numero 329 7922222, entro le ore 12 del 31 agosto 2014.
Le domande di iscrizione incomplete o pervenute in ritardo NON verranno prese in considerazione.
A causa dell’alto numero di candidature normalmente riscontrate, ci scusiamo di non potere fornire una risposta individuale a tutti. Qualora non si fosse contattati nell’arco di due settimane successive alla data indicata per il termine del bando, si prega di considerare ciò quale riscontro non positivo alla candidatura stessa. Si assicura infine il rispetto del trattamento dati sensibili a norma del Decreto Legislativo 196/2003.