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giovedì 17 dicembre 2015

Detenzione dei richiedenti asilo e uso della forza per il prelievo delle impronte: “Se questo è il prezzo di Schengen, no grazie!”

 
 
Strasburgo, 16 dicembre 2015
 
Nel corso della seduta Plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo si è svolto il dibattito su “Detenzione dei richiedenti asilo e uso della forza nei loro confronti”, preceduto dalle dichiarazioni del Consiglio e della Commissione.
 
La deputata Barbara Spinelli (Gue-Ngl) ha preso la parola alla presenza di Dimitris Avramopoulos, Commissario per la migrazione, gli affari interni e la cittadinanza, e Nicolas Schmit, ministro del Lavoro lussemburghese, in rappresentanza della Presidenza del Consiglio.
 
«Leggo nel comunicato della Commissione sugli hotspot italiani che Roma deve “dare una cornice legale all'uso della forza” per il prelievo di impronte e le detenzioni prolungate. Sarà difficile, dicono i giuristi, a meno di violare due articoli della Costituzione: il 13 e il 24. Mi chiedo anche come l'Unione intenda far fronte a detenzioni e violenze verso i rifugiati che si estendono: in Ungheria, Bulgaria, Polonia, Francia, Spagna.
 
«In Italia le espulsioni forzate sono attuate anche quando i giudici sospendono i rimpatri. Il governo danese confisca da domenica scorsa i gioielli dei rifugiati – anelli nuziali esclusi – per pagarne i costi.
 
«È grave che tali misure siano presentate come urgenti e obbligatorie “per salvare Schengen”. Che il Presidente del Consiglio Europeo Tusk raccomandi 18 mesi di reclusione dei richiedenti asilo, sempre “per salvare Schengen”. Che non siano invece considerati obbligatori il non-refoulement, l'habeas corpus, la ricerca di alternative alla detenzione sistematica, la non coercizione su persone vulnerabili o minori.
 
«Non ci si può limitare a imporre solo misure repressive mentre la Carta, i trattati, il pacchetto asilo del 2013 prevedono diritti e clausole discrezionali ben più vincolanti.
 
«Se questo è il prezzo di Schengen: No grazie! – come cittadina europea rinuncio volentieri a Schengen, senza esitare».
 

Il Parlamento europeo premia Raif Badawi, l’Unione europea tace sui diritti umani in Arabia Saudita

di Riccardo Nouri  (da Corriere della sera.it)



Raif Badawi, il blogger saudita condannato a 10 anni di carcere e a 1000 frustate per i contenuti dei suoi post, ha aggiunto ieri il suo nome al prestigioso elenco dei vincitori del premio Sakharov del Parlamento europeo per la libertà di pensiero. Il premio è stato ritirato dalla moglie, Ensaf Haidar.
Il premio, da un lato, riconosce l’importanza della figura e dell’azione di Badawi; dall’altro, costituisce una dura critica alla repressione che l’Arabia Saudita sta attuando nei confronti di blogger, attivisti e difensori dei diritti umani, anche attraverso il ricorso a pene crudeli e inumane.
Ma soprattutto la decisione del Parlamento segna un profondo contrasto col silenzio assordante della diplomazia dell’Unione europea che, ad oggi, non solo non ha reagito alle violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita ma non ha neanche chiesto il rilascio incondizionato e immediato di Raif Badawi. Allo stesso modo, molti stati dell’Unione europea sono rimasti muti di fronte alla clamorose violazioni del diritto internazionale dei diritti umani, che chiamano in causa l’Arabia Saudita tanto all’interno del paese quanto in Yemen, dove le forze armate di Riad guidano una coalizione che dal 27 marzo bombarda senza pietà il paese.
L’assenza di iniziativa da parte dell’Unione europea coincide con un profondo aumento del ricorso alla pena di morte in Arabia Saudita, con almeno 151 esecuzioni quest’anno,  più di quelle del 2014. Inoltre, da tre anni a questa parte, il governo saudita sta sistematicamente annullando ogni forma di attivismo sui diritti umani, anche grazie alla legislazione “antiterrorismo” entrata in vigore nel febbraio 2014.
L’avvocato di Raif Badawi, Waleed Abu al-Khair, è stato il primo difensore dei diritti umani condannato (a 15 anni di carcere!) ai sensi della nuova legge.
È evidente che nelle relazioni dell’Unione europea con l’Arabia Saudita, così come con gli altri paesi del Golfo, siano in gioco molti interessi di natura diversa, come l’energia, la fornitura di armi, le relazioni commerciali e la cooperazione contro il terrorismo.
L’Unione europea e molti dei suoi stati membri citano la necessità di cooperare con l’Arabia Saudita contro il terrorismo come scusa per non prendere posizione sui diritti umani. Ma in realtà sono proprio le controverse norme antiterrorismo in vigore in quel paese ad aver causato l’imprigionamento di molti difensori dei diritti umani. Cooperando con l’Arabia Saudita e al contempo ignorando ed evitando di condannare pubblicamente le violazioni dei diritti umani, l’Unione europea sta dando alle autorità di Riad il segnale di via libera ad andare avanti.
Ieri, Amnesty International ha chiesto all’Alta rappresentante e vicepresidente dell’Unione europea, Federica Mogherini, di convocare una discussione urgente del Consiglio affari esteri (che riunisce i 28 ministri degli Esteri dell’Unione europea) che intraprenda azioni concrete per ottenere il rilascio di Raif Badawi, del suo avvocato Walid Abu al-Khair e di tutti gli altri difensori dei diritti umani attualmente in carcere per aver esercitato pacificamente i loro diritti e aver difeso i diritti di altre persone. Da questa discussione potrebbe svilupparsi una strategia per fare miglior uso delle relazioni tra Unione europea e Arabia Saudita, allo scopo di proteggere i diritti umani universali.

Il Consiglio deve impegnarsi a ricollocare i richiedenti asilo bloccati in Grecia e Italia



Bruxelles, 11 dicembre 2015

Barbara Spinelli ha presentato un'interrogazione al Consiglio sull'attuazione delle decisioni relative alla ricollocazione di 160'000 richiedenti asilo dall’Italia e dalla Grecia. Le due decisioni del Consiglio dell'Unione Europea sono state adottate nel corso delle riunioni del Consiglio straordinario Giustizia e Affari Interni il 14 e 21 settembre e prevedono la ricollocazione di un totale di 160'000 richiedenti asilo provenienti da Grecia e Italia negli altri Stati membri dell'Unione europea. “Come indicato nella comunicazione della Commissione (COM (2015) 510 definitivo), entrambe le decisioni richiedono un immediato follow-up delle istituzioni dell'UE, degli Stati membri sotto pressione e degli Stati membri che si sono impegnati ad ospitare persone ricollocate", afferma l'eurodeputata del gruppo GUE/NGL.

"Lo stesso documento sottolinea che, a partire dal 14 ottobre, ventuno Stati membri hanno individuato i punti di contatto nazionali, e fino ad ora solo sei Stati membri hanno notificato le capacità di accoglienza messe a disposizione per i profughi da ricollocare. Fino a quel giorno, appena 86 richiedenti asilo erano ricollocati dall’Italia con il nuovo regime. Il 3 novembre, un comunicato stampa della Commissione ha sottolineato che il primo volo di trasferimento dalla Grecia con 30 richiedenti asilo era pronto a partire per il Lussemburgo".

Barbara Spinelli, insieme a 24 eurodeputati di vari gruppi politici (Socialisti, Liberali, Verdi, Sinistra unitaria europea) chiede dunque al Consiglio quali misure intenda prendere perché i rappresentanti degli Stati membri si impegnino a ricollocare quanto prima i richiedenti asilo bloccati in Grecia e in Italia in condizioni di allarmante precarietà.

 

venerdì 20 novembre 2015

PARIGI: CHAOUKI-MANCONI, PIENO SOSTEGNO A MANIFESTAZIONE MUSULMANI A ROMA.

Pieno apprezzamento e sostegno alla manifestazione nazionale promossa dalle comunità islamiche italiane che hanno deciso di scendere in piazza in solidarietà con le vittime di Parigi e contro il terrorismo di Daesh sabato 21 alle ore 15. La manifestazione nazionale, che si terrà a Roma, vedrà un largo coinvolgimento delle musulmane e musulmani d’Italia, riuniti per ribadire il loro “Not In My Name”. Sarà importante che tutti i cittadini italiani insieme alle associazioni religiose e laiche siano in piazza insieme ai musulmani italiani per ribadire la nostra piena solidarietà alle vittime del terrorismo di Daesh e per affermare i valori condivisi della nostra società. Le musulmane e i musulmani d’Italia in questo difficile momento storico sono dunque nostri preziosi alleati in questa sfida al terrore, una sfida che vinceremo tutti uniti e animati dai comuni valori del rispetto della sacralità della vita e dalla netta condanna di qualsiasi forma di radicalismo. Lo affermano Khalid Chaouki, deputato Pd e coordinatore dell'Intergruppo parlamentare immigrazione e Luigi Manconi, senatore e Presidente della Commissione per i diritti umani.

giovedì 19 novembre 2015

Far luce sul rimpatrio di venti giovani donne nigeriane potenziali vittime di tratta




Barbara Spinelli (GUE/NGL) ha presentato un’interrogazione scritta alla Commissione europea per chiedere che venga fatta luce sul rimpatrio di venti giovani donne nigeriane, potenziali vittime di tratta di esseri umani, in violazione della sospensione di rimpatrio rilasciata a loro nome dal Tribunale di Roma (Prima Sezione).

L’interrogazione è stata firmata, tra gli altri, da Claude Moraes, presidente della Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento europeo, e dagli eurodeputati Elly Schlein, Ignazio Corrao, Laura Ferrara, Fabio Massimo Castaldo, Marina Albiol Guzman, Malin Björk, Marie-Christine Vergiat e Cornelia Ernst.


Il testo dell’interrogazione:


“Lo scorso 17 settembre circa venti donne nigeriane, potenziali vittime di tratta di esseri umani, sono state rimpatriate in Nigeria dall’aeroporto romano di Fiumicino. Man mano che giungeva copia delle notifiche di sospensione – emesse dal Tribunale nel mentre si svolgevano le procedure di rimpatrio e prontamente inviate alla Questura dagli avvocati e della Clinica Legale dell’Università di Roma 3 – attivisti radunati all’aeroporto chiedevano alla Polizia di Frontiera che le persone interessate venissero fatte scendere dall’aereo. Tuttavia una sola donna nigeriana cui era stata concessa dal Tribunale la sospensione dell'esecutività del rimpatrio è stata fatta sbarcare. Almeno altre due destinatarie di un ordine analogo – notificato alle 13.43 dagli avvocati alla Questura di Roma, dunque ben prima che l’aereo lasciasse il territorio italiano, alle 15.30 circa – sono state rimpatriate, contravvenendo alla pronuncia del Tribunale.

Chiediamo alla Commissione di far luce su questi recenti episodi e valutare se ciò costituisca una violazione dell'articolo 19 (2) della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, degli articoli 9 e 13 §2 della direttiva 2008/115/CE sui rimpatri e degli articoli 20 e 21 della direttiva “qualifiche” 2011/95/UE.

Barbara spinelli, Matt Carthy, Neoklis Sylikiotis, Malin Björk, Kostandinka Kuneva, Eleonora Forenza, Patrick Le Hyaric, Luke 'Ming' Flanagan, Younous Omarjee, Marie-Christine Vergiat, Josep-Maria Terricabras, Jean Lambert, Beatriz Becerra, Sophie in 't Veld, Juan Fernando Lopez Aguilar, Claude Moraes, Jude Kirton-Darling, Julie Ward, Ana Gomes, Nessa Childers, Elly Schlein, Alessia Maria Mosca, Laura Ferrara, Fabio Massimo Castaldo, Maria Arena, Angelika Mlinar, Mary Honeyball, Ignazio Corrao, Cornelia Ernst, José Inácio Faria, Marina Albiol Guzman

Al link seguente, la lettera di denuncia che Barbara Spinelli ha inviato all’agenzia europea Frontex, al Ministero dell’Interno e, per conoscenza, al Mediatore europeo Emily O’Reilly e al sottocomitato ONU contro la tortura:



https://drive.google.com/file/d/0B5OywtprZA1veXNaOEZRQ3d4Q0U/view?usp=sharing






domenica 8 novembre 2015

Due interventi all 'UE sulla sicurezza dati personali e sulla Convenzione di Ginevra


Dichiarazione di Barbara Spinelli: "Ecco il parlamento che vogliamo"

Il 29 ottobre a Strasburgo, il Parlamento ha adottato con 342 voti a favore e 274 contrari la "Risoluzione Moraes" sul seguito da dare alla risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2014 sulla sorveglianza elettronica di massa dei cittadini dell'Unione. È una risoluzione che svela un Parlamento più coraggioso e audace del previsto, in primis per l'invito – rivolto agli Stati membri dell'UE – a ritirare ogni imputazione penale nei confronti di Edward Snowden, a offrirgli protezione e, di conseguenza, a evitare la sua estradizione o consegna da parte di terzi. Il suo statuto di “lanciatore di allerta” (whistleblower), e dunque di difensore internazionale di diritti fondamentali della persona, viene pienamente riconosciuto. Sostengo da sempre la necessità di difendere gli informatori e ho caldeggiato di recente, con il gruppo GUE-NGL, la candidatura di Snowden al premio Sakharov (assieme ad Antoine Deltour, whistleblower nel caso Luxleaks. e a Stephanie Gibaud, che ha rivelato pratiche di evasione e riciclaggio della banca UBS AG). È il motivo per cui l'emendamento Snowden (presentato da deputati Verdi e del GUE-NGL) era cruciale per me. È passato per pochi voti: 285 i voti a favore, 281 i contrari.

Nella risoluzione il Parlamento esprime preoccupazione per le recenti leggi approvate in alcuni Stati membri (Francia, Regno Unito, Paesi Bassi) e ribadisce l'invito a tutti gli Stati membri affinché assicurino che i loro quadri normativi e i meccanismi di controllo che disciplinano le attività delle agenzie di intelligence siano in linea con le norme della Convenzione europea sui diritti dell'uomo e con la legislazione dell'Unione.

Il Parlamento ritiene inoltre che la risposta della Commissione alla risoluzione del 12 Marzo 2014 sia stata finora "assai insufficiente", vista la portata delle rivelazioni sulla sorveglianza di massa, e invita la Commissione a dare seguito alle richieste avanzate nella presente risoluzione entro dicembre 2015 al più tardi. In caso contrario, il Parlamento si riserva il diritto di presentare un ricorso per carenza, o di iscrivere in riserva determinate risorse di bilancio destinate alla Commissione finché non verrà dato un seguito adeguato a tutte le raccomandazioni.

Il Parlamento sottolinea la necessità di una definizione comune e chiara di "sicurezza nazionale", affinché l'UE e i suoi Stati membri garantiscano la certezza del diritto, in quanto l'assenza di tale definizione consente arbitrarietà e violazioni dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto da parte degli organismi esecutivi e di intelligence nell'UE;

Pacchetto sulla protezione dei dati

La risoluzione, evidenziando l'importanza della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea dell'8 aprile 2014 – che dichiara invalida la direttiva 2006/24/CE sulla conservazione dei dati – ricorda come il regolamento e la direttiva sulla protezione dei dati attualmente in corso di negoziato debbano tutelare i diritti fondamentali delle persone.

Approdo sicuro (Safe Harbour)

Il Parlamento richiede la sospensione immediata della decisione "Approdo sicuro", dal momento che Safe Harbour non prevede un'adeguata protezione dei dati personali dei cittadini dell'Unione, e si compiace che la sentenza del 6 ottobre 2015 della Corte di giustizia dell'Unione europea abbia dichiarato invalida la decisione della Commissione 2000/520, secondo cui viene “attestato” che gli Stati Uniti garantiscono un adeguato livello di protezione dei dati personali trasferiti. È una sentenza che conferma la posizione di lunga data del Parlamento, riguardante l'assenza di un livello adeguato di protezione in virtù degli strumenti forniti dalla decisione dell'esecutivo UE.

Inoltre, un emendamento dei liberali (ALDE) esorta la Commissione a valutare l'effetto e le conseguenze sotto il profilo giuridico di questa stessa sentenza – la cosiddetta causa Schrems (C-362/14) – su eventuali altri accordi con paesi terzi che consentono il trasferimento di dati personali, come ad esempio il programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi UE-USA (TFTP), gli accordi relativi ai codici di prenotazione PNR (Passenger Name Record), l'accordo quadro UE-USA ed altri strumenti di “diritto unionale” che prevedono la raccolta e il trattamento di dati personali.

Tutela dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali dei cittadini dell'Unione / maggiore protezione degli informatori e dei giornalisti

Nella risoluzione, il Parlamento "si rammarica" per i limitati progressi registrati sul fronte della protezione degli informatori (whistleblowers) e dei giornalisti, e invita l'UE ad adottare norme per la protezione dei dipendenti che segnalano illeciti (norme valide anche per il personale dei servizi di sicurezza o d'intelligence nazionali e per quelli delle imprese private che operano in questo campo) e a concedere l'asilo ai dipendenti autori di tali segnalazioni minacciati di misure di ritorsione nei loro paesi d'origine. Sottolinea inoltre che la sorveglianza di massa minaccia gravemente il segreto professionale delle professioni regolamentate, compresi i medici, i giornalisti e gli avvocati, ed evidenzia segnatamente il diritto dei cittadini dell'UE a essere protetti legalmente da qualsiasi tipo di sorveglianza delle comunicazioni riservate, suscettibile di violare la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, e in particolare gli articoli 6, 47 e 48.

Strategia europea per una maggiore indipendenza informatica e governance democratica e neutrale di Internet

Il Parlamento ribadisce fermamente il suo invito a sviluppare, nel quadro di nuove iniziative come il mercato unico digitale, una strategia europea per una maggiore indipendenza informatica e una maggiore privacy online che promuova l'industria informatica dell'UE, e valuta positivamente l'intento della Commissione di fare dell'UE un attore di riferimento per la sua visione di un modello “multipartecipativo” di  governance di Internet.

Infine, un emendamento presentato dai liberali e adottato con 375 voti a favore e 242 contrari sottolinea il fatto che la giurisprudenza più recente, e in particolare la sentenza della Corte di giustizia europea dell'8 aprile 2014 sulla conservazione dei dati, stabiliscono l'obbligo per legge di dimostrare la necessità e la proporzionalità di eventuali misure destinate alla raccolta e all'utilizzo dei dati personali in grado di interferire potenzialmente nel diritto al rispetto della vita privata e familiare e nel diritto alla protezione dei dati. Rammaricandosi del fatto che le considerazioni politiche spesso pregiudicano il rispetto di tali principi giuridici nel processo decisionale, invita la Commissione a garantire, nel quadro del suo programma “Legiferare meglio”, che l'intera legislazione dell’UE sia di qualità elevata, conforme a tutte le norme giuridiche e alla giurisprudenza, e in linea con la Carta dei diritti fondamentali dell'UE.
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Intendono abolire la Convenzione di Ginevra?


I deputati del Gue/Ngl denunciano come deplorevole e pericoloso il Progetto di conclusioni del Consiglio sul rimpatrio


I deputati del Gue/Ngl hanno ripetutamente chiesto al Consiglio dell'UE di far fronte alle proprie responsabilità individuando una risposta umanitaria all'arrivo di uomini, donne e bambini in cerca di protezione in Europa, e smettendo di consolidare la Fortezza Europa.

Il progetto di conclusioni del Consiglio, fatto trapelare da Statewatch, mostra che il Consiglio sta pianificando una serie di iniziative che violano chiaramente i diritti e gli obblighi europei e internazionali, facendo applicare le decisioni di rimpatrio con ogni mezzo, compreso un diffuso ricorso alla detenzione per chiunque non venga considerato qualificato per la protezione internazionale, e un rafforzamento dei poteri dati a FRONTEX.

Il Consiglio minaccia di ritirare aiuti, accordi commerciali e accordi sui visti a quei paesi che dovessero rifiutarsi di riprendere i propri cittadini, e dà alla Commissione sei mesi di tempo per individuare soluzioni su misura per giungere a riammissioni più efficaci con i paesi terzi.

Infine, il Consiglio promuove lo sviluppo di centri di detenzione nei paesi terzi colpiti dalla pressione migratoria "fino a quando non sia possibile il ritorno nel paese di origine". La prospettiva è utilizzare questi centri come luoghi di rapido rimpatrio per chi non sia qualificato per la protezione internazionale, o sia inammissibile in paesi terzi sicuri. La Commissione si è già mossa in questa direzione, decidendo di utilizzare i fondi dell’Unione per aprire sei centri di accoglienza per rifugiati in Turchia, che attualmente fronteggia forti tensioni nella regione circostante.


Marie-Christine Vergiat ha espresso grave preoccupazione per la richiesta del Consiglio di implementare l'articolo 13 dell'accordo di Cotonou relativo all'obbligo di riammettere i cittadini di paesi aderenti all'accordo, quando sappiamo che molti di questi paesi sono aree di guerra e di crisi dalle quali i rifugiati sono attualmente in fuga. Eritrea, Repubblica Centrafricana e Repubblica Democratica del Congo sono tra questi paesi.


"Queste conclusioni, se adottate così come sono, costituirebbero una violazione dell'articolo 263 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, poiché produrrebbero effetti giuridici nei confronti di paesi terzi", ha commentato Barbara Spinelli. "Il Parlamento potrebbe portarle alla Corte per violazione di un requisito procedurale essenziale e dei Trattati”, ha aggiunto, “in quanto il Parlamento non verrebbe coinvolto, in ambito di sua competenza, in decisioni vincolanti per terzi". A proposito degli hotspot menzionati nel progetto di conclusioni del Consiglio, ha detto che "rischiano di intrappolare chi chiede protezione e di trasformarsi in centri di detenzione per i richiedenti asilo".


"Se adottato, questo progetto di conclusioni equivarrebbe all’abolizione della Convenzione di Ginevra e, di fatto, alla fine del sistema di protezione internazionale per i rifugiati, come stabilito dopo la Seconda guerra mondiale", ha aggiunto Cornelia Ernst.

mercoledì 4 novembre 2015

Convivere oltre la paura: nuovi cittadini di un'Italia plurale

 
 
lunedì 16 novembre ore 17:00 -- Sala del Mappamondo - Camera dei Deputati
 
 
Vivere una sola vita,  in una sola città, in un solo Paese, in un solo universo
vivere in un solo mondo, è prigione.
Conoscere una sola lingua, un solo lavoro, un solo costume, una sola civiltà;
conoscere una sola logica è prigione.[Ndjock Ngana poeta camerunense, vive a Roma, dove lavora come operatore interculturale]
 
Cari amici,
sono lieto di invitarvi all’incontro “Convivere oltre la paura: nuovi cittadini per un’Italia plurale” in occasione del quale sarà presentato il libro «Multiculturalismo. Una piccola introduzione» di Domenico Melidoro (Center for Ethics and Global Politics, LUISS).
 
L’incontro si terrà lunedì 16 novembre alle ore 17:00 presso la Sala del Mappamondo della Camera dei Deputati, con ingresso in Piazza Montecitorio 1.
Interverranno, oltre a me e all’autore, anche Sebastiano Maffettone (professore ordinario di Filosofia Politica presso la LUISS Guido Carli, dove dirige il Center for Ethics and Global Politics) e Gabriella Sanna (responsabile del Servizio Intercultura delle Biblioteche di Roma). 
 
Ci interrogheremo sulla possibilità di realizzare la convivenza pacifica di culture differenti all'interno della stessa comunità.
In che modo le istituzioni devono rapportarsi alla diversità culturale e religiosa? L’immigrazione è solo un problema di ordine pubblico oppure una questione ineludibile con la quale fare i conti? E inoltre, eventi drammatici come l’attentato contro il periodico Charlie Hebdo devono indurci a ripensare le politiche di integrazione delle minoranze?
Sono temi sui quali si gioca il futuro del nostro Paese,  un’Italia che, dopo la recente approvazione alla Camera della nuova legge sulla cittadinanza, si riconosce finalmente plurale e multiculturale.
 
Vi preghiamo di confermare la Vostra presenza entro venerdì 13 novembre a: silvia.demarchi@camera.it
Entrata da Piazza Montecitorio 1, sarà necessario esibire il documento di identità. Per gli uomini è obbligatorio l’uso della giacca.

sabato 31 ottobre 2015

I soldati di 38 unità delle forze armate greche: «Non partecipiamo alla guerra contro i migranti, non reprimiamo le lotte sociali»



carni lacerate dal filo spinato, bambini annegati sulle coste, affamati nelle piazze, folle accalcate che implorano per i loro documenti, …

Molti di noi hanno visto e hanno vissuto queste scene vergognose prima che arrivassero sulle prime pagine e nei telegiornali, sul fiume Evros e sulle isole, là dove ci hanno mandati per svolgere obbligatoriamente il servizio dell’assurdo. Lavoratori schiavi e contemporaneamente carne per i loro cannoni.

Queste scene ci scioccano, monopolizzano i nostri discorsi. Non vogliamo, però, che diventino routine. Come non ci siamo abituati e non riconosciamo i memorandum e le politiche anti-popolari, gli interventi imperialistici e le loro sporche guerre, così non accetteremo e non ci abitueremo al dramma dei profughi. È il dramma delle nostre genti, del nostro mondo, del mondo del lavoro, indipendentemente dalla nazionalità, dalla religione o dal sesso!

Il cosiddetto «aumento dei flussi migratori» è in realtà fuga dalla guerra e sradicamento. Non è un fenomeno naturale, ci sono dei responsabili. È la loro crisi capitalistica. Per far sì che passi, aboliscono i nostri diritti, ci lasciano nella fame, nella povertà, nella disoccupazione, nella nuova necessità di migrare. Sono gli USA, la NATO, l’Europa, la Cina e la Russia. Impongono i loro interessi economici con la paura e la morte, mantengono e resuscitano nuovi alleati e nemici, alimentano il fondamentalismo religioso. Sono le forze della periferia dell’impero (Turchia, Israele, Grecia, paesi Arabi), che inaspriscono gli antagonismi di quest’area.

Sono quelli che parlano di stati falliti e di popoli inferiori, quelli che affrontano gli uomini come spazzatura e fanno rastrellamenti, trasformando interi territori in discariche di persone e in dispense per il crudo sfruttamento! Uno solo è il nemico della classe borghese e dei suoi governi: i lavoratori, sia che si battano per i loro diritti, sia che si muovano senza documenti, anche se sono stati i loro interventi militari a portarli allo sradicamento. E inoltre, non sono i rifugiati a decidere dove andare: i flussi migratori vengono incanalati verso i moderni campi di concentramento, gli hot spot, perché i lavoratori scelgano dove essere sfruttati! Se ne libereranno, chiaramente, quando non avranno più bisogno di loro, o quando si azzarderanno a reagire, rimettendoli di nuovo sul mercato …

Lo stato greco e l’esercito sono parte del problema e non la soluzione. Il governo SYRIZA-ANEL continua la guerra al terrorismo, prende parte ai programmi imperialistici, combatte le «minacce non conformi» (migranti, movimenti sociali). Replica la falsa ripartizione tra profughi di guerra buoni e migranti economici cattivi. Le forze armate chiedono a noi, i soldati di leva, insieme a quelli in ferma stabile e agli ufficiali, di fare la guerra al «nemico interno», come nel caso recente dell’esercitazione PARMENIONE 2015! Al ciclo morte-sfruttamento-oppressione collaborano in armonia i “nemici” Grecia e Turchia, che pattuglieranno congiuntamente l’Egeo! Il fronte di guerra dell’Europa, per altro, comincia a Gibilterra e termina nell’Egeo, con Frontex con un ruolo preponderante.

Un sommergibile greco si unirà alla flotta europea che opera nelle acque territoriali libiche. La 16° divisione, sull’Evros, è in stato d’allerta per i migranti che arrivano da Edirne. Ci ordinano di esercitarci per reprimere le folle, come quando a Kos, dopo i drammatici eventi di Kalymnos, il generale ha richiesto che venisse dichiarato lo stato di emergenza e che fossimo mandati armati contro i migranti reclusi senza cibo né acqua. Facciamo la guardia a questa cortina assassina che è anche la ragione di tutti questi annegamenti nell’Egeo.

NON COMBATTIAMO, NON REPRIMIAMO, NON DIAMO LA CACCIA AI MIGRANTI.

Noi soldati in lotta siamo contro tutto questo, contro i loro crimini vecchi e nuovi.

Chiamiamo a un Movimento di massa, sia dentro che fuori l’esercito.

Per bloccare in ogni modo Frontex, la NATO e l’esercito europeo, l’azione delle forze armate in questo massacro continuo. Non partecipiamo alle ronde.

Aiutiamo ad abbattere le cortine e non a costruirne di nuove. Che nessun soldato salga sulle navi dirette in missione.

Navi, sommergibili e aeroplani facciano ritorno alle loro basi. Nessun supporto ai loro rifornimenti.

Rifiutiamo la trasformazione dell’esercito greco in un dispositivo capitalista, sia a discapito dei migranti che dei movimenti sociali. Non accetteremo di rimediare come «lavoratori volontari» alle carenze delle infrastrutture sociali. Per noi la minaccia non conforme sono la guerra dichiarataci contro dai governi e gli interessi che essi sostengono.

Chiediamo ai nostri colleghi non solo di mostrare pietà e compassione, ma anche di considerare i comuni interessi di classe. Sono le stesse istituzioni borghesi, le stesse politiche borghesi, gli stessi governi borghesi che distruggono anche i nostri sogni.

Quello che adesso vivono i profughi, la continua persecuzione da parte di dispositivi totalitaristici di ogni tipo, la lotta per la dignità e la sopravvivenza, il loro tragico presente, sono per molti di noi l’incubo di un presente e di un futuro che non dobbiamo vivere: lo stato del totalitarismo parlamentare con i collaboratori NAZISTI di Alba Dorata.

Sappiamo bene che le prossime rivolte vedranno gli sfruttati uniti o gli uni contro gli altri.

Non esiste oggi una solidarietà più pragmatica e un aiuto più grande a noi stessi che il colpire il male alle radici.

Siamo parte del moderno movimento dei lavoratori e contro la guerra, che può esistere solo attraverso un’ottica di classe, anticapitalista e internazionalista. Con la resistenza, l’opposizione, il rifiuto in toto del governo, dei dispositivi imperialistici, del mondo borghese dell’oppressione.

(seguono nel testo originale le sottoscrizioni dei soldati di 38 unità delle forze armate, n.d.t.)

RETE DI SOLDATI LIBERI “SPARTAKOS”

COMITATO DI SOLIDARIETA’ AI SOLDATI DI LEVA*


Traduzione di AteneCalling.org

http://atenecalling.org/comunicato-dei-soldati-di-50-unita-delle-forze-armate-greche-non-partecipiamo-alla-guerra-contro-i-migranti-non-reprimiamo-le-lotte-sociali/

venerdì 30 ottobre 2015

Gruppo GUE/NGL vota contro la Relazione d'Iniziativa Prevenzione della radicalizzazione e del reclutamento di cittadini europei da parte di organizzazioni terroristiche



Bruxelles, 19 ottobre 2015

La Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE) del Parlamento europeo ha votato a favore la Relazione d’Iniziativa Prevenzione della radicalizzazione e del reclutamento di cittadini europei da parte di organizzazioni terroristiche, redatta dalla deputata francese del Partito Popolare Europeo Rachida Dati.



Il Gruppo GUE/NGL ha presentato 95 emendamenti alla versione iniziale della Relazione e ha lavorato, nel corso di tutto il processo che ha portato a questo voto, a stretto contatto con varie ONG che operano nel settore dei diritti fondamentali.

Barbara Spinelli, Relatore Ombra per il Gruppo GUE/NGL, ha dichiarato:

«Alcune delle nostre linee rosse sono purtroppo state integrate nel testo finale, come la richiesta di un maggiore controllo dei confini esterni dell'Unione, il rafforzamento delle Agenzie europee quali EUROPOL, la richiesta di una piena cooperazione con i paesi terzi, inclusa la Lega Araba, nonché l'impegno a lavorare verso la finalizzazione, entro la fine dell'anno, della Direttiva sul PNR europeo. Per il nostro Gruppo è altresì problematico l’approccio adottato riguardo alla prevenzione della radicalizzazione su internet, che prevede una responsabilità legale in capo alle società di internet e ai gestori di servizi di cooperare con le autorità degli Stati Membri al fine di cancellare i contenuti illegali su internet nonché il compito, per tali società, di promuovere, in cooperazione con le autorità, narrative positive. A cui si aggiunge la richiesta rivolta agli Stati Membri di istituire un’Unità Speciale volta a facilitare l'individuazione e l’eliminazione dei contenuti illegali su internet.

«In ogni caso il nostro Gruppo ha conseguito vari successi, come quello sull'introduzione di misure di prevenzione, tra cui i programmi educativi nelle prigioni volti al reinserimento dei detenuti e i programmi di supporto per i lavoratori in prima linea, finanziati attraverso investimenti sociali a lungo termine da parte degli Stati Membri. Abbiamo inoltre ottenuto miglioramenti riguardo al ruolo della scuola e dell'istruzione come strumento per prevenire la radicalizzazione attraverso la promozione di corsi di tolleranza e diritti umani, e abbiamo affrontato i fattori socio-economici che conducono a emarginazione chiedendo investimenti in progetti sociali e di vicinato volti a combattere l'emarginazione economica e geografica.

«Siamo riusciti infine ad ottenere l'adozione di una serie di richieste rivolte agli Stati Membri, ad esempio quella di implementare diligentemente gli strumenti dell'Unione Europea contro la discriminazione e adottare misure efficaci per affrontare la discriminazione, l'incitamento all'odio e i reati di odio, nonché incoraggiare gli Stati Membri ad adottare azioni immediate contro il sovraffollamento delle carceri, che continua ad essere un grave problema in molti Stati Membri.

«Per concludere, siamo riusciti ad evidenziare nel rapporto che una strategia per contrastare l'estremismo, la radicalizzazione e il reclutamento di terroristi all'interno dell'UE può funzionare solo se si sviluppa in parallelo ad una strategia di integrazione, inclusione sociale, reinserimento e de-radicalizzazione dei cosiddetti "combattenti stranieri rimpatriati"».



mercoledì 28 ottobre 2015

Diritti Lgbt, teatro e società

 
 
 
 




Uno spettacolo teatrale intitolato Assolutamente deliziose, di una delle autrici più trasgressive della scena britannica, Claire Dowie - interpretato da Flaminia Cuzzoli e Ottavia Orticello con la regia di Emiliano Russo – che ha debuttato al Teatro Due di Roma, con le tappe estive del Fontanone Estate XX Edizione e del Venus Rising Festival nella sezione Teatro del Gay Village Farm e presso il Teatro dei Filodrammatici che ha ospitato il Festival ILLECITE//VISIONI a Milano, ci permette di approfondire alcuni temi riguardanti la comunità Lgbt, i diritti delle donne e i rapporti di genere.



Per questo abbiamo rivolto alcune domande al regista e alle attrici che ringraziamo moltissimo per la disponibilità.



Rispondono Flaminia Cuzzoli (attrice), Ottavia Orticello (attrice) ed Emiliano Russo (regista)



Lo spettacolo veicola molti argomenti. Ad esempio: essere donna nella società contemporanea così contraddittoria e competitiva...


Esattamente. Nel raccontare i destini incrociati di queste due donne, cugine, coetanee, cresciute insieme, la Dowie ironizza su alcune stereotipate aspettative della società contemporanea in cui si imbattono le nostre protagoniste; aspettative in primis provenienti dall’ambiente domestico, quella serie di regole del “buon costume” cui le bambine sono chiamate a conformarsi. Attraverso una serie di slogan, cui l’autrice antepone la dicitura “IN RIFERIMENTO AD UNA ROUTINE DA COMMEDIA TRITA E RITRITA”, veniamo a confrontarci con queste norme comportamentali che diventano una sorta di sfottò al mondo dei genitori: sulla scena vediamo concretamente i nostri due personaggi A e B imitare l’intonazione e il linguaggio usato in particolar modo dalla madre di una delle due che le esorta a tenere la schiena dritta, non parlare a meno che non sia il proprio turno, non dire cose scortesi, non fare cose disdicevoli, comportarsi da signorine da brave ragazze, tenere le ginocchia unite per non far vedere le mutandine e così via. A questo segue l’elenco di una serie di passatempi in rosa che si considera essere “naturali” per le ragazzine come stare a casa a raccontarsi i segreti, parlare delle cose proibite del sesso, farsi maschere di bellezza per la pelle, andare a ballare, dare della sgualdrina ad un’amica. E come reagisce una donna, come si rapporta a questo bombardamento di convinzioni riguardanti l’essere “femmina”? Nel nostro spettacolo proponiamo due diversi modi, opposti ma complementari, due diverse strategie di sopravvivenza messe in atto dalle nostre A e B. La prima sviluppa un rifiuto totale del modello rappresentato da sua madre (da lei definita “casalinga che farebbe di tutto per una vita tranquilla eccetto combattere per i propri diritti) e, nel suo tentativo di non diventare ossessionata dal budino come lei, di non avere il suo stesso sguardo, i suoi stessi occhi, diventerà un “maschiaccio”, rifiutando di identificarsi in un “genere” definito, jeans maglietta capelli corti e sogni anarchici e anticapitalisti. La seconda, al contrario, trova nello status quo, nei soldi, nell’essere una donna in carriera di successo un modo per sentirsi amata e accettata dalla gente, utilizzando la sua bellezza e sensualità per garantirsi questa accettazione di cui ha disperatamente bisogno; non manca però un continuo influenzarsi a vicenda, una fusione della propria identità a quella dell’altra per tutta la vita, perfino a distanza quando B lascia l’Inghilterra per raggiungere sua madre in Australia. Finiranno entrambe per nascondersi dietro le rispettive ideologie, alla ricerca di un senso per le proprie esistenze, di qualcosa per cui lottare, per non sentire quella voce nella testa ripeterti “MIO DIO CHE FALLIMENTO. UN LAGNOSO, FRIGNANTE FALLIMENTO. TUTTO QUESTO, GUARDA, PENSI CHE PORTERA’ A QUALCOSA? PENSI CHE VALGA QUALCOSA? MIO DIO SEI STATA INGANNATA O COSA?  
 
 



Il rapporto raccontato dal testo affonda le radici nell'infanzia e nell'adolescenza delle protagoniste: quanto è importante quel periodo della vita per la formazione dell'identità dell'adulto ? Oppure la Natura fa il proprio corso al di là delle esperienze di vita?



Infanzia e adolescenza sono periodi fondanti per la creazione della propria identità. Se l’infanzia è un periodo in cui è possibile assorbire messaggi e insegnamenti dal mondo esterno senza ancora avere la piena capacità di giudizio e quindi di filtro nei confronti degli impulsi esterni, l’adolescenza è sicuramente il momento di presa di coscienza nella maturazione di un individuo. Oltre ad essere un periodo che racchiude le esperienze di crescita fondamentali per una persona, è il momento in cui si comincia a chiedersi chi si è, cosa si vuole. Crescere senza portare su di sé le tracce di ciò che ci circonda è forse un’utopia: dalla semplice relazione col mondo esterno in tutte le sue sfaccettature, come ad esempio il giudizio della società che impone e condiziona fortemente la persona in un periodo di grande confusione e di fragilità, al più fondamentale “microcosmo familiare” che soprattutto in età adolescenziale rappresenta per noi l’unico modo, l’unico punto di vista con cui vedere il mondo. Resta il fatto che noi non siamo il nostro passato, le nostre storie familiari, ma che possiamo scegliere dove portarCI o non portarCI in qualunque momento.



Quali sono le difficoltà nel poter vivere liberamente le proprie scelte affettive?

 

Dovrebbe suonarci quantomeno strano l’accostamento delle parola “difficoltà” con “vivere liberamente” e “scelte affettive”. Le scelte affettive riguardano le persone coinvolte in esse, sono qualcosa di privato che non dovrebbe trovarsi sottoposto al tribunale del giudizio altrui, love is love e vivere un sentimento non dovrebbe costituire un problema. In pratica poi, al di là dei “dovrebbe e non dovrebbe”, si verificano situazioni che ti fanno sentire in difficoltà. Ad esempio se vivi in una piccola città temi il “giudizio” della gente, temi che le loro chiacchiere possano creare disagio non solo a te stesso/a ma anche alla tua famiglia. Probabilmente ti crea disagio essere etichettato, imprigionato in opinioni parziali sulla tua persona, sulla tua individualità... ma i giudizi, le opinioni esterne sono sempre parziali, sommarie; è come se l’essere umano avesse bisogno di racchiudere il prossimo in definizioni per poterlo controllare, ciò che non si conosce spaventa, come in un gioco di specchi tra io e l’altro. Così tutti giudicano e lo fanno anche A e B. Si giudicano e criticano in continuazione per ogni piccola cosa. Alla fine è sempre una questione di “potere”, di chi ha il controllo. D’altra parte parlando specificatamente del nostro paese, di noi italiani, giudizi offensivi e critiche sono ancora abbastanza radicati per varie ragioni culturali probabilmente, ma soprattutto perché, per tanto troppo tempo, non si è stati costretti a RIconoscere l’esistenza di persone che si considerano LGBTQ: tutto doveva restare nelle quattro pareti domestiche delle nostre rassicuranti famiglie borghesi.




Quali sono i diritti delle/degli omosessuali ancora da affermare, in Italia?


Sicuramente va varata prima di tutto una legge contro l’omofobia. Nelle ultime settimane c’è stata un’escalation di violenze fisiche e psicologiche: dall’adolescente in Sicilia che si è tolto la vita, al ragazzo sbattuto fuori dall’aula dal proprio insegnante, alle aggressioni quotidiane. E la cosa veramente preoccupante è che talvolta i media non si preoccupano più di diffondere queste notizie - che circolano poi invece sui social causando grande indignazione e sgomento da parte di molti. Il fatto che davanti a questi eventi ci siano persone al potere che ancora si ostinano a dire che “l’omofobia non esiste” dovrebbe davvero lasciarci riflettere su chi tesse le reti delle nostre vite. Ma in fondo questa è solo una delle tante questioni problematiche che attanagliano l’Italia di oggi.



Cosa vorreste dire, attraverso questo testo teatrale, ai genitori di persone gay?


Non è un caso che il nostro primo progetto indipendente - di ex compagni di Accademia, oggi colleghi, che hanno in mente un viaggio da percorrere attraverso un’associazione di promozione sociale come la nostra Upnos - sia “Assolutamente Deliziose”. Se c’è una cosa che odiamo è il dover a tutti i costi definire gli altri, mentre crediamo nella persona, nel cercare di essere se stessi piuttosto che quello che si dovrebbe essere, o quello che si pensa di dover essere o quello che la gente ci dice di essere … A e B, le donne di Claire Dowie ci provano, cercano di sbarazzarsi delle etichette imposte dalla cultura, anche se l’esito non è garantito e si beccano sofferenza a palate. In quanto ai genitori cosa si può dire? Vi consigliamo una bella lettura da tenere sui vostri comodini: il Profeta di Gibran, un tale che ha parlato ai genitori, a tutti i genitori di tutti i figli.



I vostri figli non sono figli vostri... sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perchè la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perchè la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.




lunedì 19 ottobre 2015

Barbara Spinelli denuncia l’operazione di rimpatrio di venti donne nigeriane potenziali vittime di tratta




Barbara Spinelli, eurodeputato al Parlamento Europeo GUE/NGL denuncia l’operazione di rimpatrio di venti donne nigeriane potenziali vittime di tratta effettuata il 17 settembre a Roma.


Bruxelles, 15 ottobre 2015

 

Dopo il rimpatrio forzato di circa venti donne nigeriane vittime di tratta, avvenuto il 17 settembre a Roma, BarbaraSpinelli ha inviato una lettera di denuncia al Viminale, all’agenzia europea Frontex e, per conoscenza, all’Ombudsman e al sottocomitato Onu contro la tortura.

 

Le donne soggette a procedura di rimpatrio facevano parte di un gruppo di sessantanove nigeriane soccorse in mare, sbarcate a Lampedusa e Pozzallo e condotte nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria (Roma) il 23 luglio scorso. Tutte avevano dichiarato di aver subito violenza dall’organizzazione Boko Haram, o di essere state comprate da trafficanti per poi essere vendute sul mercato europeo della prostituzione. Tutte avevano subito ricatti psicologici e molte portavano il segno di cicatrici, ustioni e torture inflitte dai loro aguzzini per essersi ribellate.

La maggior parte aveva fatto richiesta di protezione umanitaria e ricevuto un diniego da parte della Commissione territoriale, contro il quale gli avvocati avevano presentato ricorso.


Il rimpatrio del 17 settembre è stato programmato nonostante fossero in corso le pratiche per la sospensione del diniego e – cosa ancor più grave – è stato eseguito malgrado il contemporaneo pronunciamento del Tribunale di Roma, prontamente comunicato alla Questura dagli avvocati della Clinica Legale dell’Università di Roma 3. Nonostante la pressione esercitata dagli attivisti nell'aeroporto di Fiumicino, una sola donna nigeriana cui era stata concessa dal Tribunale la sospensione dell'esecutività del rimpatrio è stata fatta sbarcare. Almeno altre due destinatarie di un ordine analogo – notificato alle 13.43 dagli avvocati alla Questura di Roma, dunque ben prima che l’aereo lasciasse il territorio italiano, alle 15.30 circa – sono state rimpatriate, contravvenendo alla pronuncia del Tribunale.

Nello stesso giorno, sono stati emessi altri dodici provvedimenti di sospensione.

 
Barbara Spinelli ha chiesto di conoscere le modalità, la pianificazione e i responsabili dell'esecuzione dei provvedimenti di allontanamento forzato, i relativi costi e il personale impiegato nell’operazione, il numero esatto delle persone rimpatriate e le motivazioni per ogni singolo caso, con specifico riferimento all’effettiva salvaguardia del diritto alla difesa e alle ragioni per cui non si è ritenuto di attendere l’esito delle richieste di sospensione del rimpatrio.

Nella lettera si chiede se l’aereo decollato da Roma per Lagos fosse un volo charter coordinato da Frontex con altri Stati membri, se una squadra dell’Agenzia si trovasse effettivamente nel centro da dove è partita l’operazione, come riportato da testimoni, e, in questo caso, con quali compiti e mandato.

 
L'eurodeputato chiede infine come Frontex intenda garantire la trasparenza nelle procedure – in particolare l’accesso agli organi della giurisdizione nazionale per salvaguardare il diritto a un ricorso effettivo (sancito dall’art. 13 della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dell’Uomo e dall’art. 13 del Regolamento frontiere Schengen e come prescritto nel Return Handbook della Commissione europea) – in caso di respingimento alla frontiera.

 
Nella lettera si sottolinea il ruolo di garanzia e controllo che deve essere svolto dalle associazioni della società civile, che sempre più vengono invece tenute all’oscuro delle operazioni di rimpatrio, malgrado i ripetuti richiami da parte dell’Ombudsman e gli impegni dichiarati dall’agenzia Frontex.



A questo link,  la lettera

venerdì 9 ottobre 2015

La missione europea contro gli scafisti


La seconda fase della missione europea contro gli scafisti, che prevede il sequestro e la distruzione dei barconi in acque internazionali, "partirà il 7 ottobre" la seconda fase della missione europea contro gli scafisti, che prevede il sequestro e la distruzione dei barconi in acque internazionali: lo ha annunciato nei giorni scorsi l'Alto rappresentante della politica estera Ue, Federica Mogherini,in visita alla sede della missione,a Roma. "La decisione politica è presa,gli assetti sono pronti". L'operazione si chiamerà "Sofia,come la bimba nata su una nave" per "dare un segnale di speranza".


In questa occasione ripubblichiamo una nostro contributo con gli interventi di Mario Poeta e Stefano Liberti, autori del documentario Maybe Tomorrow che ci aiuta ad approfondire la situazione.

Il prodotto dei due giornalisti si inserisce nel progetto Access to Protection del Consiglio Italiano dei Rifugiati . Maybe tomorrow vuol dire “Forse domani” ed è la frase che i migranti si sentono continuamente ripetere, per mesi e mesi, mentre aspettano il “foglio di via”.


Come nasce il progetto di Maybe tomorrow?



Il progetto nasce all'interno di un progetto europeo sull'accoglienza e il salvataggio in mare e, nell'ambito di questo progetto, abbiamo realizzato un documentario breve che cerca di raccontare l'operazione Mare Nostrum, iniziata nel 2013 e condotta per tutto il 2014 dalla Marina militare: abbiamo seguito come vengono intercettati i barconi, come vengono svolti i soccorsi e anche cosa avviene dopo.

Quale può essere il bilancio dell'operazione Mare Nostrum?

Per quello che abbiamo visto noi è un bilancio positivo perchè, nel corso di tutta l'operazione, sono stati soccorsi e portati a terra 170.000 rifugiati e, se non ci fosse stata l'operazione, i morti sarebbero stati di maggior numero; ricordiamo che Mare Nostrum è stata lanciata subito dopo la duplice tragedia dell'ottobre 2013, con un totale di 600 migranti deceduti in mare.

L'operazione ha anche ovviato a un problema fondamentale, ovvero al fatto che – quando si vanno a vedere le nazionalità delle persone che partono e vengono tratte in salvo – si capisce che quelle persone provengono da Paesi in guerra o sono perseguitate per questioni politiche per cui, una volta arrivate in Italia, ottengono la protezione internazionale. Mare Nostrum ha, quindi, svolto le funzioni di una specie di canale umanitario per questi profughi di guerra.

Il sistema di richiesta di asilo, in Italia, funziona?

l'Italia è un Paese di transito e gli immigrati preferiscono andare in Nord Europa dove viene garantita una migliore qualità della vita.



Quindi non si può e non si dovrebbe parlare di “emergenza”...



Non proprio; la gran parte delle persone che arriva in Italia, infatti, non chiede asilo perchè, una volta ottenuto, non c'è un follow up: non vengono garantiti percorsi di inserimento, formazione, coabitazione come, invece, avviene in altri Paesi.

Chi arriva tende a non farsi prendere le impronte digitali e a cercare di richiedere l'asilo politico in Paesi dove il sistema è più accogliente.

Parlare di “emergenza immigrazione” consente di non realizzare mai un sistema strutturato di accoglienza. L'emergenza è qualcosa che avviene e che non è prevedibile. In realtà i flussi migratori verso l'Italia esistono da più di vent'anni e sono facilmente prevedibili anche i numeri che interessano questi flussi per cui parlare di emrgenza consente anche di speculare su questo fenomeno: dare appalti in deroga, superare le normative. Quindi poter lucrare.




Come si svolge la prima accoglienza in Italia?



Sempre per quello che abbiamo visto, chi ha i mezzi finanziari per andarsene, cerca di andare via prima di essere identificato; chi non li ha (come i cittadini dell'Africa subsahariana) viene inserito in un sistema di prima accoglienza molto carente nel quale, per mesi e mesi, non viene informato dei propri diritti e delle tempistiche che riguardano la sua situazione.

Pensiamo anche ai minori stranieri non accompagnati (MSNA): vengono trasferiti in strutture temporanee, in attesa di essere affidati a un tutore per poi iniziare la procedura di richiesta di asilo, cosa che richiede almeno sei mesi di tempo. Questi minorenni vivono in una specie di limbo, di indeterminatezza e non ne capiscono il motivo perchè pensano di essere arrivati in un posto dove i loro diritti vengono garantiti e invece non è così.





mercoledì 7 ottobre 2015

Dichiarazioni delle Europarlamentari Barbara Spinelli e Eleonora Forenza contro lo sgombero del campo rom a Pisa




Apprendiamo con preoccupazione le notizie relative all’imminente sgombero del campo rom della Bigattiera, nel Comune di Pisa. Il Sindaco della città ha firmato in queste ore l’ordinanza DD-08 / 12 del 25/09/2015, Codice identificativo 1190162, con la quale ordina «l’allontanamento di tutte le persone presenti e/o dimoranti abusivamente nell’area entro tre giorni». L’ordinanza non dispone alcuna alternativa per gli abitanti del campo – tra i quali vi sono numerose famiglie con bambini anche molto piccoli – e in pratica si limita a buttare in mezzo a una strada centinaia di persone.
Si tratta dell’esito ultimo di una politica del Comune di Pisa volta a ridurre le presenze rom nel territorio, come dichiarato esplicitamente dall’amministrazione nel Dicembre 2014. Più volte la Giunta municipale ha parlato di un “carico eccessivo” di persone rom, la cui presenza andava diminuita con drastiche politiche di contenimento numerico: evidentemente un intero gruppo etnico, in quanto tale, rappresenta agli occhi del Comune un “problema”.

Come parlamentari europee, vorremmo ricordare che queste politiche sono in evidente contrasto con tutte le normative dell’Unione. Già nel 2011, infatti, la Commissione – con la propria Comunicazione n. 173, recepita anche dal Governo italiano – aveva richiamato gli Stati Membri a promuovere politiche di inclusione nei confronti delle popolazioni rom e sinte, superando la pratica illegale degli sgomberi forzati.

Ricordiamo inoltre che gli sgomberi forzati sono vietati dalle Nazioni Unite (risoluzione n. 1993/77) e dalla Carta Sociale Europea: gli strumenti di diritto internazionale obbligano le autorità a fornire un congruo preavviso, a predisporre soprattutto soluzioni abitative per tutte le persone e le famiglie coinvolte, e in generale a garantire un’ampia partecipazione degli interessati ai programmi di superamento dei campi: queste regole valgono anche per gli insediamenti cosiddetti “abusivi”, e a prescindere dallo status giuridico delle persone (dalla regolarità del loro soggiorno).

Il Comune di Pisa sta agendo in aperta violazione di tali norme: cosa che appare tanto più grave in quanto il Consiglio comunale stesso, due anni fa, aveva indicato una strada diversa per superare l’insediamento della Bigattiera, e per garantire alle famiglie un alloggio dignitoso.

Oggi invece l’amministrazione sceglie di violare le normative europee e internazionali, adducendo come motivazione problemi igienico-sanitari che sono stati creati dalla stessa azione amministrativa. In tal modo il Sindaco di Pisa si assume una responsabilità gravida di conseguenze. Come parlamentari europee, ci rivolgeremo alla Commissione per chiedere che siano presi immediati provvedimenti ed eventuali sanzioni, affinché siano rispettati e garantiti i diritti umani e civili delle persone che abitano alla Bigattiera.



mercoledì 23 settembre 2015

Cosa ha imparato l'Europa dagli errori delle politiche passate?. Un intervento di Barbara Spinelli




Barbara Spinelli (Gue/Ngl) è intervenuta nella riunione congiunta delle commissioni Affari esteri (AFET) e Libertà civili, giustizia e affari interni (LIBE)che si è tenuta questa mattina nella sede del Parlamento europeo di Bruxelles sulRispetto dei diritti umani nel contesto dei flussi migratori nel Mediterraneo, alla presenza della vicepresidente della Commissione europea e Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini, del commissario per la Migrazione, affari interni e cittadinanza dell’UE Dimitris Avramopoulos e dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) António Guterres

«Vorrei porre due domande all'Alto Rappresentante per la politica estera Mogherini riguardo all’operazione navale EUNAVFOR Med, considerando che ci troviamo alle soglie del passaggio alla fase due dell’operazione, quella che prevede lo smantellamento delle organizzazioni dei trafficanti tramite l’abbordaggio e l’affondamento in mare aperto dei barconi su cui viaggiano i profughi – e dunque più vicini alla fase tre, quella in cui l’operazione sarà condotta nelle acque territoriali libiche e nel territorio stesso della Libia.

Quello che vorrei chiedere è contenuto, grosso modo, nell’intervista rilasciata dal ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov il 13 settembre: intervista che ritengo di estrema importanza in virtù della decisione – favorevole o non favorevole all’iniziativa UE – che il governo russo prenderà nel Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite.


Quale significato assume il concetto di lotta agli smuggler quando ci troviamo di fronte non a barconi, come sempre più spesso accade, ma a gommoni che il più delle volte non sono "governati" da nessuno? Gli smuggler cui si pretende di dare la caccia con questa operazione sono spesso molto lontano dai barconi.


Quale dovrebbe essere esattamente il mandato dell'operazione EUNAVFOR Med quando, nell’ipotetica terza fase, saranno previste operazioni militari nelle acque territoriali e nei porti della Libia? Infine, e soprattutto: quali lezioni ha tratto l'Europa dagli errori delle politiche passate – come giustamente si è interrogato il rappresentante della Tunisia Karim Helali che ha parlato prima di me – errori che, non dimentichiamolo, hanno provocato e acuito l'esodo di questi anni?»

venerdì 18 settembre 2015

Un primo passo verso l'abbattimento del muro dell'acqua


di Barbara Spinelli



Barbara Spinelli (Gue/Ngl) esprime la più viva soddisfazione per il voto del Parlamento europeo in favore del rapporto di iniziativa presentato l’8 settembre dalla collega irlandese Lynn Boylan (Sinn Fein) in seguito all’Iniziativa di cittadinanza europea L’acqua è un diritto (Right2Water).

“Gli eurodeputati si sono pronunciati a grande maggioranza perché l’accesso all’acqua venga considerato un diritto umano. In nome della società civile, è stato chiesto alla Commissione europea di guardare all’acqua come a una risorsa vitale e necessaria per la dignità, un bene esente da accordi commerciali e regole di mercato. Questo implica che l’acqua dovrà essere esclusa dal Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP) e dal Trade In Service Agreement (TISA).

«Affermare che l’acqua non è una merce, “non è un prodotto di scambio, ma un bene pubblico essenziale per la vita e la dignità umana”, come si legge nella risoluzione, significa fermare la spinta alla privatizzazione impressa agli Stati membri dalle politiche della troika. L’enorme mobilitazione promossa dal movimento europeo mostra che i cittadini possono prendere la parola e spingere le istituzioni a decidere sull’inappropriabilità dei beni comuni.

«Secondo la risoluzione, inoltre, la Commissione “non dovrebbe in nessun caso promuovere la privatizzazione delle aziende idriche nel quadro di un programma di aggiustamento economico o nell’ambito di qualsiasi altra procedura in materia di coordinamento della strategia economica dell’UE”. Si tratta di una vittoria della democrazia in tutta l’Unione, dove nel 2013 vennero raccolte 1 milione 884.790 firme, e in Italia, dove nel 2011 oltre 27 milioni di persone votarono al referendum per l’acqua pubblica.

«Esprimo soddisfazione anche per l’invito rivolto a Stati membri e Commissione a “ripensare e rifondare la gestione della politica idrica sulla base di una partecipazione attiva, intesa come trasparenza e apertura al processo decisionale dei cittadini”. Quella sull’acqua è stata la prima ICE discussa e approvata dal Parlamento europeo, promossa in seguito alla partecipazione attiva dei cittadini europei.

«Certamente non si tratta di una battaglia conclusa, e non solo perché la parola sta ora alla Commissione. La risoluzione si rifà all’affermazione dell’Onu circa l’accessibilità economica dell’acqua, ma studiosi come Riccardo Petrella sostengono giustamente che i costi dell’acqua - bene comune - dovrebbero esser coperti dalla fiscalità generale, non da prezzi chiesti ai consumatori. Ma è stato segnato un passo di grande importanza su una strada che dovrà continuare, e giungere sino a quello che il prof. Petrella chiama l’abbattimento del Muro dell’acqua».

giovedì 17 settembre 2015

Barbara Spinelli e il rimpatrio delle ragazze nigeriane




APPELLO DI BARBARA SPINELLI ED ELLY SCHLEIN: IMMEDIATA SOSPENSIONE DEL RIMPATRIO DI TRENTA RAGAZZE NIGERIANE





Disapproviamo con forza quanto sta avvenendo in queste ore nel Cie di Ponte Galeria a Roma. Trenta giovani donne nigeriane stanno per essere rimpatriate in un Paese che non corrisponde a nessuno dei canoni di sicurezza stabiliti dalle convenzioni internazionali, considerato insicuro anche dal sito della Farnesina, in disaccordo con quello del Viminale. Gli avvocati non sono stati ammessi ai colloqui con le ragazze. Le associazioni che hanno normalmente accesso al Cie non sono state messe nelle condizioni di appurare se le ragazze facciano parte del gruppo delle sessantasei nigeriane vittime di tratta rinchiuse da un mese e mezzo nel centro, per le quali nei giorni scorsi si è mobilitato anche il sindaco Ignazio Marino – tutte con visibili segni di violenza e alcune di ustione. Secondo gli attivisti che presidiano il Cie, le trenta nigeriane sono da poco state caricate su un pullmino diretto all’aeroporto di Fiumicino. Un provvedimento di rimpatrio metterebbe a serio rischio la vita delle ragazze, pienamente da considerare soggetti vulnerabili, tutelate dagli articoli 11 e 12 della Direttiva 2011/36/UE e gli articoli 20 e 21 della Direttiva 2011/95/UE, alle quali non è stata nemmeno data la possibilità di avvalersi delle misure sospensive previste dall’articolo 39 CEDU. Ci uniamo alla Campagna LasciateCIEntrare e alle tante organizzazioni e associazioni mobilitate in loro difesa per denunciare gli accordi con la Nigeria e i voli congiunti di Frontex, e chiedere l’immediata sospensione del provvedimento.