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venerdì 1 maggio 2015

Lavoro autonomo e pratiche transnazionali degli immigrati: imprenditori marocchini ad Amsterdam e Milano




(Dal convegno organizzato dall'Università Bocconi di Milano e dalla Fondazione Roberto Franceschi)

Il tema del lavoro autonomo degli immigrati ha riscosso ampio interesse nella letteratura (Ambrosini, 2011) visto la sua importanza e rilevanza nella società attuale. La maggioranza di queste ricerche si sono focalizzate sulle esperienze imprenditoriali esclusivamente centrate nel paese di immigrazione. Ad ogni modo, grazie all’incremento della possibilità di comunicazione e di spostamento, una fetta sempre maggiore di questi imprenditori ha avviato attività che collegano il paese di immigrazione con altri paesi (specialmente quello di origine), intraprendendo forme di attività imprenditoriale transnazionale. Queste esperienze hanno incominciato a catturare l’attenzione degli studiosi solo recentemente (Chen, Tan, 2009; Drori et al., 2009; Ambrosini, 2012). Proprio per questo, il fenomeno non è stato ancora analizzato in profondità e non sono state sottolineate le specificità che distinguono questo particolare segmento dalla categoria generale degli imprenditori immigrati.

In modo da fornire alcune prime evidenze empiriche sul tema, la ricerca qui presentata ha analizzato il caso degli imprenditori marocchini ad Amsterdam e Milano (N=70). In particolare, ci si è focalizzati sulle pratiche imprenditoriali (in termini di risorse utilizzate) e su quelle transnazionali più in generale (legate sia alla sfera economico-lavorativa sia a quella sociale). La ricerca è anche consistita in un approfondimento teorico-concettuale in modo da evidenziare l’approccio teorico più consono per analizzare le nuove esperienze di imprenditoria transnazionale.

Nel corso della ricerca sono stati intervistati imprenditori sia con un’attività transnazionale (per esempio: import/export) sia con un’attività maggiormente locale, in modo da evidenziare le differenze fra questi due gruppi di imprenditori immigrati.  A livello teorico-concettuale, partendo dall’approccio della mixed embeddedness (Kloosterman, Rath, 2001) si è evidenziato l’importanza di caratteristiche strutturali, contatti sociali e risorse individuali, utilizzando i concetti di structural e relational embeddedness. A livello empirico, la ricerca ha mostrato alcune interessanti differenze riguardo alle risorse utilizzate sia fra imprenditori transnazionali e imprenditori locali sia all’interno della categoria degli imprenditori transnazionali. In particolare, possono essere evidenziati differenti percorsi imprenditoriali transnazionali sia in riferimento al mercato a cui le attività si rivolgono (etnico/convenzionale) sia in relazione al fatto di muovere concretamente beni (per esempio attività di import/export) o fornire servizi in connessione con l’estero, (per esempio, attività di consulenza per avviare attività all’estero). Infine, l’analisi delle pratiche transnazionali (non solo economiche) degli imprenditori marocchini ha permesso di comprendere che il fatto di sviluppare attività imprenditoriali che si sviluppano al di là dei confini del paese di immigrazione incide poco sulle pratiche transnazionali a livello maggiormente sociale.

Eccovi il link del video: https://youtu.be/KGixXRPpYio

giovedì 23 ottobre 2014

Quando l'Africa è donna

Abbiamo ricevuto, cari amici, la seguente comunicazione che vi giriamo.



Martedì 28 Ottobre 2014



Sala del Refettorio, Palazzo San Macuto
Camera dei Deputati, Via del Seminario, 76 – Roma



La proposta nasce dalla constatazione del ruolo crescente che le donne africane stanno acquisendo nella vita quotidiana in Africa e non solo. Nel 2011 due donne africane, Ellen Johnson Sirleaf e Leymah Gbowee e una yemenita, Tawakkul Karman, sono state insignite del premio Nobel per la pace. Le donne sono protagoniste e trainanti, sia nei settori della vita quotidiana che nell’attività politica e sociale. Sono capaci nell’organizzazione e gestione economica. Occupano ruoli importanti sia a livello politico e tante sono manager di imprese importanti in diversi paesi africani.
Nonostante la crisi che sta attraversando l’Italia, dove l’impiego femminile vive la condizione di maggiore debolezza, le donne sono su tutti i fronti gestendo o aprendo imprese, impegnandosi nella politica e nel sociale, accogliendo le sfide che si presentano e trasformando le stesse in opportunità. Quindi il convegno vuole anche raccontare l’impegno delle donne africane in Italia attraverso testimonianze dirette.



Prima parte
9.30 – 9.50
Registrazione dei partecipanti – Apertura dei lavori



9.50 – 10.15
Saluti



10.15 – 11.45
Apertura convegno: On. Cecile Kashetu Kyenge, Europarlamentare



“L’impegno politico delle donne in Africa”
Tra gli ambasciatori africani in Italia tante sono donne. Vogliamo chiedere a loro di raccontarsi e raccontare il loro lavoro. Cosa vuole dire essere donna, africana, ambasciatrice? quale può essere il ruolo della donna nelle sfide che dovrà, o dovrebbe, affrontare l’Africa per proseguire nel percorso di sviluppo socio-economico?



Relatori: Ambasciatrici africane in Italia



Break Caffé
11.45 – 12.00

Seconda parte
12.00- 13.00


“L’Italia delle donne africane”
Introduzione: Dott.ssa Suzanne Diku


In Italia sono presenti diverse donne africane e/o di origine africane impegnate sia sul piano politico/sociale che sul piano imprenditoriale. Abbiamo avvocati, medici, sindacaliste, politici e imprenditrici di grande rilievo. Dall’europarlamentare Cecile Kashetu Kyenge alla giornalista Elisa Kidane, dall’imprenditrice Edith Elise Jaomazava all’avvocato Katouar Badrane; possiamo dire che le donne africane non sono rimaste a guardare ma hanno cercato di portare avanti un messaggio di possibilità e opportunità soprattutto adesso che l’Italia, e il mondo, si trova ad affrontare una crisi dalla portata storica. Perciò, nella seconda parte del convegno, vogliamo raccontare l’Italia delle donne africane.

Relatrici:
Kaoutar Badrane (italo – marocchina) – Avvocato
Edith Elise Jaomazava (Madagascar)-imprendritrice
(1 moderatore, 3 interventi – 15 min. / intervento)


13.00 – 13.30
Q&A e chiusura del Convegno


La partecipazione al Convegno è gratuita, previa iscrizione (obbligatoria) mandando una mail a info@ottobreafricano.org



sabato 26 luglio 2014

Una vera e propria riforma sulla cooperazione internazionale

Vi proponiamo il comunicato ufficiale delle reti di ONG (ASSOCIAZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI DI COOPERAZIONE E SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE) e LINK 
Che si tratti di una vera riforma e che siano state introdotte importanti innovazioni rispetto alla precedente legge del 1987, ventisette anni fa, nessuno può metterlo in dubbio. Il testo approvato ieri alla Camera dei Deputati è il risultato di un intenso e sistematico lavoro iniziato circa tre anni fa, riprendendo il cammino interrotto negli anni precedenti, che ha visto un’ampia partecipazione e approfonditi confronto fra le diverse parti: il Parlamento, i partiti politici e il Governo, le reti delle Ong di cooperazione e solidarietà internazionale, il Forum del Terzo Settore, le Regioni e le Autonomie locali, ministeri e istituzioni coinvolti, il sistema cooperativo, le associazioni di impresa, le università e la ricerca, esperti nazionali e internazionali.


Le reti delle ONG hanno assicurato il massimo impegno, costituendo un gruppo di lavoro che ha mantenuto una costante interlocuzione con la politica e con gli atri soggetti della cooperazione internazionale. Ponendoci con un’unica voce, abbiamo presentato e motivato proposte e suggerimenti per migliorare i testi proposti, fino all’ultimo disegno di legge governativo del 24 gennaio 2014 e per tutto il suo esame in sede parlamentare.

Le richieste presentate dalle ONG nel percorso parlamentare

Si chiedeva, in particolare, di:
- superare il concetto di APS, aiuto pubblico allo sviluppo, adottando l’espressione CPS, cooperazione pubblica allo sviluppo; mettendo fine all’ormai limitato concetto donatore-ricevente per puntare sul rapporto di cooperazione e partenariato, dall’azione per sradicare la povertà, allo sviluppo sostenibile, ai diritti umani, alla pace.
- esprimere nel primo articolo della legge i principi fondanti e le finalità, quale indispensabile riferimento per l’Italia e tutti i soggetti della cooperazione,
- dare ampio riconoscimento ai vari soggetti della cooperazione allo sviluppo, nazionali e territoriali, pubblici e privati, non profit e profit, con le loro specificità e competenze, pur rimanendo la dimensione non profit emblematica e insostituibile per i valori che comunica,
- definire il chiaro riferimento politico, nella figura di un viceministro con pienezza di deleghe, all’interno di un “ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale”, quest’ultima intesa come parte qualificante della politica estera italiana,
- confermare il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo, quale luogo di indirizzo politico, di programmazione con visione triennale, di coerenza delle politiche governative con le finalità della cooperazione allo sviluppo,
- rafforzare i poteri di indirizzo e controllo del Parlamento,
- definire una funzione politico-diplomatica e non più gestionale per la DGCS, Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo,
- attribuire reale autonomia organizzativa, regolamentare, contabile, patrimoniale e di bilancio dell’Agenzia esecutiva, competente, snella e efficiente, organizzata sulla base di criteri di efficacia, economicità, trasparenza e con un organico qualificato e proporzionale alle risorse da gestire e ai ruoli da svolgere, selezionato e qualificato,
- definire con chiarezza la responsabilità e l’attribuzione di competenze degli organi decisionali,
- assicurare unitarietà, trasparenza e pubblicità agli stanziamenti annuali complessivi attinenti alla cooperazione allo sviluppo, fissando che gli stanziamenti stabiliti non possano subire riduzioni e che le risorse non impegnate nell’esercizio siano riportate per intero all’esercizio successivo, al fine di poter garantire il rispetto degli impegni assunti nelle sedi internazionali e con i paesi partner,
- riportare l’Italia in linea con gli impegni e gli obiettivi assunti a livello europeo e internazionale, gradualmente, ma entro un periodo certo e definito,
- definire e formalizzare, rendendola regolare e sistematica, la partecipazione dei soggetti pubblici e privati, non profit e profit, alla definizione delle strategie, le linee di indirizzo, la programmazione, le forme di intervento, la valutazione dell’efficacia,
- riconoscere il valore delle organizzazioni della società civile ed in particolare il bagaglio storico, di conoscenze e esperienze, accumulato dalle Ong specializzate, valutandone la reale professionalità, qualità ed efficienza, rimuovendo barriere fiscali e normative che non facilitano il loro lavoro, valorizzando il volontariato internazionale, promuovendo attività di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica,
- stabilire per i soggetti profit criteri di valutazione basati sull’adesione agli standard di responsabilità sociale in materia di investimenti internazionali, il rispetto delle clausole sociali e ambientali e delle norme internazionali sui diritti umani e sul lavoro dignitoso, la verifica dell’osservanza di tali standard e clausole.

Richieste sostanzialmente recepite nella legge. Ora il regolamento:

Già il testo approvato dal Senato il 25 giugno scorso aveva recepito molte delle richieste delle Ong, del Forum del Terzo Settore e della società civile. Quello approvato ieri dalla Camera le ha ulteriormente accolte. Non tutto è stato incorporato nel modo da noi auspicato e rimane sospeso il giudizio sull’esclusività del rapporto con la Cassa depositi e prestiti introdotta con un emendamento dell’ultimo minuto, perché necessita approfondimento. Ma il nostro giudizio complessivo sulla nuova legge, pur rimanendo un testo mediato tra differenti posizioni politiche, è certamente positivo.

La prossima tappa è il regolamento attuativo. Importante quanto la legge. Le Ong, con gli altri soggetti interessati, seguiranno la sua definizione nei sei mesi successivi all’entrata in vigore della legge.




sabato 12 luglio 2014

Quel premio ad un cittadino-eroe



Si chiamava Michele Liguori e aveva 59 anni. Era l'unico vigile urbano della sezione ambientale di Acerra ed è deceduto, a gennaio scorso, per un raro tumore al fegato, lasciando la moglie e il figlio. Ma non è solo il racconto di un destino, purtroppo, condiviso da molti. Michele Liguori aveva deciso di dire “NO” alla camorra: per tredici anni ha lavorato e vissuto tra i rifiuti tossici della “terra dei fuochi”, ma continuava a denunciare, continuava imperterrito a chiedere bonifiche di terreni marci. 


Dopo la sua morte, i familiari continuano la sua battaglia per un'Italia sana, per una regione salubre, per la tutela della salute e della vita di altre persone. Ma chiedono anche giustizia per quel marito, padre, uomo e cittadino che ha svolto il proprio dovere professionale, civico e civile per il Bene comune.

Il primo tentativo della famiglia di vedere riconosciuta la malattia professionale è stato liquidato con una nota dell'Inail in cui si leggono poche parole e nessuna spiegazione: “La morte non è riconducibile all'evento”: probabilmente, riconoscere al Sig. Liguori la morte per cause ambientali significherebbe aprire la strada a migliaia di altre richieste di indennizzo. Ma la Signora Maria e il figlio Emiliano non si arrendono: stanno preparando una battaglia legale durissima che si combatterà con documenti e analisi su tutto il territorio colpito dalle efflusioni di sostanze tossiche e che è volta a dimostrare il collegamento tra queste sostanze – riversate nelle discariche abusive dal clan dei Casalesi, come ha accertato la Giustizia – e i numerosi casi di tumore che colpiscono la popolazione. Il caso di Michele Liguori è e sarà emblematico.

Ecco che, quindi, la giuria dell'ultima edizione del Premio Ambrosoli (un premio indetto in memoria dell' Avvocato Giorgio Ambrosoli ammazzato nel 1979 per volontà del banchiere Michele Sindona) ha deciso di assegnare proprio a Michele Liguori il primo riconoscimento.


Durante la cerimonia, che si è tenuta a Milano alla fine di giugno, sono stati dichiarati come vincitori quelle persone o gruppi di persone - in particolare della pubblica amministrazione e delle imprese - che su tutto il territorio nazionale si siano contraddistinti per la difesa dello stato di diritto tramite la pratica dell’integrità, della responsabilità e della professionalità, pur in condizioni avverse a causa di contesti ambientali o di situazioni specifiche, che generavano pressioni verso condotte illegali.

Vogliamo terminare riportando alcune parole di una lettera che l'avvocato Ambrosoli scrisse alla moglie qualche anno prima di morire e che riteniamo fondamentali: “Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto...Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il Paese, si chiami Italia o si chiami Europa”...E noi vorremmo ricominciare da qui.