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domenica 17 maggio 2015

Non dimentichiamo le terre dei fuochi



L'Associazione per i Diritti Umani ha organizzato, nell'ambito della manifestazione “D(i)ritti al centro!” un incontro con  Thomas Turolo, regista del documentario Ogni singolo giorno in cui ha dato voce agli abitanti delle terre dei fuochi infestate dai rifiuti e dagli sversamenti tossici. Il diritto alla salute e alla vita, i racconti dei malati, l'agricoltura in crisi: questi sono solo alcuni degli argomenti di cui si è parlato. Ringraziamo l'autore, il Centro Asteria che ha ospitato la manifestazione e tutte quelle persone (donne, uomini, bambini, giovani e meno giovani) che hanno prestato anche il loro volto per dire NO alla mafia e alle collusioni disoneste.





Ecco, per voi, il video dell'incontro con Thomas Turolo






Ricordiamo che l'Associazione per i Diritti Umani organizza e conduce questi incontri anche nelle scuole medie inferiori e superiori e per le università. Per informazioni scrivere a: peridirittiumani@gmail.com



Come strumento didattico, il libro “Mosaikon – Voci e immagini per i diritti umani”, che potete acquistare con Paypall, al costo di 12,50 euro: tutte le interviste realizzate da noi a scrittori, registi, giornalisti, operatori, etc. con una ricca bibliografia e sitografia e tante notizie e approfondimenti.

mercoledì 18 marzo 2015


L'Associazione per i Diritti Umani

in collaborazione con il Centro Asteria

PRESENTA



DIRITTI AL CENTRO:
TERRA DEI FUOCHI: LEGALITA' e DIRITTO ALLA VITA





Presentazione del documentario “OGNI SINGOLO GIORNO”

Alla presenza di del regista THOMAS TUROLO



DOMENICA 22 MARZO



ORE 16.30

presso



CENTRO ASTERIA

Piazza Carrara 17.1, ang. Via G. Da Cermenate (MM Romolo, Famagosta)



L’Associazione per i Diritti Umani presenta il secondo appuntamento della serie di incontri dal titolo “DiRITTI AL CENTRO”, che affronta, attraverso incontri con autori, registi ed esperti, temi che spaziano dal lavoro, diritti delle donne in Italia e all’estero, minori, carceri, immigrazione...

In ogni incontro l’Associazione per i Diritti Umani attraverso la sua vice presidente Alessandra Montesanto, saggista e formatrice, vuole dar voce ad uno o più esperti della tematica trattata e, attraverso uno scambio, anche con il pubblico, vuole dare degli spunti di riflessione sull’attualità e più in generale sui grandi temi dei giorni nostri.



In questo incontro dal titolo “Terra dei fuochi: legalità e diritto alla vita” si parlerà degli sversamenti di rifiuti tossici in Campania e in altre regioni italiane; della collusione Stato-mafia; della lotta dei cittadini per il diritto alla salute e alla vita e molto altro.



IL DOCUMENTARIO:

La vita nella “Terra dei fuochi” continua ogni giorno; più di un milione di persone vive nelle province tra Napoli e Caserta, zone ora conosciute per il problema dello sversamento dei rifiuti tossici. Il medico Antonio Marfella e il parroco di Caivano Maurizio Patriciello, simboli della lotta contro l'inquinamento illecito del territorio, narrano la loro esperienza di vita in questa terra martoriata; alle loro voci famose si affiancano quelle di altre persone: un'attivista, un fotoreporter, un agricoltore, una madre, un ragazzo con il proprio padre, infine una giovane donna, che hanno visto le loro esistenze intrecciarsi con i problemi conseguenti l’intombamento dei rifiuti tossici. “Ogni singolo giorno” inverte il punto di vista che fino ad ora i media hanno adottato: il protagonista vero è l'uomo non il rifiuto e il suo carico di morte. Il cittadino campano, la sua voglia di reazione ai problemi e la necessità di rimpossessarsi di un territorio martoriato, queste le linee guida del documentario.



L' AUTORE:




Thomas Wild Turolo è nato a Udine alla fine del 1980, attualmente vive in Italia ma molti suoi lavori filmici sono stati realizzati all'estero.
Dopo il diploma Scientifico viene ammesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Trieste dove frequenta per due anni i corsi, poi decide, spinto da ragioni personali; dopo due anni muta orientamento e si forma presso gli ambienti delle Arti Drammatiche e del Teatro. Il suo percorso professionale si avvia con l'impegno come attore drammatico dopo un percorso di ricerca, metodo e formazione. Nel 2005 si iscrive all'Università degli Studi di Udine, Facoltà di Lettere, corso di Discipline dell'Arte della Musica e dello Spettacolo, curriculum Cinema. Si laurea negli anni previsti dal corso di laurea e avvia la carriera di regista. Inizia come regista di cortometraggi e pubblicità, sperimenta nella video arte ed infine apre una lunga parentesi documentaristica: realizza tra il 2009 e il 2014 cinque documentari “Ali di sale” (lavoro e società 2009, Italia), Mafi rabia' (etnografico 2010, realizzato clandestinamente nel deserto siriano), Il villaggio e il pianeta (sociale/rifugiati politici 2011, Italia), Sri Lanka – Una nuova alba (umanitario 2013, Sri Lanka prodotto da @uxilia ONG), Ogni singolo giorno (sociale 2014; Italia, prodotto da ROGIOSI Editore). Attualmente ha intrapreso la stesura di due sceneggiature per lungometraggi.

sabato 12 luglio 2014

Quel premio ad un cittadino-eroe



Si chiamava Michele Liguori e aveva 59 anni. Era l'unico vigile urbano della sezione ambientale di Acerra ed è deceduto, a gennaio scorso, per un raro tumore al fegato, lasciando la moglie e il figlio. Ma non è solo il racconto di un destino, purtroppo, condiviso da molti. Michele Liguori aveva deciso di dire “NO” alla camorra: per tredici anni ha lavorato e vissuto tra i rifiuti tossici della “terra dei fuochi”, ma continuava a denunciare, continuava imperterrito a chiedere bonifiche di terreni marci. 


Dopo la sua morte, i familiari continuano la sua battaglia per un'Italia sana, per una regione salubre, per la tutela della salute e della vita di altre persone. Ma chiedono anche giustizia per quel marito, padre, uomo e cittadino che ha svolto il proprio dovere professionale, civico e civile per il Bene comune.

Il primo tentativo della famiglia di vedere riconosciuta la malattia professionale è stato liquidato con una nota dell'Inail in cui si leggono poche parole e nessuna spiegazione: “La morte non è riconducibile all'evento”: probabilmente, riconoscere al Sig. Liguori la morte per cause ambientali significherebbe aprire la strada a migliaia di altre richieste di indennizzo. Ma la Signora Maria e il figlio Emiliano non si arrendono: stanno preparando una battaglia legale durissima che si combatterà con documenti e analisi su tutto il territorio colpito dalle efflusioni di sostanze tossiche e che è volta a dimostrare il collegamento tra queste sostanze – riversate nelle discariche abusive dal clan dei Casalesi, come ha accertato la Giustizia – e i numerosi casi di tumore che colpiscono la popolazione. Il caso di Michele Liguori è e sarà emblematico.

Ecco che, quindi, la giuria dell'ultima edizione del Premio Ambrosoli (un premio indetto in memoria dell' Avvocato Giorgio Ambrosoli ammazzato nel 1979 per volontà del banchiere Michele Sindona) ha deciso di assegnare proprio a Michele Liguori il primo riconoscimento.


Durante la cerimonia, che si è tenuta a Milano alla fine di giugno, sono stati dichiarati come vincitori quelle persone o gruppi di persone - in particolare della pubblica amministrazione e delle imprese - che su tutto il territorio nazionale si siano contraddistinti per la difesa dello stato di diritto tramite la pratica dell’integrità, della responsabilità e della professionalità, pur in condizioni avverse a causa di contesti ambientali o di situazioni specifiche, che generavano pressioni verso condotte illegali.

Vogliamo terminare riportando alcune parole di una lettera che l'avvocato Ambrosoli scrisse alla moglie qualche anno prima di morire e che riteniamo fondamentali: “Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto...Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il Paese, si chiami Italia o si chiami Europa”...E noi vorremmo ricominciare da qui.




lunedì 24 marzo 2014

Giornata in memoria delle vittime di mafia




Dal 1996 ogni 21 marzo si celebra la Giornata della Memoria e dell'Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie. Il 21 marzo, primo giorno di primavera, è il simbolo della speranza che si rinnova per continuare a cercare una giustizia vera e profonda, trasformando il dolore in uno strumento concreto, non violento, di impegno e di azione di pace.

In questa giornata così importante abbiamo rivolto alcune domande a Giulio Cavalli, attore e scrittore, in scena con il suo spettacolo teatrale – tratto dal saggio omonimo – Nomi, cognomi e infami.  
 

Ringraziamo molto Giulio Cavalli per la sua disponibilità



Un libro, uno spettacolo teatrale: da cosa nascono questi due progetti? E quanto è importante far conoscere nomi e cognomi dei collusi con le mafie?
Nascono da un’esigenza di fondo: evitare le speculazione sulle storie personali del narratore e tornare sulle storie, sui personaggi (che in questo caso sono persone in carne e ossa che hanno lottato al fronte). Il libro nasce ormai qualche non fa per provare a mettere ordine in ciò che mi stava accadendo e spostare i riflettori sugli eroi moderni del nostro tempo da Borsellino a Don Peppe Diana e molti altri. Lo spettacolo, come spesso succede, ha invece un’altra vita e altri tempi e nel corso del tempo si è reinventato completamente diventando una sorta di “teatrogiornale” che parte dalla memoria e cerca di arrivare al contemporaneo. Tenere vive le storie del passato declinandole nel presente con l’arma bianca potentissima del sorriso.

Da anni si occupa di questo argomento e dimostra che le mafie sono infiltrate ovunque, anche nel Nord Italia, e questo rovescia lo stereotipo sul meridione...

Fortunatamente la consapevolezza sta maturando e ora non c’è più spazio per banali negazionismi. A Milano come in molte altre città del nord abbiamo dovuto sopportare importanti figure politiche e istituzionali che si sono permesse di non vedere (e pretendere che non si vedesse) il problema delle mafie finendo per alimentarle. Negli ultimi anni su questo abbiamo fatto dei grandi passi in avanti e spero che presto si possa arrivare a decidere che chi nega è semplicemente un imbecille oppure un colluso. Mi rincuora il fatto che frequentando spesso le scuole mi renda conto come le nuove generazioni non risentano più molto dello stereotipo mafia = sud.
   
Può anticiparci alcune storie da lei raccontate?
 
Da Peppino Impastato al generale Dalla Chiesa e all'Avv. Ambrosoli, lo scempio di rifiuti interrati in Campania e poi quello che succederà in quei giorni. Lo spettacolo è “mobile” e si avvale di un canovaccio a disposizione dell’improvvisazione quotidiana. Non ne esistono mai due uguali. Anzi a volte le repliche sono molto dissimili.
Parlare di mafia, lottare contro la criminalità organizzata, fare campagne di sensibilizzazione: anche questo vuol dire "fare politica"? E qual è la responsabilità di ogni cittadino?
C’è l’articolo 4 della Costituzione. E’ un comandamento bellissimo e pieno di speranza: "Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
L’articolo dice che l’indifferenza è incostituzionale.


670 persone vivono sotto scorta, in Italia, e lei è una tra loro: quando è cominciato questo suo percorso? Come si svolge la sua quotidianità?
Non credo sia il caso di coltivare questa bulimia di racconti di scortati: faccio tranquillamente il mio lavoro con uno Stato che mi protegge. Piuttosto che parlare delle scorte di attori o scrittori sarebbe il caso di domandarsi in che condizioni vivano i testimoni di giustizia. Potremmo finalmente liberarci della superficialità e del voyeurismo che hanno fatto scivolare l’antimafia in un “Grande Fratello”.









mercoledì 29 gennaio 2014

Il Presidente e le madri-coraggio



Le mamme della Terra dei fuochi sono state ricevute, nei giorni, scorsi dal Presidente Giorgio Napolitano che porta nel suo cognome le proprie radici e l'appartenenza a quella stessa terra.

Accompagnate dal parroco di Caivano, Don Maurizio Petricello, che si è unito a loro per combattere l'ecomafia e lo scempio di una regione bellissima, quelle madri-coraggio hanno chiesto al capo dello Stato e alle istituzioni di non essere abbandonate.

Abbiamo altri bambini che vogliamo far crescere”, ha detto Anna Magri, una delle donne che ha perso il figlio per un tumore insorto a causa degli sversamenti tossici sul territorio.

Chiare le parole di Don Petricello: “ Il decreto è una buona cosa, ma è nato piccino piccino. E anche noi, come comitato, abbiamo messo insieme una quindicina di emendamenti...La Sanità è la parte che manca nel decreto”. “ Per esempio dopo due anni l'esercito se ne va e i 50 milioni per la sanità sono un tantum: dopo lo screening che le cura le persone? Non si può chiedere ad una famiglia se curare la madre o la figlia”. E ancora: “ Dobbiamo smetterla con questa barzelletta degli stili di vita. I roghi non sono finiti e non potranno mai finire; e se sono finiti, si stanno spostando. Ma il vero problema è che cosa brucia e chi brucia...Bruciano i rifiuti industriali di imprese in regime di evasione fiscale. E' tutto il sistema che non funziona più: noi non vogliamo liberare la Terra dei fuochi a danno di altri, che sia la Puglia o la Basilicata o l'Europa dell'Est”.

Intanto l'Aula della Camera ha ripreso l'esame del decreto sull'emergenza ambientale: un emendamento approvato prevede che, oltre all'esercito, vengano utilizzate tutte le vetture presenti nei depositi della Protezione Civile e del Corpo dei Vigili del Fuoco della Campania e anche piante bonificanti quali, ad esempio, il vetiver. Ma, notizia ancora più importante, con il decreto viene introdotto nell'ordinamento italiano il reato di combustione rifiuti che ha portato a due arresti. Su twitter il Ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, ha scritto: “ Approvato il decreto Terra dei fuochi che afferma un principio fondamentale: la tutela dell'ambiente è tutt'uno con la lotta alla criminalità organizzata”.

Durante i racconti delle mamme, il Presidente Napolitano si è commosso e ha promesso l'avvio di una vera e propria operazione di risanamento ambientale, ma anche giustizia per quello che è successo. Vero è che, purtroppo, l'impegno arriva troppo tardi e molti bambini hanno pagato, con le loro giovani vite, il prezzo dell'indifferenza.


giovedì 16 gennaio 2014

Le madri della terra dei fuochi: un grido d'aiuto e di dolore






Come Associazione per i Diritti Umani ci occupiamo anche di educazione alla legalità perchè senza il rispetto per le leggi, in una società civile, non ci può essere nemmeno rispetto per se stessi e per gli altri. Il rispetto deve essere alla base di ogni gruppo umano, di ogni famiglia, di ogni comunità.

Per questo motivo ci sentiamo in dovere, anche noi, di parlare della terra dei fuochi, di quell'area della regione Campania in cui, negli anni, sono state sepolte tonnellate di rifiuti e sversate sostanze tossiche, nel silenzio e nell'indifferenza colpevole di tutti.

Ma adesso c'è qualcuno che ha deciso, giustamente, di lanciare un segnale di aiuto e un grido di dolore: sono le mamme dei bambini che si sono ammalati di tumore o che hanno perso la vita. Sono le donne che hanno deciso di scendere nelle piazze, di andare in televisione (grande piazza virtuale) per chiedere che le istituzioni puniscano chi ha ucciso per guadagno e che pongano fine a questo dramma che colpisce le persone, la terra, l'ambiente.

Mi sono sentita offesa” ha detto Marzia, una delle donne che ha perso il proprio figlio piccolo “quando Schiavone ha accusato la gente della mia terra di non essersi mai ribellata alla camorra, di non aver visto le file di camion che attraversavano le nostre terre per sversare rifiuti tossici. Quasi come se noi, le vittime, la gente onesta, dovessimo chiedergli scusa, chiedere scusa alla camorra che ci ha avvelenato”. “L'inquinamento ha causato la malattia di mia figlia? Io non lo posso dire con certezza, ma certo qui da noi stanno succedendo cose terribili. Non possiamo continuare a stare zitti e qualcuno ci deve una risposta” queste, invece, le parole di Pina, mamma di Tonia una bambina di sei anni e mezzo stroncata da un medullo blastoma.

Le chiamano “le piramidi” quei cumuli di spazzatura imballata che stazionano a Giuliano e nelle campagne di Napoli e dintorni; ma tutta l'area del casertano è inquinata anche dagli effluvi che provengono dagli inceneritori con cui si vuole smaltire la “monnezza” accumulata però di tutto questo - e delle conseguenze terribili - se ne parla solo da qualche settimana: le trasmissioni Servizio pubblico, Le iene e poche altre, alcune testate di carta stampata hanno deciso di dar voce a queste madri-coraggio che, con dignità e fierezza, si rivolgono ai politici e parlano dei mafiosi, senza paura perchè, probabilmente, hanno già affrontato la paura più grande: quella di perdere i propri figli. E lottano, queste donne, per il futuro dei figli delle altre, per il futuro delle nuove generazioni. Per questo hanno chiesto udienza al Presidente Giorgio Napolitano che le riceverà il prossimo 22 gennaio.

Tonia, Mesia, Luca, Francesco: troppi i nomi di troppe creature che non hanno avuto la possibilità di crescere e di vivere perchè adulti senza scrupoli hanno tolto loro il diritto alla vita e alla salute e hanno tolto, ai genitori, il diritto alla pace.