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Per oggi, un articolo su un premio di fotografia: quando le immagini si fanno testimonianza dell'attualità.
(La repubblica) |
Marco
Luchetta, Alessandro Ota, Dario D'Angelo formavano una troupe
giornalistica della RAI che, nel 1994, fu assassinata a Monstar;
pochi mesi dopo, a Mogadiscio, anche l'operatore Miran Hrovatin, che
faceva parte dello stesso gruppo, verrà ucciso insieme alla
giornalista Ilaria Alpi.
A tutti
loro è dedicato il Premio Luchetta, istituito proprio dalla
“Fondazione Luchetta Ota D'Angelo Hrovatin” sotto l'Alto
Patronato del Presidente della Repubblica: un riconoscimento rivolto
ai rappresenanti della stampa, ai telecineoperatori, ai fotoreporter
che testimoniano le realtà più dure nel mondo e, in particolar
modo, si occupano delle sopraffazioni nei confrnto dei più indifesi:
i bambini.
Per
l'edizione 2013, la giuria - presieduta dal Direttore della Testata
Giornalistica Regionale della RAI, Alessandro Casarin - ha ricevuto
tantissimo materiale proveniente dal fronte siriano: vincitore del
premio principale è stato, infatti, Ian Pannell, con un reportage
per la BBC sugli sfollati siriani.
Il
fotografo Marco Gualazzini si è aggiudicato il premio “Miran
Hrovatin” per la fotografia con il suo intenso scatto che riprende
altri sfollati, questa volta in un accampamento in Congo; come
miglior reportage pubblicato su carta stampata, è stato selezionato
il viaggio del corrispondente dall'Asia per “The Times”, Richiard
Lloyd Parry che - per cinque anni e usando uno pseudonimo per evitare
la deportazione - si è mosso clandestinamente in Birmania, riuscendo
a documentare le atrocità del regime. Jean-Sèbastien Desbordes,
giornalista di France2, ha raccontato, invece, le difficoltà di
Sacha, un bimbo affetto da una particolare malattia genetica, per
parlare del coraggio nella diversità; Marzio Milan, vicedirettore
del periodoco “Io Donna” del Corriere della sera, si è
guadagnato il Premio Luchetta con un'inchiesta sull'infanticidio
delle bambine in India. E poi ancora: le donne di piazza Tahrir, le
baby prostitute in Bangladesh, l'isola martoriata di Haiti.
Il
premio Luchetta si conferma come un importante strumento di
informazione e di conoscenza; come una valida testimonianza (e spesso
denuncia) di ciò che accade nel mondo, testimonianza resa dalla
sensibilità di coloro che si mettono in gioco per far circolare le
notizie.