L'Associazione per i Diritti Umani ha
intervistato per voi il regista Carlos Pronzato: figlio di
piemontesi, si è trasferito con la sua famiglia in Argentina.
Viaggiatore e documentarista indipendente racconta, con i suoi
lavori, l'America latina di oggi, i cambiamenti, le crisi, le
conseguenze sulle popolazioni delle scelte economico-politiche del
Nord del mondo.
Ecco le sue parole. Ringraziamo
moltissimo Carlos Pronzato per la sua disponibilità.
Il suo è stato definito un
cinema "militante": è corretta questa definizione?
Questa
definizione è in un certo senso corretta se riferita alla parte più
rappresentativa della mia opera cioè la descrizione dei movimenti
sociali attuali in costante lotta contro l’oppressione del capitale
e degli Stati. Un cinema documentale fatto di interventi sociali e
politici a lato dei movimenti insurrezionali in America Latina i cui
protagonisti sono in maggioranza i militanti; da questo deriva
l’espressione “cinema militante”, un cinema che beve alle fonti
ispiratrici degli anni ‘60 ed è un riflesso di questa lotta che si
estende fino ai giorni nostri, soprattutto nelle strade. Si può dire
che è anche militante da un punto di vista economico giacchè è
realizzato con un risorse minime attraverso
l’appoggio di enti, organizzazioni e contributi di singole persone;
e direi anche che forse è ancora più militante per l'abbandono
consapevole di altre possibilità estetiche, diciamo così, di
lavorare in un ambiente economicamente più vantaggioso, ma in questo
modo il regista si prende un impegno politico con il suo tempo.
La
sua è una famiglia di artisti: l'arte dei suoi genitori ha influito
sulle scelte per il uo lavoro? L'estetica, gli argomenti, etc...
Certamente!
L'influenza è stata totale, innanzitutto nel campo artistico, nella
conoscenza e nel mondo dell’estetica alleata sempre alla sua
funzione etica e sociale e come possibilità estetica e funzionale.
Soprattutto nel campo del teatro, della letteratura e del cinema. In
particolare nella questione cinematografica che sviluppo io, sono
stati cruciali gli anni delle mie esperienze in molti Paesi
dell'America Latina prima di stabilirmi in Brasile e anche
l'influenza di uno dei film interpretato da mio padre, Victor
Proncet, che è stato anche sceneggiatore e autore del racconto che
ha dato origine al film: “I traditori” del regista desapararecido
Raymundo Gleizer, regista e film icona del cinema politico di tutto
il mondo.
E' vero che il
Brasile sta vivendo una fase di crescita economica? E allora perché
molti criticano il governo attuale?
Il Brasile
ha attraversato un periodo di crescita economica spettacolare negli
ultimi anni, ed è riuscito a superare i tempi duri dopo il 2008, ma
adesso è entrato in una fase di recessione e nella crisi globale.
Questo è un dato fondamentale anche per capire il rifiuto nella
popolazione contro le indicazioni del governo del PT e la sua
alleanza di mera governabilità con altri partiti (tra cui anche
figure storiche della politica brasiliana) e non solo di
centro-sinistra. Un governo socialdemocratico che ha saputo
distribuire le prestazioni sociali durante i periodi positivi (ma in
parallelo a questo è necessario registrare i profitti record delle
banche e delle multinazionali presenti nel Paese), ma che si è
allontanato dalle sue basi sociali e dai movimenti che gli hanno dato
la possibilità di accedere al potere politico, mentre il potere
economico resta intoccabile. Le critiche e le grandi mobilitazioni
che ci sono ora in Brasile contro il governo sono espressioni di una
disputa elettorale che punta al 2018, di contenuto politico molto
basso, interpretato dai settori di una élite che ha perso i settori
chiave dello Stato per il loro business e che ora sono manipolati da
un altro gruppo politico. Nel mese di giugno 2013 ci sono state
mobilitazioni molto più potenti ed esplosive nel contenuto
socio-politico che puntavano molto oltre al governo di turno,
puntavano a un sistema, a un ordine capitalistico che sembra
immutabile e continua a distruggere il pianeta, come già successo in
varie parti del mondo. Ma quelle manifestazioni di ribellione
legittime e autentiche alla ricerca di qualcosa di nuovo continuano
ad essere offuscate dalle marce costanti e padronali dal profilo
elettorale. Qui si fa riferimento a una “elezione Fla-Flu”
(squadre di calcio brasiliane molto popolari), come fosse una disputa
calcistica.
In
generale, quali sono i rapporti tra l'America latina e il Nordamerica
(soprattutto per quanto riguarda l'accoglienza dei migranti) ?
Le relazioni
tra l'America Latina e il Nord America, in termini di migrazione, sia
obbligatoria che volontaria, sono molte. Entrambe le aree geografiche
hanno ricevuto milioni di schiavi dall’ Africa, uomini e donne, che
hanno costruito questi Paesi, e al di là dei loro contributi
culturali e delle relazioni sociali, il razzismo ha avuto risposte
diverse ma tutte terribili fino ad oggi, per la loro dignità. A
proposito di gruppi provenienti da altri luoghi, me compreso, come
discendente di italiani (padre italiano) e galiziani (madre nipote di
galiziani), la loro presenza è stata determinante nella costruzione
di un'identità (ancora in formazione) realizzata sulla distruzione
dei popoli indigeni di entrambe le regioni. Questo è stato un
incendio, letteralmente, ma bisogna prendere in considerazione anche
gli aspetti culturali positivi. Qui, nel sud, ci sono tanti che
difendono un’unificazione latino-indo-afro, unificando tutte le
radici, le origini e le terre in cui vivono, ma ci sono anche altri
che si palesano proprio nel campo economico e nel raggio d’azione
americano. A seconda della vicinanza geografica agli Stati Uniti,
questa influenza sarà maggiore o minore. Per alcuni, questa
vicinanza, come ha detto una volta lo scrittore messicano Carlos
Fuentes, non è così benefica: “Tanto lontani da Dio e tanto
vicini agli Stati Uniti".
Perché
ha deciso di raccontare, nei suoi film, le trasformazioni sociali del
sudamerica?
Credo
di aver risposto a questa domanda sopra quando ho fatto riferimento
agli anni in cui sono vissuto in altri Paesi dell'America Latina. A
quel tempo non mi dedicavo alle mie occupazioni attuali, ma
certamente è stato un periodo di formazione, di osservazione sul
campo, fondamentale per il mio processo di sviluppo estetico e penso
soprattutto per la ricerca di un’etica che si trasformi in proposta
di lavoro e di vita. Queste trasformazioni stanno procedendo con una
dinamica esaustiva e col riconoscimento di determinati obiettivi
specifici, la scelta di temi specifici da essere affrontati dal
genere documentario è una decisione praticamente quotidiana. E
soprattutto oggi, quando ogni azione politica è immediatamente
postata sul web, il nostro mestiere e professione di documentaristi è
affinare gli strumenti di originalità creativa per continuare a
costruire narrazioni, esempi di lotta per tutti e soprattutto per
coloro che dedicano la loro vita per salvaguardare i diritti
inalienabili dell’Umanità, costantemente vilipesi dal capitale e
dai suoi portavoce della politica istituzionale.