Claudiléia
Lemes Dias - nata a Rio Brilhante, nel cuore del Brasile - dopo
essersi laureata in Legge si trasferisce in Italia dove consegue il
Master in Mediazione Familiare e in Tutela Internazionale dei Diritti
Umani e oggi è al suo esordio letterario con il romanzo intitolato
“Nessun requiem per mia madre”, per Fazi Editore.
Marta è
arrivata in Italia dal Brasile. Non è una ragazza in fuga, non ha un
passato da dimenticare. Marta ha soltanto un futuro da costruire: qui
studia, si innamora e si sposa. È felice della propria vita. Ma
allora perché è l’unica grande assente al funerale di sua
suocera, Genuflessa De Benedictis? La madre di suo marito Franco,
salutata ora con commozione dall’intero quartiere Parioli in cui
viveva, è stata in realtà la più terribile e distruttiva delle
suocere. Possessiva e pronta a tutto pur di non lasciare il figlio
prediletto nelle grinfie dell’“approfittatrice straniera”.
Abbiamo
intervistato l'autrice
Nel
suo romanzo fa un ritratto feroce della famiglia italiana - borghese
e cattolica - a contatto con lo straniero: possiamo chiederle se è
una storia di fantasia o, in parte, autobiografica?
Le
suocere e le nuore hanno spesso tratti comuni un po’ in tutto il
mondo. Sono arrivata in Italia per approfondire gli studi con un
Master in Mediazione Familiare, che pensavo, sarebbe stato il campo
del mio futuro lavorativo. Molti degli avvenimenti provengono da
testimonianze ascoltate in quegli anni di studio. Certamente
l’atmosfera ricreata nel libro proviene dalle storie più estreme e
patologiche che hanno modificato e segnato, fino a devastare,
matrimoni basati su affinità che sembravano solide. Il mio tentativo
è stato quello di immedesimarmi, sia nella madre che nel figlio, ed
essere voce narrante di una asfissiante simbiosi in cui la madre non
ammette che venga sottratto “il suo bastone della vecchiaia”. Non
penso però sia solo una storia italiana dello stereotipato “mammone”
o ultimamente politicizzato “bamboccione”. Le dinamiche
dell’accettazione dello straniero sono quasi in secondo piano
rispetto al rifiuto di una separazione fisica, che agli occhi della
madre è vista come un tradimento. Poco importa che Marta, la nuora,
sia straniera o autoctona. È la possibilità di aprirsi al mondo e
di abbandonare le vecchie morbose abitudini a spaventare Genuflessa.
Cosa
rappresenta Genuflessa De Benedictis, la “madre”, la “suocera”,
al di là del suo ruolo familiare? E il suo è vero amore nei
confronti dei figli o c'è dell'altro?
Genuflessa
De Benedictis è madre e nella sua personale religione è Dio. Non ha
solo procreato, ma creato i propri figli, uomini che vengono
descritti nel romanzo come una sua propaggine inalienabile, cellule
omozigote...Essendo ermeticamente chiusa in sé stessa, solo di sé
(e quindi dei figli), Genuflessa crede di potersi fidare. Direi che
non è amore ma spietato narcisismo.
Quali
sono gli stereotipi da demolire quando si parla di brasiliani,
sudamericani e di immigrati in genere?
Ridurre
con le parole un popolo è il modo più semplice per odiarlo o per
provarne simpatia. Se parlo dei romeni si pensa immediatamente alle
badanti o ai pirati della strada, se dico peruviano o filippino la
mente si sposta su bravi domestici, al brasiliano invece si associa
alla trans della Cassia o della Cristoforo Colombo, al calcio e alle
mulatte che camminano sulle spiagge bianche di Ipanema. Quanto di più
fuorviante ci può essere, se con sei termini ho sintetizzato circa
350 milioni di persone? Gli stereotipi sono molti e cambiano spesso
sulla base della volontà politica di strumentalizzare determinate
situazioni o momenti storici.
L'Italia
è un Paese razzista?
L’Italia
ha una storia complessa. Non va capita ma psicanalizzata come
un’affascinante donna profondamente insicura e impaurita che ha
bisogno di eterne conferme sulla propria identità. Un Paese andrebbe
misurato non attraverso lo spread o i rating delle banche, ma
attraverso l’umanità e cultura che ha sviluppato nei secoli di
storia. Da questo punto di vista definire l’Italia un Paese
razzista sarebbe storicamente sbagliato, si pensi solamente alla
globalità dell’impero Romano con il suo straordinario Diritto, ma
anche alla storia più recente come la Carta dei Diritti dell’Uomo
(Carta di Roma). Atteggiamenti incivili di pochi non possono
condizionare un quadro generale che si presenta positivo e in
costante evoluzione, anche se non voglio tuttavia minimizzare una
certa inquietudine recente verso atteggiamenti sessisti e di
fanatismo religioso.
Ci
può rivelare il significato del titolo del romanzo?
È
l’incapacità di perdonare le debolezze di chi ci ha generato. È
l’eterno risentimento che si ha quando i genitori affidano nei
figli il proprio riscatto.
Claudiléia Lemes Dias |