Il
ministro per l'integrazione e le politiche giovanili ,Cè Kyenge, il
30 luglio scorso ha presentato lo schema del piano nazionale d'azione
contro il razzismo, la xenofobia e l'intolleranza per il triennio
2013-2015 (che potete leggere a seguire e che è stato pubblicato sul
sito del governo).
Il
piano, come ha spiegato il ministro, "richiede
nelle prossime settimane la necessaria collaborazione e condivisione,
non solo delle associazioni di settore, ma anche delle istituzioni,
centrali e territoriali, a vario titolo coinvolte, al fine di
pervenire a una strategia che possa essere di supporto alle politiche
nazionali e locali in materia di prevenzione e contrasto del
razzismo, della xenofobia e dell'intolleranza".
In
occasione delle presentazione, Cècile Kyenge ha anche chiesto
ufficialmente al segretario della Lega Nord, Roberto Maroni, di
intervenire per condannare gli insulti che, ripetutamente, vengono
ripetuti nei suoi confronti dai militanti del partito leghista.
Maroni ha risposto che avrebbe telefonato al ministro, confermandole
l'invito alla festa della Lega, ma ribadendo che: “Non e' una
questione politica, ma generale, la Lega
non fa mai questioni
personali: noi combattiamo le idee sbagliate, le proposte sbagliate e
quella dello '
ius soli' non e' una
proposta sbagliata, ma e' una proposta sbagliatissima e noi la
contrastiamo, perche' siamo convinti delle nostre idee".
Piano
nazionale d'azione contro il razzismo, la xenofobia e l'intolleranza
Perché
un Piano
Il
Piano rappresenta il primo esempio a livello nazionale di una
risposta dinamica e coordinata delle istituzioni e della società
civile alla recrudescenza del fenomeno razzista
alla
quale stiamo assistendo non solo nel nostro Paese ma in tutto il
contesto europeo.
Si
tratta di un lavoro che richiede nelle prossime settimane la
necessaria collaborazione e
condivisione,
non solo delle associazioni di settore, ma anche delle istituzioni,
centrali e
territoriali,
a vario titolo coinvolte, al fine di pervenire a una strategia che
possa essere di
supporto
alle politiche nazionali e locali in materia di prevenzione e
contrasto del
razzismo,
della xenofobia e dell’intolleranza, con l’obiettivo finale di
valorizzare una
società
multietnica e multiculturale, aperta e democratica.
Il
contesto del Piano
Come
previsto dal D. lgs 215/2003 e dall’art. 43 dell’ex Legge
40/1998, il Piano si propone di offrire una definizione chiara ed
unitaria di cosa si debba intendere per
contrasto
al razzismo, alla xenofobia e all’intolleranza. Per questo motivo,
è immediatamente esplicitato che il Piano d’azione riguarda le
discriminazioni basate
sulla
razza, sul colore, sull’ascendenza, sull’origine nazionale o
etnica, sulle convinzioni e le pratiche religiose.
Naturalmente
il Piano tiene conto e appresta ulteriori strumenti in ragione del
diverso impatto che le stesse forme di discriminazione possono avere
su donne e uomini, in un’ottica di genere, nonché dell’esistenza
di forme di razzismo a carattere culturale.
La
struttura del Piano: gli Assi
Sulla
base delle intese fra il Ministro per l’integrazione ed il
Viceministro del lavoro e delle politiche sociali con delega alle
pari opportunità, lo schema di Piano è stato predisposto dall’UNAR
secondo un approccio integrato e multidisciplinare.
Per
l’individuazione degli Assi prioritari, si è tenuto conto non
solo dei dati statistici sui
casi
di discriminazione rilevati dal contact center dell’Unar, tramite
il numero verde
individuati
dall’Unione europea per il contrasto e la rimozione delle
discriminazioni. In tale individuazione, grande rilievo hanno avuto,
infine, i risultati raggiunti dall’Ufficio
nella
rimozione della discriminazione, prendendo spunto dalle numerose
raccomandazioni emanate o dalle best practice individuate e messe a
sistema.
Al
Gruppo Nazionale di Lavoro, pertanto, verranno proposti i seguenti
Assi prioritari, di azione per i quali occorrerà individuare misure
ed azioni positive da mettere subito in
campo:
Occupazione, Alloggio, Istruzione, Mass Media e Sport, Sicurezza.
Ciascun
asse sarà declinato per ambiti strategici, obiettivi operativi e
misure positive
concretamente
attuabili a legislazione vigente.
L’elemento
innovativo offerto dal Piano risiede nella sua multisettorialità,
vale a dire
nell’ampliamento
del target dei destinatari. Il Piano, infatti, non riguarderà, solo
i cittadini stranieri che vivono in Italia, ma anche i cittadini
italiani di origine straniera, tra i quali le seconde e terze
generazioni, con un focus specifico sulle seconde generazioni
che
hanno acquisito la cittadinanza italiana dopo i 18 anni.
Un
approfondimento, inoltre, sarà dedicato alla discriminazione basata
sul colore della
pelle.
Diverse ricerche hanno evidenziato, infatti, come il colore della
pelle sia uno
specifico
elemento di discriminazione, in particolare nelle scuole o nel mondo
del lavoro.
Nell’analisi
statistica saranno analizzate tali ricerche e approfondito il tema
della specifica discriminazione basata sul colore della pelle.
Si
terrà conto anche dei minori stranieri presenti in Italia, e, come
dimensione evolutiva,
anche
dei dati relativi alle nascite e alla presenza nelle scuole negli
ultimi 3/5 anni.
Il
Piano riguarderà, infine, anche le persone appartenenti alle
minoranze religiose ed
etnico-linguistiche.
Quale
Governance del Piano
La
definizione e l’attuazione del Piano richiede un sistema di
governance
multilivello,
che coinvolga tutti gli attori a vario titolo interessati alle
politiche in materia di prevenzione e contrasto della
discriminazione per motivi razziali ed etnici. Si tratta, quindi, di
un modello articolato e integrato che prevede l’azione sinergica
delle istituzioni, centrali e locali, della società civile, delle
parti sociali e di tante associazioni coinvolte.
Tra
gli attori maggiormente coinvolti vi è il Gruppo Nazione di Lavoro
delle
associazioni
di settore che svolgerà un ruolo essenziale nell’elaborazione e
condivisione
del
Piano. Il GNL è costituito ad oggi da 85 associazioni.
I
dati del Contact center – UNAR
Dall’analisi
dei dati rilevati dal Contact center si evidenzia che nel corso del
2012 sono
stati
segnalati in totale 1.283 casi di discriminazione pertinenti per le
diverse forme di
discriminazione
(disabilità, età, etnia/razza, genere, orientamento sessuale,
religione).
Rispetto
al 2011 si è registrato un incremento del 61%: ciò non vuol dire
solo che il fenomeno della discriminazione in generale è in crescita
nel nostro Paese, ma anche che,
grazie
alla campagne di sensibilizzazione e comunicazione, si sta
sviluppando una
maggiore
attitudine al reporting e alla denuncia, anche da parte di testimoni,
che ne
favorisce
la emersione.
Nel
2012, l’UNAR ha registrato specificamente 659 casi di
discriminazione per motivi
etnico/razziali,
pari al 51,4% del totale dei casi di discriminazione trattati
nell’anno.
Il
40,9% delle segnalazioni sono state effettuate dalle vittime che
hanno subito la
discriminazione
e il 35,7% da parte dei testimoni della situazione discriminatoria.
Nel
complesso, nel corso del 2012, quindi, si è registrato una maggiore
propensione
all’emersione
dei casi di discriminazione sia da parte delle vittime (nel 2011 era
il 30%,) che dei testimoni (nel 2011 era il 21%).