di Mayra
Landaverde
Finchè
non sono arrivata in Italia non ero pienamente consapevole di tutti i
diritti che venivano negati sistematicamente alle donne in Messico.
Non che in Italia non ci siano problemi di violenza sulle donne ma
obiettivamente si sta meglio da queste parti.
Nel mio
primo ritorno al mio Paese ho capito che non sarei stata capace di
rimanere per lunghi periodi.
Una sera
mentre aspettavo per strada un taxi , mi sono accesa una sigaretta.
Due signore mi hanno insultato perché era ignobile guardare una
donna fumare in pubblico, che svergognata!
Un
vecchio mi ha chiesto se ero prostituta ed io ho deciso di spegnere
la sigaretta. Avrei fumato comunque nel locale con le mie amiche.
Trovato
il taxi, ovviamente guidato da un maschio che non ha smesso di farmi
dei “complimenti” e di provarci insistentemente, sono arrivata al
locale, pieno di ragazze in minigonna, tacchi alti, truccate. Si
fumava si beveva e si ballava. Tutti, maschi e femmine.
Finalmente,
eravamo tutti dei giovani con la voglia di divertirci, ero sicura di
passare una bella serata con gli amici. Lì nessuno mi ha detto
niente. Fumavo tranquilla, ho bevuto la birra e ho ballato. Pensavo
che dopo tutto il Messico non era male, che a volte qualcuno ti
diceva qualcosa in merito al tuo corpo ma non per offenderti. O sì?
Da tutte
le conversazioni che ho sostenuto con le donne in questo mio viaggio,
nove su dieci avevano subìto in qualche modo degli abusi fisici o
psicologici da parte di un maschio.
“Insomma
se voglio andare avanti al lavoro devo lasciarmi palpeggiare dal capo
ogni volta che ci passo vicina. Ma non c’è la faccio più, dovrò
per forza trovarmi un altro impiego”: questo lo raccontava A
mentre eravamo in bagno al
locale. Io sono rimasta stupita che la cosa che più preoccupava la
ragazza non fosse il fatto dell’abuso di potere del capo nei suoi
confronti nè l’umiliazione subìta in quanto donna. No, la cosa
che la preoccupava di più era che cambiare lavoro sarebbe stato
difficile. Certo che pensava a quello, ha un bambino, ha un mutuo,
deve mangiare, deve pagare le bollette, quindi la violenza di genere
in questo caso passa in secondo piano. Ed è sempre così. Ormai noi
donne pensiamo che il nostro corpo sia un oggetto. Ce l’hanno
sempre detto, allora sarà vero. Vediamo donne- oggetto in tv, nelle
pubblicità, ovunque. E se il capo ti molesta o stai zitta e glielo
fai fare oppure cambi lavoro. Ma di lavoro ce n'è pochissimo.
La
vicina di casa di mia sorella era convinta (e forse lo è ancora
adesso) che il marito potesse forzarla ad avere rapporti sessuali
solo in quanto è suo marito: le ho spiegato che quello si chiama
stupro ma lei quasi offesa mi ha chiesto ma
come fa a violentarmi? Lui è mio marito!
.
In
Messico ogni 4 minuti e mezzo viene stuprata una donna e, nella
maggior parte dei casi avviene in casa, da parte del coniuge. Le
denunce di questi casi sono in pratica inesistenti.
Quest’anno
il Ministero degli Interni ha annunciato alerta
de género in 11 località
del paese.
La
“alerta de género” è
una specie di bollino rosso che nomina le città in cui più donne
muoiono in modo violento, per stupri, torture, sequestri ecc.
Violenza sulle donne. Soltanto quest’anno se ne parla apertamente.
Il
governo messicano forse si sta dimenticando dei femminicidi di Cd.
Juarez.
Dal 1993
si contano più di 700 donne violentate, torturate, uccise e
abbandonate nel deserto.
Le
primissime vittime erano tutte bambine.
Nel 2006
hanno trovato il corpo irriconoscibile di una bambina di tre anni.
Nello
stesso anno la polizia messicana arrestò e incarcerò un cittadino
egiziano di nome Omar Sherif Latifh con l'accusa di guidare una banda
di delinquenti e stupratori. Secondo le indagini avrebbero fatto
tutto; stranamente le donne hanno continuato a sparire da vive e
ritrovate da morte. Anche adesso nel 2015.
Davanti
a così tanta corruzione e indifferenza mi sembra inutile scrivere su
tutte le altre false indagini e arresti che la Polizia ha fatto.
Nessuna ha portato a niente. Le donne vengono lasciate morire dallo
Stato. Vengono lasciate anche le famiglie che, al contrario delle
istituzioni governative, si sono ben organizzate per protestare,
chiedendo una reazione forte da parte dello Stato.
Stiamo
ancora aspettando risposte. Anzi stiamo ancora aspettando azioni
concrete che fermino la violenza smisurata sulle donne messicane.
Metterci su un bollino rosso come allarme non serve a nulla. Servono
delle azioni reali. Ora.