Martedì
10 febbraio 2015: un'altra strage in mare. Sono 29 le vittime
accertate, morte nel Canale di Sicilia per assideramento, altri 22
sono deceduti durante il trasferimento a Lampedusa. I migranti erano
partiti, a bordo di un gommone, dalla Libia, erano stati raggiunti
dai soccorsi della Guardia costiera, ma molti di loro non hanno retto
al freddo e alla pioggia.
Mercoledì
11 febbraio 2015: altre centinaia di viitime, forse 400, a largo di
Lampedusa. I migranti sopravvissuti dicono che tutti sono stati
minacciati dagli scafisti che hanno intimato loro di imbarcarsi,
impugnando le armi. L'UNHCR conferma la morte di 232 persone, ma il
numero è destinato a salire.
Tra
questi migranti, anche donne e minori.
L'Associazione
per i Diritti Umani vi propone, di seguito, il video di un incontro
pubblico da noi organizzato sul tema delle migrazioni e il commento all'accaduto da
parte del Naga e del suo Presidente, Luca Cusani.
Commento del Naga:
“Apprendiamo
con dolore dei morti e dei dispersi nel canale del Sicilia. Il freddo
e la bufera sono gli eventi atmosferici che hanno causato le morti e
il naufragio. Sono però le scelte politiche dei Paesi europei le
cause profonde che li hanno determinati.” afferma Luca Cusani
presidente del Naga.
“Sicuramente
la nuova missione militare Triton ha dimostrato immediatamente di non
essere adeguata al salvataggio dei migranti che cercano di arrivare
in Europa e sebbene Mare Nostrum abbia avuto il merito di salvare
molte vite umane e una sua riattivazione sia auspicale, crediamo che
le morti in mare possano essere evitate solo attraverso un
ripensamento generale delle politiche migratorie europee.” prosegue
il presidente del Naga.
“Crediamo
sia necessario scardinare l'intero discorso sull'immigrazione:
parlare di persone da accogliere e non di frontiere da controllare;
pensare alla sicurezza di chi migra e non solo a quella dei Paesi di
approdo; cercare soluzioni strutturali e non di emergenza; pensare
alle migrazioni come un prezioso fenomeno del presente e non come ad
un fenomeno da reprimere inutilmente. Pensare
che su quelle barche non ci sono Loro, ma ci siamo Noi. Tutti.”
conclude Luca Cusani.
Come
Naga continueremo a fornire assistenza sanitaria, sociale e legale e
continueremo a difendere diritti tutte le volte che cercheremo di
soddisfare dei "bisogni".