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sabato 8 novembre 2014

Vuoto sette: violenza e libertà





Vuoto Sette è un percorso esperienziale tra installazioni video di grande intensità emotiva.

Il tema “Violenza & Libertà” viene proposto agli spettatori attraverso immagini e suoni

con lo scopo di suscitare una reazione.

Lavori provocatori che si basano sulla trasformazione di oggetti comuni e

grazie all’uso di tecnologie video e digitali

diventano spazi sospesi dove la tematica si impone a chi guarda in modo inusuale e potente.

Due volte al giorno le videoinstallazioni si trasformano in scenografia di

performance con letture a tema e improvvisazioni musicali

che amplificano e potenziano il flusso poetico della manifestazione.





videoinstallazioni Carlo Concina

performance Davide Garbolino e Deborah Morese

musiche Diego Capelli e Francesco Pederzani

a cura di Cristina Maurelli

coordinamento Giorgia Mosca

una produzione Liberi Svincoli





Progetto realizzato in collaborazione con

Comune di Monza



con il contributo di

Fondazione della Comunità di Monza e Brianza onlus

Fondazione Banca del Monte di Lombardia

Associazione Diritti Insieme



con il sostegno di

Centro di Servizio per il Volontariato di Monza e Brianza



con il patrocinio di

C.A.DO.M. - Centro Aiuto Donne Maltrattate

ASL di Monza e Brianza

Zeroconfini onlus



media partner

Il Cittadino




orari



giovedì 6: 19.30-22.30

Inaugurazione e Performance ore 20.30



da venerdì 7 a domenica 9:10.00-13.00/16.00-22.00

Performance ore 10.30 e 20.30

martedì 29 aprile 2014

Joranovic Daribor, nato in Italia. Espulso.




Joranovic Daribor ha 23 anni, è nato in Italia, ad Aversa.

In base alle leggi italiane in tema di immigrazione, però, il ragazzo, è considerato un irregolare per cui gli è stato notificato un avviso di espulsione. Ma questo non basta.

Doribor è stato rinchiuso per quattro mesi nel CIE di Ponte Galeria, a Roma, nell'attesa di essere spedito in Bosnia, un Paese a lui sconosciuto e di cui non sa nemmeno parlare la lingua. Neanche l'ambasciata bosniaca lo riconosce come suo cittadino.

I genitori sono scappati dal Paese dell'Est ai tempi della guerra.

Doribor, è vero, non è un santo: nel 2011 ha tentato di svaligiare un appartamento in provincia di Napoli, a Villaricca. Si è fatto due anni di Poggioreale e, all'uscita, ha ricevuto l'ordine di espulsione dal Tribunale di sorveglianza con una “tappa” nel CIE.

L'avvocato del giovane, Serena Lauri, ha così commentato l'accaduto: “ Un'assurdità. Fa paura pensare che a decidere l'espulsione sia stato un tribunale di sorveglianza: dove dovrebbe essere espulso visto che è nato qui?”, per poi continuare: “ La Corte di Strasburgo ha più volte condannato gli Stati che hanno espulso gli stranieri residenti da lungo tempo e gli immigrati di seconda generazione, anche a seguito di reati”.

Il caso non si è ancora chiarito, così il giudice di pace ha decido di prorogare di ulteriori 60 giorni la permanenza del ragazzo nel CIE. Di proroga in proroga si arriva a una detenzione di un anno e mezzo, il tempo massimo che, secondo la legge, un immigrato può essere detenuto in un centro di identificazione e di espulsione prima di essere liberato. Ma poi quale sarebbe il futuro di Doribor e di tanti come lui? La speranza è che gli venga riconosciuto lo stato di “apolide” che gli consentirebbe di regolarizzare la propria situazione, di trovare un lavoro onesto e di tornare a nuova vita.

lunedì 24 febbraio 2014

Per la cittadinanza a Mohamed Ba



Il 26 febbraio, in collaborazione con l’associazione Asnada e con il patrocinio della Fondazione Cariplo, verrà proiettato il film Va’ Pensiero del regista Dagmawi Yimer presso il Cinema Anteo di Milano (ore 21,00) per voltare pagina e rilanciare la petizione che chiede il conferimento della cittadinanza a Mohamed Ba. Firmala anche tu ora, aiutaci a raggiungere quota mille, manca pochissimo.
http://www.change.org/it/petizioni/al-presidente-della-repubblica-giorgio-napolitano-cittadinanza-per-mohamed-ba-vittima-di-attentato-razzista.



L'Associazione per i Diritti Umani sostiene questa richiesta importantissima.

E, nell'occasione, certi di farvi cosa gradita,ripubblichiamo i due incontri che la nostra associazione ha realizzato proprio con Mohamed Ba nei mesi scorsi, ringraziandolo ancora tantissimo per questi momenti di riflessione così ricchi e interessanti.







Vi ricordiamo che il materiale video di tutti i nostri incontri è disponibile anche sul canale YOUTUBE dell'Associazione per i Diritti Umani.


venerdì 12 luglio 2013

Khalid for president ! : il documentario





Khalid Chaouki

Khalid for president ! ripercorre le tappe del percorso, politico e personale, di Khalid Chaouki, giornalista italiano di origine marocchina e primo deputato italiano di Seconda Generazione eletto al Parlamento Italiano nelle fila del Partito Democratico.
Il lavoro cinematografico è stato prodotto da Babel ed è stato scritto e diretto da Arrigo Benedetti: Khalid Chaouki, nato in Marocco nel 1983, a soli 9 anni, si trasferisce con la famiglia in Italia, crescendo tra Parma e Raggio Emilia.
Nel documentario Khalid racconta senza la vita politica - con la sua elezione a deputato della XVII Legislatura della Repubblica Italiana nella circoscrizione XX Campania 2 per il PD - ma racconta anche della sua famiglia e dell'Islam.

Il documentario andrà in onda questa sera, venerdì 12 luglio 2013, su Cielo, alle ore 21.00
con repliche fino al 18 agosto.



Abbiamo intervistato Arrigo Benedetti

Il documentario è stato preceduto da una sceneggiatura? Come avete preparato il film?

Il documentario è nato per caso. Durante la presentazione dei candidati nuovi italiani alla sede del PD Khalid (che giá conoscevo) mi disse che stava per cominciare la sua campagna elettorale. Prima tappa Lampedusa. La sceneggiatura è stata scritta dai fatti dai suoi impegni dai suoi viaggi.

Quanto è difficile, per un nuovo italiano, essere considerato italiano?

Per quanto possa vale la risposta di un italiano penso che sia abbastanza difficile. Ma la cosa più paradossale è che è ancora più difficile per quelli che sono più italiani di tutti, cioè i nuovi italiani di seconda generazione. È più conflittuale per questi ragazzi perché lo sentono molto di più, in modo quasi viscerale. E rimanere sospesi in uno stato di attesa non fa sentire loro pienamente cittadini.

Come conciliare le due culture di appartenenza, quella italiana e quella marocchina?

Guardate Il documentario e le scene dove si racconta la famiglia di Khalid. Guardate le seconde generazioni che vivono in Italia e amano il tricolore parlano con forte accento regionale ma senza dimenticare da dove vengono.

Qual è il futuro dell'Italia quando si parla di immigrazione, di inclusione e di “seconde generazioni”?

Il futuro dell'Italia si lega al futuro dei flussi migratori di tutto il pianeta. L'immigrazione è ancora il grande tema. Lo è nell'Unione Europea, negli Stati Uniti. L'Italia deve affrontare l'immigrazione con un'ottica di consapevolezza del fenomeno globale, e cercare di reinterpretare quello che accade in una chiave nazionale, dove l'inclusione e la partecipazione alla vita civile sono i presupposti per poter gestire qualcosa spesso più grande di noi.

Dal punto di vista cinematografico: sembra che, in alcuni momenti, la cinepresa sospenda la narrazione, come a voler lasciare alcuni minuti allo spettatore per formulare riflessioni...Quali altre scelte di regia o di sonoro sono state fatte nel raccontare questa storia?

Sì è vero la sospensione ha quella funzione. E i luoghi sono fondamentali per dare allo spettatore anche un immaginario non solo narrativo ma anche visivo. Sono luoghi simbolici. Macchina a spalla, audio ambiente, una sorta di inseguimento del protagonista. Un tentativo anche di lasciare alla sorpresa un ruolo importante. La fotografia e la musica, che spesso è non musica, rende il documentario meno giornalistico e ogni tanto quasi di finzione, anche se tutto quello che si racconta è la realtà.