"...Non si potrà avere un globo pulito se gli uomini sporchi restano impuniti. E' un ideale che agli scettici potrà sembrare utopico, ma è su ideali come questo che la civiltà umana ha finora progredito (per quello che poteva). Morte le ideologie che hanno funestato il Novecento, la realizzazione di una giustizia più giusta distribuita agli abitanti di questa Terra è un sogno al quale vale la pena dedicare il nostro stato di veglia".
L'Associazione
per i Diritti Umani ha organizzato, nell'ambito della manifestazione
“D(i)ritti al centro!” un incontro con Thomas Turolo, regista
del documentario Ogni
singolo giorno in
cui ha dato voce agli abitanti delle terre dei fuochi infestate dai
rifiuti e dagli sversamenti tossici. Il diritto alla salute e alla
vita, i racconti dei malati, l'agricoltura in crisi: questi sono solo
alcuni degli argomenti di cui si è parlato. Ringraziamo l'autore, il
Centro Asteria che ha ospitato la manifestazione e tutte quelle
persone (donne, uomini, bambini, giovani e meno giovani) che hanno
prestato anche il loro volto per dire NO alla mafia e alle collusioni
disoneste.
Ecco,
per voi, il video dell'incontro con Thomas Turolo
Ricordiamo
che l'Associazione per i Diritti Umani organizza e conduce questi
incontri anche nelle scuole medie inferiori e superiori e per le
università. Per informazioni scrivere a: peridirittiumani@gmail.com
Come
strumento didattico, il libro “Mosaikon – Voci e immagini per i
diritti umani”, che potete acquistare con Paypall, al costo di
12,50 euro: tutte le interviste realizzate da noi a scrittori,
registi, giornalisti, operatori, etc. con una ricca bibliografia e
sitografia e tante notizie e approfondimenti.
L'Associazione
per i Diritti Umani è felice di comunicarvi che intervisterà, in un
incontro pubblico il prossimo 6 maggio, Manuela Valenti, medico
pediatra di Emergency per la presentazione del documentario Open
hearts di
Kief Davidson, film candidato all'Oscar 2013 come miglior
corto-documentario.
Otto
bambini ruandesi lasciano le loro famiglie per recarsi a Kartoum, in
Sudan, ed essere sottoposti ad un delicato intervento
cardiochirurgico presso il Centro Salam di Emergency. Il loro
problema di salute è causato da una malattia reumatica di cui sono
affette, in Africa, circa 18 milioni di persone.
Tanto
lavoro ancora da fare per affermare i diritti di tutti e, in
particolare, quello alla salute come afferma Gino Strada: “ Una
cosa è avere gli stessi diritti sulla carta. Tutt'altra è
analizzare i contenuti di quelli che vengono chiamati diritti. Il mio
diritto alla salute come europeo include una TAC e altre diagnosi
sofisticate, ma per un africano il diritto a essere curato si ferma a
un paio di vaccinazioni e alcuni antibiotici”. Il centro Salam è
una delle strutture in grado di offrire assistenza medica e cure di
alta qualità e in maniera del tutto gratuita a bambini e ragazzi che
hanno tutta la vita davanti e che vogliono viverla pienamente e con
gioia.
Avremo
occasione, quindi, di approfondire tanti argomenti, dopo la
proiezione del film, con la Dott.ssa Valenti. Vi aspettiamo.
L'incontro
è stato organizzato da fondazione AEM, Craem Milano, Associazione
Libera Visionaria.
L'appuntamento
è per:
martedì
6 maggio, ore 18.00, presso la “Casa dell'energia e dell'ambiente”,
Piazza PO, 3 a Milano
In
occasione della 43ma Giornata Internazionale contro le
discriminazioni nei confronti dei Rom e dei Sinti proponiamo alcune
considerazioni tratte dal rapporto redatto, lo scorso dicembre,
dall'Associazione 21 luglio dal titolo Figli
dei “campi”. Libro bianco sulla condizione dell'infanzia rom in
emergenza abitativa (Per
scaricare il documento completo potete andare sul sito
www.21luglio.org).
La
sentenza del Consiglio di Stato del novembre 2011 aveva dichiarato
illegittima la cosiddetta “emergenza nomadi”, in vigore dal
maggio 2008. L'attuazione delle misure emergenziali, infatti, era
iniziata con un censimento delle comunità rom e sinte negli
insediamenti formali e informali di diverse città italiane, un
censimento che aveva assunto le fattezze di una schedatura su base
etnica.
Come
evidenziato da molte organizzazioni internazionali e dalle ONG
(Amnesty International, tra le tante) l'”emergenza nomadi” in
vigore nel periodo 2008-2012 ha aggravato la discriminazione delle
comunità rom e sinte perchè si è continuato a concentrare queste
comunità in spazi chiusi e spesso caratterizzati da condizioni di
vita incompatibili con gli standard internazionali sul diritto ad un
alloggio adeguato e con il godimento effettivo di altri diritti di
base, quali: il diritto alla salute, all'istruzione e al gioco, nel
caso dei minori.
Nel
rapporto stilato dall'Associazione 21 luglio vengono descritte le
condizioni di vita dei bambini e dei giovani - e delle loro famiglie
– all'interno degli insediamenti formali e informali, utilizzando
come fonte di rifermento ad esempio La Convenzione dei Diritti
dell'Infanzia e dell'Adolescenza e la Carta Sociale Europea
(riveduta).
Secondo
l'indagine, le soluzioni abitative proposte ai rom e ai sinti si
basano su un presupposto erroneo, ovvero che ci si stia rivolgendo a
popolazioni nomadi: questo comporta che gli alloggi siano ubicati in
spazi isolati e sovraffollati, che non offrono nessuna seria
prospettiva di inclusione sociale e in cui le persone vivono in una
situazione di segregazione. A questo si aggiungono gli sgomberi
forzati che consistono nella rimozione degli individui dalle loro
abitazioni contro la loro volontà, senza il rispetto di garanzie
come, ad esempio, la predisposizione di alloggi alternativi e un
giusto preavviso.
Questa
precarietà abitativa comporta ripercussioni gravi sullo stato di
salute dei rom e dei sinti e sui diritti dei minori. La collocazione
degli insediamenti in aree insalubri e spesso lontane dai servizi
sanitari espone le persone che vi abitano a situazioni nocive per la
loro salute, situazioni causate anche dalla mancanza di servizi
igienici, impianti fognari, connessione all'acqua potabile e
all'elettricità. Le patologie più frequenti, soprattutto nei più
giovani, sono denominate “patologie da ghetto” e sono: malattie
infettive, patologie da stress, disturbi del sonno. Per quanto
riguarda il tema della salute, inoltre, è emersa anche la difficoltà
di accesso al Servizio Sanitario Nazionale legata alla mancanza della
residenza anagrafica e ai motivi economici e questo comporta
l'impossibilità, per i bambini rom e sinti, di usufruire delle cure
necessarie in caso di malattia.
Altro
argomento importante, preso in esame nel rapporto, riguarda il
diritto all'istruzione. L' istruzione costituisce un diritto
fondamentale anche in relazione ad altri, primo fra tutti il diritto
al lavoro. Il rapporto ha evidenziato che l'abbandono scolastico e la
discontinuità scolastica sono frequenti in tutte le città italiane
e le ragioni sono molteplici: la condizione di precarietà abitativa
che costringe le famiglie a spostarsi da un'area all'altra, ma anche
l'esistenza di stereotipi e pregiudizi negativi radicati
nell'immaginario collettivo.
Anche
il diritto al gioco è importante: l'esiguità degli spazi vitali
nelle unità abitative rende molto difficile le attività di gioco al
chiuso. I bambini e i ragazzi, quindi, si ritrovano a svolgere le
attività ludiche all'aperto e, come detto, spesso in zone insalubri
e insicure. E questo impedisce la possibilità di svolgere attività
ricreative, artistiche e culturali, utili allo sviluppo educativo,
cognitivo e relazionale dei minori.
L'ultima
parte del libro bianco prende in considerazione un altro aspetto
delicato: il diritto alla famiglia e, in particolare, il diritto di
non essere separati dai propri genitori se non nel caso in cui
l'autorità competente decida che sia strettamente necessario
nell'esclusivo interesse del minore. Secondo la normativa
internazionale, infatti, la separazione dei figli dai propri genitori
(e la loro collocazione in strutture socio-sanitarie assistenziali o
in altri nuclei familiari) dovrebbe costituire un rimedio estremo e
non dovrebbe essere deciso solamente in base alle condizioni
socio-economiche dei genitori. Invece, il trend inquietante che
emerge dalla ricerca è che in Italia i minori rom sono dichiarati
adottabili molto più spesso rispetto ai loro coetanei non rom:
questo per il pregiudizio, ancora diffuso, secondo il quale i rom, in
quanto tali, sarebbero incapaci di prendersi cura dei propri figli.
Ma solo la conoscenza diretta e approfondita di persone, popoli e
culture può scardinare, almeno in parte, stereotipi e pregiudizi. E
tutte le indagini e le attività culturali che vanno in questa
direzione possono essere d'aiuto.
Il 28
gennaio scorso si è svolto a Milano un incontro, presso l'Urban
Center, in cui si è discusso ancora del problema del
sovraffollamento delle carceri italiane e, in particolare della
situazione dei detenuti negli istituti penitenziari della Lombardia.
“Siamo
una Regione molto particolare dal punto di vista carcerario” ha
affermato Valeria Verdolini, presidente lombardo dell'Associazione
Antigone “ con ben 19 diversi istituti detentivi. Un fenomeno di
grandi dimensioni, quindi, ma al quale è possibile approcciarsi in
maniera costruttiva grazie alla rete esistente a livello locale e che
unisce le strutture di volontariato, le associazioni, le
istituzioni”.
Antigone
monitora periodicamente le carceri e racconta ciò che vede. Nel IX e
ultimo rapporto dell'associazione sulle condizioni di detenzione,
intitolato “Senza dignità”, i dati riferiscono che le regioni
italiane più affollate sono la Liguria, la Puglia e il Veneto; al 31
ottobre 2012 i 66.685 detenuti sono in maggioranza uomini e italiani;
le donne rappresentano il 4,2% della popolazione carceraria e il
35,6% è rappresentato dagli stranieri. Le nazionalità più presenti
sono quella marocchina, romena, tunisina, albanese e nigeriana. Nel
report si ricorda che: “Con una sentenza del 28 aprile 2011 la
Corte di Giustizia Europea ha dichiarato incompatibile con la
Direttiva rimpatri l'articolo 14, commi 5 ter e 5 quater, del Decreto
Legislativo n. 286/1998, che prevedeva la detenzione in caso di
mancata ottemperanza all'ordine del Questore di allontanarsi dal
territorio italiano. Dopo una iniziale incertezza, si è di fatto
proceduto per decreto legge alla modifica di questo reato, escludendo
il ricorso al carcere. Ad oggi, però, la percentuale degli stranieri
tra i detenuti è scesa di poco rispetto al dicembre del 2010, quando
era del 36,7%”.
La
ricerca riporta un dato inquietante: quello relativo agli atti di
autolesionismo o ai tentati suicidi; a questo si aggiunge il fatto
che il 70% dei detenuti è malato e che le patologie più comuni sono
i disturbi psichici, le malattie dell'apparato digerente e le
malattie infettive e parassitarie.
Qualche
passo avanti è stato fatto, nella tutela dei diritti dei detenuti,
con il piano di riorganizzazione avviato a livello ministeriale che
ha ridotto il numero di ore che il detenuto deve trascorrere chiuso
in cella, a favore di una maggiore possibilità di movimento
all'interno della struttura: “Altre iniziative necessarie sono
quelle miranti ad ampliare l'offerta di attività formative e
ricreative” ha sostenuto Alessandra Naldi, Garante dei diritti dei
detenuti del Comune di Milano e ha aggiunto: “In questo Bollate è
diventata un vero e proprio modello per la sua capacità di sfruttare
le risorse del territorio; Opera, invece, deve ancora completare
questo processo di apertura verso l'esterno”. Diversa la situazione
a San Vittore perchè, ha sottolineato sempre il Garante, sono
evidenti i problemi igienici e “la popolazione presenta emergenze
di carattere sociale, con molti stranieri privi di permesso di
soggiorno e detenuti affetti da problemi di salute mentale e di
tossicodipendenza”.
Da
Milano a Roma: a Rebibbia Antigone, in due anni di attività, ha
effettuato 1.149 colloqui e, tra i diritti negati, quelli che più
pesano sulle condizioni dei detenuti riguardano la lontananza dai propri affetti e il diritto alla salute.
Infine,
un grande ostacolo al miglioramento delle condizioni di vita negli
istituti carcerari è costituito dalla mancanza di fondi: “
Assistiamo a un estremo impoverimento del sistema penitenziario”,
ha affermato Daniela Ronco, coordinatrice dell'Osservatorio Nazionale
sulle condizioni di detenzione di Antigone, "mancano i fondi per
qualunque tipo di attività all'interno del carcere, per il lavoro,
per lo studio e per tutti gli altri progetti che potrebbero rendere
meno afflittiva la vita nelle strutture detentive”.