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domenica 17 maggio 2015

Non dimentichiamo le terre dei fuochi



L'Associazione per i Diritti Umani ha organizzato, nell'ambito della manifestazione “D(i)ritti al centro!” un incontro con  Thomas Turolo, regista del documentario Ogni singolo giorno in cui ha dato voce agli abitanti delle terre dei fuochi infestate dai rifiuti e dagli sversamenti tossici. Il diritto alla salute e alla vita, i racconti dei malati, l'agricoltura in crisi: questi sono solo alcuni degli argomenti di cui si è parlato. Ringraziamo l'autore, il Centro Asteria che ha ospitato la manifestazione e tutte quelle persone (donne, uomini, bambini, giovani e meno giovani) che hanno prestato anche il loro volto per dire NO alla mafia e alle collusioni disoneste.





Ecco, per voi, il video dell'incontro con Thomas Turolo






Ricordiamo che l'Associazione per i Diritti Umani organizza e conduce questi incontri anche nelle scuole medie inferiori e superiori e per le università. Per informazioni scrivere a: peridirittiumani@gmail.com



Come strumento didattico, il libro “Mosaikon – Voci e immagini per i diritti umani”, che potete acquistare con Paypall, al costo di 12,50 euro: tutte le interviste realizzate da noi a scrittori, registi, giornalisti, operatori, etc. con una ricca bibliografia e sitografia e tante notizie e approfondimenti.

sabato 26 aprile 2014

Open hearts: il cuore dei bambini di Emergency




L'Associazione per i Diritti Umani è felice di comunicarvi che intervisterà, in un incontro pubblico il prossimo 6 maggio, Manuela Valenti, medico pediatra di Emergency per la presentazione del documentario Open hearts di Kief Davidson, film candidato all'Oscar 2013 come miglior corto-documentario.

Otto bambini ruandesi lasciano le loro famiglie per recarsi a Kartoum, in Sudan, ed essere sottoposti ad un delicato intervento cardiochirurgico presso il Centro Salam di Emergency. Il loro problema di salute è causato da una malattia reumatica di cui sono affette, in Africa, circa 18 milioni di persone.

Tanto lavoro ancora da fare per affermare i diritti di tutti e, in particolare, quello alla salute come afferma Gino Strada: “ Una cosa è avere gli stessi diritti sulla carta. Tutt'altra è analizzare i contenuti di quelli che vengono chiamati diritti. Il mio diritto alla salute come europeo include una TAC e altre diagnosi sofisticate, ma per un africano il diritto a essere curato si ferma a un paio di vaccinazioni e alcuni antibiotici”. Il centro Salam è una delle strutture in grado di offrire assistenza medica e cure di alta qualità e in maniera del tutto gratuita a bambini e ragazzi che hanno tutta la vita davanti e che vogliono viverla pienamente e con gioia.

Avremo occasione, quindi, di approfondire tanti argomenti, dopo la proiezione del film, con la Dott.ssa Valenti. Vi aspettiamo.

L'incontro è stato organizzato da fondazione AEM, Craem Milano, Associazione Libera Visionaria.



L'appuntamento è per:

martedì 6 maggio, ore 18.00, presso la “Casa dell'energia e dell'ambiente”, Piazza PO, 3 a Milano

martedì 8 aprile 2014

43ma Giornata Internazionale dei Rom e dei Sinti


 

In occasione della 43ma Giornata Internazionale contro le discriminazioni nei confronti dei Rom e dei Sinti proponiamo alcune considerazioni tratte dal rapporto redatto, lo scorso dicembre, dall'Associazione 21 luglio dal titolo Figli dei “campi”. Libro bianco sulla condizione dell'infanzia rom in emergenza abitativa (Per scaricare il documento completo potete andare sul sito www.21luglio.org).                             

La sentenza del Consiglio di Stato del novembre 2011 aveva dichiarato illegittima la cosiddetta “emergenza nomadi”, in vigore dal maggio 2008. L'attuazione delle misure emergenziali, infatti, era iniziata con un censimento delle comunità rom e sinte negli insediamenti formali e informali di diverse città italiane, un censimento che aveva assunto le fattezze di una schedatura su base etnica.

Come evidenziato da molte organizzazioni internazionali e dalle ONG (Amnesty International, tra le tante) l'”emergenza nomadi” in vigore nel periodo 2008-2012 ha aggravato la discriminazione delle comunità rom e sinte perchè si è continuato a concentrare queste comunità in spazi chiusi e spesso caratterizzati da condizioni di vita incompatibili con gli standard internazionali sul diritto ad un alloggio adeguato e con il godimento effettivo di altri diritti di base, quali: il diritto alla salute, all'istruzione e al gioco, nel caso dei minori.

Nel rapporto stilato dall'Associazione 21 luglio vengono descritte le condizioni di vita dei bambini e dei giovani - e delle loro famiglie – all'interno degli insediamenti formali e informali, utilizzando come fonte di rifermento ad esempio La Convenzione dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza e la Carta Sociale Europea (riveduta).

Secondo l'indagine, le soluzioni abitative proposte ai rom e ai sinti si basano su un presupposto erroneo, ovvero che ci si stia rivolgendo a popolazioni nomadi: questo comporta che gli alloggi siano ubicati in spazi isolati e sovraffollati, che non offrono nessuna seria prospettiva di inclusione sociale e in cui le persone vivono in una situazione di segregazione. A questo si aggiungono gli sgomberi forzati che consistono nella rimozione degli individui dalle loro abitazioni contro la loro volontà, senza il rispetto di garanzie come, ad esempio, la predisposizione di alloggi alternativi e un giusto preavviso.

Questa precarietà abitativa comporta ripercussioni gravi sullo stato di salute dei rom e dei sinti e sui diritti dei minori. La collocazione degli insediamenti in aree insalubri e spesso lontane dai servizi sanitari espone le persone che vi abitano a situazioni nocive per la loro salute, situazioni causate anche dalla mancanza di servizi igienici, impianti fognari, connessione all'acqua potabile e all'elettricità. Le patologie più frequenti, soprattutto nei più giovani, sono denominate “patologie da ghetto” e sono: malattie infettive, patologie da stress, disturbi del sonno. Per quanto riguarda il tema della salute, inoltre, è emersa anche la difficoltà di accesso al Servizio Sanitario Nazionale legata alla mancanza della residenza anagrafica e ai motivi economici e questo comporta l'impossibilità, per i bambini rom e sinti, di usufruire delle cure necessarie in caso di malattia.

Altro argomento importante, preso in esame nel rapporto, riguarda il diritto all'istruzione. L' istruzione costituisce un diritto fondamentale anche in relazione ad altri, primo fra tutti il diritto al lavoro. Il rapporto ha evidenziato che l'abbandono scolastico e la discontinuità scolastica sono frequenti in tutte le città italiane e le ragioni sono molteplici: la condizione di precarietà abitativa che costringe le famiglie a spostarsi da un'area all'altra, ma anche l'esistenza di stereotipi e pregiudizi negativi radicati nell'immaginario collettivo.

Anche il diritto al gioco è importante: l'esiguità degli spazi vitali nelle unità abitative rende molto difficile le attività di gioco al chiuso. I bambini e i ragazzi, quindi, si ritrovano a svolgere le attività ludiche all'aperto e, come detto, spesso in zone insalubri e insicure. E questo impedisce la possibilità di svolgere attività ricreative, artistiche e culturali, utili allo sviluppo educativo, cognitivo e relazionale dei minori.

L'ultima parte del libro bianco prende in considerazione un altro aspetto delicato: il diritto alla famiglia e, in particolare, il diritto di non essere separati dai propri genitori se non nel caso in cui l'autorità competente decida che sia strettamente necessario nell'esclusivo interesse del minore. Secondo la normativa internazionale, infatti, la separazione dei figli dai propri genitori (e la loro collocazione in strutture socio-sanitarie assistenziali o in altri nuclei familiari) dovrebbe costituire un rimedio estremo e non dovrebbe essere deciso solamente in base alle condizioni socio-economiche dei genitori. Invece, il trend inquietante che emerge dalla ricerca è che in Italia i minori rom sono dichiarati adottabili molto più spesso rispetto ai loro coetanei non rom: questo per il pregiudizio, ancora diffuso, secondo il quale i rom, in quanto tali, sarebbero incapaci di prendersi cura dei propri figli. Ma solo la conoscenza diretta e approfondita di persone, popoli e culture può scardinare, almeno in parte, stereotipi e pregiudizi. E tutte le indagini e le attività culturali che vanno in questa direzione possono essere d'aiuto.
 
 

martedì 4 febbraio 2014

Il punto di Antigone sulla situazione carceri



Il 28 gennaio scorso si è svolto a Milano un incontro, presso l'Urban Center, in cui si è discusso ancora del problema del sovraffollamento delle carceri italiane e, in particolare della situazione dei detenuti negli istituti penitenziari della Lombardia.

Siamo una Regione molto particolare dal punto di vista carcerario” ha affermato Valeria Verdolini, presidente lombardo dell'Associazione Antigone “ con ben 19 diversi istituti detentivi. Un fenomeno di grandi dimensioni, quindi, ma al quale è possibile approcciarsi in maniera costruttiva grazie alla rete esistente a livello locale e che unisce le strutture di volontariato, le associazioni, le istituzioni”.

Antigone monitora periodicamente le carceri e racconta ciò che vede. Nel IX e ultimo rapporto dell'associazione sulle condizioni di detenzione, intitolato “Senza dignità”, i dati riferiscono che le regioni italiane più affollate sono la Liguria, la Puglia e il Veneto; al 31 ottobre 2012 i 66.685 detenuti sono in maggioranza uomini e italiani; le donne rappresentano il 4,2% della popolazione carceraria e il 35,6% è rappresentato dagli stranieri. Le nazionalità più presenti sono quella marocchina, romena, tunisina, albanese e nigeriana. Nel report si ricorda che: “Con una sentenza del 28 aprile 2011 la Corte di Giustizia Europea ha dichiarato incompatibile con la Direttiva rimpatri l'articolo 14, commi 5 ter e 5 quater, del Decreto Legislativo n. 286/1998, che prevedeva la detenzione in caso di mancata ottemperanza all'ordine del Questore di allontanarsi dal territorio italiano. Dopo una iniziale incertezza, si è di fatto proceduto per decreto legge alla modifica di questo reato, escludendo il ricorso al carcere. Ad oggi, però, la percentuale degli stranieri tra i detenuti è scesa di poco rispetto al dicembre del 2010, quando era del 36,7%”.

La ricerca riporta un dato inquietante: quello relativo agli atti di autolesionismo o ai tentati suicidi; a questo si aggiunge il fatto che il 70% dei detenuti è malato e che le patologie più comuni sono i disturbi psichici, le malattie dell'apparato digerente e le malattie infettive e parassitarie.

Qualche passo avanti è stato fatto, nella tutela dei diritti dei detenuti, con il piano di riorganizzazione avviato a livello ministeriale che ha ridotto il numero di ore che il detenuto deve trascorrere chiuso in cella, a favore di una maggiore possibilità di movimento all'interno della struttura: “Altre iniziative necessarie sono quelle miranti ad ampliare l'offerta di attività formative e ricreative” ha sostenuto Alessandra Naldi, Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Milano e ha aggiunto: “In questo Bollate è diventata un vero e proprio modello per la sua capacità di sfruttare le risorse del territorio; Opera, invece, deve ancora completare questo processo di apertura verso l'esterno”. Diversa la situazione a San Vittore perchè, ha sottolineato sempre il Garante, sono evidenti i problemi igienici e “la popolazione presenta emergenze di carattere sociale, con molti stranieri privi di permesso di soggiorno e detenuti affetti da problemi di salute mentale e di tossicodipendenza”.

Da Milano a Roma: a Rebibbia Antigone, in due anni di attività, ha effettuato 1.149 colloqui e, tra i diritti negati, quelli che più pesano sulle condizioni dei detenuti riguardano la lontananza dai propri affetti e il diritto alla salute.

Infine, un grande ostacolo al miglioramento delle condizioni di vita negli istituti carcerari è costituito dalla mancanza di fondi: “ Assistiamo a un estremo impoverimento del sistema penitenziario”, ha affermato Daniela Ronco, coordinatrice dell'Osservatorio Nazionale sulle condizioni di detenzione di Antigone, "mancano i fondi per qualunque tipo di attività all'interno del carcere, per il lavoro, per lo studio e per tutti gli altri progetti che potrebbero rendere meno afflittiva la vita nelle strutture detentive”.