martedì 17 settembre 2013

Storie di ordinario razzismo?


(Foto LaPresse)

Provincia di Bergamo: a Corti, una frazione di Costa Volpino, nella classe prima di una scuola elementare ci sono sette bambini italiani, quattordici africani (soprattutto marocchini) e alcuni romeni e albanesi.
I genitori italiani dichiarano che, se il direttore non trovasse posto per i loro figli in altre frazioni, li trasferiranno in un altro Comune: e così fanno. Iscrivono i bambini in altre scuole di Costa Volpino e di altri paesi limitrofi.
Dal municipio, nessun commento. Il preside dell'istituto comprensivo, Umberto Volpi, allarga le braccia, sconsolato.
Provincia di Novara: a Landiona. Siamo sempre in una scuola elementare. Un ragazzino sinti entra in classe il primo giorno di lezione e le famiglie dei compagni italiani decidono di trasferirli in un paese vicino, a Vicolungo. Il sindaco di Landiona, Marisa Albertini, afferma: “I bambini di famiglie rom sono 28, ma pochi frequentano. Questa mattina erano in sei. Abbiamo pochi bambini e l'intenzione era quella di fare l'accorpamento con la scuola di Vicolungo, mettendo anche uno scuolabus, ma per ora non ci siamo riusciti” e aggiunge: “Non siamo razzisti, mi dispiace. Molti genitori hanno iniziato a spostare i bambini e poi lo hanno fatto anche gli altri”.
Bisognerebbe chiedere il motivo di questo spostamento; bisogenrebbe, forse, mettere in atto strategie diverse (oltre ad uno scuolabus) per contrastare la dispersione scolastica, soprattutto da parte dei figli di genitori rom e sinti; bisognerebbe smetterla con le ipocrisie...La decisione di ritirare i bambini “è un fatto di una gravità assoluta. Ma noi non siamo razzisti”, afferma anche Francesco Cavagnino, consigliere comunale.
Si potrebbe cominciare dai fatti, facendo sì che tutte le scuole, di ogni ordine e grado, diventino di nuovo un luogo dove imparare - con le parole e con i fatti - il senso del rispetto, dell'accoglienza e dell'inclusione.