Foto ANSA |
Si può
dire “no” alla guerra anche digiunando: come molti, soprattutto
bambini, che in Siria non solo stanno perdendo la vita, ma i
sopravvissuti stanno soffrendo la fame a causa della guerra. Un
conflitto che potrebbe estendersi e diventare di dimensioni enormi,
che potrebbe coinvolgere altri Paesi del mondo - dal Mediorinete
all'Occidente - e che potrebbe sterminare un numero ancora più
grande di esseri umani, spesso inermi e indifesi.
Il
digiuno è una privazione: è un atto simbolico per non nutrire
solamente il corpo, ma per lasciare spazio e tempo al pensiero, alla
riflessione interiore, a quel raccoglimento necessario per capire
davvero cosa sta accadendo e per scegliere la strada giusta, quella
della pace, della solidarietà, del rispetto per tutti.
E così
milioni di persone hanno accolto la proposta di Papa Francesco e
hanno aderito alla veglia planetaria: non solo cristiani cattolici,
ma persone di tutte le fedi religiose, laiche e non credenti. Perchè
quel messaggio deve essere un messaggio univerale.
“Guerra
e violenza hanno il linguaggio della morte”, ha affermato il
pontefice in Piazza San Pietro durante la preghiera contro la guerra
in Siria e ha aggiunto: “ il mondo in cui viviamo conserva la sua
bellezza che ci riempie di stupore. Rimane un'opera buona, dove non
ci sono violenza, né divisioni, né scontri, né guerra. Questa
avviene quando l'uomo smette di guardare l'orizzonte della bellezzae
si chiude in se stesso...Quando l'uomo si lascia affascinare dagli
idoli del dominio e del potere, quando si mette al posto di Dio,
rovina tutto: apre la porta alla violenza, all'indifferenza, al
conflitto”.
Attendiamo
e seguiamo, giorno per giorno, le contrattazioni internazionali con
attenzione perchè in gioco ci sono l'equilibrio del mondo, il
destino di migliaia di persone, la convivenza pacifica. E nessuno può
restare a guardare.
La
mostra fotografica OCCHI SULLA SIRIA
Nel
marzo 2011 il mondo di molte persone è cambiato.
Dall'inizio degli scontri in Siria si contano quasi due milioni di rifugiati e altrettanti sfollati rimasti nel Paese. Un popolo intero costretto a spostarsi e luoghi incantevoli che non esistono più.
Le foto di questa mostra sono il frutto di tre viaggi diversi, in Siria nel 2008 e in Siria e Giordania oggi nel 2013.
Immagini che speriamo possano aiutare a guardare meglio quel mondo e quelle vite, come erano prima e come sono adesso.
A puntare gli occhi sulla Siria.
Dall'inizio degli scontri in Siria si contano quasi due milioni di rifugiati e altrettanti sfollati rimasti nel Paese. Un popolo intero costretto a spostarsi e luoghi incantevoli che non esistono più.
Le foto di questa mostra sono il frutto di tre viaggi diversi, in Siria nel 2008 e in Siria e Giordania oggi nel 2013.
Immagini che speriamo possano aiutare a guardare meglio quel mondo e quelle vite, come erano prima e come sono adesso.
A puntare gli occhi sulla Siria.
La
mostra “OCCHI sulla SIRIA” è allesita fino al 15 settembre 2013
presso il Carroponte, Via Granelli, 1 Sesto San Giovanni, Milano.
Fotografie
di Titty Cherasien/Ivan Sarfatti
Realizzate
grazie a INTERSOS e PROGETTO SIRIA – COMITATO DI SOLIDARIETA'
FAMILIARE
Curatela
di Caterina Sarfatti