E' stato
un sacerdote e diventerà beato, ma Padre Giuseppe Puglisi era, prima
di tutto, un uomo. Un uomo che è stato ucciso il giorno del suo
cinquantaseiesimo compleanno, il 15 settembre di venti anni fa.
Nel 1990
don Pino viene nominato parroco a San Gaetano, nel difficile
quartiere Brancaccio di Palermo, e, nel '93, inaugura il centro
“Padre Nostro”, aiutato da un gruppo di suore, dal vice Gregorio
Porcaro e da un gruppo di persone laiche legate all'Associazione
Intercondominiale; questo piccolo gruppo riesce a indirizzare i
bambini e i ragazzi di Brancaccio verso il centro e verso la
legalità, invece di farli rimanere, abbandonati a se stessi, per
strada e nelle mani delle cosche.
Un bel
ritratto dell'attività e della personalità di Padre Puglisi è
stato fatto nel film di Roberto Faenza, dal titolo Alla
luce del sole: in una
scena, il prete entra in una scuola e, in classe davanti agli
studenti stupiti, inizia a saltare su scatoloni di cartone, dicendo:
“Dobbiamo rompere le scatole”: perchè questo faceva don Pino,
“rompeva le scatole” ai mafiosi e a quelli collusi con la
criminalità; “rompeva le scatole” alle famiglie che avevano
paura e a coloro che si chiudevano nell'omertà. E proprio per questo
è stato ammazzato.
Ed è
morto “alla luce del sole”: nel piazzale sotto casa sua, di
giorno, probabilmente davanti a tanti testimoni che hanno fatto finta
di non vedere e di non sentire, trincerandosi dietro alle persiane
abbassate.
A
distanza di 20 anni Maria Pia Avara, vicepresidente del centro “Padre
Nostro”, dice: “ Non si può arretrare nemmeno di un millimentro
in quartieri a rischio come Brancaccio. Le cose da fare sono ancora
molte perchè questo è un territorio molto difficile. Certamente in
tutti questi anni è cambiato molto. Oggi lavoriamo in sinergia con
altre realtà come la scuola Puglisi, la chiesa e la circoscrizione
per migliorare tanti aspetti del territorio”. Meno ottimista
Maurizio Artale, presidente del centro: “ Fino a poco tempo fa il
luogo dell'uccisione di don Puglisi era un parcheggio per le auto. A
nulla valevano le targhe e le commemorazioni...Poco è cambiato.
Anche in questi giorni è stata rubata una moto a un nostro
volontario, proprio davanti al centro dove si stava svolgendo un
incontro per il ventennale della morte di Padre Pino. La gente non
cambia, soprattutto quella onesta che è rimasta apatica e
indifferente alla morte e al sacrificio di un uomo speciale”.
E'
difficile scardinare una mentalità incentrata sulla violenza e sulla
sopraffazione, ma il lavoro continuo e capillare degli operatori del
centro e delle altre associazioni è importante per riaffermare i
concetti di giustizia e di onestà, in particolare tra i più giovani
che rappresentano la speranza di un cambiamento per il bene di tutti.
Padre
Puglisi nel ricordo di Pino Martinez