Ogni
anno, il 20 di novembre, si celebra nel mondo il Tdor, Transgender
day of remembrance: un'occasione per ricordare tutti coloro che hanno
salutato la propria identità di nascita per acquisirne un'altra,
quella che sentivano come più appropriata e vera; un'identità
fisica più vicina al loro sentire psichico. E, per questa scelta,
hanno pagato il prezzo più alto, per l'incapacità di molti ad
accettare il cambiamento e la diversità e per la rigidità dei ruoli
sociali.
Domenica
scorsa, 17 novembre 2013, a Roma si è tenuto un sit-in a Piazza del
Popolo, dinanzi ad una chiesa: alla Chiesa degli artisti.
Probabilmente un luogo simbolico perchè le istituzioni statali, ma
anche la Chiesa cattolica, così presente sul territorio italiano,
devono prendersi cura e tutelare i diritti e la vita di tutti. Il
sit-in è stato organizzato dall'associazione Libellula e, tra le
varie inizitive, è stato approfondito il tema delle relazioni affettive e familiari delle persone trans. Che siano “trans” non
è importante, tutti apparteniamo al genere umano.
Dalla
transfobia all'omofobia. In un periodo in cui, purtroppo accadono
molti episodi di cronaca legati anche alla paura e all'odio nei
confronti delle persone omosessuali, arriva un piccolo segnale
positivo, che va in una direzione di rispetto e di obiettività: nei
giorni scorsi, il Tribunale per i minorenni dell'Emilia-Romagna ha
affidato una bambina ad una coppia di uomini. Di mezza età, i due
signori convivono stabilmente da sei anni e hanno compiuto tutti i
test e i percorsi valutativi previsti dalla normativa.
Nella
legislazione nazionale (che risale al 1983) viene sottolineato che “
l'affido temporaneo non è preordinato all'adozione, ma al benessere
del minore” e viene, inoltre, indicata come famiglia affidataria, o
nucleo affidatario, un nucleo in cui sono presenti madre e padre o
persone singole, senza una precisazione in merito all'orientamento
sessuale degli affidatari. E' importante, invece, che vengano
effettuate tutte le valutazioni delle motivazioni, delle competenze e
delle loro capacità genitoriali. Sempre nella normativa, non vi è
nemmeno un richiamo al vincolo del matrimonio come requisito
necessario, a differenza di quello che viene sancito dall'articolo 29
della Costituzione.
La
decisione del Tribunale di Bologna dell'affidamento temporaneo della
bambina di tre anni alla coppia di omosessuali - che conoscono la
bimba da tempo e che hanno sempre avuto con lei un rapporto di
affetto - si fonda su una precedente pronuncia della Corte di
Cassazione del gennaio 2013, nella quale la Corte ha stabilito che la
credenza diffusa “che sia
dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino
il fatto di vivere in una
famiglia incentrata su una
coppia omosessuale”
rappresenti un pregiudizio
. Il giudice, infatti, nella sentenza,
ha scritto: “ ...Si rivela la sussitenza di una situazione di fatto
paragonabile al contesto familiare sotto il profilo accuditivo e di
tutela del minore...Il fatto che i componenti del nucleo abbiano il
medesimo sesso non può considerarsi ostativo all'affidamento di un
minore. Ciò anche tenuto conto che in assenza di certezze
scientifiche o dati di esperienza costituisce mero pregiudizio la
convinzione che sia dannoso per lo sviluppo del bambino il fatto di
vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale”.