Si
chiama Afronapoli, l'associazione sportiva dilettantistica nata
nell'ottobre del 2009 con l'obiettivo di favorire la convivenza tra
napoletani e immigrati e di combattere le discriminazioni.
L'iniziativa
parte da Antonio Gargiulo, Sow Hamath e Watt Samba Babaly che hanno
selezionato i calciatori che provengono da molti Paesi africani -
Senegal, Costa d'Avorio, Nigeria, Capo Verde, Niger, Tunisia - ma
anche da altre aree del mondo, come Asia , America latina ed Est
Europa. Molti di loro abitano nelle zone più disagiate della città
partenopea e nella parte più popolare del centro storico: vivono,
infatti, nei quartiri Stella, Sanità, Materdei, Arenaccia.
Una
squadra che rispetta le diversità: tutti i giocatori hanno
nazionalità diverse, alcuni hanno un lavoro e altri no, molti fanno
ancora fatica a parlare italiano; spesso sono rifugiati politici,
altri sono ragazzi nati e cresciuti in Italia e appartengono alla
cosiddetta “seconda generazione” , o meglio sono i “nuovi
italiani”.
Nel
testo di presentazione della squadra si legge che lo sport è un
potenziale strumento di aggregazione e di coesione sociale e che, il
campo di calcio in particolare, è il luogo in cui l'interazione
sembra essere riuscita in molti casi (e questo dovrebbe essere di
sempio per le partire di campionato e per le gare internazionali,
purtroppo ancora rovinate da cori e insulti dal sapore razzista).
L'AfroNapoli United, invece, vuole attenersi al principio secondo il
quale lo sport deve essere, oltra a una disciplina per il fisico,
anche un veicolo di valori etici e sociali.
La
scorsa estate, per la prima volta, il team dei giocatori stranieri ha
partecipato ad un campionato di Fgci e ed è iscritto alla Terza
categoria, che partirà a novembre, grazie al fatto che le modifiche
al regolamento della Federazione hanno reso più agevole l'accesso ai
giocatori migranti. Parlando dei risultati della “sua” squadra,
Gargiulo ha affermato: “Il bilancio è più che positivo. Abbiamo
dato l'opportunità di giocare a pallone a decine di ragazzi. Abbiamo
unito persone con esperienze completamente diverse tra loro, che ora
si frequentano anche fuori dal campo. Con tutti suoi difetti il
calcio è uno strumento straordinario per abbattere le barriere,
prima di tutto quelle comunicative. Ci riesce quasi sempre e lo fa
molto in fretta”.
Interessante,
infine, anche sottolineare che il ritiro estivo della squadra è
stato fatto a Chiaiano, sul primo terreno agricolo sequestrato alla
camorra nel napoletano, in una zona infestata dai veleni e dai
rifiuti tossici: “Questo è il territorio di chi vive qua e anche
di chi qui è arrivato”, ha continuato Gargiulo, “Dobbiamo averlo
a cuore e sensibilizzare l'opinione pubblica sulla battaglia contro
la criminalità organizzata e per la difesa dell'ambiente. Senza una
coscienza sociale non c'è vera integrazione”.