giovedì 21 novembre 2013

3 in 1: in Palestina i sogni sono sempre più piccoli, di Monica Macchi

Con grande piacere publichiamo quest' articolo di Monica Macchi, ringraziandola per questo suo interessante contributo

Con la convinzione che il teatro rifletta la realtà e sia uno strumento per il cambiamento, 3 attori Mohammed Titi, Raed Shiyoukhi e Ihab Zahdeh hanno fondato nel 2007 a Hebron lo “Yes theatre” lavorando soprattutto nell’ambito dei progetti con e per i ragazzi per “arricchire la loro vita, e renderli consapevoli del patrimonio culturale palestinese creando una nazione di cittadini fiduciosi e responsabili
Tra i moltissimi spettacoli hanno scritto, diretto e interpretato anche “3 in 1”, presentato in lingua originale in anteprima europea quest’estate a Bologna all’interno della rassegna “Cuore di Palestina” e premiato allo spazio Nohma di Milano come vincitore del premio “Il Teatro Nudo di Teresa Pomodoro”, premio dedicato “a quel teatro che non si piega ai codici di una comunità, ma che ‘nudo’, si cala nei significati, nell’esplorazione dell’uomo e della società con uno sguardo curioso e disincantato”.
Attraverso l’uso del corpo e della voce e delle luci sul palco presentano una serie di quadri sulla loro vita quotidiana in Palestina sottoposti non solo all’occupazione israeliana (dal controllo ai check point ai continui interrogatori con le stesse domande che si ripetono sempre uguali e che sono stati resi con una musica elettronica martellante che robotizzava sia chi incalzava che chi rispondeva) ma anche ad una cultura machista che guarda con sospetto all’arte considerata un vizio, da cui bisogna guarire perché getta disprezzo sull’intera famiglia (“sei forse un bambino per vestirti da donna?!?”) e per di più inutile (Pensi di liberare la Palestina così?O di fare qualcosa per Gaza? O per Hebron? Hai fatto riaprire Shohada street così?)
Artisticamente eccezionale ma desolante e desolato il finale: Ihab dopo un lungo monologo in cui denuncia di aver passato 36 anni senza evoluzioni e che ora persino il suo pensiero è paralizzato si presenta in scena con un palloncino rosso e il pensiero corre subito a “Intervento Divino” di Elia Suleiman, film del 2002 che ha vinto il Festival di Cannes. Qui una delle scene più famose è proprio un palloncino rosso con il volto di Arafat che viene fatto volare sul checkpoint di Ramallah e che riesce a volare imprendibile e inarrestabile fino alla spianata delle Moschee, luogo sacro per l’Islam dove sorge la Moschea di Al-Aqsa ma politicamente rivendicato dagli israeliani come luogo del Tempio di Salomone e su cui Sharon ha fatto la provocatoria passeggiata scintilla dell’Intifada. Ebbene Ihab dopo aver detto “solo una cosa non ho ancora fatto, solo una cosa mi resta da fare” si impicca al palloncino spiegando con questo solo gesto tutto quello che è cambiato in Palestina in questi 10 anni: i sogni sono diventati più piccoli.