30.000
persone scomparse tra il 1976 – 1983 e tra questi anche tanti
bambini. Stiamo parlando della dittuatura argentina, di quei troppi
desaparecidos e di quei loro figli presi, rubati come se non bastasse
la violenza già subìta e la perdita della vita.
Da
allora, le madri, le mogli, le sopravvissute - soprattutto le abuelas
de Palza de Mayo - lottano e continuano a cercare i loro nipoti
perchè questi sono ancora vivi e potrebbero risiedere anche in
Italia.
Proprio
in occasione della democrazia nel Paese sudamericano a distanza di
trent'anni, l'Ambasciata italiana, nel 2013, ha lanciato una campagna
per il diritto all'identità: su circa 500 bambini, nati da donne
sequestrate e uccise dai militari e dati illegalmente in adozione, ne
sono stati rintracciati 109, ma bisogna fare di più: “ La
macro-tragedia della ditttaura argentina è fatta di tante
micro-tragedie familiari” ha sostenuto Carlos Cherniak, capo
dell'ufficio politico e diritti umani dell'Ambasciata argentina
durante un incontro che si è svolto presso l'Università di Pisa;
“Se l'Argentina è riuscita a uscire dagli anni bui del terrore ed
entrare in un processo democratico che oggi compie 30 anni, è anche
grazie alla capacità delle singole persone che hanno saputo
trasformare la loro sofferenza in impegno concreto per la
riaffermazione dei diritti civili. Le nonne di Plaza de Mayo ne sono
un esempio concreto: da 26 anni si battono per ritrovare i loro
'nietos', portando in giro una causa che oggi ha acquistato una
dimensione internazionale”, ha continuato Cherniak.
All'incontro
era presente anche Estela Carlotto che ha ricordato la sua storia: “
Nel 1977 mia figlia Laura è stata sequestrata mentre era incinta di
tre mesi ed è stata assassinata dai militari argentini dopo aver
partorito. Come succedeva in questi casi, il bambino è stato
immediatamente consegnato a una famiglia considerata 'affidabile', in
grado di crescerlo secondo i 'principi' della dittatura, gli stessi
per cui i genitori naturali venivano assassinati” e ha continuato
dicendo: “Visti i legami tra l'Italia e l'Argentina, dove metà dei
cognomi è di origine italiana, pensiamo che sia possibile che
qualche 'nieto' sia arrivato e rimasto qui da voi, forse nelle stesse
università in cui erano venuti a studiare. Preghiamo chiunque abbia
dubbi sulla propria identità di farsi avanti”. L'accertamento
dell'identità viene fatto attraverso l'analisi del DNA.
La
campagna, quindi, è ancora in corso.
Per
rispondere alla campagna, il riferimento è l'ambito diplomatico
argentino, consolati e ambasciata. Si può scrivere alle mail:
dirittiumani@ambasciatargentina.it
oppure dubbio@retexi.it,
entrambi protetti dallo spam bot.
Si
possono anche chiamare i seguenti numeri: 335-5866777 oppure
06-48073300, i funzionari garantiscono assoluta discrezionalità.