di
Monica Macchi
Samia: “Stare qui così con voi mi fa sentire forte come un uomo”
Fatima: “Come una donna, Samia, forte come una donna!”
di Rayhana
traduzione di Mariella Fenoglio
regia Serena Sinigaglia
scene Maria Spazzi
costumi Federica Ponissi
attrezzeria MariaPaola Di Francesco
luci Roberta Faiolo
con Anna Coppola, Matilde Facheris, Mariangela Granelli, Annagaia Marchioro, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Marcela Serli, Chiara Stoppa
coproduzione ATIR Teatro
Ringhiera e Theater tri-buhne Stuttgart
Nove
destini tra ribellione, sogno o sottomissione
in un
hammam ad Algeri
mentre fuori cadono le bombe e si aggirano i barbuti: il corpo
femminile considerato un campo di battaglia e di conquista metafora
della stessa violenza
politica,
sociale e
sessuale che subisce l’Algeria,
colpita da
corruzione, povertà, attentati e lotte per
la sopravvivenza quotidiana. L’hammam diventa così il luogo in cui
mettere a nudo l’anima e non solo il corpo, unico spazio
tutto al
femminile che, protetto ed accogliente, permette di confidarsi e
confrontare le rispettive strategie di resistenza.
Ma
quel giorno accade un fatto inatteso: infatti mentre Fatima, prima di
iniziare a lavorare, si concede il suo bagno di vapore e poi una
sigaretta, quel piacere colpevole che dà il titolo allo spettacolo,
arriva una ragazza incinta il cui fratello è tornato apposta dalla
Francia (per tutta la pièce indicata, a volte in tono sincero ed
altre ironico, come “Terra Promessa”) per ucciderla e lavare così
col sangue l’oltraggio all’onore. Fatima senza esitazione la
nasconde nella dispensa, mentre via via arriva la massaggiatrice che
sogna di sposarsi e poi le clienti che a poco a poco in uno
spettacolo corale rivelano
i loro destini individuali,
a ruota libera sotto forma di
stati
d'animo,
segreti,
sogni,
rabbia,
gioia,
piccole meschinità e colpi bassi, storie che
hanno segnato non
solo loro ma l’intera storia dell’Algeria.
Rayhana,
attrice ed autrice del testo, scritto in francese, è stata costretta
a lasciare l’Algeria
dopo che
due registi con cui aveva lavorato (Azzedine
Medjoubi,
direttore
del Teatro
Nazionale
algerino
e Ali
Tenkhi)
sono stati
uccisi dai fondamentalisti. E’ vissuta nascosta per quasi un anno
finchè nel 2000 grazie all’aiuto di
Ariane
Mnouchkine,
direttore
del Théâtre
du
Soleil, è
arrivata in Francia. Nel 2010 quando a Parigi era in scena questo
spettacolo, viene insultata, aggredita e cosparsa di benzina:
l’aggressore le ha gettato in faccia una sigaretta accesa che
fortunatamente non ha preso fuoco. Nonostante le condanne unanime dei
politici (il sindaco di Parigi
Bertrand
Delanoe
si è detto
“scioccato
da
questo
terribile
evento”
e Fadela
Amara,
segretario
di Stato francese “inorridito
dall’intollerabile
aggressione”)
il colpevole non è mai stato trovato.
PS In Francia questo spettacolo ha riscosso così tanto successo da spingere Costa-Gravas a farne un film.