giovedì 6 novembre 2014

Perez.




Da poco uscito nelle sale cinematografiche italiane, Perez. narra, senza illusioni, la deriva di oggi.

Un uomo grigio in una grigia città. Si chiama Demetrio Perez ed è un avvocato d'ufficio che da tempo ha perso di vista l'etica della sua professione. Perez, infatti, difende delinquenti e quei perdenti come lui che ha visto fallito anche il suo matrimonio e che ha un rapporto conflittuale con la figlia Tea.

Tea si innamora di Francesco Corvino, figlio di un pregiudicato e sarà la relazione pericolosa della ragazza a spingere l'avvocato verso il tentativo di riscatto. Accetta uno scambio, o meglio il ricatto di un boss della camora: questi gli chiede aiuto per recuperare una partita di diamanti nascosti nel ventre di un toro e lui troverà la maniera di incastrare Corvino. Perez viene a patti con la sua coscienza pur di salvare Tea, accetta la proposta del boss e da quel momento la sua vita cambierà in maniera radicale.



Un film italiano di genere, un noir urbano, una scelta che strizza l'occhio a Martone e Sorrentino, ma efficace per discutere di etica e legalità. Perez.è il secondo lungometraggio di Edoardo De Angelis, dopo Mozzarella stories, in cui l'autore cambia totalmente registro, non fa sconti alla sua città e al Paese intero, narrando una storia di derive morali, di dubbi, di scivolamenti nell'ambiguità tra giusto e sbagliato.Non ci sono più barriere o differenze, siamo tutti coinvolti in quella mancanza di coraggio per essere onesti e non accettare compromessi e ricatti.

Non c'è pace, nel film di De Angelis, e c'è poca speranza. Il titolo del film vede recitare solo il cognome del protagonista, seguito da un punto: il nome non è importante perchè quel conognome rappresenta un simbolo, una categoria umana che non ha quasi più possibilità di salvezza; spesso ripreso di spalle (come un uomo qualunque, privo di umanità e di un'identità), Demetrio Perez si sfoga, parla da solo e la sua voce fuori campo ci fa entrare nella sua mentalità, stretta tra le regole codificate dallo Stato e le regole codificate dall'Uomo. Le sue azioni si svolgono in quell'area del capoluogo campano a cui si erano affidate le aspettative di una rinascita economica, culturale e sociale e che, col tempo, si è rivelata nella sua tragicità, con il suo fallimento in tutti i settori.

Nel genere noir, si sa, non c'è mai una distinzione netta tra personaggi “buoni” e “cattivi”: i cattivi qui ci sono e sono, chiaramente, i camorristi. Ma quelli che dovrebbero rappresentare i valori positivi sono ammantati di pavidità: l'avvocato corrotto, i giudici e i poliziotti superficiali e poco attenti. E nemmeno l'unica figura femminile non riesce a illuminare le coscienze, ma trascina coloro che ha attorno a sè in un baratro sempre più oscuro. Ecco perchè, il sole fa fatica a sorgere: anche la fotografia del film, ben curata, sottolinea la fatica di una resurrezione etica e morale.