Da poco
uscito nelle sale cinematografiche italiane, Perez.
narra,
senza illusioni, la deriva di oggi.
Un uomo
grigio in una grigia città. Si chiama Demetrio Perez ed è un
avvocato d'ufficio che da tempo ha perso di vista l'etica della sua
professione. Perez, infatti, difende delinquenti e quei perdenti come
lui che ha visto fallito anche il suo matrimonio e che ha un rapporto
conflittuale con la figlia Tea.
Tea si
innamora di Francesco Corvino, figlio di un pregiudicato e sarà la
relazione pericolosa della ragazza a spingere l'avvocato verso il
tentativo di riscatto. Accetta uno scambio, o meglio il ricatto di un
boss della camora: questi gli chiede aiuto per recuperare una partita
di diamanti nascosti nel ventre di un toro e lui troverà la maniera
di incastrare Corvino. Perez viene a patti con la sua coscienza pur
di salvare Tea, accetta la proposta del boss e da quel momento la sua
vita cambierà in maniera radicale.
Un film
italiano di genere, un noir urbano, una scelta che strizza l'occhio a
Martone e Sorrentino, ma efficace per discutere di etica e legalità.
Perez.è
il secondo lungometraggio di Edoardo De Angelis, dopo Mozzarella
stories,
in cui l'autore cambia totalmente registro, non fa sconti alla sua
città e al Paese intero, narrando una storia di derive morali, di
dubbi, di scivolamenti nell'ambiguità tra giusto e sbagliato.Non ci
sono più barriere o differenze, siamo tutti coinvolti in quella
mancanza di coraggio per essere onesti e non accettare compromessi e
ricatti.
Non
c'è pace, nel film di De Angelis, e c'è poca speranza. Il titolo
del film vede recitare solo il cognome del protagonista, seguito da
un punto: il nome non è importante perchè quel conognome
rappresenta un simbolo, una categoria umana che non ha quasi più
possibilità di salvezza; spesso ripreso di spalle (come un uomo
qualunque, privo di umanità e di un'identità), Demetrio Perez si
sfoga, parla da solo e la sua voce fuori campo ci fa entrare nella
sua mentalità, stretta tra le regole codificate dallo Stato e le
regole codificate dall'Uomo. Le sue azioni si svolgono in quell'area
del capoluogo campano a cui si erano affidate le aspettative di una
rinascita economica, culturale e sociale e che, col tempo, si è
rivelata nella sua tragicità, con il suo fallimento in tutti i
settori.
Nel
genere noir, si sa, non c'è mai una distinzione netta tra personaggi
“buoni” e “cattivi”: i cattivi qui ci sono e sono,
chiaramente, i camorristi. Ma quelli che dovrebbero rappresentare i
valori positivi sono ammantati di pavidità: l'avvocato corrotto, i
giudici e i poliziotti superficiali e poco attenti. E nemmeno l'unica
figura femminile non riesce a illuminare le coscienze, ma trascina
coloro che ha attorno a sè in un baratro sempre più oscuro. Ecco
perchè, il sole fa fatica a sorgere: anche la fotografia del film,
ben curata, sottolinea la fatica di una resurrezione etica e morale.