lunedì 10 novembre 2014

Immigrati tra lavoro e discriminazione: il nuovo rapporto UNAR




Lo scorso 29 ottobre è stato presentato a Roma il Dossier Statistico Immigrazione 2014, curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS per conto dell'UNAR. Il sottotilo del dossier recita: “ Dalle discriminazioni ai diritti” e, infatti, i dati che emergono mettono in evidenza le discriminazioni a cui sono soggetti i migranti nel mondo del lavoro e i loro figli nel contesto scolastico.                             
 
 
 
 

L'Associazione per i Diritti Umani ha rivolto alcune domande, per voi, alla giornalista Zita Dazzi che si è occupata del rapporto UNAR e di questi argomenti su La Repubblica. Ringraziamo Zita Dazzi per questo suo contributo.





Milano e la Lombardia offrono occasioni di lavoro agli immigrati, ma che tipo di mestieri si tratta?



Si tratta di lavori di bassa manovalanza, spesso malpagati, precari come forma di contratto e che gli italiani non vogliono più svolgere. Ho letto nel rapporto che ci sono stati 20.000 posti di lavoro in meno nell'arco dell'ultimo anno, ma il 60% degli immigrati ha trovato qualche forma di occupazione, nonostante molti se ne siano andati perchè i soldi non bastavano per mantenere le famiglie.



Quali ostacoli incontrano, gli immigrati, nella ricerca di un lavoro?



Le donne si occupano della cura alle persone e delle pulizie domestiche. Gli uomini - in provincia di Milano più che nelle altre province lombarde - sono impiegati nei servizi; poi reggono ancora i settori manifatturiero, dell'industria pesante e dei lavori stagionali, soprattutto al sud nella stagione estiva.

Donne e uomini subiscono la concorrenza degli altri lavoratori perchè il mercato è abbastanza saturo: anche molte donne italiane, ad esempio, sono tornate a fare lavori di cura nelle famiglie perchè non hanno altre opportunità. Molti, inoltre, devono sottostare a orari pesanti e tutti devono avere i documenti in regola.



I ragazzi, figli di immigrati, sognano un futuro in Italia?



I figli degli immigrati hanno qualche difficoltà. Quelli che sono nati in Italia si sentono italiani a tutti gli effetti e, pur non avendo la cittadinanza fino ai 18 anni, si sentono cittadini italiani e molti di loro pensano di restare qua, ma quando vanno nei Paesi dei genitori, si sentono un po' fuori posto, pur non disconoscendo la cultura d'origine. Diverso è per i ragazzi ricongiunti (e penso, in particolare, ai sudamericani) che arrivano a qualche anno di distanza dai genitori e vengono in Italia pieni di aspettative per poi, invece, rendersi conto di non avere le stesse possibilità dei loro coetanei ed è facile il rischio devianza e che si sentano esclusi dalla società italiana.



Qual è il dato del dossier che l'ha colpita di più?



Quest'anno il fenomeno è quello dei profughi e delle persone che transitano per l'Italia, ma non si fermano perchè l'Italia non viene considerato più un Paese dove conviene fermarsi perchè non c'è lavoro ed è difficile integrarsi. A Milano, ad esempio, abbiamo avuto circa 50.000 siriani in un anno, ma sono stati in città solo pochi giorni per poi cercare di andare in nord Europa, in Svezia e in Germania.



Per leggere il rapporto UNAR: www.dossierimmigrazione.it



UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri)













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