mercoledì 4 giugno 2014

Kamchatka: quando il gioco diventa realtà



La Kamchatka per molti è solo una regione da conquistare nel gioco del Risiko. E a Risiko, in effetti, gioca il protagonista di un romanzo (che è anche diventato un film, dal titolo omonimo del regista Marcelo Piñeyro).

Stiamo parlando del romanzo di Marcelo Fugueras, scrittore, sceneggiatore e giornalista di Buenos Aires, edito da L'asino d'oro, ambientato durante la dittatura militare che infestò il Sudamerica tra il 1976 e il 1983. Storia recente, dunque, di cui si parla pochissimo.

E noi vogliamo farlo attraverso questo libro in cui la storia è narrata da un bambino, Harry, che come tutti i suoi coetanei, ama giocare a Risiko con l'amico Bertuccio e ama tanto i genitori e il fratello minore, il Nano. Raccontare l'orrore e la paura, il rischio e il coraggio dei dissidenti tramite gli occhi di un bambino non è operazione facile, ma sicuramente è utile per tutelare anche i lettori dalla violenza e dal dolore perchè Harry, con la sua infantile ingenuità, vive tutto come se fosse un gioco: anche la necessità di cambiare nome e identità.

Interessante la spiegazione che lo scrittore ha dato per questa sua scelta: dice di non aver voluto scrivere di desaparecidos perchè, parlare di quelle persone in questi termini, significa farle diventare come fantasmi, senza nome, solo numeri. Ha voluto raccontare, invece, una storia di persone, di figli e genitori, di una intera famiglia. Una storia in cui tutti si possano identificare in quanto figli, genitori, uomini, donne e bambini.

I protagonisti del romanzo (come quelli del film), infatti, hanno pregi e difetti come tutti, limiti e punti di forza: mettono la propria vita a servizo di una causa e di valori fondamentali e lo fanno giorno dopo giorno, da persone comuni che vivono la loro comune quotidianità. Persone che sanno anche ridere, che vivono con gioia anche se non sanno quanto questa gioia durerà. Genitori che insegnano ai propri figli l'onestà e la coerenza, ma soprattutto l'amore e il rispetto per gli altri.

Giocare a cowboy, al pirata o all'agente segreto, in fondo, è un gioco di ruolo che insegna a cambiare identità a seconda delle circostanze e cambiare identità in nome della libertà è il gioco più grande. E solo così, con la certezza di aver vissuto anche solo per poco ma con passione e per un grande ideale, la vita si prende gioco della morte e vince.