martedì 3 giugno 2014

World Press Photo 2014





Dedichiamo questo articolo a Andy Rocchelli ucciso in un agguato in Ucraina



John Stanmeyer


Le vittime del Rana Plaza, l'edificio di industria tessile crollato alla periferia di Dacca in Bangladesh; il narcotraffico in Messico che ha causato in pochi anni più di 60.000 omicidi; l'escalation di violenza nella guerra tra islamici e cristiani in Centrafrica; la violenza domestica in Ohio; ma anche l'attività di Arcobaleno Sunrise, l'Ong che dà rifugio ai gay, alle lesbiche e ai transgender nella Repubblica Democratica del Congo oppure la scuola per giovani ipovedenti a Rio de Janeiro.

Questi alcuni dei temi affrontati dai reporter che hanno partecipato al prestigioso concorso World Press Photo. Sono stati premiati 53 fotografi di 25 nazionalità diverse: Argentina, Australia, Azerbaijan, Bangladesh, Bulgaria, Cina, Repubblica Ceca, El Salvador, Finlandia, Germania, Iran, Italia, Giordania, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Polonia, Russia, Serbia, Sud Africa, Spagna, Svezia, Regno Unito, Stati Uniti.

Un vero e proprio atlante storico e geopolitico composto da immagini che restituiscono agli spettatori emozioni profonde e riflessioni sulla stretta attualità. Per l'edizione 2014 lo scatto vincitore del primo premio è stato quello del fotoreporter statunitense John Stanmeyer con la foto intitolata “Signal” che mostra alcuni migranti, sulla spiaggia di Gibuti, che cercano, nella notte africana, il segnale del cellulare per poter mettersi in contato con i propri cari. Il piccolo Stato di Gibuti è, infatti, terra di transito per coloro che si spostano dalla Somalia, dall'Eritrea e dall'Etiopia con la speranza di arrivare in Europa e in Medio Oriente. L'immagine - che è stata scattata per il National Geographic e che ha vinto anche il primo premio nella categoria “Contemporary Issues” - è stata così commentata da Jillian Edelstein, membro della giuria: “ E' una foto collegata a tante altre storie; apre la discussione sui temi della tecnologia, della globalizzazione, dell'emigrazione della povertà, della disperazione, dell'alienazione e dell'umanità. Si tratta di un'immagine molto sofisticata, potentemente sfumata. E' così sottilmente realizzata e in modo così poetico, sebbene sia piena di significato, da trasmettere questioni di grande gravità e preoccupazione nel mondo di oggi”.

Presenti e premiati anche fotografi italiani. Alessandro Penso, 35 anni romano, ha vinto il premio nella sezione “General News” con uno scatto che racconta le condizioni dei rifugiati siriani in una scuola trasformata in un centro di prima accoglienza a Sofia, in Bulgaria, tra l'altro una delle nazioni più povere d'Europa. Questo per dimostrare che la solidarietà supera ogni barriera, anche quella economica se c'è la volontà di farlo. Gianluca Panella ha vinto il primo riconoscimento per la sezione “Storie” con il suo reportage sui ripetuti black-out della corrente elettrica a Gaza, causati dal blocco delle forniture di diesel imposto da Israele nello scorso dicembre.

Insomma, il World Press Photo si conferma come un documento fondamentale per parlare di politica estera e per commentare gli avvenimenti rilevanti che attraversano e segnano il nostro tempo.



Gli scatti sono esposti presso la Galleria Carla Sozzani, in Corso Como 10 a Milano fino all'8 giugno 2014. Poi la mostra proseguirà nel resto d'Italia.