E una
convivenza possibile tra immigrati - dall'Africa e dall'Europa
dell'Est - e rosarnesi.
Tutto
questo e molto di più nel documentario intitolato Rosarno
di Greta De Lazzaris.
Abbiamo
intervistato per voi la regista che ringraziamo.
Il
progetto del documentario inizia nel 2003, prima che i fatti di
cronaca rimbalzassero sui giornali: cos'è cambiato, in questi anni,
sia nella vita dei migranti che riescono ad arrivare in Italia, sia
nella mentalità degli italiani?
Per
quello che riguarda Rosarno in particolare, purtroppo si può dire
che nulla è cambiato. Se negli anni prima della “rivolta” i
migranti vivevano nelle fabbriche abbandonate, nelle case abbandonate
delle campagne, sotto i ponti, senza luce ne acqua, oggi vengono
accolti nelle tendopoli installate dal Governo l’anno successivo
agli scontri. Queste tendopoli, costosissime, sono poi state subito
abbandonate dalle autorità e non sono più in grado di garantire le
minime esigenze abitative e igieniche. Le tendopoli possono risolvere
un emergenza, non possono diventare una soluzione definitiva di
accoglienza. E comunque non ce ne sono abbastanza, molti ragazzi
rimangono fuori. Quest’inverno ancora e’ morto di freddo un
ragazzo della Liberia, aveva 32 anni e dormiva in una macchina. La
mentalità degli italiani nel loro confronto non e’ cambiata.
Pero se
nulla e’ cambiato, la rivolta a Rosarno e’ servita almeno a
risvegliare le conscienze. C’è sicuramente più solidarietà oggi
a Rosarno, che nel 2003 e vorrei sottolineare il lavoro enorme
dell’associazione SOS Rosarno di Giuseppe Pugliese che segue i
migranti a sempre.
Vogliamo
ricordare i motivi per cui tante persone lasciano i propri Paesi
d'origine? Da cosa fuggono e cosa cercano?
Sono
semplicemente persone che fuggono dalle guerre, dalla povertà, dai
regimi, dalle minaccie alle liberta individuali Ma in fondo, da cosa
fuggono importa poco. Alcuni fuggono semplicemente dalla miseria, e
anche se non sono vittime e non sono in reale pericolo fuggono da una
vita che non lascia prospettive per il futuro come é giusto che sia.
Quali
sono le considerazioni dei migranti che si ritrovano a lavorare come
stagionali, in condizioni di sfruttamento? Chi si arricchisce con la
fatica dei migranti?
I
migranti tendono ad essere omertosi sulle loro condizioni di vità e
di lavoro. Sono facilmente ricattabili, hanno paura, e sono spesso
pronti alle peggiori umiliazioni pur di non dover tornare al pasese
di origine. Ribellarsi è rischioso. Ci sono i caporali, la malavita,
le minaccie. Chi si arrichisce é la grande distribuzione, le
multinazionali, non certo il piccolo produttore, che, anche se
diventando anche lui “sfruttatore” il suo malgrado, subisce la
Politica agricola europea.
Nove
anni per montare tutto il materiale ripreso dal 2003/2004: perchè
tanto tempo? E quali sono le sue riflessioni su ciò che ha visto e
sulle testimonianze raccolte?
Non ho
impegnato nove anni per fare il film. L’ho lasciato da parte per
tutto questo tempo. E stato un lavoro che ho covato per tanto tempo,
un pò come la “rivolta” è stata covata per tanto tempo. Quando
sono stata a Rosarno per la prima volta nel 2003, ero sicura che
questa situazione sarebbe esplosa, ma me lo aspettavo molto prima,
perche mi sembrava impossibile umanamente, resistere e soptavvivere
in tali condizioni. Pero il motivo principale, che mi ha impedito di
montare subito, è stato che mi sembrava che le immagini che ero
riuscita a raccogliere, e quelle che mi era stato “consentito” di
riprendere, erano troppo lontane ancora della crudelta quotidiana
della quale sono stata testimone per 2 mesi.
Com'è
la convivenza tra immigrati e rosarnesi, oggi?
Oggi,
grazie anche al lavoro delle associazioni di volontari, ho citato ad
esempio SOS Rosarno di Giuseppe Pugliese, la convivenza e nettamente
migliorata. Ma i problemi gravi persistono. Rosarno è una città
che soffre. È una citta nella quale la miseria della nostra economia
globalizzata,si è venuta ad aggiungere ad una miseria pre-esistente.