lunedì 28 dicembre 2015

L'appello di Abdullah Kurdi (il padre del piccolo Aylan), l'Europa e le migrazioni


Continuano a susseguirsi i naufragi dei migranti in mare e, tra loro, anche tanti, troppi bambini. Nel 2015 il numero dei bambini che hanno perso la vita nel Mediterrabneo è raddoppiato rispetto all'anno precedente ed è salito a 3200, oltre 700 dallo scorso gennaio: questi sono i dati riportati dalla fondazione Migrantes. Anche il mare Egeo è diventato, purtroppo, un cimitero d'acqua a dimostrazione del fatto che l'Europa - in terra e in mare – non è ancora in grado di gestire la criminalità dei viaggi, dare vera accoglienza ai profughi e ai rifugiati, salvare vittime innocenti, come ha sottolineato, pochi giorni fa Monsignor Gian Carlo Perego – Direttore generale di Migrantes: “ L'Europa sembra ora, a fronte della minaccia terroristica, giustificare i muri e la chiusura delle frontiere...L'accoglienza ai nostri porti, anziché in centri di accoglienza aperti, sembra affidarsi ancora una volta a centri chiusi, gli 'hotspots', come dimostra il Centro di accoglienza di Lampedusa: più di 20.000 persone arrivate al porto e trasferite al Centro, chiuso ad ogni ingresso e uscite”, parole dure alle quali ha aggiunto: “ le istituzioni Ue e Stati devono correggere le lacune nel funzionamento degli hotspot, incluso stabilire le necessarie capacità ricettive per raggiungere gli obiettivi e concordare rapidamente un preciso calendario affinchè anche gli altri hotspot diventino operativi”.



Intanto, per chi ancora non lo avesse ascoltato, riproponiamo l'importante appello di Abdullah Kurdi, il padre del piccolo Aylan, il bambino siriano di tre anni, annegato nel Mar Egeo, tra Grecia e Turchia, insieme al fratellino Galip e alla madre Rehan.