Continuano a susseguirsi i naufragi dei
migranti in mare e, tra loro, anche tanti, troppi bambini. Nel 2015
il numero dei bambini che hanno perso la vita nel Mediterrabneo è
raddoppiato rispetto all'anno precedente ed è salito a 3200, oltre
700 dallo scorso gennaio: questi sono i dati riportati dalla
fondazione Migrantes. Anche il mare Egeo è diventato, purtroppo, un
cimitero d'acqua a dimostrazione del fatto che l'Europa - in terra e
in mare – non è ancora in grado di gestire la criminalità dei
viaggi, dare vera accoglienza ai profughi e ai rifugiati, salvare
vittime innocenti, come ha sottolineato, pochi giorni fa Monsignor
Gian Carlo Perego – Direttore generale di Migrantes: “ L'Europa
sembra ora, a fronte della minaccia terroristica, giustificare i muri
e la chiusura delle frontiere...L'accoglienza ai nostri porti,
anziché in centri di accoglienza aperti, sembra affidarsi ancora una
volta a centri chiusi, gli 'hotspots', come dimostra il Centro di
accoglienza di Lampedusa: più di 20.000 persone arrivate al porto e
trasferite al Centro, chiuso ad ogni ingresso e uscite”, parole
dure alle quali ha aggiunto: “ le istituzioni Ue e Stati devono
correggere le lacune nel funzionamento degli hotspot, incluso
stabilire le necessarie capacità ricettive per raggiungere gli
obiettivi e concordare rapidamente un preciso calendario affinchè
anche gli altri hotspot diventino operativi”.
Intanto, per chi ancora non lo avesse
ascoltato, riproponiamo l'importante appello di Abdullah Kurdi, il
padre del piccolo Aylan, il bambino siriano di tre anni, annegato nel
Mar Egeo, tra Grecia e Turchia, insieme al fratellino Galip e alla
madre Rehan.