A dieci anni dall'uscita del bel lavoro
intitolato I lunedì al sole, torna nelle sale italiane
l'ultimo film del regista spagnolo Fernando Leòn De Aranoa: A Perfect
day, presentato alla Quinzaine
des Rèalisateurs al 68mo Festival di Cannes.
Torniamo
nella No men's land
(per citare un'altra bellissima pellicola di Danis Tanovic) della
terra balcanica, nel 1995. Siamo agli inizi degli accordi di pace, ma
la situazione è ancora complessa. Ecco, allora, l'importanza
dell'attività dei cooperanti volontari, chiamati per bonificare il
territorio, dopo lo scempio di una guerra.
Il gruppo
protagonista del racconto è composto dal capo della spedizione –
il burbero e romantico Mambrù – dall' idealista Sophie, dalla
spregiudicata Katya, dal disancantato B. Insomma, un campionario di
tipi umani, con un bel bagaglio di virtù e debolezze. La loro
missione consiste nel rimuovere, da un pozzo, il cadavere di un uomo
che inquina l'acqua destinata ai sopravvissuti del luogo: vecchi,
donne e bambini. Per portare a termine l'obiettivo sarebbe necessario
trovare una corda. Tutto qui? Sì, ma l'impresa non sarà così
facile.
Aranoa si affida ad
un ritmo lento, a scene dilatate e a dialoghi sferzanti per
raccontare una vicenda comune, quasi banale che, proprio nella sua
banalità, fa emergere prepotentemente l'assurdità dei conflitti e
delle loro conseguenze. I nostri “eroi” alla ricerca della corda,
infatti, si imbattono in una burocrazia a dir poco infernale, in un
girone dantesco da cui emergono personaggi grotteschi, burattini e
burattinai accecati da un senso del dovere privo di qualsiasi
ragionamento, dove leggi e cavilli sono le uniche àncore di salvezza
in un mondo saltato in aria, anche dal punto di vista etico.
Non è
espressamente un film di denuncia o antimilitarista, ma è una storia
che passa dal registro della commedia e delle piccole cose, per far
riflettere su temi più universali: i personaggi sono ben
caratterizzati, forse anche troppo, ma rimangono interessanti le
relazioni che si vengono a creare tra loro e che pongono agli
spettatori alcune domande: “Cosa avrei fatto io, al posto suo?”,
ad esempio. Il meccanismo di proiezione o di identificazione è
importante, al cinema, soprattutto quando si lavora con una materia
esplosiva come quella di una guerra, che sia quella di ieri o quelle
di oggi; così come è importante il tema della Memoria perchè, come
dimostra la stessa sceneggiatura, la Storia tende a ripetersi e quasi
mai nei suoi aspetti migliori.
Protagonista del
film risulta essere anche la colonna sonora. Lou Reed, i Velvet
Undergroud, Marilyn Manson, sottolineano le scene drammatiche
ambientate in Spagna, ma che ricordano i paesaggi desolati e severi
dei Balcani e riportano il pensiero agli argomenti più seri:
l'operatività contorta dell'ONU, le difficoltà continue delle
operazioni umanitarie, la devastazione di una guerra, che permane
anche a distanza di anni. E allora concediamoci un sorriso (seppur
amaro), suggerisce il regista, tanto fuori piove e, comunque, bisogna
continuare a lavorare.