Nella
Casa di reclusione di Opera, lo scorso 23 dicembre, si è tenuto un
pranzo molto speciale: uno chef stellato ha cucinato varie
prelibatezze per i detenuti e i loro familiari.
Anche se
apprezziamo il gesto professionale e umano dello chef e delle altre
persone famose coinvolte nell'iniziativa intitola "L'ALTrA
cucina... per un pranzo d'amore",
non
vogliamo citarle perchè a noi interessa altro: interessa
sottolineare i motivi che stanno alla base di questa scelta
illuminata, da parte del Direttore dell'istituto di pena, e le
conseguenze positive. La giornata è poi proseguita con un concero di
Edoardo Bennato, preso il teatro dell'istituto. Tornando al motivo
della bella iniziativa: immaginiamo che sia stato quello di offrire
ai reclusi un momento diverso dalla quotidianità, uno spazio per
riabbracciare i cari, stare in compagnia e riflettere, tutti insieme,
sul senso vero e profondo della nascita di Gesù: un uomo che ha
incarnato i peccati degli altri uomini, che ha pagato per tutti, ma
che poi è tornato alla vita. Le conseguenze: la gioia di tutte le
persone, libere e non, che si sono ritrovate insieme a condividere il
pane, simbolo di pace. Ma non è tutto: a servire il pranzo sono
state le vittime di alcuni reati commessi dai detenuti. Una decisione
meritevole, un esempio grande di capacità di perdono. Si deve andare
avanti, cercando di mettersi nei panni dell'Altro, anche quando
l'errore è stato enorme. Ci vuole tempo, tanto tempo per capire,
perdonare. Ci vuole tempo, tanto tempo anche per riscattarsi.
Il dono
più bello? La presenza dei bambini che, con il loro chiasso, le loro
domande, il loro entusiasmo hanno ridato la voglia di continuare a
stare dentro e ad aspettare fuori, con la fiducia nel sapere che non
è poi tutto sprecato.
L'iniziativa
è stata replicata in altre quattro carceri per le detenute e i
detenuti e i loro familiari.