Il 29
gennaio è la data che segna i sei mesi dalla scomparsa di Padre
Paolo Dall'Oglio, in Siria. Si trovava nel Paese mediorientale,
probabilmente nel nord nella città di Raqqa, roccaforte dell'Isis
(Stato islamico dell'Iraq e del Levante) guidato dai qaedisti in
rotta di collisione con i ribelli. Le notizie che circolano sulla
scomparsa del gesuita, parlano di un rapimento proprio per mano
dell'Isis.
Dal 2011
- quando il governo di Damasco aveva iniziato a reprimere duramente
le prime manifestazioni di opposizione – Padre Dall'Oglio aveva
scelto da che parte stare: si era, infatti, schierato con i
manifestanti, chiedendo il supporto della comunità internazionale a
difesa del popolo siriano e usando parole molto dure contro Bashar al
Assad. Risultato: il 12 giugno 2012 viene il religioso viene espulso
dal Paese.
Ma
Dall'Oglio non si arrende e, a febbraio, rientra in Siria
clandestinamente dal Kurdistan iracheno “per incontrare la società
civile e per ascoltare le esigenze e le priorità delle persone”,
aveva dichiarato all'epoca, e (forse) anche per avviare le trattative
di liberazione di un suo amico preso come ostaggio. Stessa sorte,
adesso, per Padre Dall'Oglio di cui anche il Ministro degli Esteri
italiano, Emma Bonino, dice di non avere notizie. Ma non si deve
smettere di cercarlo, non ci si deve arrendere, come lui stesso ci ha
insegnato.
Riportiamo
un brano dell'intervento di Padre Dall'Oglio sulla situazione
siriana, intervento ripreso per Rainews24 un anno fa.