Pochi
giorni fa. Quartiere di Torpignattara, Roma.
Intorno
a mezzanotte un ragazzo pakistano di 28 anni, ubriaco, ha molestato
alcuni passanti, tra cui un altro giovane che gli si è scagliato
contro e lo ha riempito di pugni, uccidendolo.
L'assassino
è un italiano minorenne, 17 anni, che ora è stato arrestato con
l'accusa di omicidio preterintenzionale. Il problema sta nel fatto
che alcune testate giornalistiche hanno liquidato l'episodio come una
semplice rissa tra facinorosi, finita male.
Non è
proprio così: una provocazione (come in questo caso, pare, uno
sputo) non può giustificare una violenza cieca e sproporzionata fino
a far perdere la vita a qualcuno.
Khan
Muhammad Shantad, questo il nome della vittima, era un senzatetto, ma
regolare in Italia; secondo la ricostruzione effettuata dalle forze
dell'ordine, era ubriaco e infastidiva con urla e schiamazzi (quindi
soltanto a parole) i passanti, fino a quando si è imbattuto nel
diciassettenne che era in compagnia di un amico. A quel punto, forse,
il ragazzo pakistano ha sputato e questo ha scatenato la reazione
dell'italiano che poi ha affermato: “ Gli ho dato solo un pugno”.
Alcuni testimoni e il corpo della vittima, invece, parlano
chiaramente di pugni ripetuti e di calci tanto che l'Autorità
Giudiziaria ha predisposto l'autopsia. Se questa confermasse
l'ipotesi, il reato verrebbe trasformato in omicidio volontario.
Questo è
accaduto a pochi giorni da un altro triste fatto di cronaca avvenuto
nello stesso quartiere: un romeno di 52 anni è stato accoltellato da
un suo connazionale a seguito di una lite. Ma troppo spesso e ancora
tanti pensano: “Finchè si ammazzano tra loro...”