Oggi, 14 settembre, ricorre l'anniversario dell'uccisione, a Milano, di un ragazzo italiano di origini africane. Ammazzato di botte per motivi razziali. E il fattaccio è accaduto pochi anni fa. Riportiamo qui di seguito l'intervista che abbiamo fatto ad uno dei relaizzatori del bellissimo cortometraggio dal titolo Da nessun'altra parte.
Da nessun' altra parte di Sami El Kelsh, Guido Ingenito e Antonio Gualano, menzione speciale del concorso “Vola alto”, racconta una storia attraverso una lettera. La storia è quella dell'uccisione di Abdoul Abba Guiebre, che era chiamato semplicemente “Abba” e la lettera è quella di un giornalista serio.
Abbiamo rivolto alcune domande a Guido Ingenito, uno degli autori del cortometraggio, che ringraziamo.
Ricordiamo che cosa è accaduto nel 2008...
A Milano
è accaduto un fatto di cronaca: un ragazzo di origini africane, a
causa di un suo piccolo furto in un bar, è stato aggredito dai
proprietari fino a perdere la vita. Alla base del pestaggio c'erano
forti motivi razziali.
Abba era
italiano, nato e cresciuto in Italia, ma per il colore della pelle
non era considerato esattamente italiano come lo stereotipo
pretenderebbe, almeno da parte di coloro che lo hanno aggredito.
Come
nasce l'idea del corto e perchè la scelta dell'animazione per
raccontare un fatto così tragico?
Il corto
è nato come lavoro di tesi di laurea del regista, Sami el Kelsh, in
“Nuove tecnologie per l'Arte”. Sami era già interessato
all'animazione stop-motion
e,
per questo cortometraggio di fine anno, mi ha coinvolto perchè ho
sempre avuto la passione per la scrittura, così ho scritto il
soggetto e la sceneggiatura per questo film.
Sami,
all'epoca, lavorava part-time nel reparto edicola di un supermercato
e si era imbattuto in “Peacereporter” sul quale aveva trovato la
lettera del giornalista Marco Formigoni, il quale chiedeva all'ex
sindaco Moratti come poter spiegare al proprio figlio adottato un
omicidio razziale come quello di Abba. Questa lettera lo aveva molto
colpito e, quando me l'ha sottoposta, devo ammettere che ha coinvolto
molto anche me.
Io
ho dei cugini adottati e di origine straniera e per me era una
situazione naturale: la lettera, invece, pone un punto di vista
originale e forte. E' difficile, infatti, spiegare un omicidio
razziale a un bambino che si sente italiano anche se non lo è di
origine.
Da
una parte, quindi, c'era l'interesse per una tecnica molto complessa
e, dall'altra, per un messaggio importante: abbiamo unito le due
intenzioni ed è nato il film.
Milano
è una città razzista?
Sinceramente
credo di sì perchè c'è ancora un antico sistema di preconcetti per
cui, chi arriva qui da fuori, non è familiare, non è conosciuto e,
quindi, suscita timore. La mentalità è ancora quella di tenersi
lontano dall'immigrato, dal “diverso” in generale. E' quello che
respiro io. Inoltre c'è, anche a livello di informazione e a livello
politico, la volontà di fomentare questa continua emarginazione.